Vedere il mare: era, questo, un desiderio che si portava appresso fin da bambino quando Vincent, suo zio materno, tornò da Dunkerque con una sacca sulle spalle ed il viso bruciato dal sale.
Ogni sera l'uomo, prima che quel bambino fin troppo scaltro e curioso andasse a dormire, gli parlava a lungo delle sue avventure in quella grande distesa azzurra nella quale talvolta si tuffavano le stelle e la luna, sul cui fondo giacevano molti segreti; quel bambino lo ascoltava sgranando i profondi occhi scuri e, nel suo lettino fatto di stracci, pensava per ore a quell' enorme tappeto blu, talmente grande che gli occhi non ne potevano scorgere la fine, immaginandosi talvolta come il capitano d'una nave, altre come un eroe che, lancia in resta, salva la principessa di turno….
Ma lo zio, un giorno, ripartì rispondendo al richiamo del mare: all’ improvviso, così come era arrivato sparì , lasciando solo una piccola nave fatta con la carta come segno del suo passaggio. Il bambino lo aspettò per settimane, mesi, anni; lo aspettò finché il ricordo di quelle sere non svanì del tutto, cadendo nel dimenticatoio e sostituito da una divisa, un fucile ed ordini gridati nel vento di mattine gelide sferzate dal vento.
Solo molti anni più tardi, seduto al molo di Calais, gli tornarono in mente quelle sere: fu l'odore salmastro del mare, fu il tramonto, fu una voce lontana...chi lo sa; ma nella sua mente non comparvero più quei sogni fatti principesse, capitani, avventure.
Non vi era più curiosità nel suo sguardo , non vi erano sogni.
Solo dolore e la consapevolezza che la sua vita, lasciato il suolo francese, sarebbe cambiata per sempre.
Ora, anni dopo quella traversata ed altri ancora passati a vagabondare tra Italia, Francia e Svizzera, avrebbe voluto rivederlo, quel mare; magari salire ancora su una nave , stavolta senza destinazione, per concludere la sua vita così, scomparendo pian piano dietro l'orizzonte…tuttavia, i dolori di quel corpo ormai vecchio lo riportarono alla realtà, a quella casa nel centro di Parigi, a Reve, agli spari che sentiva fuori dalla finestra. Al suo destino.
Sentiva che presto sarebbe venuto il tempo.Presto li avrebbe rivisti.
Si rese conto che doveva fare in fretta; quindi, si spostò da quella finestra che dava sul cortile e , aiutato dal bastone, raggiunse la scrivania lì accanto.
Ascoltò la voce di Laurent -che ormai da tempo tutti chiamavano con il suo secondo nome, Reve - e ascoltò le voci dei nipoti; un sorriso comparve sul suo volto mentre allungava il braccio, stanco, a prendere la penna d’ oca che immerse nel calamaio.
Guardò allora il foglio.
Una lacrima scese senza che quasi se ne accorgesse a bagnarne la superficie.
Allora, in quel momento, iniziò a scrivere.