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Autore: Juliet8198    13/10/2021    3 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Dunque... signorina Park Yona, giusto?

 

La donna sorrise, appoggiando la schiena alla sedia imbottita e sistemandosi in una posa rilassata, le braccia incrociate sotto al seno e una gamba accavallata sull'altra. 

 

-Esatto- replicò, sollevando un angolo della bocca mentre l'uomo annuiva con un sorriso cordiale. 

 

Era intrigata. Erano passati almeno due minuti da che aveva messo piede nell'ufficio e ancora non aveva ricevuto il check up di circostanza. Solitamente, il suo ingresso a un qualsiasi colloquio di lavoro era puntualmente accompagnato da un'occhiata scettica che partiva dalla punta decolorata dei suoi capelli all'estremità dei suoi stivaletti a stiletto ricoperti di borchie. Uno sguardo contrariato, un sopracciglio alzato e una smorfia malcelata sulla bocca seguivano come prassi. La questione veniva temporaneamente accantonata per lasciar spazio ai convenevoli di routine, per poi essere recuperata più avanti nella conversazione con un classico "È richiesto un abbigliamento formale adeguato al luogo di lavoro". Yona, a quel punto, sorrideva ampiamente piegando il capo e rispondendo che quello era il suo miglior "abbigliamento formale". Faceva perfino lo sforzo di indossare una triste, insipida camicetta nera invece che il classico top sfilacciato con il logo dei Pink Floyd. 

 

Curiosamente, il responsabile delle risorse umane del giorno non aveva ancora ceduto al seguire le abitudini dei suoi predecessori, ignorando completamente il resto del suo corpo e concentrandosi invece sul suo viso. 

 

-Bene, signorina Park. La ringrazio per essere venuta qui oggi, spero che il nostro incontro risulterà proficuo. 

 

La donna, sorridendo, piegò il capo studiando con discrezione il volto cordiale dell'uomo che ancora non sembrava in procinto di giudicare il suo stile di abbigliamento. Scorrendo con gli occhi, ne analizzò la mandibola volitiva e la barba curata, le labbra sottili ma eleganti e il naso sporgente. Poi, scivolò sulle braccia adeguatamente muscolose e le grandi mani che stringevano il suo curriculum. Fino a raggiungere l'anello dorato nell'anulare sinistro. 

 

Yona si trattenne dallo schioccare la lingua contro i denti. 

 

"Peccato."

 

-Le sue referenze sono ottime e la sua agenzia ci ha caldamente consigliato di rivolgerci a lei date le nostre necessità. Le hanno già comunicato con chi dovrà lavorare? 

 

La donna aprì, con un sorriso saccente, la borsa di denim sdrucito ed estrasse il dossier accuratamente organizzato in una cartella di plastica, prima di appoggiarlo con un gesto fluido sulla scrivania. 

 

-Sì e ho già preparato una bozza di programma che potrete studiare. Nell'ultima pagina troverete anche la lista di materiali di cui avremo bisogno. 

 

L'uomo delle risorse umane, stendendo la bocca in un'espressione colpita, prese prontamente a sfogliare il plico di fogli, scorrendo con le dita pagina dopo pagina. 

 

-La ringrazio per la sua efficienza ma... tre gruppi da due persone l'uno? Noi avevamo in mente lezioni collettive, tutti e sei insieme. Ci avevano detto che era questo il suo metodo. 

 

Yona, sollevando appena le sopracciglia, sporse il mento con uno sguardo fiero. 

 

-Ed è vero, ma le circostanze erano diverse. Avevo classi di minimo venti studenti costituite da persone che facevano un lavoro d'ufficio fino alle cinque. Ero piuttosto limitata.

 

Senza distogliere lo sguardo dall'uomo, sciolse le braccia e sollevò la mano con le lunghe unghie laccate di nero.

 

-Mi avete chiesto risultati tangibili nel giro di pochi mesi perciò questa è la mia soluzione. Dal momento che loro non hanno un classico lavoro, credo proprio che potrete riuscire a modificare le loro schedule in modo che si incastrino con le lezioni. 

 

L'uomo, insoddisfatto, piegò la bocca all'ingiù tornando a studiare i fogli fra le sue mani. 

 

-Capisco cosa intende dire, ma due volte a settimana per ogni gruppo... non penso che potrebbe sposarsi bene coi loro impegni. E se facesse lezioni individuali? Se mancasse un solo membro alla volta, le prove delle coreografie non ne risentirebbero troppo e sarebbe più facile orchestrare i loro programmi personali. 

 

Yona scosse il capo con determinazione.

 

-Se volete i risultati, queste sono le mie condizioni- rispose perentoriamente, indicando con il mento il dossier ancora in mano all'uomo. Quest'ultimo, sospirando, rimase per qualche istante in silenzio. 

 

-Posso almeno... chiederle qual è la ragione dietro a questa scelta? 

 

La donna riprese a sorridere come se nulla fosse successo, rilassandosi nuovamente contro lo schienale. 

 

-Sa qual è il metodo d'insegnamento più efficace?- chiese, lanciando uno sguardo di sfida contro il responsabile, che la fissava con un'espressione confusa. Quando l'uomo negò, lei riprese a parlare con un sorriso saccente. 

 

-Quello che sfrutta la relazione tra studente e studente. 

 

Mentre il suo interlocutore la guardava con aria dubbiosa, Yona tacque.

 

-Cosa intende dire?- chiese infine lui. 

 

-Vuol dire che il confronto è sinonimo di crescita. Non c'è nulla di più stimolante ed educativo che essere alla pari con un'altra persona. E quando arriveranno a momenti di stallo in cui penseranno di non riuscire a migliorare, potranno darsi una mano a vicenda. L'aiuto che può dare un altro studente può a tratti essere migliore di quello che potrei fornirgli io con teorie e spiegazioni. 

 

L'uomo rimase per qualche istante a fissarla, una piega pensosa dipinta sulla fronte ampia. Gli occhi di Yona, inavvertitamente, caddero ancora una volta sulla fede nuziale che catturava la luce bianca della lampada. 

 

"Davvero un peccato." 

 

Quando il suo interlocutore, finalmente, annuì, lei tornò a guardarlo negli occhi e incontrò uno sguardo più comprensivo.

 

-Sembra sapere quello di cui parla perciò vedrò di riferire il vostro ragionamento ai piani alti quando dovranno valutare quanto possono modificare i programmi dei ragazzi. Mentre, per quanto riguarda i materiali... 

 

Le dita dell'uomo presero a piegare gli angoli dei fogli, passando velocemente alla pagina conclusiva. 

 

Yona aspettava questo momento. Soffocando una smorfia divertita, osservò le sopracciglia dell'uomo raggiungere l'attaccatura dei suoi capelli. 

 

-Fumetti? Una macchina per il karaoke e... una cucina? E cosa dovrebbe essere la serata musical? 

 

La donna dovette sforzarsi di ingoiare la risata che le stava nascendo in gola. Appoggiando il gomito sul bracciolo della sedia, pose il mento sul palmo della mano per poter fissare meglio il suo interlocutore.

 

-Molti miei colleghi danno agli studenti dei libri da leggere come compito, ma trovo che i fumetti siano strumenti molto più efficienti, sopratutto per iniziare. Contengono più dialoghi e sono anche più facili da leggere, in questo modo non si ritroveranno ad abbandonare la lettura dopo poco a causa della fatica mentale. Per quanto riguarda la cucina... beh, quello è un aspetto che potremo definire più avanti. 

 

Yona si affrettò a concludere la frase, pregando che l'uomo soprassedesse. In effetti, non sarebbe stato facile da spiegare, perciò cercò di deragliare velocemente l'attenzione altrove. 

 

-Dunque, la serata musical. Sono piuttosto sicura che vi sia già stato comunicato, dato che fa parte del mio programma regolare, ma una volta a settimana faccio sempre in modo di raccogliere i miei studenti e mostrargli un musical coi sottotitoli. La serata karaoke invece si tiene una volta al mese- concluse lei, piegando il capo di lato con un sorriso innocente. L'uomo, contraendo le sopracciglia, prese a massaggiarsi al fronte. 

 

-E... posso chiedere a cosa servono queste... serate?- chiese con tono via via più scettico. Yona si aprì in un sorrisetto soddisfatto, incrociando le dita sopra il suo ginocchio.

 

"Oh, sono felice che tu me l'abbia chiesto, mio caro affascinante ma sposato responsabile delle risorse umane."

 

-Non c'è nulla di meglio di un film per allenare l'orecchio all'ascolto e non c'è nulla di meglio della musica per memorizzare i vocaboli ed entrare nella mentalità della pronuncia. I musical sono la perfetta via di mezzo tra queste due cose- replicò, sollevando le braccia come a sottolineare l'ovvietà della sua affermazione. L'uomo sfoggiava ancora uno sguardo scettico nei suoi occhi, ma non sembrava completamente prevenuto all'idea come molti altri che aveva incontrato in passato, perciò decise di continuare. 

 

-La serata musical e la serata karaoke sono quindi fondamentali. Impareranno a comprendere e ascoltare, mettendo in pratica ciò che apprenderanno nelle lezioni, e saranno spinti a superare quel blocco mentale che gli impedisce di parlare per paura di sbagliare. E, d'altronde, sono cantanti perciò non penso che ci sia metodo di apprendimento migliore se non tramite la musica.

 

Il responsabile la fissò per qualche istante con un'espressione indecifrabile in volto. Poi, annuendo, chiuse il plico di fogli e lo ripose nella cartellina. 

 

-Grazie per la spiegazione, signorina. Questo, se non le dispiace, lo terrò io da mostrare ai manager del gruppo. Manca solo un'ultima questione... 

 

L'uomo sollevò la testa, guardandola con una vaga aria di circospezione. Yona si irrigidì appena, ma cercò di mantenere il corpo  rilassato.

 

-La posizione richiede che lei sia in grado di seguire i ragazzi sia in interviste e programmi televisivi che in tour. Ora, mi è stato detto che, quando le era stata avanzata la proposta al telefono, aveva affermato che non fosse un problema, ma ci tengo a rendere chiaro che bisognerà stare lontano dal paese per diversi mesi e- 

 

Yona assottigliò la bocca, forzando un sorriso di circostanza e interrompendo seccamente l'uomo.

 

-Come ho detto al telefono, non sarà un problema.

 

Il responsabile si zittì, prima di riprendere cautamente a parlare. 

 

-Vede, devo ribadire questo aspetto perché molti giovani che non hanno ancora incontrato la propria anima gemella pensano che non sarà un problema ma poi si ritrovano a dover abbandonare il lavoro per poter stare con- 

 

Yona, che aveva estratto la sua carta d'identità dal portafogli di pelle nero, appoggiò l'oggetto sotto agli occhi del suo interlocutore, facendolo scivolare sull'ordinata scrivania di legno scuro. L'uomo, zittitosi all'istante, prese a scrutare attentamente ogni informazione e lei sapeva che il suo sguardo si era bloccato alla linea che leggeva "Tipo di legame". Era facile ormai prevedere le persone e le loro reazioni. 

 

Difatti, lui si schiarì la gola senza riportare lo sguardo sul suo viso. 

 

-Ah, capisco. Dunque, non dovremo preoccuparci di questo aspetto- borbottò a voce troppo bassa. 

 

La donna, rivestendosi del sorriso di circostanza, rimise la carta d'identità nel portafogli come se stesse infilando un coltello in una fondina. Portandosi in spalla la borsa di denim, iniziò a spostare il peso in avanti. 

 

Perché, come ormai sapeva bene, il colloquio era giunto al termine. 

 

-Molto bene. Entro una settimana le faremo sapere. Intanto, la ringrazio per la sua disponibilità. 

 

Yona, senza esitazione, si alzò e rispose all'inchino rigido dell'uomo. Con un saluto di convenienza, la donna si girò e chiuse la porta dell'ufficio dietro di sé. 

 

 

 

-Yona, mi stai ascoltando?

 

La donna prese l'asciugamano di un azzurro sbiadito e iniziò a tamponarsi il viso, pregando che nessuna traccia di mascara fosse sfuggita al potere del balsamo struccante e macchiasse il tessuto. 

 

-Sì, ma'.

 

-Ti sento male! Cosa stai facendo? 

 

Lanciando un'occhiata al telefono riposto sul portaoggetti dello specchio del bagno, prese la crema idratante e, appoggiandovi appena le dita, ne lasciò delle tracce bianche su fronte, guance e mento.

 

-Sei in viva voce, mi sto struccando. 

 

Yona strinse le labbra mentre si massaggiava il viso per far assorbire la crema, le orecchie pronte a ricevere la piccata replica di sua madre. 

 

-Ti prego, dimmi almeno che non hai messo il rossetto nero! 

 

La donna sollevò gli occhi al soffitto, afferrando il toner e spruzzandolo appena sulla pelle dopo aver chiuso le palpebre. 

 

-Ho messo quello rosso. 

 

Yona aveva cessato di sperare che sua madre la smettesse di rimproverarla per le sue scelte di stile ai colloqui di lavoro. Sapeva che era più forte di lei e che lo faceva solo perché ci teneva che trovasse un impiego, ma aveva sempre interpretato come stupida ottusità e spirito di ribellione quello che la donna considerava espressione personale e desiderio di non sottostare a stupide regole antiquate. Perché avrebbe dovuto lavorare in un posto dove non accettavano persone che non erano vestite in tailleur e gonna? Non doveva neppure servire dei clienti o indossare un'uniforme! Doveva insegnare inglese, per la miseria! Che importanza poteva avere cosa si metteva addosso? 

 

Dall'altoparlante del telefono, si udì un sonoro sospiro. 

 

-Non sei stanca di venire rifiutata? 

 

Yona arricciò la bocca, passando un sottile strato di balsamo sulle labbra. 

 

-Ho già trovato lavoro in passato, mamma. E comunque penso che il colloquio sia andato bene, grazie. 

 

Sua madre sospirò nuovamente, mentre lei riprendeva il telefono in mano e spegneva la luce sul bagno dalle mattonelle di ardesia, dirigendosi verso in soggiorno, i piedi scalzi che lasciavano lievi tonfi sulla moquette grigia. 

 

-Hai ricevuto la foto che ti ho mandato? Quella del figlio della signora Cho? 

 

La donna si passò la lingua sui denti, sorridendo con fare canzonatorio. 

 

-Ma certo che l'ho ricevuta. Sarebbe un ottimo beagle da appartamento. 

 

-Yona! 

 

Si trattenne dallo scoppiare a ridere in faccia a sua madre, sapendo che questo non avrebbe fatto che aumentare ancora di più la sua già grondante irritazione. Era sincera, però. Quel trentatreenne panciuto e con gli occhi cadenti sembrava davvero un beagle. 

 

-Yona, ti prego, almeno provaci! Iscriviti a uno di quei siti d'incontri che si vedono in pubblicità! 

 

La donna dovette mordersi la lingua, perché non sarebbe stato esattamente vantaggioso dire a sua madre che aveva già testato Tinder e che ogni volta che prendeva appuntamento tramite l'applicazione la serata si concludeva sempre nella stessa maniera. D'altronde, non è che non ci avesse provato. 

 

Lo aveva fatto. Eccome se lo aveva fatto. 

 

"Non cerco storie serie." 

 

"Sto aspettando la mia anima gemella." 

 

"Non posso accollarmi il tuo problema e il tuo bagaglio emotivo." 

 

"Non riesco a dimenticarla."

 

Le aveva sentite tutte, probabilmente. Da anime separate che non erano in grado di sostenere una conversazione senza scoppiare a piangere, a quelli che non riuscivano a credere che cercasse qualcosa di più di un'avventura passeggera. 

 

Ormai, aveva raggiunto un punto di completa estraniazione emotiva. Se non fosse stato per quella richiesta di lavoro improvvisa, avrebbe venduto tutto e si sarebbe rinchiusa in un monastero in India a purificare la sua anima di tutte le stupidaggini che aveva dovuto sorbirsi nel corso degli anni. Un po' come una sorta di dieta detox, solo succhi di frutta e acqua per espellere in dissenteria tutto il fast food accumulato nella vita. 

 

-Va bene, mamma. Stasera dopo cena ci guardo. 

 

Non si sentiva in colpa per mentirle. Ormai lo sapeva anche lei che non stava dicendo sul serio. Il suo tono eccessivamente accondiscendente era fin troppo evidente. 

 

-Yona, per amor del cielo... 

 

La donna si sedette sul divano di tessuto nero, il suo migliore amico in quel piccolo appartamento di periferia, e incrociò le gambe appoggiando la testa allo schienale. La benedetta cervicale che le facevano venire quelle conversazioni era come una vecchia amica che si presentava puntualmente senza essere invitata ma che finiva sempre per scroccare almeno un caffè e due ore di chiacchiere inutili. 

 

-Tesoro, lo sai perché lo faccio- 

 

-Sì, mamma. Non ti preoccupare. 

 

"Perché non vuoi che rimanga sola come te." 

 

Sua madre ancora non capiva che lei, da sola, aveva trovato un equilibrio tanto sublime da non farle rimpiangere minimamente la sua condizione. 

 

All'altro capo del telefono, si udì il silenzio che seguiva le parole inespresse di entrambe. Non la vedeva da settimane e le mancava stare con lei, ma aveva la pressante spinta a lanciare uno sbrigativo saluto e cessare quella telefonata per potersi godere un po' di sana, beata, spassionata... solitudine. Quando un sospiro raggiunse le sue orecchie, però, capì che la donna l'avrebbe preceduta. 

 

-Fammi sapere come va con il lavoro. 

 

La ragazza sollevò appena gli angoli della bocca. 

 

-Lo farò. Notte. 

 

Quando sua madre rispose con un basso "Notte" a sua volta, Yona chiuse la chiamata e si spaparanzò completamente sul divano, agganciando una gamba allo schienale e lasciando l'altra a penzoloni. Il suo police prese a scorrere sullo schermo fino a fermarsi, per un istante, fluttuò sull'icona di Tinder. Poi, tirando le labbra in una smorfia, premette il dito con forza e toccò il tasto "Disinstalla". 

 

Forse era ancora in tempo per quella fuga in India, dopotutto.

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

DUNQUE DUNQUE DUNQUE. Cosa mi dite? Vi sfagiola? Yona è una protagonista bella frizzantella e spero davvero che vi piacerà. Ovviamente vi dovevo già distruggere l'anima con il prologo ma che ci volete fare... mi conoscete ormai. E per chi non mi conosce... povere anime ingenue che siete cadute nei meandri di questa storia. Una descrizione più completa di Yona la avremo più avanti attraverso gli occhi di Seokjin, per ora sarà una surprise. 

 

Un appunto, i titoli dei capitoli sono titoli di canzoni tratte da musical, per stare in tema, e riprenderanno un po' il sentimento generale del capitolo. 

 

Bene, per ora è tutto, alla prossima settimana in cui vedremo come sta Seokjin (spoiler.... sta male).

   
 
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