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Autore: Lum1ya    13/10/2021    1 recensioni
Dopo qualche minuto che scorreva con il pollice la schermata del suo telefono, Will lo posò sul tavolo con il display rivolto verso il basso. Satura di vedere foto dalle vetrine delle meravigliose vite altrui sui social, decise di fare una cosa piuttosto insolita per quel periodo storico, all’alba del 2020 seduta al tavolo di un caffè-libreria: iniziare a scrivere su un taccuino.
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Attenzione: questa storia tiene conto degli eventi del fumetto solamente fino al termine dell’arco del libro di Ludmoore. Per gli eventi successivi si basa sulla fanfiction “Ritorni” di MaxT, che quindi vi consiglio di leggere prima di questa!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Cornelia Hale, Orube, Wilhelmina (Will) Vandom
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9
 

Dopo aver legato la sua bici al solito palo, Franziska si affrettò a percorrere la stradina che l’avrebbe portata all’incrocio con la Frauenstraße e da lì al Viktualienmarkt. Aveva appuntamento con la sua amica Meike davanti alla chiesa che si affacciava su Marienplatz per andare ai mercatini di Natale e non voleva farla aspettare a lungo al freddo. 

Nata e cresciuta a Monaco di Baviera, Franziska non faceva passare un anno senza andare al mercatino di Natale almeno un paio di volte nel mese di Dicembre. Raramente andava a quello di Marienplatz, che era sempre gremito di gente e turisti, ma per quella volta Meike l’aveva supplicata di incontrarla lì perché era già in centro per fare delle commissioni. Franziska non se l’era sentita di rifiutare e proporne uno più piccolo da un’altra parte, sapendo che Meike doveva farsi quasi mezz’ora di metro, tra un cambio e l’altro, solo per arrivare alla stazione centrale di Monaco. 

Raggiunse a grandi passi il semaforo di Frauenstraße e si fermò, attendendo che arrivasse il verde per i pedoni. Nell’attesa, prese il telefono in mano. Con i denti si levò il guanto destro per poter sbloccare il display del telefono. Le cinque meno dieci, non era poi in ritardo come pensava. Aprì l’applicazione dei messaggi per scrivere a Meike che stava per arrivare. Prima di scrivere, lanciò un’occhiata al semaforo: verde. Si incamminò quindi per attraversare la strada, il telefono ancora in mano con il display acceso. 

A metà strada ebbe l’impressione di vedere qualcosa muoversi sul display del telefono, come se una sorta di onda lo attraversasse. Le nuvolette della sua conversazione con Meike sembravano fluttuare quando oltrepassate dall’onda invisibile e poi tornavano immobili come prima. 

“Mi sa che è ora di cambiare telefono.“ pensò Franziska, sollevando di nuovo lo sguardo sulla strada per vedere dove andava. Si bloccò però a pochi passi dal semaforo che stava per raggiungere. “Ma che diavolo…?” Il segnale verde per i pedoni del semaforo di Frauenstraße era diverso dal solito: al posto del classico omino verde che camminava, c’erano due omini verdi che si tenevano per mano, con un piccolo cuoricino in mezzo a loro. 

Franziska si guardò attorno. Una signora la superò raggiungendo l’altra parte della strada verso il Viktualienmarkt, lanciandole un’occhiataccia severa per essersi fermata nel bel mezzo dell’attraversamento pedonale. Un ragazzino invece andava in direzione opposta, verso l’altro semaforo che mostrava a sua volta i due omini verdi, ma sembrava ignorare totalmente la stranezza di quei segnali. 

Franziska raggiunse il marciapiede e si voltò a guardare il semaforo dalla parte opposta, attendendo che tornasse rosso. Tre… due… uno… ed eccolo là: anche il semaforo rosso era diverso dal classico omino in piedi e mostrava invece due sagome con la gonna, quindi due donne, anch’esse con il cuoricino in mezzo. 

“Ma… quando li hanno cambiati?” pensò Franziska. Non aveva tempo per rimanere ad osservare i semafori, ma si promise di chiedere a Meike se ne sapeva qualcosa. A proposito di Meike… mentre si incamminava per attraversare il Viktualienmarkt, tornò a concentrarsi sul telefono e digitò un breve messaggio all’amica, per dirle che stava arrivando. Dopo averlo inviato, rimise il telefono nella tasca del cappotto e indossò di nuovo il guanto destro. 

Il Viktualienmarkt era gremito di gente come al solito in quel periodo, ma non era nulla rispetto a ciò che l’aspettava a Marienplatz. Non fece caso ai mercati che attraversava, camminò veloce negli spazi liberi tra un gruppetto di persone e l’altro e in pochi minuti raggiunse l’altra parte del mercato e intravide il campanile della Peterskirche davanti a sé. Nonostante il buio, grazie alle illuminazioni natalizie poteva vedere che al di là della chiesa la folla di gente era ancora più densa, come previsto. 

Mentre si accingeva ad attraversare l’ultima strada che la separava dal punto di ritrovo con Meike, la sua attenzione fu catturata da uno dei mercati del Viktualienmarkt che vendeva prodotti da forno e dolciumi tipici. Una delle lavagnette che indicavano quali prodotti fossero in offerta mostrava a grandi lettere “Dresden Christenstollen”. Franziska si avvicinò incuriosita e vide accanto alla lavagnetta una serie di scatole blu con il dipinto di una sorta di pane con le uvette e lo zucchero a velo, sulle quali era stampato in lettere gotiche il nome di questo prodotto che a quanto pareva proveniva da Dresda. Da quando al Viktualienmarkt si vendevano i prodotti provenienti dalla Sassonia? Sapeva dell’esistenza del Christstollen, ma non era un prodotto così facile da trovare e di certo non l’avrebbero mai venduto così palesemente al mercato centrale di Monaco.

Anche questa era una cosa di cui avrebbe voluto parlare con Meike. Franziska riprese il suo cammino ed attraversò la strada, quindi raggiunse la chiesa. Di Meike però non vi era ancora l’ombra. 

Nell’attesa, decise di cercare su internet qualcosa di più su quel Dresden Christstollen e perché lo vendessero a Monaco di Baviera. Prese di nuovo in mano il telefono, si levò il guanto e accese lo schermo. La conversazione con Meike era ancora aperta, ma a quanto sembrava il suo ultimo messaggio non era ancora stato consegnato. Solamente una spunta grigia. Forse Meike era nella metro o in mezzo a molta gente e non aveva campo. Franziska aprì il browser e digitò nella stringa di ricerca “Dresden Christstollen”. La pagina rimase però bianca e comparve la rotella tipica di quando la connessione non funzionava. Forse era Franziska quella che non aveva campo. 

Lasciò passare qualche minuto, osservando di nuovo la bancarella del Christstollen dall’altra parte della strada. Infreddolita, decise di andare verso Marienplatz e di fermarsi al primo stand di Glühwein che avrebbe trovato. Forse là avrebbe anche trovato un hotspot Wi-Fi per poter comunicare di nuovo con l’amica. 

Fece il giro della chiesa, seguendo il flusso di persone che andava via via aumentando, e svoltò l’angolo che la separava da Marienplatz. 

Il Rathaus troneggiava dall’altra parte della piazza illuminata a festa, come tutti gli anni, ma gli spazi erano talmente pieni tra persone e bancarelle che non sembrava nemmeno di essere in una grande piazza. 

Si fece largo tra le persone che apparentemente non avevano nulla da fare se non stare in piedi tra una bancarella e l’altra a chiacchierare, e quasi scivolò quando pestò un volantino caduto a terra. Guardò in basso e vide che di volantini ce n’erano una decina sparsi per terra, tutti della stessa marca di vestiti alternativi che conosceva piuttosto bene. Uno dei volantini, che era girato dall’altra parte, catturò la sua attenzione. Si chinò a prenderlo per osservarlo meglio sotto quel poco di luce che le arrivava dalle illuminazioni della piazza. 

Sul volantino era stampata quella che doveva essere una mappa delle sedi del negozio in Germania, eppure Franziska non capiva: il paese era disegnato includendo anche la DDR come se fosse uno stato unico con la Repubblica Federale Tedesca e il negozio indicava sedi a Monaco, Francoforte e Düsseldorf così come a Lipsia e Dresda. Ma che razza di scherzo era quello? 

Franziska continuò a camminare tenendo quel volantino in mano, pensierosa. Raggiunse una delle bancarelle del Glühwein, ma non le andava più di ordinarne uno. Si appoggiò semplicemente a uno degli alti tavoli di legno ai quali altre persone si appoggiavano per bere il loro vino caldo speziato e chiacchierare. Com’era possibile che un negozio potesse apertamente pubblicizzare le proprie sedi all’est, e per di più disegnando la carta della Germania come se fosse una nazione sola? Franziska non era un’esperta di politica e storia, anzi non se ne interessava affatto, ma se c’era una cosa che le avevano messo in testa fin da bambina era che non si scherzava su queste cose. 

Ripiegò il volantino e se lo mise nella tasca del cappotto. Sconcertata, prese di nuovo in mano il telefono per controllare se nel frattempo avesse ritrovato la linea. Ancora nulla, ma una notifica la avvertiva che c’era un hotspot. Si connesse subito, quindi controllò se Meike aveva ricevuto il messaggio e le aveva risposto. Ancora una spunta grigia e basta. 

Franziska sbuffò. Guardandosi intorno tra la folla, si chiese come facevano le persone vent’anni prima ad incontrarsi al mercatino di Natale senza avere un telefono cellulare. Trovare una persona in mezzo a quel marasma di gente sarebbe stato impossibile senza poter comunicare a distanza. 

«Matthias, non mi interessa se tuo fratello torna negli Stati Uniti subito dopo Natale, quest’anno avevamo deciso di passare le feste insieme in Svizzera, non a Lipsia dai tuoi!» stava dicendo la ragazza accanto a Franziska al suo fidanzato, che sorseggiava il suo Glühwein alzando gli occhi al cielo. 

«Avanti Claudia, mio fratello non torna a Lipsia tutti i giorni, in Svizzera ci possiamo andare in qualunque altro momento!» cercò di farla ragionare lui. 

Franziska non voleva fissarli, ma era esterrefatta da ciò che aveva appena sentito. Ma che passaporto doveva avere il fratello di quel Matthias per andare e venire quando voleva tra gli Stati Uniti e Lipsia?

Sconvolta, riprese tra le mani quel volantino della catena di abbigliamento che mostrava la strana mappa della Germania unificata. Un dubbio atroce ed impossibile le passò per la mente. Si allontanò dal suo appoggio e ripercorse i suoi passi in cerca di un punto più lontano dalla folla, non voleva rischiare che qualcuno potesse vedere cosa voleva scoprire. 

Sul lato della bancarella del Glühwein non c’era nessuno e il suo telefono era ancora connesso all’hotspot. Franziska non riusciva a credere a ciò che stava per cercare su Internet. Digitò “Riunificazione della Germania” nella stringa di ricerca e premette “invio”. 

Nel giro di qualche secondo, il suo telefono le sputò un numero che la fece trasalire.

1990. 

Franziska sollevò lo sguardo dal proprio telefono. Ma cosa stava succedendo? Stava forse sognando? Tutto attorno a lei sembrava come al solito, persino gli stand del mercatino di Natale e quelli del Viktualienmarkt sembravano gli stessi di sempre, a parte per la presenza di quel Dresden Christstollen. 

Si sentì girare la testa e dovette appoggiarsi alla casupola del Glühwein per sorreggersi. Ciò che le sembrava di aver capito era razionalmente impossibile, eppure non le sembrava di essere in un sogno. 

Decise di lasciar perdere Meike, con la quale tanto non riusciva a comunicare per il momento, e tornare nell’ultimo punto in cui le era sembrato che fosse tutto normale, ovvero là dove aveva lasciato la bici. Forse lì il suo telefono avrebbe ripreso a funzionare e sarebbe riuscita a telefonare a Meike. Si affrettò a ripercorrere i suoi passi verso il Viktualienmarkt e si mise quasi a correre. Si sforzò di non vedere nulla attorno a sé e mantenne lo sguardo basso, attenta a dove metteva i piedi e a scansare le persone. 

Raggiunse praticamente correndo l’estremità del Viktualienmarkt che dava su Frauenstraße e si ritrovò davanti allo strano semaforo con le coppie di omini. Guardò a destra e a sinistra e una volta appurato che non c’erano veicoli, non attese che il semaforo pedonale diventasse verde. Corse verso la parte opposta, ma a metà strada sentì che qualcuno le dava una forte spinta sulla schiena e cadde in avanti. Udì un forte boato alle sue spalle e fece appena in tempo a mettere le mani avanti per evitare di cadere direttamente con la faccia a terra. Il telefono e lo strano volantino le volarono via dalla tasca nell’impatto. 

In quel momento non passava nessuno e chi era dall’altra parte del Viktualienmarkt evidentemente non l’aveva vista. Franziska si tirò su facendo leva con le ginocchia e riafferrò il telefono. 

Quando rialzò lo sguardo sul semaforo ancora verde, esso era tornato quello che si ricordava. Un omino verde, da solo, che camminava allegro a grandi passi.
 

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Note: questo capitolo necessita di qualche nota in più del solito. Innanzitutto, SORPRESA - questa settimana ci saranno due capitoli (il prossimo verrà pubblicato come al solito attorno al weekend). 
Ero mooolto indecisa su cosa fare di questo capitolo: ci tenevo ad avere un intermezzo come quello del capitolo 3 ma ambientato sulla Terra, eppure non era facile pensare a una situazione che desse un ulteriore indizio sull'universo al di là di questi portali. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la riunificazione della Germania, ma allo stesso tempo non volevo ambientarlo in una città in cui la differenza sarebbe stata troppo ovvia, come una città dell'est o Berlino. Quindi ho scelto una città dell'ovest che conosco piuttosto bene, Monaco di Baviera, in cui gli effetti della riunificazione sarebbero stati più "sottili" da identificare. 
Una piccola curiosità: i semafori particolari che Franziska vede dall'altra parte esistono davvero, sono i famosi "Ampelpärchen" che si trovano nella zona del Glockenbackviertel, che confina con il centro storico (si trovano anche in altre città tedesche, non solo a Monaco).

  
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