La punizione
Michael percorse il corridoio di pietra con passo veloce e agitato. Sapeva di averla combinata grossa. Giunto a una massiccia porta di legno bordata in ferro, bussò.
“Avanti.”
Michael varcò la soglia, preoccupato, a sguardo basso. Ma non riusciva a vergognarsi, per ciò che aveva fatto. Nell'ufficio erano presenti anche Tiger e Goyle.
“Buonasera, professore.”
“Ti aspettavo, Corner. Hai passato una piacevole serata?” chiese Amycus Carrow, insegnante di Arti Oscure.
“S-sì, professore...” rispose Michael.
“Meglio, così ora sarà ancor più piacevole, per me. Non avresti dovuto liberare quel primino dalla sua punizione. La tua insolenza non va bene. Tiger! Goyle! Sapete rendermi fiero di voi...”
Gli occhi dei due bulli si infiammarono di una luce perversa, una vitalità malsana. Con le bacchette tese, pronunciarono l'incantesimo che avevano imparato a padroneggiare meglio di chiunque.
“CRUCIO!”
Michael cadde a terra, in ginocchio, urlando.
“CRUCIO!” ripeterono.
Un dolore lancinante attraversò il suo corpo. I suoi occhi roteavano dal dolore, come i pipistrelli avevano fatto poco prima, in Sala Grande, allietando la vista dei commensali. Michael però era ben lontano dallo stare bene, in quel momento.
“Ora basta. Non voglio che venga sparso troppo sangue puro. Potete fare altro.” disse Carrow.
Tiger e Goyle si avvicinarono al povero Michael, rannicchiato a terra, il terrore nei suoi occhi. La sua cravatta dalle righe blu e argento imbrattata del suo stesso sangue, i lunghi capelli scuri spettinati.
Le punte d'acciaio delle loro scarpe si scontrarono con le carni, ormai deboli, del giovane Corner. Poco meno di un'ora prima, stava festeggiando Halloween con l'ottima cena preparata dagli elfi, e i tortini di zucca ripieni di carne stufata insistevano per risalire fino in gola, un po' per l'agitazione, un po' per la sofferenza fisica patita. Michael chiuse gli occhi, piangendo.