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Autore: douce hope    15/10/2021    1 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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La musica alta mi rimbomba nelle orecchie, e la sua potenza la percepisco anche nel petto.

La gente intorno a me balla attaccata all'altro e questo non fa che aumentare la mia claustrofobia.

Guardo i volti dei miei compagni e non mi sorprende vederli ridenti.

Vittoria danza insieme a Marco, l'unico sobrio insieme a Laura probabilmente, e ha legato i capelli ricci in una coda alta a causa del sudore che le imperla il collo, mentre Marco si muove impacciatamente.

I corpi sono vicini e le mani intrecciate.

Laura invece sta chiacchierando, o per meglio dire ridendo rumorosamente, insieme a Rebecca e le sue amiche, di cui continuo a ignorare il nome, con un drink (sicuramente analcolico) in mano.

Alessandro e Michele sono spariti.

Io invece sono seduta su un divanetto vicino la pista, e con un mal di testa che mi rende difficile ragionare.

Dopo la confessione di Rebecca, ho ordinato il primo cocktail letto sul tabellone, e mi sono inchiodata qui sopra guardando i miei amici divertirsi.

Per un momento ho anche pensato di prendermi una sbronza colossale e dimenticare questa serata, però dopo il primo sorso ho dovuto demordere: il drink era davvero disgustoso.

Non trovando consolazione nell'alcool (il che non mi sorprende dato il mio essere praticamente astemia) ho deciso di lasciare che la serata facesse il suo corso e al contempo deprimermi.

Al momento non riesco a fare altro.

Da quando Rebecca mi ha detto di avere una cotta per Alessandro sono entrata in un mutismo alquanto preoccupante, e neanche Laura è riuscita a farmi parlare.

Non ho fatto altro che pensare di essere nei guai, ma soprattutto di essere una sfigata cronica.

Avevo valutato la possibilità di un interesse amoroso di Rebecca per un ragazzo, ma mai avrei immaginato potesse essere Alessandro, l'amico per le palle di Michele.

Michele, lo stesso ragazzo che si è abbassato a chiedere il mio aiuto per conquistarla, e lo stesso a cui devo dire che la ragazza dei suoi sogni è interessata al suo migliore amico.

Cosa può andare peggio?

Il mio sguardo si posa involontariamente su Rebecca che in questo momento si scioglie in una risata.

Scommetto che anche quella è melodiosa.

Guardandola mi rendo conto che ho due possibilità e una scelta da prendere: o racconto a Michele la verità oppure gli devo mentire, o meglio, omettere un piccolissimo dettaglio.

La verità è decisamente la via più scomoda, ma c'è anche da dire che non sono in grado di dire bugie, neanche a mia madre quando le assicuro di aver sistemato la mia camera mentre in realtà getto tutto nell'armadio.

Mi sgama dopo cinque secondi.

Povera me.

«Lo bevi quello?»

Una voce maschile mi distrae dalle mie elucubrazioni melodrammatiche, e quando mi volto non riesco a identificare il volto a causa delle luci stroboscopiche colorate.

Dopo qualche secondo un faretto giallo lo colpisce e riconosco alcuni tratti: è Giancarlo, l'amico di Marco.

Poi ricordo che mi ha chiesto qualcosa che non ho sentito persa nei miei pensieri.

«Cosa?» domando infatti ad alta voce per sovrastare la musica.

Giancarlo indica il drink posato sul tavolino davanti a me, «Quello, lo bevi?» 

Guardo anch'io l'oggetto dei suoi desideri pensando al suo sapore, e decido di cederglielo volentieri.

«No, serviti pure»

Gli passo il bicchiere che lui accetta senza indugi, poi si siede accanto a me.

Bene, non posso neanche più autocommiserarmi tranquillamente.

Il moro mi rivolge un mezzo sorriso - o almeno credo dato queste luci maledette- e prende un sorso della bevanda alcolica.

«Buono» commenta.

Hai voglia.

«Abbastanza» concordo anche se sono di tutt'altra opinione.

«Perché l'hai lasciato allora?» mi domanda con cipiglio confuso.

Perché un solo sorso mi ha bucato lo stomaco.

«Mi fa un pò male la pancia, ed è troppo freddo» invento su due piedi.

La sua espressione passa da confusa a divertita; deve aver capito che ho detto una cretinata.

Ripeto: le bugie non le so dire.

«Sì, in effetti è abbastanza freddo» dice però lui facendo finta di crederci.

Avvicina il bicchiere alla bocca per bere ancora, e mi concedo un secondo per osservarlo meglio, per quanto mi sia possibile.

I capelli sono più arruffati di prima a causa dei movimenti e la camicia è leggermente sgualcita, però come avevo avuto modo di notare gli occhi sono gentili, e le labbra sottili si incurvano in un sorrisetto quanto mi becca a fissarlo.

Sposto immediatamente lo sguardo mentre sento le guance imporporarsi per la vergogna. Sicuramente starà pensando che lo trovi attraente, e non ho bisogno di una figuraccia per concludere la serata.

Giancarlo è carino, ma in questo momento l'ultima cosa a cui sto pensando è uno scenario che ci preveda insieme.

Di fatto l'unica cosa che vorrei è tornare a casa e stendermi sotto le coperte.

La musica e le luci hanno contribuito al mio malessere, ma non voglio essere un peso per i miei amici.

«Non sei un tipo da festa, eh?» mi chiede.

Non capisco perché voglia fare conversazione con me; forse anche lui si sente solo dato che Marco è impegnato con Vittoria, ma d'altronde qui c'è anche Rebecca, le sue amiche e Laura.

Perché non parla con loro, dato che sono molto più belle e spigliate di me?

La sua vicinanza mi procura solo disagio, le uniche volte in cui parlo completamente sola con un ragazzo è con Alessandro, ma lui non fa testo. 

A proposito di Alessandro; dove diavolo si è cacciato?

«Non molto» rispondo guardandomi intorno alla ricerca del mio amico.

E anche di Michele.

«E che tipo sei?» continua Giancarlo con tono curioso.

Interrompo la mia perlustrazione per voltarmi nuovamente verso di lui.

Perché gli interessa?

«Un tipo che preferisce una serata in compagnia degli amici, senza musica a palla e gente attaccata all'altra» riassumo.

Il suo sorriso si allarga ancora di più e si avvicina leggermente.

Di riflesso il mio cuore batte più velocemente per l'ansia.

«Un tipo interessante allora» 

Il suo sguardo s'intreccia al mio e mi sento nuovamente arrossire per la sua ultima affermazione.

Non è di certo un ragazzo timido, ma devo ammettere che mi ha lusingata.

«Amanda!» una voce trafelata, che riconosco essere quella di Vittoria, distrae entrambi.

Quando constato la sua espressione preoccupata, mi alzo di scatto dal divano.

Vittoria è sempre stata pragmatica, perciò quando qualcosa la preoccupa c'è da allarmarsi.

«Che succede?» domando avvicinandomi a lei.

Posa una mano sul mio braccio come a voler calmare entrambe.

«Alessandro...sta facendo a botte, Marco e Michele stanno cercando di fermarli» snocciola velocemente.

Senza bisogno che pronunci una parola mi prende la mano e mi conduce verso il luogo del misfatto, mentre sento crescere un'apprensione che non mi permette di mettere in ordine i pensieri. 

La preoccupazione che provo in questo momento non fa che aumentare quanto mi ritrovo la scena davanti. Alessandro si tiene il naso sanguinante con una mano, mentre con l'altra pulisce il labbro spaccato; alle sue spalle Michele e Marco lo trattengono per evitare che faccia altri danni.

Di fronte a lui un altro ragazzo, alto un metro e novanta e con dei muscoli che manco The Rock, mi sembra completamente indenne, mentre una ragazza al suo fianco e aggrappata al suo braccio ha gli occhi impauriti.

«Adesso ti spacco la faccia, str...stronzo!» urla Alessandro singhiozzando.

È chiaramente ubriaco, infatti non riuscirebbe neanche a stare in piedi se non fosse per i ragazzi che lo mantengono.

Indirizzo la mia attenzione su Marco in cerca di una spiegazione e sicuramente con un'espressione che parla da sé: sono furiosa ma anche estremamente allarmata.

«Ragazzi adesso basta, ora ce ne andiamo»  interviene però senza guardarmi e cercando di placare gli animi.

Lui e Michele cercano di portare via Alessandro ma il ragazzo li ferma.

«La prossima volta che ci prova con la mia ragazza non sarò così clemente» sentenzia con una voce che mi fa accapponare la pelle.

«Voglio pr..proprio vedere!» replica Alessandro che ha deciso di morire stasera.

Mi avvicino a lui velocemente conscia che ci vuole un secondo a quel bestione per farlo stramazzare al suolo. E non solo lui.

«Ale, andiamo via» gli sussurro una volta vicina.

Gli occhi liquidi e annebbiati dall'alcool sono due oceani in tempesta, e lui il naufrago perso in pensieri abissali.

«Ti prego» continuo la mia supplica sperando che capisca e percepisca la mia ansia.

Lui in risposta si volta annuendo, e i ragazzi continuano a trascinarlo via, mentre urla un «Ti amo Martina!» in direzione della ragazza.

Fortunatamente Rocky è dotato di un minimo di cervello e decide di lasciarci andare.

Aiuto i ragazzi con Alessandro, mentre Vittoria va ad avvertire Laura, Rebecca e le sue compagne della nostra dipartita.

Giancarlo invece è rimasto tutto il tempo in silenzio senza dar voce ai suoi pensieri.

Non riesco a non lanciare un'occhiata a Michele, anche lui rinchiuso in un silenzio tombale. I tratti del viso sono contriti in un'espressione dura, e la rigidezza del suo corpo mi fa capire che anche lui non è tranquillo.

È l'unico evidentemente a sapere cosa sia successo, anche se non è difficile immaginarlo, e dovrò chiedergli spiegazioni.

Nel percorso Alessandro inciampa su un bicchiere gettato sul pavimento e Michele, grazie ai riflessi pronti, riesce a non farlo cadere. 

Non mi sono mai soffermata a pensare all'amicizia fra di loro, anzi ho sempre evitato di farlo perché in qualche modo mi ha sempre innervosita l'idea del loro legame così profondo, simile al nostro, e allo stesso tempo diverso, con una persona che non sono riuscita a capire ed accettare in pieno.

Però, vedere Alessandro che si aggrappa a Michele come se fosse la sua ancora di salvezza, e allo stesso tempo il modo con cui l'altro lo sostiene, in qualche maniera mi apre gli occhi.

Quei due si vogliono davvero bene.

Non che prima non avessi questa consapevolezza, ma cercavo sempre di ignorare il loro rapporto, e mi chiedo quanto sia stato difficile per Alessandro conciliare entrambe le amicizie.

Mi chiedo anche se effettivamente sia una brava amica dato lo stato in cui riversa, perché per essersi ridotto così, c'è sicuramente qualcosa che non va.

Forse è arrivato il momento di deporre l'ascia di guerra con Michele, sia per far funzionare il piano, sia per aiutare Alessandro.

Vedo infatti come i suoi occhi siano all'apparenza duri, ma nel profondo nascondono la mia stessa preoccupazione.

Probabilmente sentendosi osservato si volta verso di me, ma non faccio nulla per fingere che non lo stessi studiando.
Non so cosa vede nel mio viso perché mi fa un piccolo cenno di incoraggiamento che in qualche modo mi rincuora.

Il nostro scambio di sguardi viene interrotto da Giancarlo una volta fuori dal locale.

«Vuoi un passaggio a casa?» mi chiede avvicinandosi.

Alle mie spalle sento Alessandro biascicare frasi insensate e deliranti.

Mi dispiace per Vittoria, il cui piano era quello di avvicinarci, ma a quanto pare ha sbagliato serata.

Non posso abbandonare Alessandro.

«No grazie, preferisco andare con lui» declino il suo invito indicando il ragazzo ubriaco, ovvero il mio migliore amico.

Giancarlo annuisce semplicemente, e fortunatamente non sembra offeso dalla mia risposta. Forse è semplicemente molto gentile.

«Ci dobbiamo muovere» 

Michele fa poggiare Ale vicino un'auto per poi  concentrare la sua attenzione su Marco, mentre Vittoria è intenta a parlare con Laura e le altre ragazze. 

Decido di avvicinarmi a loro per scusarmi, e salvare il riparabile; questa serata doveva essere il trampolino di lancio del piano Cupido, ma si è rivelata un disastro in piena regola.

Mentre i ragazzi parlano, raggiungo le ragazze che hanno contattato i genitori per farsi riaccompagnare a casa.

«Mi dispiace ragazze» mi scuso con loro, anche se sono concentrata solo su Rebecca per testare la sua reazione.

Chissà cosa avrà pensato vedendo il ragazzo che le piace in versione ubriacone.

«Tranquilla, prendetevi cura di lui» risponde proprio lei con un piccolo sorriso rassicurante.

Lunedì mattina devo ricordarmi di andare a parlarle; al momento non posso fare altro.

«Tutto bene?» mi sussurra Laura nell'orecchio per non farsi sentire.

Muovo la testa in un gesto d'assenso per tranquillizzarla, anche se nemmeno io so perfettamente come mi sento. 

Al momento solo una pessima amica.

Marco si avvicina al nostro gruppetto per incitarci ad andare via dato che Alessandro diventa sempre più ingestibile.

«Non possiamo lasciarle sole ad aspettare» contesto riferendomi alle ragazze che a causa nostra hanno avuto un pessimo sabato sera.

«Resto io con loro» si fa avanti Giancarlo dando una pacca sulla spalla a Marco.

Il biondo gli fa un cenno di ringraziamento e anch'io lo imito con un sorriso.

Poi, fatti i dovuti saluti ci dirigiamo alla macchina di Marco con un Alessandro rinchiuso in una fase di mutismo.

Laura ci saluta essendo venuta da sola con il motorino e le garantisco che la terrò aggiornata.

Quando arriviamo alla macchina facciamo stendere Alessandro sui sedili posteriori e mi siedo al suo fianco facendo posare la testa sulle mia gambe nella speranza che non vomiti.

Fortunatamente Ale è venuto al Barracuda insieme a Michele e con il motorino di quest'ultimo che adesso ci sta seguendo fino casa di Alessandro.

Spero solo che i suoi genitori non siano in casa.



 

Quando raggiungiamo finalmente la piccola villetta di Alessandro, quest'ultimo è entrato in uno stato di dormiveglia.

Marco mi aiuta a tirarlo fuori dalla macchina, seguito da Michele una volta parcheggiato il motorino.

Il ragazzo non è di certo una piuma e non collabora minimamente.

«Ci pensi tu a lui?»

Marco si rivolge a Michele che ha già preso le chiavi di casa dalla tasca del suo amico. In risposta il moro annuisce.

Marco dunque rientra in macchina e aspetta che salga anche io, solo che resto ferma sul posto. Non me la sento di lasciarlo solo, anche se con lui c'è Michele.

«Io resto con loro» informo la coppia che mi attende per andare via.

«Come torni a casa, scusa?» domanda Vittoria facendomi notare l'assenza di altri mezzi.

In effetti non ci avevo pensato. 

Male che vada prenderò un autobus. Sempre che passi.

«L'accompagno io» si intromette Michele facendomi sgranare gli occhi.

Ok Amanda, stai calma.

Si tratta solo di andare su un mezzo di trasporto poco sicuro e con un ragazzo con cui non hai confidenza.

Andrà tutto bene.

«Sei sicuro?» mi accerto dubbiosa.

In risposta circonda il corpo di Alessandro per portarlo dentro casa.

Lo prendo come un sì.

Saluto Marco e Vittoria con la promessa di chiamarla l'indomani ed entro in casa di Ale completamente buia.

Non riesco a distinguere i mobili e vedere dove metto piede ma ho paura di svegliare i suoi genitori accendendo la luce.

Improvvisamente però l'interruttore scatta e l'ingresso s'illumina facendomi fare un salto.

Ecco, siamo fregati.

«Quando avevi intenzione di accendere la luce? Io ho le mani impegnate» mi sgrida Michele.

Metto a fuoco la sua figura affaticata e tiro un sospiro di sollievo.

Siamo ancora salvi, e Alessandro non ha rischiato la vita per la seconda volta questa sera.

«Non volevo svegliare i suoi genitori, genio!» replico nervosa.

Ok, forse potrei evitare dato che sta facendo lui tutto il lavoro.

Michele sbuffa e alza gli occhi al cielo mentre continua a trascinare Ale.

«Non lo avrei portato a casa sua se ci fossero stati i suoi genitori, no?» contesta facendomi sentire una deficiente.

Scusami Michele se non sono esperta di serate alcoliche!

«Mi vuoi aiutare?!» continua esasperato non riuscendo più a spostarlo da solo. 

Senza replicare mi avvicino a lui e poso un braccio di Ale sulle mie spalle.

Entrambi avanziamo conoscendo casa sua, per portarlo in camera. Cominciamo la salita verso la sua stanza e contemporaneamente l'ascesa verso l'Inferno.

Ma quanto diavolo è pesante?

Cosa mangia a colazione, pane e ferro?

Ad ogni scalino il mio fiato comincia a diminuire, la mia presa si affievolisce e Alessandro diventa più pesante.

Mi costringo ad avanzare per evitare di ruzzolare per le scale, e quando arriviamo in cima ho il fiatone manco avessi corso ad una maratona.

Michele invece non sembra affaticato e resta composto.

E ti pareva.

Continuiamo il percorso verso la meta e all'improvviso Ale rinsavisce e ritorna dal mondo dei morti.

«Raga...zzi» bascica scoppiando a ridere.

Ecco, adesso è entrato nella fase in cui tutto appare divertente.

Peccato che al momento l'unica cosa divertente è la mia faccia sudata.

Quando arriviamo in camera sua io e Michele lo buttiamo sul letto come un sacco di patate, ma le mie spalle non ne potevano più. 

Cade con la faccia sul cuscino e continua a ridere fragorosamente.

Esasperata guardo Michele e lo vedo muovere la testa come se fosse profondamente deluso ma anche preoccupato.

«Ragazzi... mi sono innamorato» continua Alessandro.

Mi chiedo se ci abbia riconosciuti, talmente è grande il suo deliro.

Alessandro innamorato? Fantascienza.

«E di chi?» gli chiedo, perché ho letto che i matti vanno assecondati.

Spero valga anche per gli ubriachi.

«Marica..la ra-ragazza che sta con Big Gym» risponde lui.

E ride di nuovo del suo paragone.

Il suo zigomo non dev'essere molto contento invece.

«Si chiama Martina, e tu non sei innamorato, ma solo ubriaco» interviene Michele mentre comincia a rovistare in alcuni cassetti.

Non trovando quello che cerca, apre l'armadio e ne estrae una maglietta pulita, dato che quella che indossa è sporca di sangue.

«Ubriaco d'amore» sfiata Alessandro, facendomi scappare una risata.

Michele mi rimprovera con lo sguardo lanciandomi un'occhiataccia che mi fa zittire.

Mamma mia quanto è serio.

Quando vedo che si dirige da Alessandro e gli solleva la maglia per cambiarlo decido di battere in ritirata.

«Vado a prendere qualcosa per medicarlo»

Come un fulmine corro verso il bagno senza attendere risposta.

Apro i mobili e trovo solo schiuma da barba, deodorante e preservativi.

Che schifo.

Successivamente vado nel bagno dei genitori e anche lì non trovo nulla.

Ma dove diavolo lo tengono il disinfettante?

Dopo altri dieci minuti ad aprire tutti i mobili come se fossi un ladro, finalmente trovo quello che cerco sotto il lavello della cucina.

Porto disinfettante e ovatta come se fosse il mio tesoro ed entro in camera trovando Alessandro nuovamente addormentato, e Michele seduto al suo fianco.

In silenzio prendo una sedia e comincio a tamponare le ferite non potendo fare altro.

Michele resta muto, come se avessi premuto il pulsante di un telecomando, e infondo è comprensibile. Non c'è molto da dire.

Questa serata doveva essere perfetta, era finalizzata a conoscere Rebecca, ma non solo non si sono parlati, ma molto probabilmente Rebecca non vorrà più avere nulla a che fare con noi.

Ah, e le piace anche il suo migliore amico.

Che disastro.

«Mi racconti cos'è successo?» spezzo questo silenzio non sopportandolo minimamente.

Ho bisogno di capire perché Ale si è affidato all'alcool.

Michele si sistema meglio sul letto e guarda la mia mano impegnata a guarirlo.

«Da quando è uscito di casa l'ho visto strano e gli ho chiesto se fosse successo qualcosa» comincia mentre l'ascolto attenta, «Sai com'è fatto, non voleva dirmi nulla. Però dopo qualche insistenza mi ha confessato che aveva litigato con i suoi genitori. Di nuovo. Fortunatamente sono andati ad una festa e dormiranno in un hotel per questa notte, anche se sarà difficile nascondere i lividi. Ha cominciato a bere e poi ci ha provato con questa Martina. Il resto lo sai» 

Contemplo il viso di Alessandro profondamente addormentato e un nodo mi stringe il petto. Ho sempre saputo che non vivesse una situazione familiare rosea, ma mai prima di allora si era spinto a tanto.

Sì, è un Don Giovanni superficiale e fa sempre il cretino, ma di certo non è irresponsabile.

Come ho potuto non capire che ultimamente fosse ancora più triste?

«A cosa pensi?» mi domanda Michele dato che non ho detto una parola.

Gli occhi mi si fanno lucidi mentre guardo l'ematoma vicino il suo zigomo.

«Che sono una pessima amica» confesso, vergognandomi.

Sono sempre stata gelosa della loro amicizia quando io stessa sono troppo concentrata sui miei drammi personali.

Una lacrima mi sfugge e mi affretto ad asciugarla. Non è il momento di frignare, l'unica cosa che posso fare è aiutare davvero Alessandro da oggi.

«Non è vero» risponde però Michele sorprendendomi.

Sollevo lo sguardo per posarlo nel suo, e lo trovo mortalmente serio.

Gli occhi verdi, stanchi e assonnati mi fissano senza timidezza e mi sento incendiare sotto il suo sguardo così intenso.

Io a questi occhi, non mi abituerò mai.

«Lo pensi sul serio?» gli domando incredula.

Mi sta davvero consolando, e io non riesco a non affidarmi alle sue parole lenitive.

Si umetta le labbra e indica il ragazzo disteso, «Lui lo pensa» si interrompe per qualche secondo, «E da questa sera anche io»

Non posso fare a meno di sorridergli, un sorriso vero ma soprattutto un sorriso di gratitudine. 

Mi rendo conto che molto probabilmente, l'ho giudicato troppo in fretta dal primo momento.


 

Dopo una mezz'ora Alessandro dorme ancora profondamente, ed è arrivato il momento per me di tornare a casa.

Michele ritornerà qui per dormire e controllarlo, e questo mi rincuora non poco.

Quando mi porge il casco, stento ancora credere a tutto quello che è successo.

Il Barracuda, Alessandro ubriaco, Michele che mi consola.

Io che sto tornando a casa stretta a lui per non cadere.

Sento le mie guance in fiamme per tutto il tragitto, e il vento della sera che mi scompiglia i capelli, non elimina il rossore.

Lo sento lì fisso, insieme al tremore delle mani intorno al suo busto.

Mai e dico mai, sono stata così vicina e attaccata ad un ragazzo, e il fatto che il ragazzo in questione sia Michele mi agita ancora di più.

Quando arriviamo a destinazione, ritorno anche a respirare e quasi posso sentire i miei polmoni ringraziarmi.

«Grazie del passaggio» gli dico passandogli il casco.

Fortunatamente sono riuscita a toglierla da sola evitando l'ennesima figuraccia.

«Figurati» dice soltanto.

Dai Amanda, digli la verità.

Se la merita.

Ma come posso farlo dopo questo disastro di serata? Per non parlare del fatto che adesso andrà da Ale per accudirlo.

Non posso dirglielo. Non ora.

Però non posso portarmi questo peso.

«Michele?» lo richiamo.

«Sì?»

Avanti Amanda.

I suoi smeraldi mi scrutano interrogativi e io perdo un attimo la cognizione della realtà.

Questa sera sento che in qualche modo ci siamo avvicinati, e non posso rovinare tutto adesso. Solo uniti possiamo aiutare Alessandro e conquistare Rebecca.

«Niente, anche tu sei un bravo amico» e lo penso sul serio.

Detto ciò gli volto le spalle e corro dentro al palazzo senza guardarmi indietro.

Senza saperlo però anche a lui è spuntato un sorriso.

E io resto una vigliacca.
 

   
 
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