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Autore: sab2fab4you    15/10/2021    1 recensioni
Abbiamo conosciuto Dan e Hana come i migliori amici di Ben e Lily, ma è arrivato il momento di raccontare la loro storia.
Dan è il classico genio ribelle, si sente incompreso e inadatto. Troppi demoni gli scavano dentro senza lasciargli via d'uscita, è intrappolato da sé stesso. Poi c'è Hana, che diventa uno spiraglio di luce nell'oscurità del ragazzo. Dietro la sua facciata da ragazza con la testa fra le nuvole si nasconde una persona che porta sulle spalle un peso molto più grande di lei. Saranno l'uno la salvezza dell'altro, perchè infondo sono due anime che stavano solo aspettando di incontrarsi.
***
ESTRATTO DAL CAPITOLO SETTE:
"Nessuno dei due disse una parola, continuarono a guardarsi e a capirsi. Erano diversi come il giorno e la notte, questo lo sapevano, eppure c’era qualcosa che li legava ed era proprio per questo che in un modo o nell’altro continuavano ad attrarsi."
***
AAA: NON E' NECESSARIO LEGGERE IL VOLUME 1
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo quattro




 
It’s hard to resist a bad boy
who’s a good man.


Hana


Ero rimasta male per il modo in cui Daniel mi aveva trattata? Certo, non ero immune a queste cose ma nonostante ciò avevo deciso di dargli una seconda possibilità. Mi era bastato poco per capire che lui fosse simile a Lily e come lei, ogni sua azione celava una richiesta d’aiuto. Chi si sforza di apparire cattivo spesso lo fa per nascondere le proprie debolezze. Lo avrei aiutato ma senza che ne se ne potesse rendere conto, gli orgogliosi con il cuore ferito sono i più difficili da gestire.


Quella sera al Ristorante Coreano Choi non c’era una sola persona che non vedesse l’ora di conoscere il nuovo fattorino, per il semplice fatto che avevo detto che era un mio amico. La mia famiglia mi conosceva e sapeva benissimo che per tutta la vita avevo avuto pochi amici, soprattutto maschi.


Sarà meglio per te che è davvero un amico e non il tuo fidanzato” aveva detto mia madre.


Posso solo dire che i Choi non guardavano di buon occhio chi alla mia età aveva già una relazione. Alquanto ipocrita a parer mio, ma non potevo certo dirlo.


Non temevo la reazione di mio padre o dei miei zii, ma era la controparte femminile a preoccuparmi. La nostra era una famiglia… matriarcale oserei dire. Mio nonno è morto presto per cui mia nonna ha dovuto gestire tutto fino a quando i figli non si sono fatti abbastanza grandi da rilevare l’attività, mia madre e le mie zie sono rimaste incinte quando erano molto giovani e ovviamente sono nate più femmine che maschi.


<< Nari, porta su Yorin e Seol! Non ce la faccio più a vederle scorrazzare in giro >> ordinò mia madre alla mia cuginetta più piccola.


Strofinai per l’ennesima volta il panno sul tavolo che avevo già pulito tre volte, stavo cercando di prendere tempo per poter rimanere in sala quando Daniel sarebbe arrivato. Avevo paura che se non ci fossi stata l’avrebbero mangiato vivo.


<< Allora, com’è questo tuo amico? E’ carino? >> mi domandò mia cugina Eun-ji la cui unica preoccupazione nella vita erano i ragazzi.


Non feci in tempo a rispondere che venne presa in giro da mio cugino Ji-Ah, << Pensa a quel grosso brufolo che ti è uscito in fronte piuttosto >> e con ciò la ragazza fuggì via offesa da questo commento.


Ridacchiai sotto i baffi, già sapevo che Eun-ji sarebbe caduta ai piedi di Daniel fissata com’era con gli idol coreani, lui esteticamente rispecchiava tutto ciò che mia cugina sognava in un ragazzo.


A un certo punto sentii vibrare il telefono in tasca, lo presi solo per scoprire un messaggio di Dan che diceva “sono qui”. Lasciai andare il panno sul tavolo per poi fiondarmi nel retro del ristorante prima che qualcun altro si accorgesse della sua presenza. Aprii, con non poca difficoltà, la pesante porta di ferro che dava sullo stesso vicolo in cui Daniel mi aveva trovata a piangere la sera prima.


Una folata di vento asciutto mi colpii in pieno viso e sebbene fossi contenta di non dover più girare la città in bicicletta non potei fare a meno di sentirmi colpa perché adesso era Daniel quello che si sarebbe dovuto subire il freddo.


<< Ciao! >> lo salutai, forse un po’ troppo entusiasta.


Il ragazzo mi fece un cenno con la testa ed io mi spostai per farlo passare, attraversò l’uscio con le mani nascoste nelle tasche del suo giubbotto pesante.


Notai che aveva qualcosa di diverso rispetto a quando lo avevo conosciuto, i capelli neri, che prima gli cadevano in un unico ciuffo sulla fronte, ora erano perfettamente ordinati in una fila in mezzo i cui ciuffi accarezzavano dolcemente gli zigomi.


<< Senti… oggi la mia famiglia è più strana del solito, non farci caso >> iniziai a dire mentre gli mostravo la strada verso la sala, << mi piacciono i capelli, ti stanno bene così >> e a questo mio complimento il ragazzo spalancò gli occhi quasi imbarazzato.


<< ...Grazie >> borbottò.


Mi costrinsi a proseguire e guardare avanti solo perché da lontano sentii il vociare dei miei familiari, altrimenti sarei rimasta a fissarlo per altri dieci minuti. La sua era una bellezza che ti lasciava senza parole, così cristallizzato nella sua espressione distaccata, i suoi occhi malinconici ogni tanto risplendevano di una luce potente e che prima o poi avrebbe inondato tutti.


<< Se posso avere la vostra attenzione … >> iniziai a voce alta per farmi sentire da tutti, << lui è Daniel >>


Fu come se tutto d’un tratto i miei parenti si fossero schierati. Da un lato c’era mio padre Woo-Young con i suoi due fratelli Si-Woo e Seojun e dall’altro mia madre affiancata dalle mie zie, Ara e Byeol. Nascosti dietro la tenda che dava sulle scale per salire ai nostri appartamenti c’erano i miei cugini con solo le teste che sbucavano.


Mia nonna invece, sedeva in disparte e osservava i presenti in silenzio.


<< Mi chiamo Daniel Kwon, è un piacere conoscervi ! >> la mia mascella per poco non toccò il pavimento per quanto spalancai la bocca sorpresa dal coreano perfetto che il ragazzo aveva usato.


Non so perché ma avevo presunto che non lo conoscesse.


Cercai con lo sguardo gli occhi gentili di mio padre per incoraggiarlo a dire qualcosa. Se mia mamma era soprannominata il Generale, lui era l’opposto. Mirae e Woo-Young erano il perfetto esempio di “gli opposti si attraggono”. Mio padre era l’unico in casa capace di far cambiare il cattivo umore di sua moglie con il suo modo di fare gioviale e scherzoso.


<< Ahh ma che bel giovane! Dì un po’ ragazzo, ora ti farò una domanda dalla quale dipenderà il tuo posto di lavoro >> pronunciò serio l’uomo, << Cos’è che ha più lettere dell’alfabeto? >>.


Se avessi potuto schioccare le dita e scomparire lo avrei fatto, ma purtroppo non potevo. Di tutte le cose che avrebbe potuto dire aveva scelto una delle sue solite battute che facevano ridere solo lui e i suoi fratelli.


Mirae fulminò con lo sguardo suo marito, che a sua volta stava aspettando una reazione da Daniel.


La sala di quel ristorante non era mai stata così silenziosa.


<< Non lo so, signore, forse un ufficio postale >> i tre Choi scoppiarono in una grassa risata.


Mi girai sorpresa verso il ragazzo, ma era davvero la stessa persona che avevo conosciuto alla festa?


<< Yaah! Mi piace già! >> disse Si-Woon mentre si avvicinava a noi.


La spalla di Daniel venne colpita da una pesante ma amichevole pacca da parte mio zio Seojun.


Con la coda dell’occhio vidi mia madre che confabulava con le sue cognate e pregai mentalmente che anche lei non dicesse qualcosa di imbarazzante. Tutte e tre si accostarono a noi capeggiate da Mirae e poi la donna parlò, << Tua madre è Minseo Kwon? >>.


<< Sì, signora >> rispose il ragazzo meravigliato che mia mamma fosse a conoscenza di tale informazione.


<< Una donna molto educata e grande lavoratrice, era la nostra parrucchiera. Da quando non lavora più al negozio della signora Mulligan non sappiamo da chi altro andare, nessuno è bravo quanto lei >> pronunciò seria.


Sul viso di Daniel cadde un velo di tristezza, << glielo riferirò >> disse sorridendo mesto.


A passo lento, fummo raggiunti anche da mia nonna, la quale poggiò una mano sul braccio di Daniel e gli sorrise, << gli somigli molto… spero che ti troverai bene qui con noi! >>.


**


Avevo giudicato male la mia famiglia perché tutto sommato il loro incontro con Daniel era andato meglio del previsto. Era raro che a mia mamma andasse subito a genio qualcuno di sesso maschile di mia conoscenza, ero contenta e sollevata.


Stavo mostrando al ragazzo l’armadietto nel quale poggiare tutte le sue cose quando mi interruppe con un’osservazione.


<< Hai una bella famiglia numerosa… c’è molto calore >> e sapevo che non si riferiva di certo al riscaldamento.


<< Grazie, scommetto che anche a te sarà così >>.


Lo vidi scuotere la testa in segno negativo e ciò che disse mi rattristò parecchio, << no, no... siamo sempre stati solo io e mia madre >>.


Mi morsi l’interno della guancia per la brutta figura che avevo appena fatto, l’ultima cosa che volevo era sbattergli in faccia il quadretto della mia famiglia felice.


<< Ah.. scusa non lo sapevo >> stupida, stupida, stupida!


Daniel non disse nulla ma si limitò a togliersi lo zaino dalle spalle e stiparlo mobiletto di metallo, ciò mi innervosì parecchio per cui cercai di sistemare la situazione.


<< Beh.. comunque.. ora ti do il casco! >> presi l’elmetto protettivo dall’attaccapanni per poi passarglielo e nel mentre mi cadde anche a terra, << oddio! Spero non si sia rotto… beh, le chiavi del motorino le ha mio padre, ti farà vedere lui il resto >>.


Daniel non sorrise ma era palesemente divertito dal mio teatrino da imbranata, lo vedevo da come mi guardava.


<< Grazie >> fu l’unica cosa che disse.


Gli afferrai dolcemente il braccio e lo guardai negli occhi, << Hwaiting! >> e alzai il pugno della mano libera al cielo.


**


Dopo una serata di lavoro intenso ci si aspetterebbe che uno vada a dormire, soprattutto se il giorno dopo deve si deve svegliare presto per andare a scuola, ovviamente avevo fatto tutto il contrario.


Sì, perché avevo passato tutta la notte a leggere uno dei miei manga preferiti: Namaiki Kizakari.


Questa era una cosa che nessuno a parte la mia famiglia sapeva di me, amavo i manga shojo, quelli romantici con le storie un po’ frivole e adolescenziali, smielati e pieni di cliché ma che a me facevano battere forte il cuore tanto da spingermi a passare la notte in bianco.


Questo fumetto in particolare mi faceva impazzire perché trovavo adorabile il modo diretto e anche un po’ infantile in cui il protagonista maschile, Naruse, si comportava con la protagonista femminile, molto fredda e rigida e più grande di lui.


Ero quasi arrivata fuori l’entrata del cancello della scuola ma stavo ancora con il manga in mano a leggerlo avidamente. Feci scorrere la pagina fra le dita per poterla girare e arrivai a una scena che mi fece scoppiare uno stormo di farfalle nello stomaco: i due si erano appena nascosti sotto le coperte di un futon per non farsi scoprire e lui aveva approfittato della vicinanza per infilarle sfacciatamente una mano sotto il maglione.


<< Ci fosse una volta che cammini guardando dove metti i piedi >> disse una voce alle mie spalle.


<< AAH! >> urlai, così spaventata da far cadere il fumetto a terra.


Daniel Kwon stava raccogliendo il mio manga dal marciapiede, me lo porse e scorsi nei suoi occhi lo stesso luccichio divertito di ieri, << e così ti piacciono questi cosi… >>.


<< Sono… interessanti >> bugia, mi piaceva leggere quelle storie d’amore così inverosimili per poter sognare un minimo.


Per la prima volta lo vidi sorridere, nessun abbozzo impercettibile, ma un vero e proprio sorriso tanto da mostrare le gengive. Gli si formarono delle rughette attorno agli occhi ora ridotti a fessure. Fece schioccare la lingua sotto al palato, << certo, ti credo >>.


Strinsi il manga al petto quasi a volerlo nascondere quando notai che anche lui aveva un libro in mano e che era un titolo dalla grande importanza letteraria; I fiori del male di Baudelaire, padre del simbolismo francese e colui che ha anticipato il decadentismo.


<< Vedo che a te piace la poesia, invece >> cercai di cambiare argomento mentre riprendemmo a camminare verso la scuola.


Si era acceso una sigaretta per cui prima di rispondermi fece un tiro, << mi piace come Baudelaire descrive il mondo, lo trovo confortevole >>.
Ed eccolo lì, con i capelli che si muovevano ad ogni passo che faceva e che gli cadevano avanti agli occhi, la sigaretta lasciata fra le labbra e il libro mantenuto fra le dita piene di anelli a dire che trovava accogliente il pensiero di un poeta cupo e tormentato.


Era così misterioso, così… indecifrabile. Eppure ciò mi incuriosiva, volevo conoscere il perché di tali idee, volevo scoprire cosa ci fosse aldilà di questa facciata dura.




**


Ciao!


Hwaiting o Fighting è un’espressione molto usata in Corea
per incoraggiare una persona, può essere tradotto come “ce la puoi fare, forza!”.


Credo di aggiornare la storia o domenica o lunedì, vi aspetto!


Un bacio

 
   
 
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