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Autore: Chiara PuroLuce    15/10/2021    5 recensioni
Moira è molto cinica e non crede nell'esistenza della purezza. Ne discute con la sua storica migliore amica Mary, eterna ottimista che le mette un tarlo in testa e mette in discussione le sue idee...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                           MOIRA E LA PUREZZA
                                        
                                                             pumpNIGHT 2021 - Prompt 11 – Purezza
 
 
«La purezza? Tu credi che al mondo esista ancora qualcosa di puro? Ma sei seria?»
 
Mannaggia a lei e a quando aveva parlato a Mary della lezione tenuta dal nuovo professore di filosofia in ateneo quella mattina stessa. Vi aveva assistito per curiosità. Anche volendo era incastrata in quella assurda discussione sulla purezza e non riusciva più a darci un taglio. Quando la sua amica partiva in quinta con un argomento, insisteva a più non posso. Dapprima aveva incentrato le sue domande sul nuovo arrivo – un cinquantacinquenne carino, lo ammetteva, che rispondeva al nome di Franco –  e poi si era concentrata sulla purezza.
 
«Ne sono convinta, sì.»
 
Oddio, si era trovata per amica l’unica persona al mondo che fosse abbastanza ingenua dal credere veramente nell’esistenza della purezza. Ah, ma ora ci avrebbe pensato lei, Moira, ad aprirle gli occhi.
 
«Ok, Mary, e allora dimmi… dove si trova?»
 
«In molte cose in realtà. Sia fisiche che non.»
 
«Coraggio allora, fammi un esempio» la esortò lei.
 
Si sedette sul divano e picchiettò il posto vicino a lei, invitandola a raggiungerla. Una volta a settimana si trovavano a casa sua per passare una serata tra loro e questo accadeva da sempre. Si erano conosciute alle superiori e non si erano più lasciate. Un mese dopo la laurea, Moira era rimasta orfana di madre – infarto fulminante – e non avendo mai conosciuto suo padre, si era ritrovata sola. Mary aveva preso l’abitudine di passare i fine settimana da lei e poi – quando si era fidanzata – avevano ridotto al sabato sera. Appuntamento fisso che era rimasto anche dopo il matrimonio, con il benestare del marito di lei sempre così affabile e simpatico. Considerato che ora avevano cinquant’anni, ne avevano passate di serate insieme.
 
«Se credi di intimorirmi ti sbagli. Hai sbagliato persona e lo sai, mi conosci.»
 
«Volevo solo che ci mettessimo comode, sembra un discorso interessante, serio e lungo. Vino bianco?» Le propose poi versandone un po’ in due calici già pronti sul tavolino – dove aveva messo anche dei salatini – e gliene diede uno.
 
«Grazie» disse lei accettandolo. «Per tornare al discorso. Che mi dici dei diamanti? La loro purezza è leggendaria. Lo sai che il diamante più puro al mondo è stato battuto a un asta per più di settantuno milioni di dollari? Si chiama Pink Star.»
 
Ah, non ve l’ho detto? Mary è quella che si può definire una tuttologa.
 
«Follia pura. La tua tanto decantata purezza è solo frutto di valutazione umana basata su certi parametri. Per come la vedo io, un diamante è diamante e basta, non mi interessa nient’altro. Men che meno un tizio che mi dice quanto vale sulla base di calcoli specifici.»
 
«Ok, guastafeste» la prese in giro bevendo un sorso «la purezza dell’acqua.»
 
«Anche lì è stabilita da metodi umani. Ammetto che molte acque sono più pesanti e altre lo sono meno da bere e digerire, ma questo posso capirlo da me. E invece no, è necessario valutarla o come si può imbottigliare e vendere? Per quello che mi riguarda l’acqua di montagna è la migliore, ma bevo anche quella del rubinetto di casa senza problemi e non è male.»
 
«I bambini, specie se piccolissimi… si definiscono puri. Prova a smontare questa adesso.»
 
«Semplicissimo. Il peccato. Ogni persona ha il peccato in sé, ma i bimbi piccolissimi ne sono privi fino a quando prendono coscienza di sé e distinguono il bene dal male. Perdono la loro purezza innata.»
 
«Dio, Moira, sei un caso impossibile. Il tuo cinismo è al top oggi» la reguardì alzando gli occhi al cielo. «L’amore. Quello vero è puro, semplice, coinvolgente e meraviglioso.»
 
«Oh, per carità. Come può essere pura una cosa che non esiste. Passa oltre dai e sii più convincente.»
 
Amore e purezza… puah! Dopo due relazioni finite male e una che l’aveva quasi condotta al matrimonio – e per fortuna aveva scoperto per tempo il tradimento del suo fidanzato con… due trans qualche giorno prima – aveva deciso di metterci una pietra sopra, rinunciando a molti suoi sogni e si era buttata a capofitto nel suo lavoro di insegnante di matematica e fisica all’università. I numeri, quelli erano affidabili e non mentivano mai. Se c’era qualcosa di puro al mondo, erano proprio loro.
 
«Ecco dove volevi arrivare… l’amore!» Esclamò come fosse stata illuminata da un’intuizione.
 
«Già, ma ciò non toglie che la purezza esiste e tu ti rifiuti di vederla, razionalizzando tutto all’estremo. Non è sempre tutto bianco e nero, quando la capirai. E sono pronta a scommettere che è anche dentro di te e che qualcuno – qualcuno! – riuscirà a estrapolarla, rubandoti il cuore per sempre.»
 
«Oooook e dopo questa perla di saggezza non richiesta e assurda… posso dirti che mi hai convinta, la purezza esiste!»
 
«Eh? Cosa hai detto? E cosa ti avrebbe convinto?» Le chiese l’amica con gli occhi a palla dallo stupore.
 
«Il fatto che ce l’ho davanti a me. L’ho sempre avuta davanti a me. Sei tu, Mary, Sei tu la purezza più pura che conosco. Tu, sei, fantastica. Lo sei sempre stata e vedi il buono in tutti. Hai sempre una parola buona per tutti e non sai odiare, non provi risentimento per nessuno e sai perdonare. Se non è purezza questa, allora cos’è?»
 
«Bè… gra… grazie» le disse prima di abbracciarla. «Bene, ora sarà meglio che vada. Mio marito rientrava stasera dal viaggio per lavoro, i ragazzi sono in campeggio per il fine settimana e quindi…»
 
«Non dire altro, Mrs. Purezza, va da lui e grazie per essere passata e… cazzo, potevi startene a casa in attesa del tuo bel maritino, ma che hai nella testa, le pigne?»
 
Mary ebbe la compiacenza di ridere, prima di andarsene.
 
 
                                                                              ֎֎֎֎֎
                    
 
 Aula di Filosofia, Università Statale di Milano. Qualche giorno dopo.
 
 
«A cosa devo l’onore della sua visita, professoressa Rossi?»
 
«Ah, em… questa, per le prossime due ore, sarebbe la mia aula» gli rispose.
 
«Sì, certo… scusi, me ne vado subito» disse lui, imbarazzato mentre raccoglieva più in fretta i fogli della lezione appena terminata.
 
Oh, cavoli, ecco che ora si sentiva in colpa. Doveva rimediare.
 
«Aspetti!» Gli urlò e lui si bloccò di colpo e la fissò incuriosito. «Volevo sapere se ha ricevuto la convocazione del preside per la riunione dei professori di questo pomeriggio. Deve essere successo qualcosa di grave, in genere non da mai così poco preavviso» gli disse.
 
«Sì, ne sono stato informato appena messo piede in sala professori stamattina presto. Vuole venire con me?»
 
«E perché no, non so cosa succeda, ma è meglio fare fronte comune e mettere le mani avanti»
 
«Sì, ne convengo. Allora posso contare su di lei qualunque cosa succeda là dentro?» Le sorrise apertamente.
 
Bello!, pensò. Cosa? Eh, già. Con quel semplice movimento della sua bocca carnosa, il suo volto guardingo si trasformò completamente e Moira si trovò a deglutire a vuoto.
Annuì come in trance.
 
«Perfetto. Allora passerò a prenderla alla fine e andremo direttamente là. Cavoli, e io che volevo pranzare con lei prima di recarci al supplizio e invece proprio a mezzogiorno lei è impegnata e si libera giusto in tempo. Oh, la mia solita sfortuna che mi perseguita.»
 
Cosa? Lei lo guardò sempre più allibita. Stava per chiedergli spiegazioni quando lui le sorrise, si sedette sulla cattedra e continuò.
 
«Senta, io amo parlare chiaro. Lei è una bella donna, intelligente e simpatica. Mi renderebbe felice se accettasse di uscire a cena con me, stasera» poi aggiunse, vedendola ansimare dalla sorpresa «niente di troppo formale, pensavo a una pizzeria. Dopo una mattinata come questa e un pomeriggio che prevedo di fuoco alla riunione e la preparazione della lezione di domani che provvederò a fare subito così non ci penso più, avrò bisogno di carboidrati.»
 
Suo malgrado, Moira rise. Incredibile, stava davvero pensando di accettare? Sarebbe stato poi così brutto?
Grazie Mary per avermi messo il tarlo su quest’uomo in testa!, pensò. E poi disse qualcosa che stupì lei stessa.
 
«Prevedo che ne avrò bisogno anch’io, professor Limonta. Conosco un posticino niente male proprio qua vicino.»
 
«Ah, Moira» disse lui passando al tu «niente mi farebbe più piacere che mangiare una pizza con te, la persona più pura di cuore che conosco, stimo e mi piacerebbe frequentare più a fondo.»
 
Quella frase la fece scoppiare a ridere di gusto e vide Franco guardarla con stupore. Così, gli allungò una mano e lui la prese.
 
«Affare fatto. Se alla pizza, ci aggiungi anche un gelato… ti spiegherò tutto, promesso.»
 
«Una donna che ama mangiare e non lo nasconde, ho vinto alla lotteria» le rispose lui strizzandole l’occhio. «Rilancio. Una pizza, un gelato e un bacio. Poi, ti ascolterò in silenzio fino alla fine. Sono proprio curioso di sapere cosa ti abbia fatta ridere della mia frase. Bella risata, a proposito.»
 
E lei accettò. Mentre gli stringeva la mano per sigillare il loro accordo, pensò che associare l’amore alla purezza era da pazzi, a lei venivano in mente molte altre parole guardando Franco. Ma che ca… amore? No, lo conosceva appena ed era assolutamente prematuro e fuori luogo parlare di amore pensando a lui. Ma era forse impazzita? E dov’era finito il suo cinismo, alle Canarie?
 
«Grazie. Tu non immagini nemmeno cos’abbia scatenato la tua lezione dell’altro giorno sulla purezza» e quando lui la guardò con aria basita aggiunse «sì, l’ho seguita, per caso. Ero curiosa e mi sono fermata in ultima fila. Eri così preso e appassionato del tuo lavoro che non mi hai neanche vista. Vedi… io ho una migliore amica che…»
 
E poi passò il suo tempo libero rimanente prima dell’arrivo dei barbari – come chiamava lei i suoi rumorosi studenti, almeno fino a che non entrava in classe e iniziava a parlare rendendoli muti e confusi – a spiegarglielo tra una risata e l’altra e una spiegazione e l’altra.
Parlando, parlando, si era seduta accanto a lui e aveva scoperto che le piaceva molto avere qualcuno con cui parlare liberamente. Franco sapeva essere arguto, serio e divertente e spesso si ritrovò a ridere delle sue battute.
E fu così che li trovarono i barbari quando arrivarono.
Subito si ricompose, non si era resa conto del tempo passato. Per la prima volta nella sua carriera non aveva ripassato gli argomenti che doveva esporre e si sentì un po’ imbarazzata. Franco le fece l’occhiolino, le sussurrò “A più tardi, mia bellissima” che purtroppo sentirono in molti e se ne andò tra le esclamazioni sia sorprese che di incoraggiamento dei suo studenti, che la fecero arrossire.
Moira non era sicura di dove quella cena li avrebbe portati, ma da quel momento seppe per certo che se la tanto decantata purezza assomigliava anche solo in parte a quello che stava provando e facendo sorridere senza motivo… allora esisteva per davvero.
   
 
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