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Autore: MarFu    16/10/2021    0 recensioni
Dylan torna nella casa di famiglia dove trascorreva le estati della sua infanzia. Molte cose sono come le ricordava, ma molte altre sembrano impercettibilmente cambiate. Altre cose ancora sono strane e inquietanti. Che il villaggio di Tullow non sia più lo stesso?
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Storia in 31 capitoli scritti nel mese di ottobre 2021, uno al giorno, come parte della challenge writober organizzata da fanwriter.it.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tectus
[tectus], tectă, tectum
Coperto, celato, nascosto
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Quando arrivò sulla cima della scogliera fu sopraffatto dall’immagine che gli si stagliava davanti. Acqua, azzurra e roboante, fin dove l’occhio potesse vedere. La vastità dell’oceano lo fece sentire incredibilmente piccolo e insignificante. Era una sensazione strana, inebriante e inquietante al tempo stesso. Non ricordava di avervi prestato tanta attenzione quand’era un ragazzino. “Uno dei rari vantaggi della vita adulta” pensò.
Sotto di lui si intravedeva la spiaggia rocciosa che era stata una seconda casa per lui e Belle, molti anni prima. Dylan, senza pensarci due volte, prese lo stretto sentiero che dalla sua sinistra scendeva fino al livello normale. Percorrerlo oggi non era come percorrerlo quando aveva dieci anni. Ricordava le corse a rotta di collo giù per quel pendio, senza inciampare mai, saltando ostacoli e scivolando sulla terra e sui sassi per arrivare prima al fondo. Ora invece metteva un piede davanti all’altro con calma e attenzione, sostenendosi con una mano appoggiata lungo la roccia a monte.
Arrivò giù dopo quella che gli parve un’eternità e si guardò attorno. La spiaggia non era per niente come la ricordava. Sarà che ormai era cresciuto, ma gli sembrava incredibilmente più piccola, non solo nella sua estensione totale, ma anche nelle rocce che la componevano. Quelle che un tempo erano, o gli erano sembrate, rocce, ora erano ghiaia. Sì, c’era ancora qualche scoglio più grande qua e là, più o meno dove si ricordava che fossero, ma nel complesso gli sembrava una spiaggia totalmente diversa.
C’era un solo modo per appurare che fosse davvero la spiaggia della sua infanzia.
Dylan si diresse verso il lato più lontano dal sentiero, dove si trovava un’apertura nella roccia della scogliera, una specie di semiarco frastagliato superato il quale la spiaggia continuava per qualche metro, più piccola, stretta e sconnessa. Si fece largo a fatica su quel breve tratto di rocce appuntite, rischiando più volte di scivolare e cadere nell’acqua che sciabordava a qualche decina di centimetri da lui, ma infine riuscì a raggiungere l’estremità opposta della piccola spiaggia dove si apriva una piccola grotta, profonda appena qualche metro. Dovette abbassare la testa per entrare, segno evidente che la spiaggia non era cresciuta con lui: l’ultima volta che c’era stato era rimasto in piedi senza problemi.
La luce dall’esterno riusciva a penetrare fino in fondo alla piccola grotta e a illuminare una parete di roccia che oggi era piena di scritte e graffiti, ma che nei ricordi di Dylan era immacolata fatta eccezione per un punto. Appoggiò una mano sulla roccia e cominciò a muoverla, cercando di sentire più che vedere ciò che stava cercando. Una lieve rientranza nella roccia gli disse che l’aveva trovato. Sotto a strati di pittura e scritte varie, era ancora lì, inciso nella roccia dopo ore e ore di lavoro nell’ultimo pomeriggio che Dylan e Belle avevano passato insieme.
D+B.
Dylan si sedette sulle scomode e umide rocce, incurante dell’acqua che gli inumidì i pantaloni e senza perdere di vista l’incisione. Si stupì di sentire un sorriso sulle sue labbra, ma non di sentire le lacrime negli occhi. Quell’ultima estate era stata la più importante per entrambi, senza che nessuno dei due lo sapesse. Era l’estate in cui si erano baciati. Non come quando avevano dodici anni, un bacio vero stavolta. A posteriori, entrambi avevano pensato che sarebbe stato inevitabile. Erano migliori amici ma cominciavano a cambiare, a provare sensazioni nuove l’uno per l’altra. E così si erano scambiato un bacio vero, un singolo, umido bacio impacciato, a cui non avevano dato seguito e di cui non avevano più parlato per molti anni.
Dylan rimase lì, seduto a terra, a fissare l’incisione per un tempo indefinito, pensando a quanto fosse stata importante e bellissima quella loro ultima estate. Si alzò quando cominciò a non sentire più le gambe e quando l’acqua cominciò a inumidirgli anche le cosce. Diede un ultimo sguardo all’incisione, accarezzandola dolcemente come se fosse una creatura vivente, prima di voltarsi e imboccare l’uscita della grotta.
Solo che l’uscita della grotta non era più lì.
Davanti e dietro di lui c’era soltanto il buio.
   
 
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