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Autore: sab2fab4you    17/10/2021    1 recensioni
Abbiamo conosciuto Dan e Hana come i migliori amici di Ben e Lily, ma è arrivato il momento di raccontare la loro storia.
Dan è il classico genio ribelle, si sente incompreso e inadatto. Troppi demoni gli scavano dentro senza lasciargli via d'uscita, è intrappolato da sé stesso. Poi c'è Hana, che diventa uno spiraglio di luce nell'oscurità del ragazzo. Dietro la sua facciata da ragazza con la testa fra le nuvole si nasconde una persona che porta sulle spalle un peso molto più grande di lei. Saranno l'uno la salvezza dell'altro, perchè infondo sono due anime che stavano solo aspettando di incontrarsi.
***
ESTRATTO DAL CAPITOLO SETTE:
"Nessuno dei due disse una parola, continuarono a guardarsi e a capirsi. Erano diversi come il giorno e la notte, questo lo sapevano, eppure c’era qualcosa che li legava ed era proprio per questo che in un modo o nell’altro continuavano ad attrarsi."
***
AAA: NON E' NECESSARIO LEGGERE IL VOLUME 1
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo cinque
 
Pardon the way that I stare
There's nothin' else to compare
The sight of you leaves me weak
There are no words left to speak
But if you feel like I feel
Please let me know that it's real
You're just too good to be true
Can't take my eyes off of you


Dan


Dopo una settimana di lavoro al Ristorante Coreano Choi ero esausto e sfinito ma contento perché finalmente la notte riuscivo a dormire. Andare continuamente in giro per la città al freddo mi toglieva tutte le energie ma ciò faceva sì che una volta tornato a casa, mi bastava mettere la testa sul cuscino per scivolare nel mondo dei sogni.


Passavo poco tempo all’interno del locale ma da quello che avevo potuto capire, in quella famiglia ognuno contava sull’aiuto dell’altro. Tutti avevano un ruolo ben preciso con responsabilità annesse che venivano rispettate senza problemi. C’era molta disciplina e fiducia. Avevo sempre pensato che lavorare in famiglia ti desse una certa libertà nello svolgere le mansioni ma a quanto pareva, mi ero sbagliato di grosso.


Hana era stata quella che mi aveva colpito di più. Si muoveva sinuosamente fra i tavoli quasi come se fluttuasse, sorrideva sinceramente anche ai clienti più maleducati ed era attenta a tutto ciò che accadeva in sala così da essere sempre pronta a risolvere la situazione. E poi, come se non bastasse, cercava di dare una mano a tutti, che fosse asciugare le posate con il lavapiatti o affettare le verdure in cucina.


Ancora non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che una persona agisse in quel modo.


Stranamente, oggi in alto nel cielo risplendeva un pallido sole di metà novembre i cui raggi combattevano contro i nuvoloni che di tanto in tanto comparivano. E proprio perché era una bella giornata, il professore di educazione fisica aveva deciso di fare allenamento all’aperto.


<< Vorrei tanto capire perché quel cretino le sta così appiccicato >> si lamentò Joe al mio fianco guardando verso un punto ben preciso.


Eravamo in fila con il resto della classe per andare nei campetti sportivi appartenenti alla scuola e poco più avanti di noi camminava Hana affiancata da Mike Ellis. Quel ragazzo davvero coglieva ogni occasione per starle vicino, l’unica cosa che sapeva fare era rispondere a monosillabi e fissarla. Era abbastanza inquietante.


<< Certo, perché le tue chances di successo con Hana sono altissime >> lo presi in giro.


Joseph si girò con gli occhi spalancati, << prendimi in giro quanto vuoi ma la bambolina è molto desiderata, mi sono informato >>.


E prima che potessi chiedere spiegazioni, il mio amico scappò verso di lei pronto a dirle qualcosa di totalmente inopportuno o stupido, o entrambe dato che con Joseph non si sa mai.


Non ero il tipo che si faceva i fatti degli altri ma le mie orecchie captarono una conversazione che stava avvenendo alle mie spalle e non potei fare a meno di origliare.


<< Lo giuro su dio fra, Hana Choi ha il culo più bello che io abbia mai visto >> disse uno.


<< Guardala come fa finta di niente, scommetto che non vede l’ora di farsi sbattere da Ellis >> continuò un altro.


<< Le santarelline sono le peggiori, chissà cosa sa fare con quella bocca >>.


Guardai Hana, con le gambe fasciate da un paio di leggins bianchi e le mani infilate nelle tasche della felpa che purtroppo le arrivava sopra la vita e lasciava scoperte le sue forme, ora soggette a sguardi disgustosi. Mi veniva da vomitare al solo pensiero di quante volte magari Hana si sia rivolta a loro completamente ignara di ciò che dicevano su di lei.


Mi girai di scatto verso i tre vermi che stavano parlando di lei, << Siete davvero delle teste di cazzo >>.


Il trio mi guardò sbigottito dalla mia sparata, poi uno di loro parlò: << cosa cazzo hai detto? >>.


<< Sei anche sordo oltre ad essere stupido? >> lo provocai avvicinandomi a lui.


<< Che c’è cinesino, hai voglia di essere preso a pugni? >>.


<< Potrei dire lo stesso di te >>.


Il suono stridulo del fischio del professor Carter ci interruppe e fummo costretti ad allontanarci.


<< Se voi idioti non steste litigando avreste sentito ciò che ho detto: scegliete un partner e iniziate a palleggiare! >> ci ordinò l’insegnante.


Guardai in cagnesco i tre coglioni viscidi prima di essere preso per il polso e fatto girare.


<< Alleniamoci insieme >> con mia grande sorpresa Hana mi stava tenendo per la manica della felpa e mi guardava speranzosa.


Gli occhi brillanti e il sorriso stampato sulle labbra, era luminosa.


<< Okay >> ogni volta che la guardavo era come se il mio corpo dimenticasse di ragionare, facevo ciò che il mio istinto voleva senza pensarci due volte.


**


Seguire la lezione di chimica per me era diventato ormai impossibile. Volente o nolente i miei occhi finivano sempre per guardare Hana. Sedeva dritta e composta come una ballerina, dall’ora di educazione fisica si era sciolta i capelli e di tanto in tanto li spostava da una spalla all’altra. Si sporse verso il suo compagno di banco per fargli vedere una cosa appuntata sul quaderno, non consapevole dell’effetto che aveva su di lui. Mike per poco non cadde dalla sedia.


<< Vi dividerò in gruppi da quattro, scegliete uno degli esperimenti indicati sul libro e filmatevi nella preparazione. Voglio anche una spiegazione della reazione chimica, sono stata chiara? >> disse la professoressa Hughes.


Dopo che la classe diede un cenno di consenso, la donna proseguì nell’elencare le divisioni, <<… Choi, Ellis, Kwon e Jenkins insieme >>.


Sentii Joseph ringraziare il cielo di essere capitato nello stesso gruppo di Hana. La ragazza si girò e rivolse a entrambi un pollice all’insù mentre Mike pareva piuttosto scocciato. Fu difficile ammettere a me stesso che anch’io ero contento di stare nel suo stesso gruppo.


Una volta che la lezione finì, tutti e quattro ci ritrovammo nel corridoio per decidere il da farsi.
<< Allora, cosa facciamo esplodere? >> Joe si strofinò le mani come uno scienziato pazzo.


<< Assolutamente niente, dobbiamo prima decidere che esperimento fare >> sbottò antipatico il biondino.


<< Calmati, non ha detto niente di male >> difesi il mio amico infastidito dal continuo atteggiamento ostile di questo tizio.


<< Ehm.. che ne dite se ci incontriamo oggi pomeriggio e ne discutiamo? >> propose timidamente Hana.


<< Ogni tuo desiderio è un ordine per me >> disse Joseph facendo passare un braccio attorno le spalle della ragazza.


La vidi arrossire e grattarsi il naso per nascondere l’imbarazzo. Certe volte mi chiedevo come facesse Joe ad essere così spontaneo e a non avere vergogna di dire certe cose. Un po’ lo invidiavo.


**


Hana


Non so come ma finimmo tutti per ritrovarci a casa di Daniel. Mi sentivo in soggezione a stare seduta sul suo divano perché mi sembrava di stare invadendo il suo spazio personale.
Riuscivo a capire che anche lui fosse a disagio nell’averci tutti lì, ma purtroppo non avevamo avuto alcuna possibilità di scelta.


L’appartamento non era molto diverso da quello di Lily e il fratello: un semplice bilocale con cucina unita al soggiorno. Era piccolo, certo, omologato per due persone. La casa era in perfetto ordine, nessun rivolo di polvere o piatto sporco nel lavabo, sembrava quasi che non ci vivesse nessuno.


Mi chiesi quando la mamma sarebbe tornata da lavoro.


L’arredamento era spoglio, non c’era molto tocco personale ma sapevo che se avessi varcato la soglia della stanza di Daniel sarebbe stato diverso. Ero curiosa.


<< Forza, vediamo di finire presto >> disse annoiato il ragazzo mentre spargeva tutti i suoi libri sul tavolino.


<< Alla Hughes interessa l’impegno e non tanto la difficoltà dell’esperimento, scegliamo con criterio >> dissi cercando di infondere fiducia a tutti.


Mike mi diede solo un cenno con la testa per poi prendere a leggere il libro di chimica, mentre vidi Daniel scrivere qualcosa su un quadernino dalla copertina nera. L’unico che mi rivolse un minimo di attenzione fu Joseph, il ragazzo sedeva accanto a me e mi guardava sorridente.


<< Mi piacciono i tuoi orecchini >> disse.


Questo esperimento non sarà semplice come avevo previsto.


Dopo aver passato due ore a spulciare tutti gli esperimenti che il libro proponeva, alla fine scegliemmo quello del collasso della lattina. Semplice e veloce e che non prevedeva il mischiare nessun ingrediente chimico. Avevo scoperto che Joseph poteva essere piuttosto pericoloso quando si trattava di ciò, per cui gli affibbiammo la mansione di registrare il video e montarlo.


Daniel alzò le braccia in aria per potersi stiracchiare e uno sbadiglio gli sfuggì dalla bocca, si strofinò gli occhi per poi spalancarli e cercare di rimanere sveglio, sembrava davvero sfinito.


Si erano fatte le sei ed era quasi l’ora per me di dover tornare a casa e mettermi al lavoro.


<< Io direi di fermarci qui, anche perché devo andare via >> confessai mentre iniziai a mettere nello zaino tutti i miei libri.


<< Lascia che ti accompagni a casa >> si offrì Mike.


<< Oh, no no dav- >> e venni interrotta da Joseph, << no! Io ti voglio accompagnare a casa! >>.


Era tutto il giorno che questi due si comportavano in modo strano e davvero non riuscivo a capire cosa gli fosse preso.


Il rumore della rotella di un accendino costrinse tutti e tre a girarci, << andiamo insieme, tanto comunque devo venire da te >> disse Daniel rivolto a me.


Gli occhi socchiusi, la sigaretta che pendeva dalle labbra e il tono imponente che aveva usato mi provocarono dei brividi lungo la schiena. Né Joseph né Mike osarono proferire parola.


Una volta che le nostre strade si divisero da quelle dei nostri compagni, ci incamminammo verso il ristorante.


Mi resi conto che passeggiare insieme a lui mi piaceva, non era un ragazzo di tante parole ma il silenzio che si veniva a creare non era mai imbarazzante. E poi, mi volevo prendere a schiaffi per questo pensiero così superficiale, ma era così bello che mi ritrovavo sempre a fissarlo sottecchi.


Anche adesso, gli buttavo degli sguardi furtivi per cogliere ogni suo movimento ma quando lo feci per l’ennesima volta e mi accorsi che lui mi stava fissando, inciampai nei miei stessi piedi. Per fortuna che mi prese in tempo.


<< Non ti piace proprio camminare in modo normale >> mi prese in giro.


<< Ti stavo guardando, sei proprio affascinante >> ed ecco cosa succede quando scolleghi cervello e bocca.


Daniel mi guardò con gli occhi spalancati palesemente imbarazzato, anche con questa espressione risultava comunque carino.


<< Oh! Ecco, siamo arrivati… buon lavoro! >> dissi prima di scappare all’interno del locale e rifugiarmi nella mia stanza.


Chiusi la porta con il fiatone e il cuore che mi batteva all’impazzata, e un po’ mi convinsi che non era per la corsa appena fatta bensì per il ragazzo dal broncio perenne.



 
   
 
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