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Autore: ROSA66    19/10/2021    6 recensioni
"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Dal testo: Sei sempre stato bravo a dissimulare, a sviare, a nascondere le tue vere intenzioni dietro la maschera dell’impassibilità, perché nessuno possa scoprire i tuoi punti deboli.
Mai mostrare il fianco al nemico. Per gli altri è solo un modo di dire, per te una filosofia di vita.
Ma io ho scoperto il tuo fianco, e anche il tuo cuore, sfogliato petalo per petalo, messo a nudo sotto i colpi implacabili del mio amore.
Sì, io Hermione Jean Granger, mi sono innamorata di te, Draco Lucius Malfoy, e questa è la nostra storia, anche se, vedendo il tuo volto contratto, so già che non avrà un lieto fine.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La terza lama
 
Mi sento segare il cuore con una sega dai denti finissimi.
(Simone de Beauvoir)
 
Il cielo nero viene squarciato da un lampo, l’aria è satura di elettricità: spaventata, la gente in strada corre verso un riparo qualsiasi prima che inizi a diluviare.
Nuvole gonfie di pioggia sono sul punto di esplodere e i tuoni rimbombano nell’atmosfera, mentre tutto intorno trema.
Le prime gocce si abbattono violente sul vetro di questa finestra sporca, mescolando acqua e polvere: sembrano lacrime di dolore, piovute senza vergogna da un cielo che, non resistendo più, si schianta sulla terra con rabbia.
Lampi di luce irrompono illuminando il buio della stanza. È fredda e anonima, anche se discretamente arredata. Proprio per questo l’abbiamo scelta, tempo fa. Un piccolo monolocale freddo e senza personalità, un mondo neutro lontano dalla quotidianità e da occhi indiscreti, reso vivo soltanto dalla nostra passione.
Ma oggi il freddo mi disturba, si insinua attraverso la mia pelle, penetra nelle ossa e, come brina sottile, arriva a ricoprire il cuore.
Nel tentativo di scaldarmi e di placare il leggero tremore che sento mi abbraccio con le mani. Ma è tutto inutile, perché il gelo che avverto è nell’anima. Mi ricordo di avere tra le dita un piccolo foglio di pergamena, mezzo stropicciato per la forza con cui lo stringo come se, in quel modo, le lettere vergate possano cancellarsi.
Sono solo una sciocca.
Lo guardo per l’ennesima volta, ma la scritta, poche parole che graffiano carta e occhi, è sempre lì.
 
Devo parlarti con urgenza.
Stasera alle 18,00, solito posto.
D.
 
Da quando l’ho letto per la prima volta, questa mattina, non riesco a pensare ad altro. Un morbo sconosciuto ha iniziato a divorarmi dall’interno.
A mano a mano che il temporale avanza, l’ansia sale su per la gola bloccandomi il respiro; la sento strisciare come un serpente, insinuarsi maligna nella mente e divorare ogni mio pensiero coerente.
In questo momento, avverto solo la forte sensazione che qualcosa di ineluttabile stia per succedere.
 
Sento dei passi provenire dall’esterno. I tuoi passi. Inconfondibili.
Il cervello si prepara velocemente per cercare di intuire, dal modo in cui ti presenterai, un qualche frammento di verità, nella tiepida speranza che nulla cambi. Ti fermi davanti alla porta e sembra che il mio cuore abbia smesso di battere.
«Alohomora».
Entri nella stanza – silenziosa testimone dei nostri incontri – con sguardo incerto e sfuggente, nel ridicolo tentativo di non farmi leggere dentro di te.
Era proprio quello che il mio cuore temeva.
La prima lama affonda nel petto non appena ti vedo: il dolore è istantaneo, tanto da farmi bruciare gli occhi e appannare la vista, mentre vacillo come un cieco alla ricerca di un punto fermo, un centro di gravità.
Non serve guardare nelle tue iridi: il tuo atteggiamento è eloquente. Ti ho studiato durante tutto questo tempo, come si studia un libro proibito, con famelica curiosità. Conosco ogni tuo singolo gesto, sguardo, ogni impercettibile movimento del tuo corpo e so quando c’è qualcosa che non va.
Nella stanza, in mezzo a tutto questo silenzio, si sente solo il tuo respiro. Il mio, invece, si è fermato quando sei entrato e da allora sono in apnea, in attesa che le tue labbra, strette all’inverosimile, rivelino una verità che ho già intuito.
«Hermione». Lo pronunci a voce talmente bassa che mi viene il dubbio di essermelo immaginato, mentre tendi una mano e ti sforzi di sorridermi. In un attimo sono tra le tue braccia e ti bacio, in un disperato tentativo di calmare quest’ansia soffocante e allontanare i fantasmi della mia mente.
Ma sento solo freddo, come se questo lieve sfiorarsi di labbra mi fosse estraneo.
Con un gesto deciso mi allontani.
«Ho bisogno di bere qualcosa». 
Mi guardi di sfuggita mentre raggiungi il mobile bar per prendere tempo e rimandare l’inevitabile.
Hai sempre temuto gli scontri aperti, le rivelazioni chiare. A metà strada tra la voglia di esternare i sentimenti e un comportamento all’apparenza impeccabile, un perfetto equilibrista tra pensieri e parole.
Sei bravo a dissimulare, a sviare, a nascondere le tue vere intenzioni dietro la maschera dell’impassibilità, perché nessuno possa scoprire i tuoi punti deboli.
Mai mostrare il fianco al nemico. Per gli altri è solo un modo di dire, per te una filosofia di vita.
Ma io ho scoperto il tuo fianco. Ho sfogliato il tuo cuore petalo per petalo, mettendolo a nudo sotto i colpi implacabili del mio amore.
Io, Hermione Jean Granger, mi sono innamorata di te, Draco Lucius Malfoy, e questa è la nostra storia; anche se, vedendo il tuo volto contratto, so già che non avrà un lieto fine.
 
Un gioco di sguardi nel mio ufficio del Ministero, tra la curiosità nel voler scoprire quanto si sia cambiati e il desiderio di fuggire, perché certi ricordi fanno più male di una maledizione Cruciatus, e sono già troppi i segni impressi nella carne, ancora vivi e brucianti.
Ti osservo cercando di cogliere le differenze tra il Draco adolescente, borioso e arrogante, e il Draco di oggi. Scopro con sorpresa che sei diverso, più taciturno e riflessivo, privo di quella patina di superiorità di cui andavi tanto fiero a Hogwarts, che indossavi con annoiato distacco. Ora intervieni solo se necessario, con circospezione, soppesando ogni parola, come se temessi che qualcuno potesse utilizzarle contro di te.
Il tuo atteggiamento rimane impassibile quando scopri che saremo colleghi per un importante progetto di legge, ma un occhio più attento avrebbe colto il lieve contrarsi della mascella, segno evidente di nervosismo.
«Granger». La voce esprime indifferenza, sebbene un lampo nei tuoi occhi grigi sembra contraddirla, e mi scruti con diffidenza e curiosità insieme.
Neanche io sono entusiasta di lavorare fianco a fianco, ma cerco di relegare il passato in un angolo remoto del mio cervello.
«Malfoy», rispondo con un lieve sorriso, «sono sicura che troveremo il modo per collaborare al meglio».
 
Bevi il bicchiere di Firewhisky tutto d’un fiato, strizzando gli occhi non appena il liquore inonda il tuo stomaco. Non prendi mai qualcosa di così forte, perché dici che ti anestetizza troppo i sensi e finisci per trascorrere la serata in totale stordimento anziché dedicarti a noi.
Il bagliore chiaro di un altro lampo dona una luce sinistra al tuo viso, più pallido e affilato del solito, mentre un tuono fa tremare di paura le mura ingiallite della stanza.
«Cosa è successo?» te lo chiedo riacquistando parola e respiro. Non sono una codarda, e pur avendo paura della tua risposta, non riesco a resistere all’inquietudine che mi sta divorando.
Mi guardi. Ho sempre invidiato il colore inconfondibile dei tuoi occhi, un misto tra il cielo pronto alla tempesta e la luminosità dell’argento grezzo, insondabili ma capaci di passione pura.
Non rispondi, ma ho già capito tutto.
La seconda lama affonda nel mio cuore già straziato.
 
Ti sei rivelato una persona dall’intelligenza arguta e con uno spiccato intuito. A lungo andare, scopro di essere sempre più affascinata dai tuoi ragionamenti che seguo con affamata bramosia. La mia mente si sente solleticata da quel confronto dialettico anelato per tanto tempo sia nella vita privata che nel lavoro, ma che non ho mai trovato.
A un certo punto però, quando abbiamo iniziato a trattare l’argomento più delicato della proposta di legge, ci troviamo in netto disaccordo. Le nostre discussioni sembrano lasciarci addosso un senso di insoddisfazione che non trova sfogo nelle semplici parole.
Mentre io cerco testardamente di tenere il punto su alcune questioni fondamentali tu, ironico e astuto, affini la sottile arte del compromesso, antico retaggio familiare di cui ti sei sempre vestito, come una seconda pelle. Ad ogni scontro, però, i tuoi occhi imperscrutabili si animano di una fiamma nuova che non ho mai visto e che, prima o poi, temo divamperà in un incendio enorme.
Come un vulcano rimasto inattivo a lungo, tutta l’energia incamerata durante quegli incontri esplode con devastante potenza.
Una riunione durata più del dovuto a causa dei nostri punti di vista diametralmente opposti, una discussione che sembra non finire mai, tra il caldo asfissiante e le zanzare.
Nessuno dei due è propenso a concedere nulla all’altro, la rabbia malcelata comincia a serpeggiare nell’aria.
All’improvviso, nonostante tutti i miei buoni propositi, eccolo lì, il passato, insieme alla voglia di distruggerci a vicenda. La mia mano destra si muove da sola, quasi animata da uno strano desiderio di toccarti. Ti schiaffeggio, come al terzo anno.
Mi guardi sorpreso per un attimo infinito, quasi scioccato per quel gesto istintivo che sa tanto di dejà-vu, a dimostrazione di come certi contrasti siano destinati a non risolversi mai. Il palmo formicola e brucia, non per il colpo quanto per quel contatto proibito, forse desiderato da più tempo di quello che sospettiamo.
Ma non siamo più dei ragazzini che si fanno la guerra tra i corridoi bui di una scuola, a suon di insulti e di incantesimi, due poli opposti dello stesso mondo. Siamo un uomo e una donna, con i nostri desideri e fragilità.
E tu reagisci. Non nel modo che credevo. Con uno scatto repentino mi afferri i polsi spingendomi verso il muro e, prima che io possa riprendermi dalla sorpresa, ti avventi sulle mie labbra.
È uno scontro di lingue e di labbra, di mani che si incastrano tra i capelli tirandoli forte, tra gemiti e parole spezzate, le nostre dita come una seconda pelle e io che, dentro di me, continuo a chiedermi perché.
Perché proprio tu, che in una manciata di secondi sei diventato la mia colpa, il mio peccato.
 
 
«Dimmi cosa sta succedendo, Draco». Sicurezza e sangue freddo scivolano via, insinuandosi tra le crepe di questa stanza  e, senza alcun ritegno, comincio a piangere.
Pallido, mi sfiori il viso con gli occhi, la tua voce una secchiata d’acqua gelida.
«Astoria è incinta».
Tre parole, e tutto intorno a me frana.
La terza lama spinge con forza nel cuore, disintegrandolo in minuscoli frammenti di carne.
Sapevo che, nonostante tutte le rassicurazioni e le promesse, il filo sottilissimo con il quale eri legato a tua moglie non si sarebbe mai spezzato.
Sapevo che, quando tornavi a casa dopo essere stato con me, in me, lei avrebbe preteso il suo legittimo posto nella tua vita e nel vostro letto.
Sapevo che, prima o poi, saremmo arrivati alla resa dei conti e il destino ci avrebbe restituito ciò che avevamo incautamente seminato.
«Non posso lasciarla adesso, è molto debole per via della malattia. Io non posso… noi non dobbiamo più vederci».
Non ti sto più ascoltando. Vedo solo rosso intorno a me, per tutto il sangue che sgorga dalle ferite provocate dalle tre lame che tu – proprio tu – mi hai inferto.
Mi avvicino alla finestra, quasi barcollando, cercando a tentoni un appoggio. Non sento neanche quando ti avvicini alle mie spalle e mi sussurri addio.
Un altro lampo squarcia il cielo nero, ma è il dolore sordo dentro di me che mi fa boccheggiare. D’istinto porto le mani al ventre, mentre lacrime salate escono senza poterlo impedire.
Sorrido amaramente, ma viene fuori una smorfia assurda.
Lui non lo saprà mai.
 
I loved, and I loved and I lost you
I loved, and I loved and I lost you
I loved, and I loved and I lost you
And it hurts like hell
Yeah, it hurts like hell
                                                                                          “Hurts Like hell” - Fleurie
 
 
 
Note dell’autrice:
Non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro, in quanto ho già scritto a chi appartiene il verso iniziale e quelli finali. Anche i personaggi, naturalmente, non mi appartengono.
La scena descritta in questa one shot mi frullava per la testa da mesi e, complice un periodo un po’ nero per me, ho deciso di dargli vita.
Ringrazio tantissimo Chiara, che è la mia luce, e tutte le altre bravissime scrittrici di Efp che illuminano la mia vita con le loro splendide storie.
Grazie a tutte, perché siete una costante fonte di ispirazione.
  
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