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Autore: lady lina 77    19/10/2021    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Credevo non avresti avuto il permesso!".
Jeremy, in sella al suo cavallo, guardò in cagnesco la giovane vichinga che montava uno stallone nero. Coi capelli sciolti che apparivano incredibilmente lunghi, un abito da amazzone blu, sembrava decisamente carina. Troppo per i suoi gusti, così diventava difficile non ammetterlo a se stesso e non esibire una faccia da idiota se si soffermava a guardarla. "E io credevo ti saresti presentata con un pony" - le rispose, a tono.
Il sole era appena sorto e i due ragazzi si erano trovati fuori dalle mura nord di Londra per la loro galoppata. Jeremy si era svegliato presto e sua madre e suo padre, pur avvertendo la loro preoccupazione, lo avevano salutato senza fargli raccomandazioni e questo lo aveva particolarmente gradito. Orami era grande, era capace di fare tutto da solo e sapeva bene quanto dovesse stare attento a quello che diceva sulla sua famiglia, con la ragazza norvegese. Anche se sempre più, avrebbe voluto parlare da uomo a uomo con suo padre...
Odalyn accarezzò la criniera del suo cavallo. "I vichinghi sanno galoppare alla perfezione".
"Credevo sapeste solo navigare e fare buchi nel ghiaccio per pescare".
Odalyn si esibì in un sorrisetto malefico. "Oh, lo facciamo certo! Con la stessa maestrìa con cui voi inglesi sapete zuccherare e sorseggiare il vostro tè del pomeriggio".
Jeremy sospirò, uno a uno palla al centro in quella strana singolar tenzone fra due mondi opposti. "Comunque come vedi, ho il permesso. E anche tu!".
Lei scoppiò a ridere. "Io ho SEMPRE il permesso!".
"Non lo devi mai chiedere?" - chiese Jeremy, piuttosto stupito.
"Mai". Lo disse sicura ma una fitta allo stomaco la assalì al ricordo dell'ultima discussione con suo padre. Guardò Jeremy e benché fingesse di essere più grande dei suoi quattordici anni, all'idea di donarsi fisicamente a un ragazzo tremava come una poppante. "Mio padre mi permette... tutto...".
"Tutto, tutto?".
"Tutto! Non mi tratta da poppante come fanno i tuoi genitori".
Jeremy spronò il suo cavallo a mettersi in marcia. "I miei genitori non mi hanno mai trattato da poppante" - sbottò, deciso a difenderli - "Mi hanno sempre lasciato scegliere e al massimo consigliato! Lo fanno con me e anche coi miei fratelli più piccoli. Ci spiegano ma ci lasciano fare controllando solo che non ci facciamo male".
Odalyn si incupì, lei una famiglia che la vegliasse e supportasse non l'aveva mai avuta. Sua madre era morta che era troppo piccola per ricordarsela e suo padre... Beh, le priorità di suo padre erano altre e benché le avesse sempre concesso tutto ciò che gli chiedeva, sentiva di non aver mai ricevuto vero amore e supporto da lui. Suo padre era potente, era a conoscenza di tanti segreti di Stato, era temuto ed era abituato a trattare tutti come pedine della sua scacchiera, pedine che muoveva a suo piacimento per raggiungere i propri scopi... Lei era una pedina per lui, forse nemmeno la più importante. Sentì un groppo alla gola ma lo ricacciò giù, accodandosi a Jeremy nella lenta galoppata, decisa a cambiare argomento. "Comunque, non facciamo solo buchi nel ghiaccio per pescare".
Jeremy sussultò. "Cosa?".
"Noi, i vichinghi, i norvegesi. Siamo maestri nella pesca, vero, i nostri uomini sanno andare a pescare i grandi pesci dei mari del nord in mezzo a tempeste e ghiacci ma non c'è solo questo. Siamo un popolo antico, sappiamo riconoscere dal fischio del vento se nevicherà o farà bello, sappiamo vivere i giorni come voi, anche nel buio più totale. Sappiamo anche farci le case col ghiaccio se necessario e sappiamo anche allevare animali per voi sconoscuti come camosci e renne. Sappiamo conciare le pelli, siamo ottimi commercianti e fin da piccoli impariamo a sciare e pattinare sul ghiaccio o non potremmo uscire di casa nei lunghi mesi invernali. La mia Norvegia è bella, la più magica terra del mondo".
Jeremy, incantato da quel racconto, si rese conto che Odalyn appariva diversa quando non si atteggiava a piccola adulta. I suoi occhi brillavano mentre parlava della sua terra, ogni traccia di supponenza spariva e rimaneva soltanto una ragazzina bionda terribilmente affascinante ma non più grande della sua età. "A me piace pescare, sai?".
"Davvero?".
"Sì, a volte con la barca di mio padre esco a pesca quando siamo a casa nostra in Cornovaglia".
"Da solo?".
"A volte sì, a volte con amici, a volte coi miei fratelli".
A quelle parole, Odalyn si oscurò, ricordando bene quale fosse la sua missione e come fosse assolutamente controproducente che lei si rilassasse in amicizia con Jeremy parlando di cose assolutamente inutili. "Coi tuoi fratelli? Sei matto, ti faranno impazzire!".
Jeremy rise. "Oh una volta in effetti ho preso al volo Daisy che si dondolava sul bordo della barca e stava per cadere giù in acqua. Lei ama navigare, vuole fare la piratessa, dice".
Odalyn strinse le redini, Jeremy le stava rendendo le cose facili e un pò le spiaceva mentire e raggirarlo. "Daisy... La vichinga come me?".
Jeremy spalancò gli occhi, tremando. COSA aveva appena detto? "Come, scusa?".
Odalyn, seria e di nuovo padrona della sua autorità, lo guardò in viso avvertendo la sua tensione. Doveva approfittarne... "Sembra così norvegese, assieme a suo fratello gemello. Vichinghi, più che inglesi".
In allarme, Jeremy cercò di non farsi vedere agitato perché sapeva che lei se ne sarebbe accorta. "Una parte dei Poldark nasce bionda. In famiglia ne abbiamo di... vichinghi... Mio cugino Geoffrey Charles, i gemelli e Clowance" - cercò di argomentare.
La ragazzina lo osservò, per nulla convinta dalle sue parole.
E Jeremy in quel momento si rese conto che era un segreto difficile da tenere, soprattutto perché non ne conosceva il motivo e poi perché era palese che non tutti ci avrebbero abboccato. Lui stesso al posto della ragazza non ci avrebbe creduto perché Daisy e Demian erano troppo diversi per essere inglesi e la stessa Clowance, pur bionda, non era somigliante per niente a loro o a Odalyn.
"Li avete adottati e non vuoi dirlo!" - tentò la ragazza.
Jeremy distolse lo sguardo. "Ti ho detto di no!".
"Tua madre allora ha avuto un amante norvegese".
Quelle parole lo fecero diventare rosso di rabbia e se Odalyn non fosse stata una ragazza, le avrebbe tirato un pugno in faccia! Come osava parlare a quel modo di sua madre? Non doveva permettersi, né lei né nessuno al mondo. "Chiedimi immediatamente scusa per quello che hai appena detto!" - le intimò, scuro in volto.
Lei lo fissò senza capire. "Che ho detto di male?".
"Cosa? Come osi parlare così di mia madre?".
"Ohhh...". Come colta da illuminazione, Odalyn si sentì in dovere di spiegare quanto appena detto. Appartenevano a culture diverse e se per un norvegese la fedeltà non rappresentava un valore assoluto in un matrimonio, per gli inglesi la cosa era diversa e quanto aveva affermato era considerato effettivamente scortese verso la madre di Jeremy. "Non volevo offenderla ma da noi, spesso, è ritenuto normale avere amanti anche nel matrimonio".
"Da noi non è così!".
Odalyn sbuffò. "Beh, ti chiedo scusa ma sai, credo anche che tu sia ingenuo. Da quando sono quì, solo una cosa ho capito bene di voi inglesi".
"Cosa?".
Lei alzò le spalle. "Predicate bene a parole ma non siete così diversi da noi... Ai vari ricevimenti ho visto molte donne e uomini dietro a tende o nascosti sui balconi, a flirtare e baciarsi. E non erano i mariti o le mogli legittimi".
Jeremy abbassò lo sguardo, ripensando ai mille turbamenti che lo assalivano circa l'origine dei gemelli, ritrovandosi in parte nelle cosiderazioni di Odalyn. Era grande abbastanza per capire i fatti della vita e che non tutti erano ciò che volevano essere o apparire e che i matrimoni e i rapporti sono cose complicati e spesso non lineari. Ed inoltre, anche pensando alla sua famiglia, anche se era certo della fedeltà di sua madre, non lo era altrettanto di quella del padre perché era stato lui a tornare, da una terra straniera, con quei due bambini di cui non aveva voluto raccontare niente. E se fossero stati il risultato di un tradimento? E proprio questa paura e il dolore che avrebbe potuto provare sua madre lo aveva frenato dall'amare quei due fratellini biondi e a suo modo... imposti. Avrebbe voluto tanto chiedere direttamente a suo padre ma si era sempre frenato per paura, per risentimento, per timore di ferirlo se le cose stavano diversamente e perché... a volte pensava di non essere bravo a parlare con lui come Clowance o Bella o addirittura, i gemelli. Ma questo non lo avrebbe mai ammesso in quel momento, non erano problemi di Odalyn e nonostante tutto, da fratello maggiore, sentiva di dover difendere quei due pestiferi vichinghi. "I miei genitori sono diversi" - disse solo, chiudendo il discorso.
"Come sei burbero!" - borbottò lei. "Quindi non me lo dirai?".
"Cosa?".
"Dove avete trovato quegli strani gemelli!".
"Ahhh, al diavolo! Te l'ho già detto, sono Poldark, Poldark biondi e basta parlare di loro!". E poi partì di nuovo al galoppo cercando di seminarla e chiudere quel discorso. Ormai erano in aperta campagna e l'aria frizzante del mattino, unita all'umidità dell'autunno, punzecchiava il suo viso pulendo tutte le tensioni accumulate.
Presa alla sprovvista ma perfettamente padrona del suo cavallo, anche Odalyn partì al galoppo cercando di raggiungerlo. Era una cavallerizza abile, veloce e abituata a galoppare negli spazi aperti e non le fu difficile raggiungere Jeremy in pochi minuti.
Galopparono fino a che i cavalli non furono stanchi, fermandosi sulle rive di un ruscello.
Rosso in volto, Jeremy scese dal cavallo per portarlo ad abbeverarsi.
E Odalyn fece altrettanto. "Sei bravo a cavalcare. QUASI quanto me...".
Jeremy sorrise, parte della rabbia sbollita durante la galoppata. "Anche tu non sei male, per essere una vichinga".
"Te l'ho detto, sappiamo fare molte cose oltre a pescare salmoni".
Jeremy la osservò, trovandola per la seconda volta assolutamente carina. I capelli, dopo la galoppata, le si erano scompigliati, le guance si erano colorate e ora sembrava più... amichevole e ragazzina. E meno spietata e pericolosa. "E' vero che da voi vivono orsi di colore bianco?" - le domandò, cercando argomenti interessanti ma lontani dai gemelli. In fondo lei arrivava da una terra affascinante e misteriosa e anche se avrebbe considerato infantile la sua curiosità, perché non approfittarne per conoscere di più quel mondo che da quando Daisy e Demian erano arrivati a casa loro, aveva solo potuto immaginare?
Odalyn si sedette per terra. "Sì, gli orsi polari. Vivono a nord, difficilmente si avvicinano alle case e ai villaggi a meno che non siano disperati per la fame e abbiano cuccioli da nutrire. Sono animali bellissimi ma selvatici, letali e pericolosi. Amano il freddo e il ghiaccio".
"Ne hai mai visti?".
"Una femmina con due cuccioli, tanti anni fa, quando con mio padre andai a nord a trovare un signorotto che viveva sui fiordi".
"Sono grandi?".
Lei ridacchiò. "Potrebbero mangiarti in un boccone, inglesino caro".
In fondo anche se spesso lo prendeva in giro, a suo modo era anche un pochino simpatica. "Sei proprio strana!".
"Anche tu!". Odalyn sospirò, stendendosi nell'erba anche se era bagnata di rugiada. Ma quel momento di pace si spezzò quando le venne in mente il padre e che quella non era una cavalcata di piacere. Tremò ma realizzando che non aveva ancora scucito a Jeremy alcuna informazione interessante sui gemelli, doveva farlo parlare in altri modi. E anche se era terrorizzata, lo sarebbe stata di più di suo padre se non ci avesse provato con... ogni mezzo. "Hai mai avuto una ragazza?". Ok, se proprio doveva farlo, quello era il posto ideale. Isolato, fra la campagna e i boschi e dopo tutto... sarebbe durato solo pochi minuti. Avrebbe fatto un pò male ma tanto prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche quel passo quindi tanto valeva farlo con quel ragazzino apparentemente inesperto e poco pericoloso.
Colto di sorpresa da quel cambio di argomento, Jeremy arrossì. "Che ti importa?".
"Così, era per parlare".
"Non ne voglio parlare!".
"E allora sei zitello dalla nascita" - lo sfidò.
Jeremy la fissò stranito, non sapendo bene che dire o fare. Ma poi scelse di essere sincero e di chiudere così il discorso. "No, non ho mai avuto una ragazza".
"Nessuna che ti ha voluto?".
"Forse. O nessuna che ho voluto... Non mi è mai piaciuta nessuna abbastanza da chiederle di essere la mia ragazza".
Lei rise, nervosamente. "Sei un poppante!".
Jeremy prese una manciata d'erba, la strappò e gliela gettò in faccia. "Smettila, nemmeno tu hai mai avuto un ragazzo, vichinga!".
Odalyn si tirò su, mettendosi a sedere. Forse non negare le avrebbe facilitato i passi successivi... "Vero. Ma sono curiosa di provare com'è".
"Com'è cosa?".
"Quello che fanno le coppie. Non ti è mai venuta voglia di provare a vedere cosa si prova? Intendo... cosa si prova quando le coppie di notte si uniscano nel letto...".
Capendo a cosa stesse alludendo, Jeremy divenne ancora più rosso in volto. "Sei matta? Non dovresti essere tanto spudorata e parlare così".
"Che c'è di male? E' una cosa naturale".
Piccato ma anche spaventato da quel discorso tanto da grandi e così stonato nelle parole di Odalyn, Jeremy si alzò in piedi. "Non ho intenzione di parlare ancora, smettila stupida!".
Anche Odalyn si alzò, fronteggiandolo. Poi prendendo tutto il suo coraggio gli cinse le vita, si avvicinò a lui e si appoggiò al suo corpo. "Proviamo, chi lo saprebbe?".
Jeremy avvertì, a quel contatto, il suo corpo che reagiva in un modo inaspettato che lo fece imbarazzare ed arrossire ancora di più... Beh, qualunque cosa Odalyn stesse facendo o volesse, lui l'avrebbe fermata anche se fisicamente... Era curioso, certo. Ma sapeva che era sbagliato per lui e lei e quindi la spinse via. "Non dovresti comportarti così".
"Non ti piaccio?".
"Non... Non è questo, dannazione! Ma dovresti avere rispetto di te e degli altri". Santo cielo, si sentiva un predicatore come zio Sam in quel momento! Ma era quello che sentiva, ci voleva amore o sentimento per certe cose e lui non li provava e anche se fosse stato, era ancora presto per... quello... Era qualcosa che riteneva ancora del mondo dei grandi e si sentiva di non farne parte e che anche per Odalyn doveva essere così.
Odalyn provò ad avvicinarsi. "Non lo direi a nessuno".
"Non mi importa".
"Perché, Jeremy? Sei così bigotto?".
Lui abbassò il capo, imbarazzato. "No, ma non mi piace fare del male alle persone. E ti farei del male e tu ne faresti a te stessa. Forse dirai ancora che sono un poppante e sì, lo sono perché penso che per questo siamo troppo giovani. Soprattutto tu!".
"Ohhh". Odalyn arrossì e in quel momento si sentì come se quel giovane ragazzino inglese quasi sconosciuto si preoccupasse per lei più di suo padre. Lo guardò in modo diverso e le gambe le tremarono perché nessuno si era mai preoccupato così per lei e questo la metteva in una brutta situazione. Eppure provò gratitudine perché un ragazzo qualsiasi ne avrebbe approfittato mentre Jeremy no, era diverso, era come se avesse capito quanto ancora si sentisse piccola per un passo del genere. Ma in fondo di che si stupiva? Era un bravo ragazzo che prooveniva da una famiglia unita che lo aveva cresciuto bene e gli aveva inculcato princìpi che a casa sua nemmeno esistevano, come il rispetto verso gli altri. "Mai, mai? Mai lo farai?".
Jeremy salì a cavallo. "Non ho detto questo. Non lo farò ora, con te".
"E un giorno?".
"Sì, un giorno lo farò".
"Con me?".
Jeremy le indicò il cavallo. "Monta in sella, ti porto a casa".
"Non mi hai risposto" - obiettò lei.
"Non so che dirti".
Odalyn si voltò e sorrise. Il fatto che questo la terrorizzasse non le impedì di pensare che un giorno non sarebbe stato affatto così e le sarebbe piaciuto scoprire l'amore con lui. "Non è un no?".
"Monta a cavallo".
"Non è un no!". E incurante di quello che suo padre avrebbe detto - per una volta non le importava - gli ubbidì. E mentre montava a cavallo iniziò a pensare e a considerare il fatto che non le piaceva il doppio-gioco che era costretta a portare avanti per suo padre e che se Jeremy era stato onesto e protettivo con lei, doveva fare altrettanto senza ingannarlo. Ma non sapeva come e suo padre era troppo potente per combatterlo apertamente. Doveva trovare un modo per non alterarlo ma allo stesso tempo per non mettere in pericolo i Poldark. Doveva pensare a un sacco di cose, una volta a casa...
Jeremy non lo poteva sapere ma aveva fatto accelerare i battiti del cuore di quella apparentemente fredda vichinga. E forse con la sua scelta, aveva trovato una valente alleata alla causa della sua famiglia.
  
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