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Autore: CatherineC94    20/10/2021    1 recensioni
«Allora, questo lavoro…» inizia il piccolo Doge.
«Questo lavoro è una grana terribile» sbraita quello strambo di Moody.
«Questo lavoro mi sta facendo esplodere quaggiù, dove non batte il sole» sputa invece rauco Aberforth facendo capire che la sua presenza è un chiaro obbligo da parte di quel tonto di suo fratello.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aberforth Silente, Alastor Moody, Albus Silente, Elphias Doge, Gilderoy Allock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie '#Aberforth'
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Rotelle che non girano


Aberforth li osserva torvo.
Sono spaparanzati sui suoi preziosi sgabelli, con lo sguardo perso in vuoto tipico delle loro menti vagabonde.
«Allora, questo lavoro…» inizia il piccolo Doge.
«Questo lavoro è una grana terribile» sbraita quello strambo di Moody.
«Questo lavoro mi sta facendo esplodere quaggiù, dove non batte il sole» sputa invece rauco Aberforth facendo capire che la sua presenza è un chiaro obbligo da parte di quel tonto di suo fratello.
Moody schiocca la lingua ammonitore, mentre Doge si ritrae impaurito.
«Non mi guardare così vecchio strambo, questa faccenda mi mette i brividi e poi viaggiare con questo tizio mi disgusta» ribatte Aberforth indicando Elphias che strizza gli occhi come un pesce lesso.
«Che significa questo Alastor?» piagnucola.
«Aspetta, Doge» risponde Moody.
«Ma io voglio capire!» urlacchia quello.
«E stai un po’ zitto, ignobile Doge» gracchia Aberforth afferrando la mantella abbinata al kilt ed uscendo imperioso.
«Aspetta, dannazione!» dice Alastor.
«Sembra una primadonna» mormora Elphias afferrando il cappello da viaggio.
«DOGE» è l’urlo di Aberforth.
 
 
«Questo è il posto?».
Moody si guarda intorno, l’occhio che si muove febbrile; Doge invece saltella come un forsennato.
«Tieni fermo quell’aggeggio, sto per rimettere il pranzo» dice irato Aberforth.
«Dovresti mangiare più leggero» consiglia come una mamma coniglio Elphias.
«Non mi dire che ti sei divorato la capra» aggiunge provocatorio Alastor.
Aberforth grugnisce irato, avvicinandosi con grandi falcate ed alzando per la collottola l’auror.
«Non ti azzardare, lascia stare la mia capra» lo minaccia.
Alastor alza gli occhi.
«Ma chi te la tocca, quell’ammasso di cattiveria e di peli! L’altro giorno è scappata via con la mia gamba, l’ho cercata per mezzo villaggio!» aggiunge.
Aberforth ride di gusto con gli occhi ricolmi di affetto, posandolo a terra ed ammettendo:« Le piace scherzare, lei è fatta così».
«Ci siamo gente, ecco il tizio!
I due si voltano, davanti a loro si ritrovano il famosissimo Gilderoy Allock.
«Sembra un maiale con la parrucca» dice Aberforth.
«Non capisco perché Albus voglia che noi lo seguiamo…» aggiunge Moody meditabondo.
«Perché a quest’ora mentre lavora a maglia starà ridendo come un sadico stupido che gioisce a fare il capitano supremo del mondo» sussurra furente Aberforth.
«Ma chi è Gilderoy Allock?» chiede Doge.
 
 
«Signori, signori uscite da quel posto scialbo..non c’è bisogno che celiate la vostra presenza al meraviglioso Gilderoy» dice quell’essere ignobile, aprendo le braccia come una ballerina.
«Tutta colpa tua, questo cespuglio non poteva nasconderci» esclama Alastor, avvicinandosi circospetto.
«Ha una mantella appariscente» accusa Doge.
«Te la faccio ingoiare intera» lo avverte furioso Aberforth.
«Suvvia, suvvia vi prego. So che può sconvolgermi la mia presenza, ma dovete abbracciarvi ed essere sempre amici. Io voglio solo la pace per questo mondo!» dice melenso il tizio.
Aberforth sente che uno strano ticchettio sta per annunciare un’esplosione di rabbia che non riesce in alcun modo ad arginare. Le mani gli prudono, ormai è convinto; le uniche rotelle che quel tizio possiede nemmeno gli girano.
«Senti, tu» inizia Alastor, tentando di mettere ordine a quella situazione.
«Allock, il famosissimo Allock» cinguetta.
«Si vabbè, senti un po’ ho visto che frequenti posti troppo equivoci. Come mai?» chiede sospettoso Moody.
«Tutti devono avere la possibilità  di conoscermi, anche i meno fortunati!» esclama lo sciroccato.
«Oh» balbetta Doge ammirato.
Aberforth prova a respirare forte.
«Ascolta, devi dirmi per filo e per segno chi sei e da dove vieni» lo intima Moody.
Quello fa una strana piroetta, muove il mantello come un folle e accarezza ammiccante il viso di Alastor.
«Tu sei meraviglioso così come sei, amico non sentirti mai inferiore. Ti aiuterò io, a migliorarti. Sì, solo io, Gilderoy Allock posso aiutarti!» urla felice.
«Lei è un grande uomo, signore! Mi farebbe un autografo?» strilla Doge con le lacrime agli occhi.
«STUPEFICIUM!!!».
Le rotelle in testa di Aberforth girano rapide, mentre lui ripone la bacchetta nella tasca destra del kilt.
«Se apre di nuovo bocca, la sua carcassa la divorerà la mia capra».
 
 
 
«Aggredire così il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure…».
Aberforth alza lo sguardo.
«Dovresti ringraziare che non aggredisco te, stupido essere» grugnisce schietto.
Albus incrocia le dita, trattenendo una risata mentre nella sua mente immagina la scena.
 
 
 


Note.
Fatevi una bella risata, per questo l’ho scritta!
 
 
   
 
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