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Autore: ShawnSpenstar    21/10/2021    0 recensioni
Un nuovo campionato mondiale di Battle Spirits alle porte, il primo anno di liceo, strani eventi che accadono all'interno del piccolo mondo della sua cittadina, una sorellina da proteggere, una situazione familiare non più perfetta; tutto nella vita di Hajime Hinobori, studente e duellante di quindici anni sta cambiando. Inseguendo il sogno di diventare campione mondiale, si imbarcherà con gli amici di una vita in una grande avventura che forse potrà farne ben più che un duellante migliore.
Pronti per una nuova storia nel mondo di BS, tra sport, avventura e momenti di grande demenzialità?
Varco apriti, energia!
Genere: Avventura, Demenziale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il gunslinger
 
 
 
Il grande evento che sconvolse gli appassionati di Battle Spirits nel periodo che, dal punto di vista scolastico, corrispondeva alle vacanze estive: il futuro campionato mondiale, da svolgersi in settembre dell’anno venturo, si sarebbe svolto a Parigi, città che aveva vinto la candidatura dopo un lungo testa a testa con New York.
 
Per Hajime, al contrario, i tre mesi che seguirono il torneo interscolastico furono tra i più normali avesse mai vissuto; una novantina di giorni o giù di li che portarono condussero i calendari dalla fine di giugno alla fine del primo semestre di liceo, giorni ritmati sempre da una stessa insolita filastrocca: divertimento vacanziero, poche sfide di Battle Spirits e un (per lui) insolito impegno nello studio; rapidamente questo ritmo d’eventi divorò il tempo che separava i ragazzi dal ritorno in classe, a settembre, e poi dal primo reale appuntamento con la “stagione sportiva”: il torneo regionale del blocco rosso.
 
La situazione, a due giorni dall’inizio delle qualificazioni, era ancora più strana: non toccava il mazzo da due giorni ed aveva dedicato diversi giorni interamente allo studio, più o meno come durante l’estate ma portato all’estremo; eppure non era questo a farlo pensare.
Il vero “problema” era che lui nemmeno si era accorto che mancassero solo due giornate al gunslinger e, se non fosse stato per una casuale occhiata al calendario, forse non se ne sarebbe mai nemmeno ricordato. Non aveva senso, gli era sempre importato solo ed esclusivamente di Battle Spirits e gli ultimi eventi, in particolare la comparsa di questo Kawashima e la scommessa che aveva fatto con i suoi amici, avevano dato nuovo interesse ad una competizione troppo semplice per le sue qualità attuali; eppure non si sentiva minimamente eccitato ed erano ormai tre mesi che non faceva altro che pensare a quanto le sue giornate fossero BANALI.
 
Hajime Hinobori non aveva mai, in vita sua, ritenuto Battle Spirits banale.
 
-Certo che, in confronto a quel giorno all’università…-
 
Quel suo pensiero lo colpì: perché in un momento come quello pensava all’università; un giorno così lontano, di cui aveva detestato ogni minuto e più di tutti aveva detestato suo padre che era tornato solo per costringerlo a visitarla.
Le sole cose positive di quel giorno erano state la sua collocazione temporale (il penultimo giorno prima del break) e l’inaspettato incontro con Tegamaru, che non aveva più rivisto dai tempi del loro duello segreto, con annessa la discussione che con lui aveva avuto riguardo ai nuovi duellanti che l’altro aveva incontrato girando per il mondo come reggente del ramo principale della sua casata e rappresentante, sotto tutela, dell’impero Tanashi. Non vedeva l’ora di incontrare e affrontare quei duellanti a cui l’amico aveva accennato.
 
-Non dire idiozie, non è stato così male incontrare il maestro di papà e sentirlo raccontare le sue storie; e ti è piaciuto anche incontrare quel ragazzo, Nakamura, ti ha fatto fare una figura di merda, vero, ma era un tipo davvero in gamba-
 
Ancora una volta, al suo corpo parve di subire un violento colpo: cosa diavolo succedeva alla sua mente, si era preparata specificatamente per creargli problemi? Che poi, lui che metteva “mente” e “problemi” nella stessa frase: il mondo si stava ribaltando.
 
-Intanto ci hai parlato più di un’ora col rettore Minamoto, più di quanto tu abbia fatto con Tegamaru-
 
E chi se lo ricordava quello.
 
Ancora immerso nei pensieri, il ragazzo con la fascetta uscì di casa e si mise in cammino per raggiungere il club di Mika, convinto che l’aria del luogo l’avrebbe aiutato a trovare una risposta alle tante (troppe) domande che affollavano la sua testa; doveva assolutamente trovare il modo di resettare completamente, ripartire da zero e recuperare la tranquillità o non sarebbe mai stato in grado di tenere fede al patto siglato con gli amici.
 
-Va bene la scommessa- si disse -ma io devo vincere-
 
Assurdo, grazie alle boiate di suo padre ora era diventato anche un risultatista.
 
Accelerò improvvisamente il passo per raggiungere il suo personale traguardo il più in fretta possibile, avrebbe fatto qualunque cosa per levarsi tutte quelle stupide pressioni di dosso e, anche se non era certo di cosa potesse trovarvi, qualcosa gli diceva che il club era il posto giusto in cui cercare; era sempre stato la sua personale panacea.
Come da lui sperato, la durata del tragitto si contrasse fino a sparire in pochi minuti; entrò nell’edificio senza nemmeno controllare la porta e… lo spettacolo fu straniante; ok che si trattava di un giorno senza eventi particolari e senza scuola, ma era certo di non aver mai visto il club di Mika Kisaragi così vuoto nemmeno nei giorni di piogga… non c’era nemmeno Mika!!
 
“Ciao Hajime, ti servo qualcosa?” domandò una voce nota, ma inattesa, lì accanto
 
“Signor Arata? Che ci fa dietro il bancone?!”
 
“Il barman, che domande” replicò il campione con nonchalance
 
“L’avevo intuito” sibilò l’altro, sbuffante “intendevo dire che… cioè, quello che volevo… si insomma, come mai fa il barman?”
 
“Mika si è dovuta assentare per un incontro improrogabile con i fornitori e così ho deciso di tenerle il locale”
 
“Ah, ho capi… aspetta, INTENDE DIRE CHE MIKA NON SA CHE SIETE QUI?!!!”
 
“Non ne ha la minima idea” confermò Yakushiji, estraendo da un mazzo piuttosto voluminoso due chiavi “e ovviamente non sa nemmeno di questa copia della sua chiave di casa che ho fatto parecchi anni fa”
 
Con tutta la forza di cui era capace, il ragazzo si trattenne dal far notare quanto la cosa suonasse come minimo ambigua, non che fosse un argomento su cui potesse definirsi ferrato però… diciamo che l’impressione era quella.
Optò per un cambio di argomento, ovviamente Battle Spirits, ma capì immediatamente di non saper da dove iniziare.
 
-Gli propongo un duello? No probabilmente rifiuterebbe; allora potremmo parlare della prossima saga? Dubito che abbia questo genere di informazioni; e se chiedessi dei consigli? Sei un vicecampione mondiale cazzo, un po’ d’orgoglio-
 
Mentre nella mente del giovane infuriava questo strano tipo di duello, l’ex campione del mondo estrasse il telecomando dal cassetto sotto la postazione della cassa e accese il teleschermo, già settato sul canale di BSTV; per il ragazzo fu l’illuminazione, era da lì, da quel giorno e da quell’annuncio che era cominciato tutto e se c’era qualcuno che poteva saperne di più, beh quello era senza dubbio Arata.
 
“Signor Arata, ma lei, quando l’hanno intervistata per… si, per lo speciale… lei lo sapeva?” domandò con una titubanza non da lui
 
“Sapevo cosa?” ribatté l’altro
 
“Del motivo per cui volevano girare lo speciale” provò a spiegarsi meglio “insomma, del ritiro”
 
“Oh, intendi quello” fece laconico l’uomo “beh… si, ne ero a conoscenza… sia io che Mika in realtà”
 
La notizia lo lasciò un po’ interdetto, Mika lo sapeva? Se cosi, perché gli aveva consigliato di guardare quell’evento? Come sperava che prendesse quella notizia?
 
Ancor più pieno di domande, si sedette ad uno dei tavoli e alzò la testa con scarsa convinzione in direzione della televisione; quasi subito l’improvvisato barista si presentò allo stesso tavolo con una sedia in una mano e un vassoio con due bicchieri nell’altro e con lo sguardo fece segno al duellante di prenderne uno.
Parzialmente rincuorato, il ragazzo fece per afferrare il bicchiere pieno di una ignota bibita gialla subendo però un’immediata occhiata di rimprovero da parte dell’altro.
 
“Non ti conviene, quella è birra” spiegò
 
Quasi intimidito, il ragazzo ritrasse la mano dal bersaglio sbagliato e la direzionò verso il bersaglio che gli spettava; sorseggiò avidamente, nonché con una certa cautela, la bevanda scelta dall’improvvisato barman che, contro le sue basse aspettative, si rivelò niente male. Aveva un futuro dietro il bancone, dopo il ritiro.
 
Si maledì immediatamente di aver ripensato a quella storia.
 
L’assai meno irrequieto campione del mondo si sedette accanto a lui afferrando a sua volta il bicchiere di birra; lo vuotò in pochi secondi, riportò entrambi i recipienti, e il vassoio, al bancone e tornò a sedersi (in realtà praticamente si sdraiò) sulla sedia accanto a quella del ragazzo.
Il giovane non si era mai sentito così in vita sua, era seduto al tavolo del club di Mika con il suo idolo di sempre con cui aveva sempre dialogato con naturalezza e serenità e il tutto in un locale completamente deserto, eppure non riusciva a proferire verbo…
 
…. O meglio, non riusciva a pensare ad un altro argomento di conversazione che non fosse quello che ormai lo ossessionava.
 
“Ho saputo che il tuo amico Manabu è stato sconfitto al torneo tra scuole” esordì, sorprendendo il giovane “deve aver incontrato un avversario davvero notevole”
 
Hajime rimase interdetto qualche secondo, gli occhi fissi sul viso comprensivo dell’adulto che sembrava volerlo invitare, con lo sguardo, a liberarsi un po’ la mente.
 
“Beh si, non l’ho incontrato di persona, ma ha battuto sia Masaki sia il presidente”
 
“Ha sconfitto un altro tuo conoscente? Non me l’avevano detto questo” fece l’altro decisamente sorpreso
 
“Credo l’abbiano fatto perché lei non lo conosce, per cui anche le avessero detto il nome per lei non avrebbe avuto nessun significato” provò a ipotizzare lo studente “Masaki era mio compagno di classe fino alla fine del primo anno delle medie, già allora aveva un mazzo ma non aveva mai trovato il coraggio di sfidare un avversario vero”
 
“Ah, allora non eravamo poi così diversi”
 
Hajime rise. Se non l’avesse detto lui stesso in persona, difficilmente la sua mente avrebbe mai pensato di accostare Masaki Igarashi, l’unico ragazzo al mondo più imbranato di Kataru, e il grande campione Arata Yakushiji, specie in ambito di Battle Spirits.
Eppure, ripensandoci bene, aveva ragione; agli assoluti inizi della sua sfavillante carriera nel mondo di BS, perfino il grande Arata poteva vantare più duelli giocati contro se stesso che contro altri, poi per fortuna (o sfortuna, vedete voi) arrivò Izumi Rollerthough Junko, e, a dirla tutta, financo lui poteva dire di aver iniziato in modo simile.
 
In fondo forse, tutti loro, anche quelli che il gioco l’avevano inventato, avevano iniziato nello stesso.
 

 
Significava forse che avrebbero anche finito tutti nello stesso modo?
 
Scosse cautamente la testa; non era quello il momento di perdersi di nuovo in quei pensieri, lo doveva a quell’uomo che aveva scelto di spendere parte del suo tempo per parlare on lui… a differenza di qualcun altro, a cui più di ogni altro non avrebbe dovuto pensare.
 
“Comunque deve essere migliorato tanto” sentenziò il ragazzo con la fascetta “pensa che quando duellò con me, ed era il suo primo duello, arrivò a mostrarmi le carte che aveva in mano per chiedermi cosa avrebbe dovuto fare… nella sua prima mano”
 
“Ahahahah, fantastico” sghignazzò l’altro per poi domandare scherzosamente “e tu che cosa gli hai detto di fare?”
 
“Ma nulla ovviamente!!” sbraitò divertito
 
“Gli hai detto di passare la mano? Non mi aspettavo un gesto così vile da te”
 
“No cioè… non gli ho detto… si insomma, non volevo… oh, diamine”
 
“Ahahahahah, n-non puoi ne-nemmeno immaginare quanto se-sei ro-rosso i-in questo momento”
 
“Lei si calmi, piuttosto” sbuffò Hinobori “se continua a ridere così soffocherà… o forse potrebbe venirle un infarto, alla sua età”
 
Per qualche secondo parve che il citato infarto stesse davvero per cogliere l’ex campione del mondo, ebbe quasi un mancamento e barcollò così vistosamente che Hajime stesso dovette allungarsi per cercare di sostenerlo… esattamente quello che l’altro voleva.
Con una poderosa spinta dalla punta dei piedi, l’uomo si lanciò letteralmente addosso al suo interlocutore, disarcionandolo dalla sedia e facendolo cadere per terra in sua compagnia; tornò a ridere a squarciagola quando si rese conto che, tra le altre cose, lo scherzò era riuscito così bene da strappare ad Hajime uno spaventatissimo urlo da ragazzina che, certamente, gli aveva fatto ringraziare tutti i kami che il locale fosse vuoto.
 
“Non ti azzardare mai più a darmi del vecchio!” sibilò, tanto fintamente minaccioso quanto veramente divertito
 
“Mica è colpa mia, si lamenti con la sua carta d’identità” replicò istintivamente, sorprendendosi poi immediatamente di quanto le sue risposte d’impulso fossero più creative e intelligenti
 
-Merda, forse ha ragione Kimari-
 
“Non inizierò di certo io a lamentarmi di lei” scherzò di nuovo il castano “nessuno l’ha mai fatto, chiedi a Mika per informazioni”
 
“Ma se lei non ci ha mai combinato niente con la sorellona Mika”
 
Il campione impietrito, come freddato da un colpo di pistola.
 
“Tu… cioè, tu hai capito quello che ho detto?”
 
“No, ma Kimari mi ha detto che l’avresti detto, prima o poi, e che quando fosse successo avrei dovuto rispondere così”
 
“Ah… eee non ti ha detto… nient’altro?”
 
“Che, cito testualmente, non avrei capito nulla di ciò che avresti detto, visto che sono una verginella, ma anche che non era importante
 
“Ne sono felice” disse l’adulto, chiudendo quella questione “ora però torniamo indietro, mi stavi dicendo di questo nuovo avversario, come si chiamava?”
 
“Kawashima” rispose il ragazzo con la fascetta “Yukio Kawashima, pare sia del nostro stesso blocco”
 
“È del blocco rosso?! Wow, il torneo si annuncia più difficile del previsto allora”
 
“A quanto pare si” fece Hajime abbastanza rassegnato “non che io possa dirlo con certezza visto che non lo conosco… beh, per la verità nessuno di noi lo conosce, solo Chihiro”
 
“Aspetta un attimo” lo interruppe l’altro cercando di fare mente locale “stai dicendo che nessuno l’aveva mai visto duellare prima d’ora?”
 
Il ragazzo ci pensò un po’ su; non era solo una questione di duelli, nessuno, ad eccezione appunto di Chihiro, aveva mai nemmeno sentito nominare il giovane in questione, non esistevano né precedenti sui suoi duelli né documenti o pagine web che descrivessero i suoi schemi o le sue strategie.
Praticamente era come se fosse “nato” pochi giorni fa.
 
“È impossibile che un novellino al terzo duello della sua vita sconfigga Manabu!” sentenziò Arata con un tono che non ammetteva repliche… a cui, tuttavia, il giovane replicò lo stesso
 
“Beh, Manabu ha detto che non ha nessuna carta burst e che per questo non è riuscito ad evocare Guerriero Sai…”
 
“Non può essere tutto qua” affermò con una certa sicurezza “fidati di me, quel ragazzo non è un dilettante; avete provato a chiedere qualcosa a Chihiro?”
 
“Non ci dice nulla più di ciò che ha già detto” ribatté prontamente “che ha frequentato le stesse elementari private di alto rango perlomeno fino al quinto anno, che era suo amico e che la sua famiglia è estremamente ricca”
 
Arata soppesò con cura quelle parole; era evidente che Chihiro fosse la chiave per carpire informazioni riguardo a questo nuovo avversario, ed era altrettanto evidente che ci fossero cose la ragazza non voleva dire.
Decise, da vero gentiluomo qual era, di non approfondire ulteriormente la faccenda, erano questioni di Chihiro, che interessavano lei e solo lei e ne avrebbe parlato quando l’avrebbe considerato necessario; si prese qualche secondo per fare mente locale e organizzare il nuovo discorso, in fondo c’erano molti modi in cui poteva aiutare.
 
“Va bene” concluse l’uomo estraendo il suo deck dal portamazzo “se vuoi possiamo provare a mettere a punto una strategia?”
 
“E come posso idearla, non so che stile di gioco abbia questo Kawashima”
 
“I tuoi amici però hanno assistito ad almeno due suoi duelli” osservò l’ex campione del mondo “ti avranno pur dato qualche informazione”
 
Il ragazzo passò in rassegna l’archivio della sua memoria alla ricerca delle informazioni richiestegli, scandagliò ogni angolo dell’enorme sezione dedicata a BS all’interno della sua personale biblioteca mnemonica; nulla, gli sembrava di non ricordare nulla.
Provò a chiudere gli occhi, nel tentativo di concentrarsi di più ma senza sortire l’effetto sperato; stava cominciando a spazientirsi, non aveva mai impiegato tanto tempo per ricordare qualcosa legato a Battle Spirits, la sua mente era offuscata da memorie e pensieri di cui non aveva bisogno ed era tutta colpa di suo padre, di Mika, di Kimari, di tutti.
 
Perché erano tutti così sbagliati?
 
-Sbagliati…-
 

 
-Ma certo, ora ricordo-
 
“È un utilizzatore di brave, il suo colore preferito è il bianco e il suo spirit chiave è Strike-Siegwurm Drago della Luce Lunare
 
“Un buon punto di partenza” commentò Arata “posso chiederti perché ci hai messo così tanto”
 
“Potrà sembrarle strano, ma non mi ricordavo cosa mi avevano detto i miei amici su di lui” spiegò Hajime “poi però mi è venuta in mente una cosa che mi aveva detto il presidente su di lui e, a quel punto, mi sono ricordato praticamente tutto”
 
“Manabu ti aveva detto qualcosa, che cosa di preciso?”
 
“Che una caratteristica di questo Kawashima è la sua capacità di spingerti a fare scelte sbagliate durante l’incontro” rispose il ragazzo “in particolare, il presidente lo disse riguardo all’evocazione di Guerriero Saigord Eroe d’Acciaio: giocando il turno successivo a quello della sua distruzione, il presidente decise di prendersi un po’ di tempo per valutare la situazione e gli bastò un istante per notare che il mazzo di Kawashima era già parecchio ridotto; non c’era alcuna fretta di evocare Guerriero Saigord, Manabu non aveva nemmeno subito chissà quali danni alle sue vite, eppure lui si sentì in dovere di farlo il più in fretta possibile”
 
“Risultato: Guerriero Saigord negli scarti senza poter ferire colpo e Manabu sconfitto in duello” concluse l’altro “cazzo, mica male il nostro Kawa… aspetta un attimo, hai detto che è di famiglia ricca, giusto?”
 
“Ricca ma non di antica tradizione” specificò “questo è quello che ha detto Chihiro… chissà perché poi”
 
“Allora forse lo conosco… cioè, non di persona, non l’ho neanche mai visto duellare ma ho già sentito parlare di lui” raccontò Arata, decisamente entusiasta “qualche mese fa, su BSTV, fecero un programma di presentazione di alcuni duellanti recentemente giunti alla ribalta e, tra questi, ricordo un ragazzo biondo tuo coetaneo proveniente da una delle famiglie più ricche della nazione che era citato come un duellante dalle grandi capacità”
 
“Strano che mi sia sfuggito, di solito guardo sempre ogni evento di BSTV”
 
“Beh, io non ne sono sorpreso, in fondo ti stavi preparando all’inizio del liceo”
 
“Giusto, mamma ultimamente è diventata fin troppo insistente per queste cose” sbuffò il castano con malcelato fastidio
 
Arata sospirò leggero, coprendosi discretamente con la mano per non far vedere né la bocca né l’espressione sconsolata dei suoi occhi; non stava certo a lui discutere riguardo a certe cose, c’erano persone più indicate e lui era lì per un’altra ragione.
 
“Torniamo al nostro discorso” sentenziò chiudendo ogni divagazione “se si tratta di lui allora ti… anzi vi conviene pensare a varie strategie generiche contro un mazzo bianco; anche se avete solo informazioni vaghe, ci sono delle tattiche che possono funzionare a grandi linee contro ogni mazzo di quel colore”
 
“Una tatt… ma davvero lei ritiene che sia necessario?”
 
“Hajime” fece con voce profonda e sicura “ricordo bene quel focus; il tuo “amico” era classificato come duellante di massimo livello su scala nazionale”
 
Il suo interlocutore lo guardò con aria interdetta.
 
“È appena al di sotto della qualifica internazionale e questo, probabilmente, solo perché non ha mai duellato fuori dal paese” spiegò ancora il castano “questa qualifica non è una legge immutabile e non lo rende scientificamente più forte, per carità, ma il suo livello è superiore a quelli di gente che ben conosci e che consideri avversari degni”
 
“Tipo?”
 
“Non sono sicuro su tutti, ma ricordo che Kobushi Nigiri ha una qualifica nazionale di livello basso” cercò di ricordare Arata “le stesse Chihiro e Kimari raggiungono alla meglio un livello medio alto, per non parlare di Kouta e Kataru per cui addirittura bisogna scendere alla qualifica regionale”
 
“Sarebbe più forte di loro due? E cosa vogliono dire “qualifica” e “livello”?”
 
“Sono, per farla breve, ciò che resta del sistema che, prima dell’invenzione del campionato mondiale, decretava il numero uno in Battle Spirits” sorrise l’uomo afferrando un foglio di carta e estraendo una penna da una tasca della sua giacca color argilla “il caro vecchio ranking”
 
“Cos’è un ranking?”
 
“Vuoi dire cos’era” affermò Arata prendendo in mano la penna e iniziando a scarabocchiare e disegnare sul foglio
 
In pochi minuti l’ex campione del mondo riuscì a tracciare un grande schema che rappresentasse in modo esaustivo la situazione precedente: ogni nazione avente una federazione di Battle Spirits, poteva disporre di un circuito nazionale di tornei ufficiali, utili per guadagnare punti per il cosiddetto ranking nazionale; i tornei esterni alla propria nazione, invece, assegnavano punti per il ranking internazionale, valevole per la leadership mondiale che tuttavia poteva essere ottenuta solo battendo in duello il precedente numero uno.
 
“Oggi il ranking per nazioni, l’unico esistente, serve solo a decidere il numero di duellanti che esse inviano al mondiale (da uno a tre) e quasi tutti quei tornei sono stati soppressi” concluse “ma ci sono dei termini, magari diversi nella forma ma simili nella sostanza, che ancora oggi vengono usati e che derivano da quel sistema: la qualifica è il termine con cui si indica il valore, o rilevanza, di ogni duellante (internazionale, nazionale, regionale e locale); il livello, invece, specifica l’abilità del duellante (minima, bassa, medio bassa, intermedia, medio alta, alta, massima) all’interno della relativa qualifica. Mi sono spiegato bene?”
 
“Perfettamente signor Arata!” rispose l’altro, entusiasta di aver scoperto qualcosa di nuovo sul suo amato gioco “sa non la facevo così bravo a spiegare le cose”
 
“Beh, è il mio lavoro”
 
Hajime lo guardò interdetto, come se non avesse capito ciò che il suo interlocutore gli diceva; avrebbe voluto fare la domanda, ma per fortuna Arata lo intuì prima e gli evitò quella che Kimari avrebbe chiamato una “classica figura di merda alla Hajime”.
 
“Intendo dire il mio vero lavoro” disse d’istinto l’adulto, tra i sorrisi “forse un giorno vi ci porterò”
 
A sua volta, Hajime sorrise con poca convinzione; non era così sicuro di voler visitare il luogo del “vero lavoro” di Arata, era, per lui, più bello immaginarlo sempre lì, al club di Mika, a parlare con i giovani duellanti e a continuare a flirtare con la proprietaria; così era sempre stato e così doveva continuare ad essere.
Sapeva tutto quello che c’era da sapere sul suo più grande idolo, tutto il resto era superfluo.
 
“La ringrazio molto signor Arata” concluse Hajime fermandosi per qualche secondo sull’uscio “mi è stato di grande aiuto”
 
“Figurati ragazzo mio; come ti ho detto, è il mio lavoro”
 
 
 
La fermata del treno era più deserta che mai in quel giorno, al punto che Hajime riusciva da li a sentire i rumori che il vento e i passanti producevano nelle vie circostanti; non gli era perfettamente chiaro il perché ci fosse arrivato, in fondo era ancora molto presto, ma da qualche parte sentiva che doveva trovarsi li, che stava per accadere qualcosa di speciale.
 
“Ehilà Hajime!”
 
E qualcosa di speciale accadde; il ragazzo si voltò e vide il viso sorridente e rilassato di Toranosuke Hatsuyama, il presidente del club di ingegneria.
 
“Tora-senpai?! Cosa ci fa da queste parti?”
 
“Beh, a parte viverci…”
 
“I-intendevo a-alla fermata” balbetto Hajime imbarazzato “credevo che lei abitasse in centro”
 
“In realtà sono più verso fuori città” spiegò l’altro “non vivrò in periferia come la tua famiglia, ma non sono così distante: casa mia è dalle parti del parchetto, nella seconda traversa perpendicolare alla via che costeggia i giardini dal lato del campo di calcio; la mia è la casa che, partendo dal parco, si trova in fondo alla via”
 
Il giovane trasalì per un brivido per poi stringere le spalle cercando di farsi piccolo piccolo e di non far vedere all’altro l’imbarazzo che provava in quel momento, peraltro piuttosto giustificato visto che la strada che gli aveva appena descritto era LA STESSA in cui abitava la famiglia di Kimari; la sua mente ripensò a quante volte il suo superiore doveva averlo incrociato e magari riconosciuto, e lui non si era mai accorto di nulla.
 
“Scusi” sussurrò con voce quasi impercettibile
 
“Non hai nulla di cui scusarti” lo rassicurò il senpai, facendogli capire che aveva intuito i suoi pensieri “solo, la prossima volta che vieni da me, mettiti almeno la fascetta, senza quella e con addosso la divisa del liceo invece dei tuoi soliti vestiti blu a momenti non ti riconoscevo”
 
 Quasi d’istinto il ragazzo si toccò la fronte, a sincerarsi della presenza dell’indumento, generando nell’altro un moto d’ilarità irrefrenabile a cui lui non poté fare a meno di aggiungersi; almeno, dalle sue parole e dalla sua reazione, qualcosa aveva capito: il senpai lo conosceva, di vista, da molto prima del loro incontro di due mesi prima.
Insieme, i due presero la linea cittadina e raggiunsero la zona periferica dove, alla penultima fermata, il presidente del club di ingegneria smontò raggiungendo la banchina; prima che il treno potesse ripartire, però, il ragazzo fece cenno ad Hajime di scendere a sua volta e seguirlo.
 
“Tranquillo, ho già pensato a chi ti accompagnerà a casa” affermò
 
Convinto da quelle parole, il primo anno abbandonò il mezzo e venne dietro al suo senpai; sempre affiancati, i due si immersero in un dedalo di vie e incroci che parve, inizialmente, disorientare il minore, almeno fino al momento in cui i suoi occhi non scorsero una breve via laterale, poche case ma una in particolare che non poteva non riconoscere.
 
Pensò che ci fosse qualcosa di strano, Tora-senpai gli aveva chiesto di scendere alla fermata sbagliata e poi se ne andava a casa sua? Non aveva nessun senso, ci doveva essere per forza qualcosa che gli sfuggisse.
E infatti, il momento successivo, gli fu tutto più chiaro: Tora non se n’era affatto andato, era semplicemente rimasto indietro dopo che lui aveva accelerato il passo per raggiungere casa di Kimari e lui, sapendo che la prima casa era la sua, si era creato da solo quell’idea.
 
“È al parco che dobbiamo andare” disse puntando l’indice dritto avanti a se
 
Hajime guardò un istante verso la dimora dei Tatsumi, osservò il giardino in cui aveva campeggiato per quasi un anno e scrutò le finestre aperte; una luce calda e accogliente sembrava avvolgere tutta l’area circostante quell’edificio e improvvisamente decise che aveva un’ultima cosa da fare prima di raggiungere il parco.
 
“Tora-senpai, potrei prendermi un attimo a casa Tatsumi?” domandò intimidito
 
“Certo, ma non credo che la tua amica Kimari sia in casa; oggi lei e l’altra ragazza castana parlavano di qualcosa da fare assieme fino a tardi con altri amici”
 
“E lei come lo sa?”
 
“Ho i miei informatori” scherzò ridendo
 
“Mi sa che preferisco non sapere” replicò altrettanto scherzoso il minore “comunque, era Kouta, il fratellino di Kimari, che volevo invitare”
 
“Oh ma certo, fai pure”
 
Ricevuto l’assenso, il ragazzo con la fascetta si fiondò dalla strada all’uscio in un tempo record e, dopo essere stato accolto da un entusiasta Denjiro, ritornò in mezzo alla via accompagnato da un ragazzino abbastanza basso con capelli neri e addosso una giacca giallo-ocra. Reciprocando il precedente cenno, il duellante rosso fece segno che si poteva andare ed assieme i tre raggiunsero il parco, attraversarono il campo da calcio, momentaneamente deserto, e si diressero verso la zona delle altalene.
Non appena la destinazione fu nel loro campo visivo, i due ospiti notarono naturalmente che quell’area era molto densamente popolata e, aguzzando lo sguardo, si riuscivano anche a delineare alcune delle silhouette delle figure che apparivano, in generale, ben più alte di entrambi; decisamente non erano li per le altalene.
 
Accelerarono il passo entrambi, lasciando leggermente più indietro il loro accompagnatore, perché incuriositi da quelle strane figure, si avvicinarono abbastanza perché i loro profili si facessero più nitidi e cominciarono a notare qualcosa… i capelli per esempio, alcuni di un colore simile all’ambra mentre altri sembravano biondo scuro, simili a quelli del presidente.
 
Hajime si arrestò all’improvviso.
 
“No, n-non…”
 
Non finì la frase poiché Tora-senpai arrivò appena in tempo per convincerlo, con una amichevole spintarella sulla schiena, a proseguire in direzione delle altalene; quando i due ritardatari raggiunsero finalmente Kouta, beh non poteva più avere nessun dubbio, delle sei persone li presenti metà erano, di certo, volti nuovi ma l’altra metà la conosceva eccome: Takahashi-senpai del club di ingegneria, la bellissima ragazza dai capelli d’ambra dell’università e soprattutto…
 
“Ehilà ragazzino, è tanto che non ci si vede!” esclamò il ragazzo dai capelli biondicci
 
“Na-nakamura-senpai?!”
 
“Proprio io” replicò Kaito Nakamura, il ragazzo dell’università “a proposito, vi siete visti ma non ho mai fatto in tempo a presentarvi giusto? Lei è la mia ragazza, Ayame Hanazono”
 
“Piacere, io sono Hajime Hinobori e lui è Kouta Tatsumi” presentò il duellante rosso
 
“Il piacere è mio ragazzo, sono felice di trovarti meno… perso stavolta” scherzò lei, indicando poi il resto gli altri due ragazzi con loro “loro sono Amano e Yagami, i coinquilini di Kaito; non lasciatevi intimidire dal fatto che siano universitari, sono poco più che neofiti del nostro gruppo e quindi non sono tanto diversi da voi”
 
“Io invece mi presento da solo” disse l’ultimo ragazzo, un tipo alto più di Kaito ma con un viso decisamente più giovane “Tatsu Sakurai, sono uno studente del terzo anno e membro della squadra di basket del tuo liceo Hajime”
 
“Non tirartela troppo che sei solo una riserva” lo stoppò il presidente del club di ingegneria cinturandogli amichevolmente il collo col braccio destro “piuttosto, perché non c’è…”
 
“Non è potuto venire… purtroppo” spiegò Kaito “doveva lavorare”
 
Anche se non aveva fatto in tempo a pronunciare il nome, Hajime intuì facilmente di chi stavano parlando: di Shukuro Nakamura, il misterioso fratello minore di Kaito e, ancora una volta, il grande assente; il ragazzo con la fascetta dovette ammettere che un po’ gli dispiaceva che non ci fosse, questo non esserci mai lo faceva sembrare un personaggio sempre più affascinante.
 
“Beh, è bello che almeno uno di noi sia un membro produttivo della società”
 
“Non esagerare” scherzò il Nakamura maggiore “è un vero idiota; solo un idiota potrebbe farsi assegnare un turno di lavoro tra il pomeriggio e la sera a diciott’anni”
 
“Non dire così Kaito!” esclamò Ayame “personalmente io trovo ammirevole che Shuu lavori oltre a studiare e dirigere il club”
 
Quelle parole rischiarono seriamente di far strozzare Tora e Mamori nel tentativo (disperato) di non mettersi a ridere proprio davanti al fratello del soggetto di quella discussione; per Hajime quello era un altro tassello che andava a comporre il mosaico del suo strano ritratto e ancora una volta gli sembrò di non capire come certi pezzi potessero davvero stare assieme: come potevano le sue qualità come presidente di club generare tanta ilarità? Come era possibile che uno studente eccellente, a capo di un club e, perfino, lavoratore fosse preso in giro invece che ammirato? Era inspiegabile.
 
“Aspetti, lei si chiama Nakamura e viene da questa zona, giusto?” si inserì timidamente Kouta, ricevendo risposta affermativa “è, per caso, parente di Nakamura Kaoru?”
 
“Si” rispose l’universitario “è la mia sorellina minore, perché?”
 
“È-è nella mia classe” sussurrò imbarazzato “m-ma allora le-lei è Na-Nakamura… cioè, è membro de-della storica “dinastia” di a-architetti?”
 
Il liceale guardò il suo “fratellino” con uno sguardo dubbioso e questi decise allora di metterlo al corrente di ciò che aveva scoperto: a quanto pareva, la famiglia di Shukuro e Kaito esercitava, per tradizione più che secolare, la professione dell’architetto; negli anni la loro abilità nel mestiere li aveva portati a ricevere commissioni anche da personaggi di alto rango, con conseguenti guadagni economici e di prestigio che li avevano portati ad essere tra i maggiori esponenti del settore; l’attività era ereditata, tradizionalmente, dal figlio primogenito perché questi potesse portare avanti contemporaneamente sia lo studio che il nome di famiglia.
 
“Ma allora perché Nakamura-senpai frequenta la facoltà di ingegneria?” domandò Hinobori senza un preciso interlocutore a cui rivolgersi
 
“Perché io non ci sto a questo gioco” replicò in prima persona il diretto interessato “con questa scusa del preservare il nome, per anni nessun membro della mia famiglia è stato in grado di scegliere da se il proprio destino; è tutta una lunga storia malata in cui è sempre qualcun altro a decidere per te impedendoti di inseguire ciò che davvero vuoi fare, a mio nonno andava bene così e l’ha accettato, mio padre non voleva creare problemi e ha chinato la testa, ma io non ci sto”
 
Il ragazzo con la fascetta rimase ad ascoltare quel lungo intervento in silenzio e con un’abnegazione che, se fosse stata presente, avrebbe reso fiera perfino Kimari; era incredibile ma quei pochi secondi di dialogo avevano lanciato l’universitario verso le vette della sua personale lista di idoli, era quasi sicuro di poter dire che solo Arata e, forse, Tegamaru godevano di una più alta considerazione di lui.
D’altronde, il liceale era esattamente quello che lui avrebbe voluto essere in quegli strani, turbolenti giorni, con quella capacità di rispondere per le rime a tutti senza mai farsi detestare da nessuno; sembrava quasi avesse un superpotere, una simpatica faccia da schiaffi con cui poteva permettersi di prendere, più o meno, in giro il rettore della propria facoltà e passarla liscia, anzi, riuscendo perfino a divertirlo.
 
“Ma quindi lei al liceo…” alluse Kouta
 
“Esatto!” esclamò Nakamura allegro “ero iscritto al club di disegno artistico e tecnico, lo storico e acerrimo rivale del club di ingegneria; ne fui perfino presidente come quel cialtrone di mio fratello lo è adesso”
 
Il ragazzino era quasi egualmente divertito dall’appassionato racconto che seguì.
 
Eletto presidente del club praticamente nell’istante in cui, varcata la soglia dell’aula, dichiarò il suo cognome e a seguito di una votazione “così fasulla che nemmeno in Corea del Nord”, il giovane Kaito aveva poi passato i seguenti tre anni a tenersi ben lontano da QUALUNQUE parvenza di disegno tecnico; ogni tre fine settimana scolastici, circa, tornava a casa con un bel quadro d’arte pittorica da “regalare” alla famiglia che immancabilmente si ritrovava a dover trattenere i suoi istinti più violenti di fronte a quello che, per loro, era un evidente spreco di talento; solo a una persona sembrava apprezzare veramente quella situazione: suo fratello Shukuro, allora dodicenne, che tentò persino di emularlo ricevendo in risposta un quadro spaccato in testa.
Riallacciandosi alla sua figura, il senpai passò quindi a narrare di ciò che, in quel periodo della sua vita, era la sua personale boccata d’ossigeno, ovvero i pomeriggi passati al parco in centro a Kadode in compagnia del fratellino e dei rispettivi gruppi di amici, due compagni di classe suoi e tre coetanei invece di Shukuro, a ridere e rilassarsi, lontani da pressioni familiari e quant’altro; con grande sorpresa sia dei due giovani neofiti sia dei due coinquilini, rivelò che quegli incontri non si erano praticamente mai conclusi e che, anzi, proprio oggi ne stavano vivendo uno.
 
“Vuole dire che i suoi amici…”
 
Ancora una volta, l’universitario intervenne prima che Kouta finisse la frase e confermò che si, gli amici di Shukuro erano proprio Tora, Tatsu e Mamori e i due liceali sempre presenti erano Ayame e un ragazzo appassionato di materie umanistiche che, ora, si era trasferito; lui, la ragazza, Tora, Tatsu e Shukuro addirittura erano amici sin da quando erano molto piccoli.
 
“Ricordo che ad ogni riunione portavo sempre i miei famosi quadri” raccontò con trasporto il ragazzo “perlomeno qui riscuotevano il meritato successo, Ayame ne ha avuti un paio e qualcuno lo ha voluto anche Tatsu se non ricordo male”
 
“Ricordi bene!” esclamò Tatsu “ma cosa sarebbe questa storia di Hanazono-senpai, cosa vuol dire “ne ha avuti un paio”? Io ho sempre dovuto pagarteli!”
 
Tutti, escluso il parlante, scoppiarono in una fragorosa risata collettiva che fece passare la faccia del cestista dall’ironicamente irritato al rassegnato per poi avvicinarsi a Nakamura e tempestargli la spalla di deboli pugnetti.
 
“E finiscila, scemo!” sbraitò allegramente l’altro parandone i colpi “giuro, solo amico di mio fratello poteva essere uno come te; le mie valutazioni erano pure basse se consideriamo che l’arte vera non ha prezzo, per cui ringrazia”
 
“Mi scusi Nakamura-senpai” si inserì un Hajime che per tantissimo tempo non aveva spiccicato parola “ma allora a lei il disegno… si, insomma, le piace”
 
“Il giusto”
 
“Ma a-allora perché non…”
 
“Perché, anche se una qualche cosa ti piace, non significa che essa sia obbligatoriamente il tuo destino” spiegò il maggiore “nel mio caso specifico certo, io VOLEVO che quello non fosse il mio destino, ma in fondo chi può dire con certezza che, se non avessi opposto la mia volontà, la mia vita sarebbe stata diversa, chi può dire che, se mi fossi arreso anch’io come mio padre e mio nonno, non sarei comunque finito su una strada diversa da quella che la famiglia aveva preparato per me”
 
“E immagino che lei abbia scelto ingegneria per farli incazzare ancora di più” sentenziò sicuro e divertito Hajime
 
“E invece ti sbagli!” replicò Nakamura, con sul viso il ghigno soddisfatto di chi sa di aver fregato l’altro “cioè, non del tutto ovviamente visto che si, la cosa li ha fatti parecchio arrabbiare, ma il vero motivo per cui mi sono iscritto a ingegneria e alto poco meno di me, ha affascinanti occhi verdi, un fisico perfetto e stupendi capelli ambrati”
 
Ammutolito il ragazzo guardò verso Ayame che rispose alla sua attenzione con un sorrisetto imbarazzato.
 
“Esatto” confermò lui abbracciandola da dietro “al liceo la signorina si interessava soprattutto di informatica ed io, che ero già cotto di lei, avevo paura che, una volta finite le superiori, non ci saremmo più rivisti, così le proposi ingegneria, come via di mezzo, lei accettò e in meno di un anno stavamo assieme”
 
“Uff” sbuffò un po’ deluso Hinobori, il suo nuovo idolo aveva appena fatto il suo primo mezzo passo falso e ci teneva a farglielo sapere; con sua grande sorpresa, l’altro si limitò ad un sorriso di comprensione.
 
“Sei un cretino, proprio come mio fratello” lo prese in giro “non sottovalutare mai l’amore, è una delle forze più potenti e inarrestabili di questo mondo”
 
Non lo convinse troppo, quell’affermazione, ma accettò comunque quanto detto dallo studente più grande, aveva certamente più esperienza di lui e intendeva discuterne; scelse invece di focalizzarsi sulle sue altre parole, quelle pronunciate ancora prima: chissà, magari anche per lui poteva essere così, magari era quella la soluzione per accontentare sia lui che suo padre, avrebbe anche potuto piacergli il lavoro di suo padre ma non era il suo destino.
Quei pensieri, tutto ciò che gli era successo in quel pomeriggio, fecero crescere in lui un coraggio che non pensava di avere e si fece strada al centro del circolo dei senpai con il portamazzi in mano.
 
“Qualcuno di voi per caso gioca a Battle Spirits?” domandò “dovrei allenarmi per il gunslinger e…”
 
Non fece attempo a finire la frase che sei degli otto presenti, in pratica tutti esclusi Kaito e Ayame, estrassero i rispettivi mazzi con ghigni di sfida rivolti verso di lui.
Alla vista di una risposta così “entusiasta”, il ragazzo sentì un brivido percorrergli tutta la schiena e fece per indietreggiare ma Nakamura, che era dietro di lui, stoppò la sua ritirata con una mano.
 
“A casa ti ci accompagniamo io e Ayame” sussurrò, dilettato dalla situazione “ma, per adesso, fai il tuo dovere signor vicecampione del mondo”
 
 
 
“BEEENVENUTI ALL’EVENTO D’APERTURA DELLA STAGIONE AGONISTICA DI BATTLE SPIRITS!!!” gridò Galaxy nel microfono, agitandosi come tarantolato sul palco “LA PAROLA D’ORDINE LA CONOSCETE TUTTI, VEEERO?! È FORSE SEEEXYYY?!!!”
 
“NO GALAXYYY!!!” replicò il pubblicò con entusiasmo
 
“Eeeesatto amici, finalmente il giorno che tutti gli appassionati giapponesi di questo gioco attendevano è arrivato” riprese il conduttore “avrete certamente notato che con me non ci sono ne la mia collega Yui Inoue ne l’ex campione del mondo Arata, beh questo dipende dal fatto che essi, assieme ad altri tra funzionari e ex duellanti, sono stati inviati nei club ove avranno luogo le qualificazioni regionali degli altri blocchi; per cui, oggi, con voi ci siamo solo io e la signorina Mika”
 
Come evocata da un rito magico, la padrona di casa lasciò il bancone e, aprendo la folla come fosse il Mar Rosso, raggiunse il suo posto sul palco tra gli applausi scroscianti della folla; con la consueta cortesia e ospitalità, la giovane donna salutò l’istrionico presentatore con una formale stretta di mano che, di slancio, si trasformò in un abbraccio.
 
“Grazie dell’onore Galaxy” sussurrò lei prima di rivolgersi verso il pubblico “wow, siete davvero tantissimi quest’anno! Sapete, è fantastico che una semplice barista e gestrice come me possa trovarsi a fare da commentatrice, organizzatrice e arbitro ad un evento così importante e, questo, è possibile solo grazie a voi”
 
Una gigantesca ovazione in replica travolse la castana sul palco facendole venire i brividi; del resto, per quanto lei potesse definirsi “una semplice barista e gestrice”, ogni abituale frequentatore del club Kisaragi (sede di Kadode) sapeva che lei era molto di più: una delle massime esperte al mondo di BS, uno dei più grandi talenti duellistici della sua generazione e, soprattutto, una delle pochissime persone che Arata ascoltava, sempre.
 
“Beh, dopo una simile accoglienza direi che non posso che essere io a spiegarmi regolamento e meccaniche del gunslinger di quest’anno, giusto?” chiese, retoricamente, ricevendo un’altra onda d’urto di si come risposta “e sia, partiamo prima di tutto dalle distinzioni più evidenti: con l’aggiunta di un nuovo piano abbiamo potuto installare altri due terreni di gioco virtuali così da poter svolgere contemporaneamente un duello per ciascuno dei tre gruppi in cui i ventiquattro duellanti ammessi alla fase finale saranno divisi; ovviamente essi saranno accessibili solo una volta concluso il turno preliminare, per cui, per ora, sono off limits”
 
Per la prima volta dall’inizio dell’evento, il mormorio della folla non fu traboccante d’entusiasmo, ovviamente i partecipanti più grandi ed esperti capivano quanto fosse impossibile disputare ognuno degli scontri delle eliminatorie sui terreni ma per i ragazzini alla prima vera esperienza era una vera doccia fredda (soprattutto perché era chiaro che la stragrande maggioranza di loro non avrebbe passato il taglio).
 
“Il secondo piano sarà riservato ai duellanti teste di serie e la loro graduatoria sarà determinata dai risultati ottenuti nell’ultima stagione completa due anni fa”
 
“Ciò significa che il primo della lista è Hinobori Hajime” si inserì Galaxy “poi viene Ohizumi Manabu, Tatsumi Kimari, Kusakabe Chihiro e così via fino ad arrivare ad otto duellanti, un terzo dei partecipanti al torneo regionale vero e proprio”
 
“Gli otto selezionati partiranno ovviamente da una posizione di vantaggio” spiegò Mika “all’apertura dell’eliminatoria, essi saranno considerati qualificati di diritto e potranno essere sfidati da quelli del piano di sotto solo nella seconda metà della sessione (ossia dopo la pausa pranzo) e solo qualora, al momento della richiesta di sfida, essi fossero classificati tra i primi sedici della graduatoria libera”
 
“Ciò non significa che le otto teste di serie siano totalmente al sicuro” commentò ancora il presentatore “ogni vittoria di un duellante del gruppo inferiore comporterà l’immediata promozione di quest’ultimo al gruppo dei qualificati mentre, per il perdente, ci sarà la perdita di una posizione nella graduatoria delle teste di serie; qualora l’ottava testa di serie, chiunque essa sia, dovesse perdere un duello perderebbe anche la qualificazione e verrebbe considerato come un duellante del gruppo inferiore”
 
“Tale diritto potrà essere recuperato o battendo a propria volta una testa di serie o sottraendolo, sempre con vittoria in duello, ad uno dei duellanti promossi dal secondo gruppo”
 
Al piano di sopra qualcuno iniziò coi riti scaramantici al solo udire quell’affermazione, in particolare un uomo tra i trenta e quaranta che l’ultima volta perse contro Chihiro; Ad una certa distanza, Hajime lo osservava con uno stranissimo misto di insofferenza ed empatia, quasi si trovasse, controvoglia, di fronte ad un’anima affine.
 
“Ehi Hajime!” esclamò una possente voce alle sue spalle
 
“Hide il “vulcano esplosivo”!” replicò il vicecampione del mondo salutando il gigantesco ragazzo dalla pelle nera e i capelli rossi “anche tu qui? Allora hai deciso di riprovarci anche quest’anno”
 
“Oh, è un po’ più complicato di così” rispose l’altro “io non ero così convinto di voler fare un altro giro, ma il mio fratellino era così ansioso di partecipare ad un torneo con me… non ho potuto rifiutare”
 
Il ragazzo con la fascetta sorrise; in qualche modo sapeva che fosse andata così, anche due anni prima Hide non era esattamente il duellante più tenace che esistesse (anzi, dopo la sua sconfitta ai regionali era quasi sul punto di rinunciare) eppure avrebbe fatto letteralmente qualunque cosa pur di fare felice il suo gemello minore.
 
“Cosa state confabulando voi due?” chiese Kobushi avvicinandosi ai ragazzi “ah e, a proposito, ben ritrovato Hide, pronto per una nuova sconfitta?”
 
“Guarda Nigiri, spero di essere sorteggiato proprio contro di te, così avrò occasione di ripagarti con la stessa moneta”
 
“Voi due, piantatela di litigare!” si inserì Chihiro “Soprattutto mi sorprendo di te Kobushi, un vero membro del Team Tegamaru dovrebbe dimostrare più dignità”
 
“Cosa sta succedendo Chihiro? Non sento più rumori dal piano inferiore” la interrogò il ragazzo con la fascetta
 
"Galaxy e la signorina Kisaragi hanno concluso la spiegazione e sono passati all’attivazione, ai vari tavoli, dei display”
 
Il gruppetto si sporse dalla ringhiera metallica per osservare la scena: i due presentatori e arbitri si facevano faticosamente largo attraverso la massa per raggiungere le varie postazioni per attivare i pannelli su cui i vari duellanti avrebbero dovuto digitare, prima di ogni duello, il loro numero identificativo grazie al quale avrebbero potuto aggiornare, dopo ogni duello, il loro record personale e formare così la graduatoria in tempo reale.
In poco più di cinque minuti l’operazione fu conclusa e i due ripresero la posizione sul palco presso il microfono.
 
“Ora le postazioni sono tutte attive” conclusero entusiasti “siamo pronti… DICHIARIAMO UFFICIALMENTE APERTO IL GUNSLINGER!!!”
 
Come sempre accadeva, quell’annuncio ebbe lo stesso effetto dello “scatenate l’inferno” de “Il Gladiatore”; i ragazzi del piano superiore videro lo stormo di persone, poco prima ferme in ascolto, agitarsi e mescolarsi in una confusa corsa per accaparrarsi i “posti migliori”… che ovviamente non esistevano, ma a quella massa di novellini poco importava, desideravano solo togliersi dente e dolore.
 
Hajime si voltò verso l’interno del piano e vide Manabu, seduto ad un tavolo, in compagnia del trentenne di prima e una ragazza sulla ventina che lui non aveva mai visto prima; incuriosito, si avvicinò al tavolo e, sottecchi, rivolse un’occhiata interrogativa al presidente del club che, in risposta, scosse la testa.
 
“Li ho conosciuti adesso” spiegò “lei si chiama Midori”
 
“Piacere!” esclamò la ragazza tendendo il braccio
 
“Mentre il signore è Wataru Oikawa”
 
“Lui, anche se vagamente, me lo ricordo” affermò Hajime “lei invece proprio non la conosco”
 
“Venni eliminata al primo turno dal signor Saimon” rispose la ventenne “Ah e, a proposito di questo, sono felice di conoscere finalmente colui che mi ha vendicato”
 
“Di niente” scherzò Ohizumi
 
Hajime scelse di lasciarli a discutere in pace, molti degli argomenti di cui parlavano erano troppo complicati per lui e non voleva mettere il presidente a disagio cercando di parlare di faccende troppo “serie” per i suoi standard; osservò il resto della fauna del piano e notò che un esemplare particolare sembrava, per ora, distante e completamente incapace di mischiarsi a tutti: la sua migliore amica Kimari Tatsumi.
Le si accostò e sporse la testa per capire cosa stesse facendo… e la trovo con in mano un binocolo, tesa come una corda di violino e con un’espressione a metà tra il preoccupato e l’esasperato. Li per li, il duellante rosso avrebbe voluto darle una scrollata per attirare la sua attenzione ma le dita che, più che reggerlo, pareva stessero cercando di incidere sullo strumento non promettevano buon umore e comprensione e lui non aveva nessuna voglia di finire tagliuzzato e cotto alla brace; optò quindi per una soluzione più soft, si sedette accanto a lei e cercò, col su sguardo, di capire dove stesse puntando quelle lenti.
 
-Fosse facile, quaggiù c’è il finimondo- commentò ironicamente la sua voce interiore -allora vediamo: Kouta è da tutt’altra parte, per cui non è lui; Tameru è… aspetta, dove diavolo Tameru? Ahh, comunque non può essere nemmeno lui; ma chi…-
 
Il ragazzo avrebbe continuato volentieri con quel suo travolgente flusso di coscienza; purtroppo per lui, la sua vicina di posto (che, a dirla tutta, nemmeno aveva notato la sua presenza fino ad ora) decise di richiamare la sua attenzione prima con un urlo belluino e poi con quella che, per lei, fu una sbracciata mentre, per lui, fu una sbracciata sul naso.
 
“MA COSA CAZZO FA QUELL’IDIOTA?!! NON S…”
 
“AHIOO!!!”
 
“Eh, ma che caz… Hajime?!” fece lei, stupita e preoccupata al tempo stesso “cosa ci fai qui? Quando sei arrivato?”
 
“Qualche minuto fa” biascicò l’altro tamponandosi il naso con un fazzoletto “posso sapere che cavolo stai facendo? Kouta è la in fondo”
 
“E chi ha mai detto che sto osservando Kouta?” chiese retoricamente la ragazza “a proposito, mi hai fatto perdere il re… ohmmaledizione, ha perso!!”
 
“Chi?”
 
“Lascia perdere” lo troncò lei “piuttosto, perché sei venuto qui?”
 
“Beh, eri l’unica ad essere da sola” rispose, candido, il castano
 
“Oh, grazie!” esclamò la ragazza sorpresa “e allora? Come ti sembra la concorrenza del piano inferiore finora?”
 
Gli occhi del giovane duellante rosso si concentrarono di nuovo sul marasma sotto di loro e cercarono, in quell’informe massa, i pochi volti conosciuti che potessero incontrare; erano, nel complesso, anche meno di quanti ne avesse immaginati: i tre fratelli minori Kouta, Kataru e Hideji vagavano tra i vari tavoli con risultati altalenanti ma, nella maggior parte, buoni; il ragazzo magrolino dai capelli biondi, che immaginò essere Yukio, mieteva una vittima dietro l’altra e, stando al tabellone elettronico, era ancora imbattuto; c’era anche Tora-senpai che alla fine, dopo tante sue suppliche, aveva accettato di partecipare e attualmente, all’alba del suo settimo duello, aveva record negativo.
 
“Questo Kawashima è davvero impressionante” commentò lui, fissando su uno degli schermi lo scintillante rapporto vittorie-sconfitte di 13-0 “a Tora-senpai invece servirebbe un miracolo”
 
La ragazza castana si affiancò a lui lungo la ringhiera e lo guardò di sottecchi per alcuni secondi, dopodiché sospirò e ritornò a guardare in basso; quello strano comportamento attrasse Hajime che si voltò verso di lei per incrociare il suo sguardo.
 
Era triste, quasi come se fosse… delusa.
 
Una serie profonde grida d’esultanza ruppe il silenzio di quello strano confronto; i due ragazzi si girarono d’istinto verso il lato opposto, quello delle scale, e videro un incontenibile Hide intento ad agitarsi e fare casino sotto gli sguardi divertiti di Kobushi e di una Chihiro sorridente come non le accadeva da più o meno due mesi.
Non gli fu difficile intuire il motivo di tanta felicità e, infatti, la seguente occhiata fu solo una pura conferma formale: Hideji aveva appena vinto un gran duello contro Kouta.
 
“Ahhhh, quell’idiota!!” imprecò Kimari una volta messa di fronte al fatto compiuto “lo sapevo! Lo sapevo, io, che quello stronzetto prima o poi avrebbe disonorato il nome della nostra famiglia, è per questo che volevo diventare la dominatrice del mondo”
 
“Non so se sia più strano il fatto che ti preoccupi degli incontri di Kouta o il fatto che le tue motivazioni per giustificare la tua insana ossessione cambino ogni dieci minuti”
 
“Ahahah, per caso hai bevuto un frullato di neuroni stamattina?” ribatté lei, sarcastica, prima di rivolgersi ferocemente al fratellino, occupato ad essere consolato da Kataru “E VOI DUE IMBECILLI SMETTETELA DI STARE LI A FARVI LE TRECCINE!!! DUELLATE DEFICIENTI!!!”
 
Neanche fosse una congiura, la necessità di rimproverare il suo consanguineo le fece avere l’attenzione dell’intero piano inferiore che, in un istante, si ammutolì e arrestò completamente (compresi duellanti impegnati in scontri, commentatori e persino il solitamente impassibile e imperturbabile Yukio) solo per fissare lei facendola diventare rossa come un pomodoro; seguì poi un simpatico piano sequenza aperto da un ironico salutino, nei suoi confronti, da parte di Hideji, proseguito dall’indice del ragazzo puntato verso l’alto e concluso dalla visione di Hide che le faceva una pernacchia, tra le risate a squarciagola di Kobushi e quelle, più controllate, di Chihiro.
 
Per sua fortuna, di sotto non intuirono nulla.
 
“Perfetto, sono stata anche sbeffeggiata da quel mammone di Hide… davvero perfetto” constatò con voce piatta e atona “stasera a casa lo ammazzo”
 
“No, ma perché?” domandò Hajime trattenendo a stento l’ilarità “vedila così, hai la prova video di un diciottenne che ti fa la linguaccia”
 
Kimari non seppe se sorridere o trasalire dallo spavento.
 
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio imbecille preferito?” domandò retoricamente senza nemmeno voltarsi “sai, sei molto più spietato di quanto pensassi”
 
“Beh, sai come si dice no” concluse lui “chi va con lo zoppo impara a zoppicaAAAHIOOOO!!”
 
Ancora una volta il tacco della scarpa destra della duellante viola era andato a piantarsi sul dorso del piede dell’amico.
 
“Sai, forse hai anche ragione” sibilò “però ricorda che, per quanto voi mammolette possiate avermi addolcito e convinto a rinunciare al mondo, io resto sempre una vera dura; per cui fai meno il galletto, bimbo!”
 
“Ahhh, ve-vedrò di f-fare ciò che posso”
 
Tenendo totalmente fede alla sua promessa (cosa notevole per uno avente la soglia d’attenzione di un cincillà), Hajime resto zitto a contemplare la scena al piano di sotto nelle ore che precedettero il primo momento di sospensione: la pausa pranzo. Durante quell’intervallo, i ragazzi del gruppo delle teste di serie poterono finalmente godere della libera uscita, mescolarsi al resto degli appassionati e mettere qualcosa sotto i denti.
Prima del cibo e delle rispettive conoscenze, ciò che in primis attirò l’attenzione della combriccola fu, ovviamente, il tabellone elettronico da cui tutti loro, a vario titolo, attendevano responsi che non tardarono ad arrivare: il famoso Kawashima era primo con un record immacolato e una facilità imbarazzante ma Kouta, nonostante le presunte “umiliazioni al nome di famiglia”, si era ben comportato ed era terzo appena davanti a colui che l’aveva battuto, ovvero Hideji; scorsero ancora la graduatoria e trovarono, più o meno nella stessa zona, sia Tora-senpai che Kataru, un po’ strano che fosse così in basso e soprattutto che avesse così pochi duelli all’attivo, mentre nessuno di loro riuscì a leggere il nome di Tameru Tachibana.
 
Conclusa la rassegna, si diressero verso il bancone lasciando indietro la sola Kimari, ancora intenta a cercare qualcuno che non riuscivano a intuire, e si rifocillarono in compagnia del gruppetto dei fratelli minori.
Quasi tutti i presenti, loro compresi, si erano portati dietro il pranzo e quelli che non l’avevano potevano acquistarlo da Mika o lo condividevano con gli altri come in un gigantesco cerchio d’amicizia che non sarebbe detto possibile tra persone che solo pochi minuti prima si affrontavano freneticamente; la sola eccezione a quel clima di fratellanza era proprio Yukio che preferiva stare, pur senza pranzo, solo e distante con Chihiro, dalla parte opposta della sala, che lo fissava con occhi tristi.
 
“È sempre solo” mormorò con gli occhi bassi “forse aveva ragione, saremmo dovuti restare “da soli insieme” per sempre”
 
Nessuno del gruppo, nemmeno Kobushi, volle sondare l’argomento preferendo lasciar scorrere tranquilla il resto della pausa pranzo; terminato il break, i graduati raggiunsero il piano superiore e gli altri duellanti ripresero le postazioni in attesa del nuovo via dei due organizzatori e arbitri.
 
Al segnale… scatenarono l’inferno.
La seconda tranche del gunslinger apparve sin dall’inizio come anche più frenetica della prima, non che in questo ci fosse nulla di strano visto che capitava ogni volta che si teneva un evento con quel regolamento, ma Hajime non era mai riuscito a capire il senso di questa strategia del partire con pochi duelli per poi scatenarsi nella seconda metà dell’evento.
 
“Per forza, tu duelleresti tutto il giorno tutti i giorni, tutti i mesi e tutti gli anni della tua vita” aveva commentato Kimari, convinta di prenderlo in giro
 
“Grazie” rispose lui e la ragazza sentì l’improvviso bisogno di abbattersi… o di abbatterlo, non aveva particolari preferenze
 
Il castano la udì vagamente immergersi in una lunga filippica che si apriva con il poco gradevole “Caro il mio scemo del villaggio” e decise quindi di ignorarla e spostarsi verso il resto del gruppetto, forte del fatto che ci fossero un po’ troppi testimoni per tentare, da parte di lei, un omicidio.
Arrivato al tavolo degli altri li trovò impegnati in due duelli in ottemperanza ad un’altra tradizione, una che perlomeno capiva di più: nella seconda metà dei gunslinger, le teste di serie non si limitano ad osservare ma iniziano a divertirsi.
 
I duelli attualmente in corso erano Chihiro contro Hide e Manabu contro Kobushi e la cosa non poté non abbatterlo visto che non c’era nessun altro avversario che ritenesse interessante; era quasi sul punto di ritornare da Kimari, in previsione di cui cercò di produrre l’espressione più contrita che gli riuscisse, quando una voce sconosciuta dietro di lui chiese una sfida che lui, istintivamente, accettò a scatola chiusa.
 
Si voltò e davanti ai suoi occhi trovò un ragazzo alto poco più di lui, magro come uno stecco e con capelli biondi tenuti piuttosto lunghi per un maschio; era lui, Kawashima Yukio.
 
Il giovane con la fascetta trattenne il fiato, a pensarci bene non era così sicuro di voler sfidare un duellante forte, di cui non aveva mai visto un match e senza i suoi migliori spirit nel mazzo (già alla fine si era stupidamente lasciato convincere ad usare solo Lord Dragon e Kintaro Orso) ma ormai non poteva più tirarsi indietro e così lo scontro ebbe inizio.
 
Il seguente duello confermò praticamente tutto quello che gli avevano detto su quello strano ragazzo, nel senso che dopo due turni, in cui il biondino aveva guardato più Chihiro che non il suo terreno di gioco, già sentiva di detestarlo ma anche che dopo una decina il duello si era già chiuso… e quel ragazzo AVEVA VINTO.
 
Lui, Hajime Hinobori, il vicecampione del mondo, era stato sconfitto.
 
“Attenzione duellanti!!” esclamò tonante Galaxy interrompendo d’autorità tutti gli scontri in corso “abbiamo il primo verdetto; come da regolamento Kawashima Yukio sarà promosso tra i qualificati”
 
Il tabellone elettronico venne aggiornato, il nome di Yukio fu prima evidenziato in rosso e poi cancellato per essere aggiunto al gruppo superiore.
 
“Sempre secondo le regole, la testa di serie perdente perde una posizione in graduatoria” proseguì il presentatore “approfitto dell’occasione anche per ricordare a tutti gli altri partecipanti che la classifica dei migliori sedici non è ad esclusione ma a scalare, ciò significa che, promosso uno dei top 16, il diciassettesimo in classifica entrerà nei sedici”
 
Purtroppo per loro, quel memo ebbe un effetto ben più nefasto di quanto i ragazzi teste di serie potessero immaginare e, in pochi secondi, il primo piano fu invaso dalla mandria degli attuali migliori sedici duellanti del blocco inferiore, tutti ansiosi di prendersi la loro qualificazione; le richieste di sfida cominciarono ad arrivare a pioggia e ben presto i quattro duellanti del gruppo alto non impegnati capirono che non avrebbero potuto rifiutarle tutte.
Iniziò così un tourbillon di sfide che sembravano quasi essere una sola prolungata all’infinito; alcuni di loro, ad esempio Kimari, si districarono eccellentemente in quel dedalo di scontri vincendoli tutti d’autorità mentre altri, il signor Oikawa ma soprattutto un Hajime quasi in confusione, fecero molta più fatica arrivando in alcune occasioni ad un passo dalla sconfitta. La sorpresa più grande di quella turbolenta fase, tuttavia, arrivò dal tavolo di Midori, in un duello giunto al settimo turno.
 
“Sei pronto? Attacco con Lucertola Rasoio” fece sicura la ragazza inclinando una delle quattro carte spirit che aveva schierate
 
“Blocco con Pulcino Pentan” replicò un noto ragazzino dai capelli neri riponendo immediatamente la suddetta carta negli scarti
 
Era Kouta, aveva trovato il coraggio di sfidare qualcuno del primo gruppo e, anche se sembrava essere un po’ in difficoltà, era qualcosa che voleva dire tanto per un duellante alla prima vera esperienza in un evento ufficiale.
 
“Proseguo l’attacco con Balam Guerriero delle Tenebre” sibilò lei e, purtroppo, era un’ottima mossa visto che avrebbe costretto il piccolo dei Tatsumi, rimasto con sole due vite e con Sacerdote Pentan già affaticato, a bloccare e perdere per va dell’effetto Attacco Tenebra lo spirit Pentan Saltarocce, uno dei più forti tra i suoi adorati Pentan.
 
-Non che questo cambi molto in realtà- osservò la voce interiore di Hajime -gli restano due vite, con altri due spirit avversari e nessun bloccante non ha la minima speranza di farcela-
 
E invece…
 
“Azione lampo!” esclamò il ragazzo “utilizzo la magia Canto Atroce che mi permette di scegliere uno spirit avversario come mio bloccante; io scelgo Re Dragonaga Maledetto che sconfigge così Balam e viene a sua volta distrutto dall’effetto Attacco Tenebra di quest’ultimo”
 
Molto sconsolata, la ragazza rimosse le due carte e lasciò la mano al ragazzino immaginando che il suo spirit in difesa e il fatto di avere ancora tre vite potessero bastare, specie contro un mazzo giallo.
 
Sfortunatamente per lei, Kouta era in una di quelle giornate in cui era meglio non sottovalutarlo.
 
“Evoco Veggente Pentan a livello 1” dichiarò completando le operazioni cui lo obbligava l’effetto “Quando evocato” del suddetto spirit “Fase d’attacco: attacco con tutti e tre i miei spirit”
 
“Blocco con Fantoccio di Paglia” ribatté prevedibilmente l’avversaria, ignara
 
“E io ne approfitto per completare l’effetto del mio nuovo spirit… azione lampo!” esclamò il giovane Tatsumi “utilizzo dagli scarti la carta magia Artigli Affilati, scarto tutte le carte che ho in mano e sposto tutti i nuclei di Fantoccio di Paglia negli scarti”
 
L’eliminazione dell’ultimo difensore spalancò a Kouta la via per le vite avversarie, via che il ragazzo imboccò volentieri prendendosi tutti e tre le gemme della ragazza.
 

 
… aveva vinto.
 
Quasi non ci credessero, entrambi i duellanti e tutti coloro che erano stati spettatori si rivolsero al tabellone elettronico e videro per la seconda volta uno dei nomi accendersi di rosso e poi sparire per ricomparire sull’altro tabellone, quello dei qualificati, dove Midori scalò invece dal sesto al settimo posto.
 
Una fragorosa esultanza esplose nel piano superiore e in tutto il locale e una selva di braccia conosciute e meno conosciute avvolse il corpo minuto del ragazzino, rifilandogli pacche, spettinate e stritolamenti in preda all’incontrollabile gioia. Solo una persona non era li con loro, Kimari Tatsumi, che preferì restare in disparte e guardare il mondo sotto di lei; non la vedeva nessuno e, se anche qualcuno l’avesse vista, l’avrebbe negato, ma le veniva quasi da piangere.
 
“Brave fratellino” sussurrò tra se e se “benvenuto tra i grandi”
 
Voleva probabilmente essere un complimento, forse anche un augurio, ma in realtà si rivelò una specie di maledizione poiché, guadagnatosi la qualificazione, il ragazzino si ritrovò immediatamente tempestato di richieste di sfida da duellanti ansiosi di levargli la prelazione; mostrando una grinta che Kimari avrebbe definito “degna di un vero Tatsumi” il giovane si difese egregiamente in più situazioni e in particolare vinse uno stimolante spareggio contro Hideji, pareggiando i conti.
Intorno a loro era un turbinare di altre sfide, molte delle quali con esiti sorprendenti: Midori subì un’altra disfatta da parte di uno del piano di sotto, scalando all’ottavo posto in graduatoria, così come Kobushi e Hide che si scambiarono reciprocamente le posizioni quinta e sesta in conseguenza delle rispettive sconfitte; nella metà superiore della graduatoria, invece, le differenze di valori erano ovviamente più marcate e tanto Manabu quanto Kimari, Chihiro e, con qualche riserva in più, Hajime sembravano in grado di gestire gli scontri con relativa tranquillità.
 
Relativa perché, si sa, il gunslinger è da sempre fucina di grandi sorprese e, quel giorno in particolare, le sorprese parevano destinate a non finire mai.
 
“Hajime Hinobori!” esclamò all’improvviso una perentoria voce proveniente dalle scale “io voglio sfidarti”
 
Ecco una di quelle sopracitate sorprese.
 
Quel guanto di sfida era stato lanciato da Kataru Ohizumi che attualmente deteneva più o meno il trentesimo posto della classifica per record, a pari merito con molti altri, ed era rientrato nei sedici solo grazie alle vittorie degli altri, in ultima una ragazza che aveva vinto contro il signor Oikawa, ma ora si presentava davanti al vicecampione del mondo senza nessun segno di timore reverenziale.
 
Stupito da una situazione che non aveva previsto, il ragazzo con la fascetta accettò più che altro per non mettere in imbarazzo sé stesso e il suo coetaneo di fronte all’adorato fratello maggiore, nonché presidente del relativo club del liceo; l’ideale sarebbe stato competere, e vincere, in un bel duello che scacciasse via l’affanno che aveva mostrato nelle sfide, pur vinte, da lui precedentemente disputate, ma qualcosa in lui voleva spingersi oltre: voleva dimostrare a tutti di ESSERE il vicecampione del mondo.
 
Per farlo il castano scelse di una strategia aggressione selvaggia dell’avversario tanto da eseguire, già al secondo turno, un doppio attacco, replicato poi al quarto, lasciandosi completamente senza difesa pur di attestare la propria forza.
Nulla di questa tattica avrebbe potuto definirsi certamente sbagliato, anzi, in altri tempi, lo si sarebbe definito un classico del mazzo rosso; sfortunatamente quei tempi erano passati ed oggi, al tempo dei burst e della Heroes Saga, era considerata estremamente rischiosa, quando non un suicidio.
 
Ed infatti suicidio fu.
 
Per quanto la sua fama in tal senso non fosse paragonabile a quella del mazzo bianco, il giallo è infatti da sempre un colore adatto ad improntare strategie difensive specie nell’ambito specifico del recupero delle vite perse; quegli attacchi portati con tanta foga dal duellante rosso vennero riflessi dall’uso, da parte di Kataru, dell’effetto Sacralità del suo Ipergrifo che, nonostante la sua distruzione assieme ad altri due spirit, consentì ad Ohizumi di arrivare al settimo turno in svantaggio di una sola gemma: tre vite contro due.
 
“Attivo il nexus Primo Libro della Creazione e sfrutto immediatamente il suo effetto che mi consente, se il nexus è stato attivato dalla mano, di recuperare una carta magia dai miei scarti” fece Kataru con convinzione “elevo poi Minogamen e Kudagitsunen a livello 2 e passo alla fase d’attacco: attacco con entrambi i miei spirit”
 
Hajime ghignò soddisfatto; Kataru gli aveva appena fatto un regalo grande come una casa, ora stava a lui decidere se rispondere con la vita e evocare Lord Dragon Eroe Dragone o sfruttare l’effetto a livello 2 di Fagiano di Ferro e fare piazza pulita dello schieramento avversario.
 
“Blocco con Ohdoran e Dragosauro Inferiore” replicò dopo aver ben vagliato le opzioni “grazie all’effetto di secondo livello di Fagiano di Ferro, ogni volta che ho un burst posizionato, i miei spirit guadagnano 2000 PB per tutta la fase d’attacco avversaria”
 
“Bravo Hajime, ma aspetta a cantare vittoria” ribatté l’altro con una grinta che forse aveva avuto solo nell’altro duello contro il coetaneo “azione lampo! Utilizzo la magia Sussurro Magico e cambio la natura dei confronti in fase di battaglia: invece dei punti battaglia, ad essere confrontati saranno i livelli”
 
Entrambe le coppie di spirit vennero spostate dai rispettivi terreni di gioco agli scarti ma se, per Hajime, questa era una vera grana che non si preoccupò nemmeno più di tanto di nascondere, Kataru dal lato opposto appariva sorridente e soddisfatto.
 
“La distruzione di un mio spirit attiva il burst!” esclamò il rosso “avendo più di tre carte gialle negli scarti, posso aggiungere un nucleo alle mie vite ed evocare, a costo zero, Kaguya della Luna Eroina della Luce a livello 3”
 
Nemmeno il tempo di completare il posizionamento della carta che il minore degli Ohizumi l’aveva già inclinata, rendendo evidenti le sue intenzioni; con un gesto quasi meccanico, il duellante rosso spostò la sua terza vita nella riserva e rivelò a tutti il suo Lord Dragon Eroe Dragone collocandolo al centro del suo terreno di gioco pervaso da una strana sensazione: era appena riuscito ad evocare il suo spirit chiave eppure la sua impressione che non potesse farci quasi nulla.
 
Il turno successivo confermò appieno quello sgradevole sentore, un’ottava tornata composta solo da un’attivazione di nexus, Spada Divina dell’Eroe Imperatore che andò ad affiancarsi al quasi omonimo Scudo Divino dell’Eroe Imperatore, e l’elevamento a livello 3 dello spirit chiave; non sembrava nemmeno un turno giocato da lui… come tanti che stava disputando ultimamente.
 
-Ma che diavolo mi succede-
 
La mano passò a Kataru per un nono turno che il ragazzo aprì con l’evocazione da uno spirit, Angelia Coma, a livello 1; osservò poi attentamente l’ultima carta che gli era rimasta in mano e, di seguito, il tabellone di gioco avversario.
 
Sorrise.
 
“Attacco con entrambi i miei spirit!”
 
“Blocco Kaguya con Fagiano di Ferro e Angelia Coma con Lord Dragon” rispose il castano, sicuro perlomeno di non perdere il suo spirit chiave per l’effetto di Kaguya
 
Purtroppo, altro era ciò di cui avrebbe dovuto preoccuparsi.
 
“Azione Lampo!” esclamò il rossiccio “attivo la magia Punizione della Luce Lunare, grazie alla quale posso impedire, qualora il mio avversario abbia schierati spirit o nexus di due diversi colori, ad ogni spirit non giallo di attaccare e bloccare per tutto il turno”
 
Hajime era incredulo e continuava ad osservare, quasi ossessivamente, quelle due carte inclinate senza nemmeno pensare alle ultime due gemme; se uno sconosciuto l’avesse visto in quel momento avrebbe potuto financo pensare che si stesse rifiutando di accettare il risultato di quel duello.
 
“Ho… ho perso” ammise alla fine
 
Ci fu un silenzio di tomba, seguito da un boato gigantesco, Kataru Ohizumi balzò in piedi lanciando le braccia al cielo con un sorriso a trentadue denti e gli occhi umidi dalle lacrime.
 
Aveva battuto Hajime Hinobori, il vicecampione del mondo, ma, soprattutto aveva passato il primo turno.
 
Avrebbe potuto concorrere per i nazionali.
 
Assieme a quello in cui aveva vinto le elezioni per la rappresentanza studentesca alle medie, era il giorno più bello della sua vita.
 
“Complimenti Kataru” fece Hajime offrendogli la mano “sono… molto fiero di te”
 
“Già, anche io” aggiunse Manabu appoggiando le mani sulle spalle del fratellino
 
Il minore si asciugò gli occhi e strinse la mano del coetaneo.
 
“G-grazie” singhiozzò “vo-vorrei che questa giornata non finisse mai”
 
A quella frase Hajime sentì come un brivido percorrergli tutta la schiena fino al cervello, si sforzò di non ritrarre la mano per evitare di apparire scortese o di lasciar trapelare qualcosa ma la sua espressione da commossa si fece corrucciata.
 
“Io invece spero finisca adesso” sussurrò tra se e se, ad un volume pressoché inudibile da chiunque
 
Purtroppo per lui, il resto della giornata non fece nulla per sconfessare quel pensiero.
 
Il vicecampione del mondo subì un’ulteriore sconfitta da un ragazzo delle medie chiamato Hayato, pareggiando così il poco invidiabile record di Midori, che nel frattempo era stata battuta per la terza volta, come testa di serie con più sconfitte subite durante la sessione del gunslinger. Non si trattò dell’ultima vittoria di un qualificato contro una testa di serie certo, quel discutibile onore toccò a Kobushi, ma ciò non lo consolò per niente: non aveva decisamente fatto una bella figura.
 
Dovette sopportare, assieme alle altre teste di serie e ai qualificati, un’ultima ondata di assalti da parte di quelli del piano inferiore, desiderosi di giocarsi l’occasione finale di essere promossi al torneo vero e proprio: Il più deciso in questo era Hideji che a dirla tutta era primo per record e quindi comunque qualificato, ma che ci teneva particolarmente a non essere da meno degli altri del team dei fratelli minori e quindi affrontò, perdendoci, Kobushi, Chihiro e il signor Oikawa; anche Tora-senpai, rientrato con molta fortuna tra i sedici, tentò l’impresa ma Midori stavolta difese egregiamente il suo ottavo posto e Hide, invece, non gli lasciò il minimo scampo.
 
Fu proprio alla fine di quel duello che il gong risuonò nel locale annunciando la fine del gunslinger.
Tutti i ragazzi scesero al piano terra e si posizionarono davanti al palco e al grande tabellone elettronico su cui comparvero tutti i nomi dei qualificati; Hajime ebbe un altro brivido, stavolta certamente di vergogna, nel vedersi sceso al quarto posto ma ingoiò il rospo e decise, in quel momento, che per la seconda fase avrebbe fatto a modo suo.
Ora gli interessava solo sapere il nome del suo avversario.
 
“BENE GENTE, IL GUNSLINGER È UFFICIALMENTE CONCLUSO!!” esclamo Galaxy con il volume della voce a livello… Galaxy “ORA TOCCHERÀ AL COMPUTER PROCESSARE GLI ABBINAMENTI CASUALI”
 
“Restate in attesa per alcuni secondi” aggiunse una Mika che non si capiva se fosse irritata o spaventata
 
Come dichiarato furono necessari solo pochi secondi perché l’efficiente sistema operativo del club Kisaragi di Kadode riuscisse a completare i dodici abbinamenti che dovevano comporre il turno dei quarti di finale; i risultati di quel lavoro furono poi pubblicati sul tabellone luminoso, ove gli occhi di tutti i qualificati, ammassatisi ai piedi del palco, puntavano in cerca dei relativi posizionamenti.
 
“Io sono nel gruppo C, assieme a Kobushi, Hide e Midori” disse Manabu, il più alto di loro, osservando il display
 
“Io invece ho un gruppo abbastanza facile” ammise Hajime osservando il grafico centrale “tra quelli che conosco c’è solo quel ragazzino che mi ha affrontato alla fine delle qualificazioni… Hayato mi pare”
 
“Beh, quel ragazzino ti ha battuto Bendato” lo prese in giro Kobushi “fossi in te starei più atten… aspettate un attimo, ma dove è finita Chihiro?”
 
“Io non… eccola la!” risposero, quasi unisoni, i due, puntando verso l’angolo sinistro del palco; li stavano, oltre che la duellante bianca, anche Kimari, Kouta, Kataru e Hideji, tutti con una strana espressione mista di stupore e sconforto dipinta sul volto.
 
Accostatisi a loro, i tre ragazzi chiesero istintivamente spiegazioni. Nessuno rispose, solo Kimari si limitò ad un cenno di testa e a puntare il dito verso lo schermo; fu sufficiente, i tre seguirono la traiettoria indicata e videro finalmente i nomi e le sfide del gruppo A, un discreto spettacolo: a parte Oikawa che aveva un esordio semplice, le altre sfide erano Chihiro contro Hideji e, soprattutto…
 
“… Ka-Kataru Ohizumi c-contro Yukio Kawashima?!” balbettò Hajime non appena riuscì a mettere a fuoco le immagini “e… K-Kimari Tatsumi contro Kouta Tatsumi… no, è impossibile!”
 
Il suo sguardo si sposto sui due fratellini disposti uno accanto all’altro con il capo chino e le braccia abbandonate a ciondolare lungo i fianchi come se non avessero ossa in sé, non fu in grado di scorgere le loro espressioni ma era abbastanza sicuro che non vi avrebbe trovato un sorriso; d’altronde era stata proprio una bella doccia fredda: uno non fa nemmeno in tempo a pensare di aver finalmente trovato la strada per raggiungere i suoi sogni che la vita gli sbatte in faccia un muro di cemento alto quanto un grattacielo.
Il peggio era che non aveva la benché minima idea di come comportarsi in quella situazione, non sapeva come consolarli.
 
“Kouta!” esclamò all’improvviso Kimari avvicinandosi a lui
 
“S-si” farfugliò titubante il ragazzino
 
Lei sorrise e gli offrì la mano, non l’aveva mai fatto prima.
 
“Buona fortuna” disse lei con tono fermo ma amichevole “cerchiamo di dar vita ad un grande duello”
 
Quello che seguì fu, per Hajime, incomprensibile.
La singola frase di Kimari fece sparire l’espressione sconsolata del fratellino che passò prima allo stupore e poi al sorriso che accompagnò la stretta di mano offertagli dalla sorella maggiore; quella scenetta cancellò lo sconforto anche dal volto di Kataru che montò a sua volta un’espressione grintosa e la mostrò alla Kusakabe.
 
“Non preoccuparti Chihiro, ci penso io” affermò con una sicurezza che il ragazzo con la fascetta non aveva mai visto in lui “tu occupati di Hideji, ci rivediamo in semifinale”
 
Perfino Chihiro, che ormai vagava da mesi con una perpetua espressione preoccupata, riuscì ad accennare un sorriso e diede una dolce pacca sulla spalla del minore degli Ohizumi sussurrando al suo orecchio un “grazie”.
Un rinvigorito Kobushi le si accostò e la avvolse in un abbraccio cameratesco con i suoi possenti arti strofinandogli la zazzera castana con le nocche e scatenando le proteste della giovane ereditiera; era incredibile, sembravano passati giorni, non minuti, rispetto alla scena di prima.
Il team si raggruppò e tutti i ragazzi si sentirono finalmente liberi di scambiarsi i meritati complimenti, la stessa cosa facevano tra di loro tutti gli altri qualificati e financo anche alcuni degli eliminati, che se la ridevano ripensando agli errori che avevano commesso; Hajime la stava studiando tutta, quella simpatica fauna del club di BS, e per la prima volta nella sua vita non riuscì a capirla, a sentirsi parte di essa, quasi come…
 
-… come se fossi l’unico ad aver perso, oggi-
 
 
 
SPAZIO DELL’AUTORE
 
Benvenuti a tutti al primo capitolo dell’arco delle regionali; da qui in poi, cari ragazzi, si comincia a fare sul serio almeno per quanto concerne il lato “sportivo” degli eventi e allora quale modo migliore di iniziare con quella che, di fatto, è una gigantesca battle royale in cui la sola regola è la legge della giungla? Nessuno direi.
 
Battute sceme a parte il capitolo di oggi presenta alcune piccole particolarità che, per fortuna vostra e mia, non ritorneranno in nessun capitolo futuro (ovviamente perché non ci sarà un altro gunslinger):
 
1)Per prima cosa, come vi avevo preannunciato nello spazio dell’autore del capitolo precedente, non troverete la successione dei turni e i mazzi alla fine di questo capitolo; il perché ve l’ho spiegato la volta scorsa: non sono veri e propri duelli, solo piccoli frammenti di scontri (tanto che di alcuni non li ho nemmeno fatti, i mazzi) e alcuni sono proprio singoli momenti che ho sceneggiato senza scrivere né il prima e né il dopo.
2) Come sempre ci sono tanti nomi nel capitolo; è una cosa che faccio, e farò, spesso per dare un po’ di colore alla storia ma state tranquilli, la stragrandissima maggioranza di loro non è importante e molti potrebbero perfino fare un’unica apparizione nella storia.
3) Le regole del gunslinger possono risultare, lo ammetto, parecchio confusionarie; personalmente mi è sembrato, leggendo il capitolo, di essere riuscito a chiarirle ma se così non dovesse essere fatemelo sapere; le critiche costruttive sono importanti, senza non riusciremmo mai a migliorarci.
 
Bene. E dopo aver dimostrato per l’ennesima volta la mia passione (oserei dire financo ossessione) per gli elenchi puntati, vi saluto e vi do appuntamento con il prossimo episodio, un capitolo che, ve lo annuncio già, sarà un po’ diverso rispetto agli altri (spero sia anche meno lungo).
 
Alla prossima da ShawnSpenstar.
 
Ora, come sempre, anticipazioni:
 
Una ragazza tornata nella città dei sogni che vede i suoi sogni continuamente infranti, una sedicenne, quasi diciassettenne, con una lunga storia alle spalle che recentemente è tornata a farle visita e due giovani adulti nelle cui vite si preannunciano grandi cambiamenti. Quando la vita sembra farsi dura tutti hanno bisogno di qualcuno con cui potersi sfogare, ma state tranquilli… The kids are alright.
  
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