Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Betz73    21/10/2021    4 recensioni
Nato come piccolo missing moment, recentemente ho avuto un'idea per portarlo avanti...trasformandolo in un vero e proprio what if. Spero vi piacerà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un silenzio irreale avvolgeva palazzo Jarjayes ora che il medico se ne era andato ed ognuno si era ritirato nella propria stanza. Sembrava impossibile che tutto potesse essere di nuovo così tranquillo dopo i momenti concitati che erano seguiti all’arrivo di Oscar insieme ad André, gravemente ferito durante lo scontro con il Cavaliere Nero. Curvo, in sella ad Alexandre, e con la mano insanguinata ancora premuta contro l’occhio sinistro… Quando aveva visto il suo amato nipote in quelle condizioni, la nonna era scoppiata in lacrime, eppure non si era lasciata sopraffare dal dolore ed aveva mandato subito a chiamare il dottor Laçonne perché venisse immediatamente a visitarlo. Oscar era rimasta quasi ammutolita per tutto il tempo in cui il medico si era occupato di lui: era riuscita a malapena a spiegare come si fossero svolti i fatti, ma le parole le erano uscite a fatica… Aveva ancora dinnanzi agli occhi l’immagine di André, crollato a terra dopo che la spada di quel maledetto lo aveva colpito, in preda a chissà quale lancinante dolore...e poi la sua mano, disperatamente tesa verso di lei in cerca di aiuto. Per un attimo si era ricordata di quel piccolo incidente avvenuto quella stessa mattina con la tazzina del tè, caduta in mille pezzi dopo che un corvo le era quasi volato addosso. Vedere quella piuma nera adagiarsi a terra le era sembrato un triste presagio, la sensazione che qualcosa di importante le sarebbe stato portato via.
 
La certezza che si trattasse di André l’aveva fatta scendere immediatamente da cavallo, incurante del fatto che il ladro stesse scappando. Voleva solo correre da quella mano che la chiamava… Lo aveva circondato con le braccia, aiutandolo a sollevarsi, ed aveva finalmente stretto le sue dita, gridando il suo nome perché lui sapesse che gli era vicino, che non lo avrebbe lasciato solo. Impossibile dimenticare il terrore che l’aveva accompagnata per tutto il tragitto verso casa, la paura che qualcosa di irreparabile fosse accaduto per colpa di quello stupido piano a cui André non avrebbe neppure dovuto prender parte… Si era lasciata abbracciare da Nanny e l’aveva tenuta stretta, in un malriuscito tentativo di conforto reciproco, quando Oscar per prima avrebbe avuto bisogno di trarre forza da qualcun altro...ma l’unica persona in grado di farlo giaceva ora addormentata in un letto.

Il dottore aveva parlato di una ferita seria ma non grave, e si era caldamente raccomandato perché in nessun modo le bende fossero tolte senza il suo consenso, altrimenti André avrebbe perso l’uso dell’occhio sinistro. Sembrava tuttavia abbastanza ottimista ed entrambe si erano sentite rincuorate dalla sua diagnosi. Esisteva la possibilità che potesse sopraggiungere un po’ di febbre visto il punto estremamente delicato in cui si trovava la ferita: era necessario che André osservasse un assoluto riposo, pertanto gli aveva somministrato qualche goccia di laudano, affinché il dolore diminuisse consentendogli di addormentarsi senza problemi. Nanny lo aveva quindi accompagnato alla porta ed aveva poi spinto lei nella sua stanza, perché si togliesse la divisa e si ritirasse finalmente per la notte.

 
Oscar aveva compiuto ogni gesto quasi meccanicamente, abbandonando gli abiti militari sulla poltrona di fianco al camino, e si era seduta sulle sponde del letto, ben sapendo che non avrebbe trovato alcun riposo se anche si fosse rifugiata sotto le coperte. Con i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa stretta tra le mani, cercava disperatamente un attimo di quiete, tuttavia nella sua mente risuonava una sola ed unica domanda: perché era accaduto tutto questo? Perché proprio ad André, con cui aveva persino discusso negli ultimi giorni? Il destino sembrava volerla punire per quel dubbio che si era insinuato in lei…che potesse essere proprio lui a nascondersi dietro la maschera del Cavaliere Nero. Lo aveva addirittura sognato quando era stata ferita alla testa dopo essere fuggita dai suoi complici…e nel suo sogno André moriva, cadendo nel vuoto dopo essersi lanciato attraverso una finestra. Si era risvegliata in preda all’agitazione... Eppure, invece di lasciarsi guidare da quel brutto presentimento ed evitare qualsiasi suo coinvolgimento, lo aveva stupidamente trasformato nel protagonista assoluto di una trappola che sulla carta era sembrata perfetta, ma che li aveva portati ad un passo dalla tragedia.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter cancellare quelle ultime ore, per avere ancora di fronte a sé il suo viso sorridente, e sentirlo vantarsi di avere un talento nascosto per il furto, dopo i colpi messi a segno con facilità nelle notti precedenti. Nessuno dei due aveva davvero compreso quanto potesse essere rischioso quel piano, ed era ormai troppo tardi per porre medio a tanta imprudenza. Le conseguenze del loro agire avrebbero lasciato un segno indelebile su di lui per il resto della sua vita. Le sembrava che il cuore si fosse trasformato in piombo, tanto era il peso che sentiva nel petto.

Il crepitio del fuoco nel caminetto riuscì a distrarla per un momento, strappandola a quei pensieri. Alzò il viso in cerca dell’orologio appoggiato alla consolle: era già tardi, non si sentiva più alcun rumore in casa. Avrebbe dovuto cedere alla stanchezza ed infilarsi nel letto, sperando che prima poi il sonno la raggiungesse… Poi la sua attenzione venne catturata dal proprio riflesso: si alzò e si mise davanti allo specchio. Senza neppure rendersene conto alzò la mano sinistra e si coprì l’occhio, guardando dritta di fronte a sé. Come sarebbe stato vedere il mondo a metà? Il dottore non aveva parlato apertamente di cecità….ma se fosse accaduto? A cosa sarebbe stato condannato André? Un uomo poteva sopravvivere con un occhio solo…ma le erano bastati pochi istanti per capire che nulla sarebbe stato più come prima. L’occhio destro era sì in grado di vedere ogni cosa, ma era impossibile non percepire la zona d’ombra costante che si era creata a sinistra, come se un muro impenetrabile celasse gelosamente quella parte di realtà.

Sarebbe stato sempre così per André, se non fosse guarito. Le mancò l’aria nei polmoni al solo pensiero. Avrebbe voluto piangere ma le lacrime lottavano con la rabbia, che cercava lentamente di sostituirsi alla paura e sconfiggere quel senso di impotenza che l’aveva accompagnata dal momento in cui aveva stretto la sua mano… Non aveva potuto fare niente per lui, se non portarlo a casa. Non lo aveva neppure più rivisto dopo che il medico lo aveva bendato… E se fosse sopraggiunta la febbre? Se il dolore fosse tornato a tormentarlo durante la notte? Doveva assicurarsi che stesse bene, che riuscisse almeno a riposare. D’impulso prese un candeliere ed uscì dalla porta, diretta verso la sua stanza.

Entrò senza fare il minimo rumore per la paura di disturbarlo. Il fuoco del caminetto regalava bagliori alla tappezzeria e alle coperte che celavano il corpo di André. Si mise in ascolto ma percepì solo il suo respiro, profondo e regolare: il sonno lo aveva accolto favorevolmente tra le sue braccia. Si sentì per la prima volta sollevata, dopo tutte le ore trascorse in preda al dubbio e alla disperazione: il riposo era fondamentale per la sua guarigione. Si avvicinò al letto per vedere il suo viso, per assicurarsi che nessuna smorfia di dolore avesse distorto i suoi lineamenti così delicati. Non si era mai davvero resa conto della bellezza di André, nonostante non le fossero sfuggiti certi sguardi furtivi di molte dame a corte, ed ora che una cicatrice l’avrebbe segnata per sempre si sentì ancor più triste per lui.

Sembrava riposare sereno: se non fosse stato per la fasciatura sull’occhio non lo avrebbe mai creduto vittima di quel terribile incidente. Gli toccò timidamente la fronte ma la pelle era fresca. Avrebbe dovuto andarsene, ora che nessuno dei suoi timori era stato confermato, invece decise di restare a vegliare su di lui: almeno questo glielo doveva dal momento che non era riuscita ad intervenire impedendo che fosse ferito. Prese una poltrona e si sedette di fianco al letto, appoggiando le braccia alle coltri e guardandolo dormire. Neanche si ricordava quando fosse stata l’ultima volta in cui avevano diviso la stanza, da bambini. C’era stato un periodo in cui sgattaiolava spesso dalla sua camera per raggiungerlo, specialmente d’estate quando c’era un temporale. Lei detestava i fulmini ed i tuoni la terrorizzavano, e non c’era nessuno in tutta famiglia disposto a consolarla. Solo André aveva cercato di convincerla che all’interno del palazzo sarebbero sempre stati al sicuro, eppure la sua paura incontrollata non accettava alcuna spiegazione razionale. Scappava da lui come se fosse l’unico in grado di proteggerla dalla tempesta, nonostante avesse solo un anno in più di lei, e André apriva le sue braccia per calmarla, la teneva stretta permettendole di nascondere il viso sul suo petto, unico vero scudo a quegli squarci di luce improvvisi che ogni volta minacciavano di fermarle il cuore. Solo in quel momento si sentiva veramente protetta e riusciva finalmente a prendere sonno. Poi crescendo aveva superato questo timore, eppure anche ora, a distanza di tanti anni, le bastava poco per riportare alla mente la stessa piacevole sensazione di quei momenti vissuti con lui. Un sorriso le sfiorò le labbra…

André c’era sempre stato per lei, non solo da bambini, ma in ogni istante della sua vita. L’aveva sostenuta in ogni decisione importante, cercando sempre di consigliarla, a volte criticandola apertamente quando si trovavano in disaccordo, ma in cuor suo gli era sempre stata grata per la sua sincerità. Nonostante quegli stupidi sospetti che aveva nutrito verso di lui, non avrebbe mai potuto rinunciare alla sua amicizia. E se il suo occhio non fosse guarito…per lei non sarebbe cambiato nulla, lo avrebbe sempre voluto al suo fianco. Fu questo il suo ultimo pensiero prima che le palpebre lentamente si abbassassero, conquistate infine da quel sonno che sembrava destinato a non arrivare mai.

***

André si svegliò nel cuore della notte. Nell’occhio sinistro ancora una sensazione di bruciore, anche se molto meno intensa rispetto a qualche ora prima. Aveva la gola secca e si sentiva leggermente intontito: di sicuro il medico gli aveva dato qualcosa per aiutarlo a dormire. Cercò di mettere a fuoco la stanza, debolmente illuminata dal chiarore del camino, e riuscì a vedere la caraffa dell’acqua, appoggiata sopra un tavolino poco distante: doveva raggiungerla e dissetarsi. Nel muovere una gamba avvertì un peso al lato del letto. Il suo primo pensiero andò alla nonna: l’aveva vista così sconvolta…probabilmente si era addormentata vegliando su di lui, come quando aveva la febbre da bambino e lo accudiva per tutta la notte finché non era certa che la temperatura fosse scesa. Si volse, convinto di scorgere la sua cuffietta, ma quello che vide fu una tale sorpresa da fargli perdere un battito… Il viso di Oscar che dormiva, con le braccia appoggiate sulla coperta, e i suoi splendidi capelli biondi che le avvolgevano le spalle come un cascata d’oro. Le lunghe ciglia adagiate sulle guance morbide e la bocca socchiusa animata soltanto dal suo respiro regolare. Pensò di essere vittima di una visione: forse la medicina con cui aveva combattuto il dolore era in grado di dar vita ai suoi desideri più nascosti… Ma il peso al lato del letto era reale… Cosa ci faceva nella sua camera?

Aveva un ricordo confuso di quanto accaduto poche ore prima. L’apparizione improvvisa del Cavaliere Nero, il breve duello in cui aveva ben presto avuto la peggio, e poi quel colpo imprevisto ed il dolore insopportabile all’occhio. Oscar aveva gridato il suo nome, poi ad un tratto l’aveva sentita al suo fianco a stringergli la mano, mentre la testa sembrava poter scoppiare da un momento all’altro… Lo aveva aiutato a montare a cavallo ed insieme erano corsi verso casa, lasciando che il ladro scappasse impunito. Già, non avevano affatto catturato il Cavaliere… Invece di aiutarla era stato solo d’intralcio, sicuramente Oscar lo avrebbe rimproverato appena si fosse rimesso in forze.

Questo però non spiegava la sua presenza lì. Non era certo in pericolo di vita! Possibile che fosse così preoccupata da rimanere con lui? Riflettendoci però non gli importava davvero…averla lì, così vicina da poterla toccare, lo riempiva di gioia. Quanti anni erano passati dall’ultima volta in cui avevano diviso la stessa stanza? Da bambini capitava spesso, specialmente durante i temporali, che Oscar detestava. La spaventavano a morte e nessuno dei suoi familiari pensava avesse bisogno di conforto: la comprensione non faceva parte della rigida educazione maschile a cui l’avevano destinata. E lei poverina scappava per raggiungerlo di nascosto, convinta che in qualche modo lui riuscisse a proteggerla dalla furia della natura. A dire il vero anche André temeva i tuoni ed i fulmini, ma di fronte al suo sguardo così impaurito si fingeva forte e coraggioso e riusciva a calmarla con il prezzo di una bugia. La teneva stretta finché non la sentiva più tremare, e allora ringraziava il cielo di essere così bravo a mentire, almeno per una buona causa. Poi crescendo Oscar aveva superato la paura…e lui aveva sempre rimpianto quei momenti, in cui nulla sembrava esistere al di fuori di quella porta. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla stringere di nuovo tra le braccia, sentirla contro il proprio petto, condividere il calore del suo corpo… Certo non lo avrebbe più vissuto con l’innocenza di un bambino…la desiderava così tanto, con ogni fibra del suo essere, al limite del dolore fisico. Ed ora era lì, a pochi centimetri da lui…

Allungò una mano verso di lei, per toccare quei capelli che sembravano fili di seta. Le sfiorò le dita e si accorse di quanto fossero fredde. Il fuoco del camino si stava spegnendo, se non lo avesse ravvivato Oscar avrebbe patito tutto il gelo di una notte d’inverno. Uscì lentamente dal letto cercando di non svegliarla: grazie al cielo la testa non gli girava. Si guardò intorno per cercare qualcosa con cui coprirla ma la nonna non aveva lasciato nulla in camera. Vide solo la sua giacca marrone, abbandonata sulla sedia. Sorrise al pensiero che appoggiandola sulle sue spalle, sarebbe stato come abbracciarla per il resto della notte. La prese con sé mentre aggiungeva legna al caminetto e le fiamme si facevano lentamente più vivaci. Poi si voltò e le coprì la schiena.

Indugiò con le mani sulla stoffa per seguire la forma delle sue braccia all’apparenza esili, ma che sapevano essere mortali quando brandivano un’arma. Un flebile profumo di lavanda lo raggiunse: i capelli di Oscar… Si chinò sul suo capo inalando a pieni polmoni quell’essenza così femminile, cedendo presto alla tentazione di deporvi il bacio che sognava da tempo di darle. Se non fosse stato per la complicità della stanchezza, che l’aveva fatta crollare sul suo letto, non ci sarebbe mai riuscito… Si sentì di nuovo come il ladro che aveva impersonato negli ultimi giorni. Il tesoro di cui si era appena impossessato era però ben più prezioso di qualsiasi gioiello potesse mai finire nelle mani del Cavaliere: di questo era più che sicuro. Avrebbe conservato gelosamente la sensazione della morbidezza in cui aveva immerso per un momento le labbra. Tornò a letto per concedersi ancora qualche ora di riposo, godendo fino all’ultimo istante di veglia della bellezza di quell’angelo custode biondo che dormiva sereno vicino a lui, e per il quale non avrebbe esitato a dare la vita.

***

Le prime luci del giorno filtravano dalla finestra della camera, avvolgendo in una danza di pulviscolo la figura di Oscar, ancora china sulle coperte. Il chiarore si fece strada attraverso i suoi occhi chiusi, portandola lentamente a svegliarsi. Che strano sogno aveva avuto…più che un sogno era sembrato un ricordo. Cavalcava verso casa, nel buio, sotto una piaggia scrosciante, dopo essere stata da Fersen per comunicargli che il suo incontro segreto con la Regina era stato annullato, e a metà strada ecco André correrle incontro, a cavallo di Alexandre, con un mantello in mano per proteggerla da quell’acquazzone. Appena glielo aveva messo sulle spalle, aveva avvertito una sensazione di calore così reale che quasi dubitava potesse trattarsi soltanto di un sogno.

Aprì le palpebre e vide André che le sorrideva…solo in quel momento si rese conto di aver trascorso tutta la notte nella sua stanza e di essersi addormentata sul suo letto. Fece per sollevare le braccia quando sentì qualcosa caderle dalla schiena: la sua giacca marrone. Ecco la fonte di quel calore che l’aveva cullata nel sonno! André si era alzato dal letto nelle sue condizioni solo per donarle quel gesto gentile… Era sempre tanto caro con lei… Sentì gli occhi inumidirsi e la tensione nel cuore sciogliersi un po’.
- Buongiorno André. Come ti senti?
- Meglio… il mal di testa se n’è andato e anche l’occhio non brucia più... Dimmi... Chi era il Cavaliere Nero?
- Non lo so… L’ho lasciato fuggire.
Era la verità, nell’attimo in cui André era stato ferito, non le era importato più nulla se non accorrere in suo aiuto. Avrebbe lasciato scappare anche cento ladri in quel momento…
- Perché Oscar, perché l’hai lasciato fuggire? Avresti dovuto inseguirlo e prenderlo. Tu avresti dovuto farlo.
Dal suo tono insistente sembrava quasi che si rimproverasse di averle fatto perdere quell’unica occasione.
- Lo sai che non potevo André. Non ti avrei mai lasciato lì ferito.
André non poté negare in cuor suo di essere felice per quella risposta. Aveva rinunciato per lui, per stargli accanto... Forse dopo tutto un po’ gli voleva bene... poteva osare sperarlo, almeno?
- Guarda André, è l’alba.

Il sole era ormai sorto. André si volse verso la finestra ripensando agli eventi di quella notte, al rischio che avevano corso entrambi, a quello che sarebbe potuto accadere se non fosse stato lui a vestire i panni del finto Cavaliere. Sentì l’emozione salirgli in gola…
- Sono contento che sia stato ferito io all’occhio, e non tu. Credimi, Oscar.
Una lacrima fece capolino in quello sguardo che la osservava con infinita dolcezza.
- Sei molto caro André.
Oscar senti il labbro tremarle e abbassò gli occhi per non tradire la commozione che l’aveva colpita sentendo le sue parole. Quanto poteva costargli l’aver anteposto la sua sicurezza alla propria incolumità? Di nuovo si fece strada in lei la paura: se avesse perso la vista… Ma doveva essere fiduciosa e pregare perché guarisse al più presto.
- Ti lascio riposare adesso. Il medico tornerà nel primo pomeriggio. Ci rivedremo più tardi.

Abbandonò la stanza con l’animo ancora scosso, ma le bastò chiudersi la porta alle spalle per ritrovare tutta la propria determinazione. Aveva un conto in sospeso con il Cavaliere Nero, ora più che mai avrebbe fatto il possibile per catturarlo ed assicurarlo alla giustizia. E lui avrebbe pagato caro per quanto aveva fatto ad André.
   
 
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