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Autore: lulette    21/10/2021    4 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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6444 parole
Capitolo VII









ANCHE TU COME ME











"Artù ... solo ragazze?"

Merlino si aspettava che Artù gli sputasse il vino in faccia o qualcosa del genere ma il sovrano si alzò dalla sedia e si sedette sul letto sospirando profondamente. Il servo rimase di sale. Aveva osato troppo? 

Lui non era il re. Non poteva rivolgersi ad Artù in questo modo. Non capiva se il sovrano fosse irritato per la domanda inopportuna o per qualcos'altro che non gli era chiaro.

"Scusate, sire, se mi sono permesso: non avrei dovuto! Volevo farvi una specie di scherzo; forse volevo prendermi una piccola rivincita per prima, quando voi l'avete chiesto a me. Soprassediamo, volete?"

A Merlino in fondo importava solo che Artù non si arrabbiasse con lui. 'Ho solo immaginato che Artù mi avesse inviato qualche segnale, stasera, ma conoscendolo come ho potuto pensarlo? Con tutte le donne che ha avuto, pensare che gli interessassero anche gli uomini, non è per niente realistico. Forse ero io che l'avrei voluto, chissà poi perché.'

'Già, perché?' gli fece eco l'arrogante vocetta interiore che purtroppo era ancora viva. 'Cosa speravi che Artù ti dicesse: - Mi piaci, Merlino! Mettiti con me! Saremo felici insieme! - un po' troppo patetico, persino per uno come te, non trovi?'

"Merlino" disse Artù con voce bassa "non voglio certo giustificarmi con te, ma ... vedi, qualcosa c'è stato ... non capire male: é stato solo un esperimento, una mia curiosità sulla natura umana, una sorta di gioco e di certo un errore. Sai che la maggior parte dei nobili e dei re scelgono di avere come amante qualcuno come un servo, una serva o altri sottoposti che lavorano nel castello e nessuno ha mai detto niente, se non gli eventuali coniugi e a volte neanche quelli. Quindi non c'è da stupirsi così tanto se per una volta é successo anche a me. Mi é capitato e non mi sono tirato indietro. Dopo tante donne ero curioso di ciò che si poteva provare con un uomo. É normale. Tutti lo fanno prima o poi!"

Merlino era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Era completamente scioccato e non riusciva a seguire il discorso del re. Artù con un uomo? Stava forse vaneggiando? Il vino gli aveva giocato un così brutto tiro? Quindi i segnali che aveva ricevuto erano veri? Dei, un conto era pensarlo quasi per scherzo, un conto era sentirselo dire come un dato di fatto.

Quasi per caso Merlino sentì l'ultima frase del re; si rese conto che Artù stava aspettando una sua reazione e con fatica rispose: 

"No ... Artù ... non é così! É vero che i rapporti amorosi tra uomini sono molto più di quelli che possano sembrare da fuori, ma la stragrande maggioranza degli uomini ha rapporti intimi solo ed esclusivamente con donne."

Il re impallidì. Non voleva credere alle parole del suo servo. Erano scomode, erano sgradevoli da ascoltare. Lo facevano sentire diverso, lo facevano sentire ... sbagliato.

"Ma si può sapere come sai tutte queste cose?" Il re si era rivolto a Merlino con una certa ferocia. "Chi te le ha dette?"

"Me le ha dette il seduttore per eccellenza, maestà. Gwaine, per la precisione" rispose il servo con calma.

"Gwaine? E come fa Gwaine ad avere tutta questa sapienza in materia?" ribatté Artù sarcastico.

"Beh, più che di sapienza, si dovrebbe parlare di ... esperienza diretta. Avrete notato che Gwaine sprizza erotismo da tutti i pori. E poi ha questi capelli incredibili. Non ho mai visto un uomo con dei capelli simili!" 

Artù avvertì una delle ormai famose fitte di gelosia allo stomaco e lo guardò con occhi più taglienti della sua spada.

E la vocina di Merlino: 'Sapevo che non eri un genio, ma andare a dire certe cose al re, che già di suo mi pare alquanto alterato, non é di sicuro un' idea grandiosa!'

"Immagino che dormirà con i nastri in testa come le nobildonne, per mantenere i suoi ciuffi" continuò Artù con astio malcelato. "Oppure farà come Sansone. La sua 'energia' risiederà nei suoi capelli. Se glieli tagliassero per lui sarebbe finita!" disse il sovrano, mimando con la mano il gesto di tagliare qualcosa nell'aria, anche se, più che i capelli, sembrava stesse tagliando la gola a Gwaine. "Ma a lui non piacevano le donne?" ribadì il sovrano.

"Sì, gli piacciono le donne ... e gli piacciono gli uomini ... gli piacciono tutti! Gwaine conosce i segreti più inconfessabili di tutta Camelot e dintorni, forse perché ne ha fatto parte lui stesso. Non credo esista pratica amorosa, anche rischiosa, che lui non abbia effettuato. Mi ha parlato di una volta in cui erano in sette, tra uomini e donne, poi un'altra in cui si ritrovò assieme a due uomini e un'altra ancora dove fu prima legato poi torturato e infine ..."

"Basta così, Merlino!" lo interruppe Artù, ormai furioso, anche se stava provando con tutte le sue forze di trattenersi, per non mostrare al servo troppo dei suoi sentimenti. Inorridiva per quegli accenni di visioni di Gwaine con altri. Non concepiva il sesso di gruppo. Lo trovava squallido, decisamente ancora più del suo Jus. Un geloso puro quale era il re non avrebbe accettato neanche morto di dividere il/la proprio amante con altri. Il solo pensiero gli risultava insopportabile. Ma Gwaine aveva almeno un lato positivo: era una delle poche persone a lui note, che aveva avuto un numero di amanti di molto superiore al suo. E questo stranamente gli dava un po' di sollievo.

"Lui sa delle tue preferenze?"

"Non gliel'ho mai detto, ma credo che lo sappia. Ha un sesto senso per questo genere di cose. Ogni tanto mi lancia delle frecciatine che mi fanno capire che in realtà ha capito anche troppo di me."

Merlino non disse al re che le frecciatine lanciate dal bel capellone, riguardavano in pratica sempre e solo il re. Gwaine aveva capito quasi dalla prima volta che il dolce valletto era innamorato perso del bel sovrano ma aveva anche capito che Artù aveva da sempre un vero e proprio debole per il suo frizzante servitore. E non gli disse che Gwaine, un paio di volte, ci aveva provato anche con lui. Non era una cosa di cui andare particolarmente fieri. Il cavaliere ci provava con cani e porci, ma con lui fu abbastanza cortese, nonostante il vino e riuscì anche a strappargli una promessa: - Se un giorno smetterai di pensare ad Artù, prometti che farai un pensierino su di me? - E Merlino rispose di sì. Tanto non sarebbe mai successo che lui smettesse di pensare al suo re. Il servo sorrise al ricordo.

Il sovrano lo strappò dai suoi pensieri.
"A me non ha mai detto nulla e quello che mi stai dicendo adesso mi suona abbastanza nuovo. Sei sicuro che ti abbia detto la verità e che non ti abbia preso in giro, magari per farsi bello ai tuoi occhi?"

Artù stava respirando velocemente e Merlino non capiva cosa esattamente avesse detto per irritarlo fino a quel punto. Semmai era lui che adesso avrebbe dovuto avere il fiatone e le palpitazioni, vista la notizia che non aveva ancora avuto il tempo di assimilare e digerire.

"Con Gwaine tutto può essere, ma mi ha detto più di una volta che mi considera il suo miglior amico, per cui non so perché avrebbe dovuto mentirmi. Credo che si fidi di me e che mi sia affezionato."

Artù parlò ancora con una certa rabbia.

"E non ha cercato di coinvolgerti? E non ti ha mai fatto proposte personali?"

Neanche per un attimo Merlino pensò di dirgli la verità. Non si sentì nemmeno in colpa, perché le sue intenzioni nei confronti di Gwaine erano sempre state pure come lo era stato anche tutto il suo atteggiamento. Era anzi piuttosto infastidito dai modi bruschi di Artù.

"Non capisco, sire. Io vi ho detto tutto. E se anche così non fosse, non potrei proprio sentirmi in colpa riguardo a questo. Io non sono come Gwaine. Non lo giudico per le sue scelte ... intime. Se quelle cose vanno bene per lui a me sta bene. Io guardo come si comporta con me. É Buono, é leale, é simpatico e questo mi basta. Ho detto che lui mi considera il suo miglior amico, ma per me lui é solo un caro amico, né più, né meno degli altri cavalieri. Il mio migliore amico siete voi, Artù. Lo sapete bene. Nessuno potrebbe mai prendere il vostro posto. E davvero avete pensato, che io potessi essere attratto in qualche modo, dalle orge o da rapporti a caso, purché fossero? Allora non é vero che mi conoscete. I rapporti fisici disgiunti dai sentimenti, per me non hanno nessun senso; non me ne é mai importato nulla. Sarò antico, sarò sbagliato, ma é quello che sono e quello che voglio essere. Per questo non ho mai accettato la corte delle persone incontrate a Camelot."


Artù sospirò di vero piacere a quelle parole. Lo avrebbe baciato.


"E non sopporto di essere giudicato come persona frivola e impudica, solamente per il fatto che nutro interesse per le persone del mio stesso sesso. E per favore, maestà, non ditemi che dovrei andare con una donna, che così potrei cambiare idea. Non fatelo! Vi prego! Pensavo fosse chiaro. A me piacciono gli uomini! Ciò che provo per loro non é paragonabile a ciò che provo per le donne. Un' altra cosa, Artù: ogni volta che mi aspetto dei chiarimenti da parte vostra, trovate il modo di rigirare la frittata, facendo parlare me, in modo da distogliere l'attenzione da voi. Siete scaltro ma anche un po' ingiusto. Infine...oh, sono ... sorpreso, davvero sorpreso: non avrei mai creduto che tra le vostre amanti ci fosse anche un uomo. Dei, pensavo di conoscervi e invece prima di stasera non mi avete mai veramente detto nulla di voi. A proposito mi chiedo come non sia mai venuto a conoscenza dello Jus prìncipis."

Merlino si rese conto di essere arrabbiato con il re. Il servitore aveva sperato che il sovrano lo stesse prendendo in giro. Artù con un amante uomo era uno smacco insopportabile. Non riusciva ancora a realizzare del tutto: più ci pensava e più la cosa lo faceva ammattire. Finché si trattava delle ragazze o delle serve, Merlino semplicemente non avrebbe potuto competere, ma se si parlava di un uomo, allora non era giusto ... non era accettabile! Se un uomo c'era stato, quell'uomo avrebbe dovuto essere lui e lui soltanto. Quale uomo lo avrebbe potuto amare più di lui? Quale uomo avrebbe potuto renderlo più felice di lui? Nessuno, nessun altro.


Artù non aveva ancora aperto bocca. Era stato inondato da una serie di domande e informazioni a raffica e non riusciva a organizzare una risposta. Il servo era forse giustamente indignato o forse no. Per un attimo gli sembrò di avere la mente vuota. Merlino lo precedette con un filo di voce:

"Quando successe?"

"...il mese prima che tu arrivassi a Camelot." Il re aveva capito subito a cosa si riferisse Merlino. Non aveva senso fare finta di non comprendere.

Artù allora non lo conosceva ancora, pensò il valletto. Il dolore si mitigò leggermente e il servo riuscì a respirare meglio. Eppure il re non gli aveva fatto capire niente e Merlino stesso, come mai non era stato in grado di comprendere una cosa così enorme?

"Volevo scusarmi con te Merlino. Hai ragione. Io so come sei. Non so perché ho pensato così. Che sia la mia solita possessività? So che Gwaine sembra divertente e affascinante, anche se ora con quello che so di lui, mi verrà da considerarlo peggio di un animale. Da come ne parlavi mi é sembrato ti piacesse proprio per il fatto che lui sia stato, e continui ad essere, così disinibito e accondiscendente in ogni tipo di relazione che gli é capitata. Certo, non sapevo che questi rapporti fossero stati così tanti, né così ... variegati."

"Lui é così e va accettato in toto o per niente. Una volta sarei fuggito da uno come lui. Mai lo avrei voluto come amico, ma ho scoperto che ha comunque dei valori importanti: lo spirito di sacrificio, il coraggio, l'amore per le cause perse, la lealtà per voi e per Camelot. Il resto riguarda solo lui e per me non é così importante. Ma ora, ditemi, Artù, chi era questo ragazzo di cui non volete parlarmi?"

Il sovrano fece un piccolo sorriso amaro.

"Era ... il figlio di uno stalliere; aveva circa la mia età e lo avevo già incontrato altre volte. Stava imparando il mestiere del padre. Un pomeriggio entrai nelle stalle mentre lui si stava lavando, a torso nudo: normale amministrazione. Eravamo da soli e io senza neanche pensarci, mi soffermai a guardarlo forse un po' troppo a lungo, perché lui se ne accorse." 

'Oh, Artù, sentirvi parlare di un altro uomo in questo modo, é come avere il cuore trapassato da mille spine. É un dolore che non so se sarò in grado di sopportare.'

"Poi, niente ... si avvicinò e mi chiese se poteva fare qualcosa per me. Sono rimasto sorpreso, non me l'aspettavo. Non mi ero mai ritrovato in una situazione simile con un uomo (se escludiamo re Alined).
La cosa mi fece sorridere, mi lusingò e mi stimolò un po' di curiosità. Gli diedi un buffetto sulla guancia, forse perché mi ispirava tenerezza, ma non so esattamente perché lo feci. Stavo per dirgli:- Grazie, ma lascia perdere - che me lo ritrovai accostato al viso a darmi leggeri baci sulle labbra. E notai che la cosa non mi dispiaceva."

'HAHAHA! In due secondi! - Posso fare qualcosa per voi? - E lo bacia! E lui ci sta! E tu, in tre anni la cosa più audace che hai fatto è stato guardarlo. C'è da morire dal ridere!' si intromise la spietata vocina quanto mai indesiderata e pungente.

"Quando però fece il gesto di togliermi l'armatura lo fermai e invece di dirgli - Basta così - gli dissi che dopo cena avevo intenzione di fare una passeggiata nel bosco e che se voleva poteva unirsi a me.
Quando quella sera mi raggiunse, non parlammo quasi e lo portai direttamente nel capanno della caccia, dove successe quello che sapevo sarebbe successo."

Merlino con un groppo in gola, grande come una roccia da catapulta, riuscì solo a pensare: 'Se non divento matto stasera, non lo diventerò mai più' mentre Artù continuava impietoso:

"Il bello é che aveva fatto tutto lui. Nella stalla mi sono trovato nell'impossibilità di dirgli di no. Non volevo offenderlo. Non ci riuscivo. Sembra assurdo ma é così. E la cosa che forse mi ha colpito di più era il suo sguardo. Era timido, era sottomesso, ma non tolse mai gli occhi dai miei."

Il valletto, deglutì faticosamente e disse con voce roca:

"Eh, Artù. Guardatemi ...timido, non direi proprio! Nessun timido avrebbe così poco rispetto del suo re da prendere l'iniziativa di baciarlo per primo, senza aver chiarito le intenzioni proprie e altrui. E poi non é che non volevate offenderlo ... é che vi piaceva parecchio! Con me potete essere sincero."


"Se non ti conoscessi ... direi che sei geloso, Merlino!"


"Che assurdità, mio signore. Non sono mai stato una persona gelosa di natura. E poi, all'epoca dei fatti nemmeno ci conoscevamo!" ma il sorriso del servo non arrivò agli occhi.

Il re annuì convinto.

"Artù, si può sapere perché prima non me l'avete detto? Se penso alla fatica che ho dovuto fare per dirvelo! É stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto ..." si lasciò scappare il servitore, con voce lamentosa.
"Lo so Merlino e mi dispiace, ma se tu non l'avessi ammesso per primo, sicuramente non mi sarei aperto con te. Non l'ha mai saputo nessuno."

"Era ... era bello?" balbettò il valletto.

"Sì, era un bel ragazzo, nella norma comunque, ma quello che mi attirò di lui, come dicevo prima, fu il suo atteggiamento verso di me."

"Posso chiedervi fin dove vi siete spinto con lui?" chiese Merlino in modo scorbutico, calcando l'accento sulla parola 'spinto' che diede ad Artù un' idea di voluta volgarità.

"Merlino, mi sembra che tu stia esagerando!"

"Perdonatemi, ve l'ho domandato solo perché anche voi me l'avete chiesto prima e io ho scelto di rispondervi, ma se voi non ..."

Artù lo interruppe alzando la voce, innervosito dall'irritazione crescente che avvertiva nella voce del servo.

"Tu, in un primo momento, non me l'hai affatto detto. Sono stato io che in seguito ti ho costretto. Poi devi spiegarmi una cosa che non capisco: perché mi fai questo genere di domande, se la verità é che non vuoi sapere le risposte. É tutta la sera che lo fai e ogni volta che rispondo, ti innervosisci, stringi le labbra e spalanchi gli occhi, neanche fossi una fanciulla in pericolo che vorrebbe fuggire a tutti i costi! ... Vuoi davvero saperlo? E sia!
Abbiamo avuto rapporti completi senza nemmeno aver bisogno di usare nessuna delle tue pratiche. Si vede che io e lui non avevamo quel genere di remore che tu invece hai dimostrato di avere!"

Merlino in quel momento lo odiò. Sarebbe davvero scappato o ancora più volentieri lo avrebbe colpito. Era completamente rosso in viso per il disagio e la rabbia. Si sentiva veramente offeso. Se più per il modo del re o più per il senso delle sue parole, non lo sapeva.
"Basta Artù! ... E poi decidetevi una buona volta. Poco fa, mi avete praticamente dato dell'animale e adesso non sono altro che una donzella in fuga." urlò Merlino.

Il re si sdraiò sul letto a pancia sotto, con la testa appoggiata a un braccio e il servo non vedeva più neanche il suo viso; Artù non parlò, né si mosse. 

Passarono alcuni minuti di silenzio.


A Merlino sembrò il momento giusto per andarsene. Non aveva più voglia di restare con Artù. Stava già per alzarsi dalla sedia, quando udì la voce del re dire flebilmente:

"Quello che volevo sapere era cosa ti trattenne dall'amare Will con tutto te stesso, fino a fartelo perdere".

Merlino ebbe una specie di lampo di consapevolezza nella mente. Perché non aveva voluto dare a Will quello che voleva, visto che era anche ciò che lui stesso avrebbe desiderato? Non era una ragazza che doveva preservarsi per l'uomo che avrebbe sposato. Forse Will non era il ragazzo giusto? Oh, in quel momento della sua vita lo era, eccome. Allora forse era questo che Will doveva aver pensato, quando si erano allontanati: aveva creduto di non essere il ragazzo giusto per Merlino. Aveva creduto che Merlino in fondo non lo volesse! Questa rivelazione colpì il valletto con la violenza di uno schiaffo. Il servo capiva solo adesso che i sentimenti di Will non erano superficiali come aveva spesso pensato. La gola si chiuse e gli si inumidirono gli occhi. Forse se gli avesse detto che lo amava, sarebbero ancora insieme. 'Ma cosa dico? Will non c'è più!'

Merlino parlò con voce rotta: "Artù... ho capito una cosa, adesso, grazie a voi! ... Io ...io amavo Will!" Il servitore scoppiò in un pianto dirotto "e non gliel'ho mai detto!" disse con voce resa acuta dal nodo che aveva in gola. "Lui credeva che io non lo amassi!"

Artù rimase stupito dalla reazione sconvolta di Merlino. Si ritrovò anche lui triste e la rabbia di poco prima scemò all'improvviso. Si alzò dal letto e afferrò il servo per un polso, facendolo alzare a sua volta, tirandolo verso di sé gentilmente ma con decisione per poterlo abbracciare, mettendo le braccia attorno alla schiena di Merlino. Il servitore non fece nulla, non lo abbracciò a sua volta, ma si appoggiò contro di lui, tanto Artù era forte e non avrebbe avuto problemi a sorreggerlo. Poi posò il viso tra la spalla e il collo di Artù e quando si sentì completamente avvolto dall'abbraccio del re, invece di calmarsi, i singhiozzi aumentarono. Artù appoggiò la guancia al lato del capo dell'altro, carezzandolo piano col suo volto, quasi a voler fermare i singulti del ragazzo. Cominciò a muovere le mani sulla schiena del servo con carezze forti e sapienti, infine molto lentamente prese a ondeggiare a destra e a sinistra. Il servo si sentì esattamente cullare dalle braccia di Artù. Dopo qualche tempo Merlino si sentì meglio, aprì gli occhi, alzò la testa e si rese conto di dove si trovava. Si sentiva così imbarazzato, non tanto per il fatto di trovarsi tra le braccia del re, quanto per la figura di quello sfogo disperato da bimbo di tre anni. Artù era di una bellezza indescrivibile. Come aveva potuto pensare che Artù fosse brutto?
 
"Ora penserete davvero che io sia una fanciulla debole e indifesa" disse Merlino sorridendo appena.

"Solo per un pianto? Io sono contento che tu ti sia lasciato andare così, con me. Ne avevi bisogno! É stata una serata un po' pesante: sono venute fuori un sacco di cose!"

"Avete intenzione di lasciarmi andare o passerò il resto della serata vostro prigioniero?"

Artù non si era accorto di aver legato le sue mani dietro la vita del servo, stringendolo abbastanza forte. Stava per toglierle, a disagio per le parole dette dall'altro, ma ci ripensò e sorridendo disse: "Sbaglio o non mi hai ringraziato?"
 
Merlino prese fiato e rispose: "Vero ... vi ringrazio Artù!"

"Oh no, non così. Pensavo mi ringraziassi in un altro modo!" 

Il servo cominciò leggermente a tremare e sentì il viso scaldarsi. Non riuscì a chiedere al re cosa avesse in mente e pensò, anche se avrebbe voluto dirlo ad alta voce: 'Cosa volete, Artù? Vorreste un bacio? Siete innamorato di un'altra: perché non mi lasciate tranquillo?'

"Ehi, calmo!" dichiarò il sovrano "Non voglio mica intendere chissà cosa! Hai una faccia come ti dovessi chiedere ... volevo ... volevo solo che tu ricambiassi il mio abbraccio."

"Ah ... va bene!" ribatté Merlino, un po' sollevato e un po' deluso, ma quando pose le braccia attorno alle spalle del re e questi ricominciò ad avvolgerlo, chiudendo le braccia intorno al suo corpo un po' più forte e poi ancora più forte, Merlino chiuse gli occhi e li strinse, sentendosi completamente sciogliere all'interno.

Anche il servo serrò maggiormente la presa attorno al re in modo che si trovarono uniti in un abbraccio strettissimo, le guance a contatto, il respiro dell'altro ora sull'orecchio, ora sul collo. Merlino percepì il graffiare della corta barba del sovrano sul suo viso. Anche i loro corpi erano del tutto a contatto e si rese conto di non aver mai abbracciato nessuno in quel modo completo e struggente, nemmeno Will. Insomma, Merlino pensò che fosse il momento più straordinario della sua vita, un momento così concreto e reale, molto meglio dei sogni che ogni tanto popolavano la sua mente. Lentamente si staccarono e notò che Artù aveva il viso colorito e un dolce sorriso sulle labbra. 

Il re rise: "Uh, che occhioni lucidi che hai! Sembri un pargoletto!" e diede un lieve pizzico al viso di Merlino che se possibile, si imbarazzò ancora di più. Artù si sedette sul letto: "Se non vuoi parlarne più per me va bene" disse il re con calma "altrimenti avrei ancora una domanda da porti."

"Ditemi pure!" Merlino si sentiva molto meglio, molto più calmo e l'abbraccio con Artù l'aveva profondamente risollevato. Il re era stato così dolce e accogliente: il servo non lo avrebbe mai creduto possibile, se non l'avesse vissuto personalmente. Artù non se ne rendeva neanche conto ma il suo tocco consolava e sanava e il suo abbraccio scaldava e fortificava. O forse tutti gli abbracci erano così e lui lo aveva vissuto come un miracolo solo perché era innamorato di lui. Ammetterlo con se stesso in questo modo gli fece uno strano effetto, lieto e malinconico al contempo.

"Qual è il vero motivo per cui alla fine rifiutasti Will, se, come tu hai appena ammesso, lo amavi?"

"Io ... non volevo essere considerato ... no ... io non volevo ammettere con me stesso di essere ... un sodomita. Non volevo vedermi come un pederasta e non volevo ... sentirmi un deviato. Sono stato un vigliacco, lo so, ma avevo così tanta paura!"

"Beh, se tu sei un sodomita, allora lo sono anch'io!"

"No, voi non lo siete, ma io credo di esserlo."

"Adesso mi sembri veramente un idiota. A parte il fatto che nemmeno sei stato ancora deflorato. Passami il termine per una volta. Quale sarebbe la differenza tra te e me?"

"Io, conoscendovi come credo di conoscervi, so che avete posseduto quel ragazzo senza a vostra volta farvi possedere."

"Oh, dei, Merlino! Ma stiamo ancora parlando di questo?" sospirò Artù "Se ho ben capito, tu credi che solo colui che si sottomette sia un sodomita?"

"Non proprio. Io credo che si tratti più di una questione psicologica. Parlo di una persona che si sottomette ad un'altra non solo fisicamente e, forse, mi dà fastidio, questa spiccata disparità."


"Scusa Merlino. Io credo di essere più pratico, mentre tu sei più romantico. Spiegami, secondo te, se sono in due a fare la stessa cosa, solo che uno é da una parte e uno dall'altra, non credi che siano da considerare alla stessa stregua, sia nel bene, sia nel male? Hai ragione se hai pensato che con quel ragazzo sia successo solo quello che hai detto tu, ma perché fin dall'inizio lui si é posto verso di me come una persona sottomessa."

"Fosse stato il contrario, non avreste avuto nessuna storia con lui, ne sono sicuro!" 

"Ma come fai ad esserne sicuro, se nemmeno io lo sono. Forse non é successo, perché é stata una storia molto breve. Ma se fosse rimasto non sono certo che non sarebbe potuto accadere anche a me. Non mi sembra nemmeno una cosa così terribile come me la stai facendo vedere tu."

"E poi voi siete re e siete stato principe: tutte le persone in qualche modo sono sottomesse a voi."

"Diciamo molte persone, ma non tutte. I vari principi, principesse, re, regine con cui ho avuto a che fare. Tutti i miei nemici tra cui gli stregoni. Morgana mai, Gwen e soprattutto tu che sei il mio servo per giunta."

"In un certo senso avete ragione ... Quanto durò la storia con lui?" 

"Solamente una settimana."

"E in questa settimana, quante volte siete 'stato' con lui?"

"Accidenti Merlino, so già cosa dirai! ... Quindici o sedici volte." 

"COME?"

"Hai capito benissimo."

"Davvero ... Artù ... Complimenti per la vostra ... vitalità! Anche con le amanti donne eravate così ... pimpante?"

"Meno, ... credo fosse dovuto alla novità!"

"Per me, era dovuto al fatto che gli uomini vi piacciono molto più di quello che credevate, é possibile?"

Artù ci pensò su per un attimo, ma non riusciva a darsi una risposta soddisfacente e quindi non disse niente.

"Perché finì?" chiese Merlino, sorvolando sulla precedente domanda visto che il re sembrava confuso.

"Lui rischiava molto, nel caso fossimo stati scoperti. Mentre per me non ci sarebbe stata alcuna conseguenza, per lui sì, così scappò da Camelot."

"Ma perché sedurvi per poi scappare subito; non lo sapeva già prima?"

"Sì, lo sapeva, ma mi disse che non era stato in grado di opporsi al mio fascino. Mi disse che era già invaghito di me da quando mi aveva conosciuto mesi prima e che non era riuscito a resistere ai segnali che continuamente gli inviavo. Io ti giuro Merlino che prima di quel giorno nella stalla non gli avevo mai inviato nessun segnale. A malapena sapevo chi era, ma questo non gliel'ho mai detto."

'É stato furbo il ragazzo. Ha fatto finta di aver notato richiami inesistenti di Artù. Ruffiano, manipolatore e grandissimo porco!' Tutta la serenità e dolcezza del precedente abbraccio del sovrano erano già sparite nel nulla, sostituite da una nuova furiosa ondata di gelosia.

"Comunque" continuò Artù "secondo me aveva intenzione di andare via in ogni modo da Camelot, perché me lo disse durante quei giorni."

'Quindi aveva già previso tutto. Di sedurre il re giusto per divertirsi un po' finché gli sarebbe andato per poi piantare tutto e andarsene da un'altra parte. Schifoso opportunista!'

"Non ne ho mai più saputo nulla."

"Lo avete amato?"

"Non credo ... anche se mi affezionai. Non ci fu il tempo di capirlo ed era iniziato tutto solo come un gioco e per certi versi é stato così. Ma é stata un'esperienza che in qualche modo mi ha segnato."

"Quindi non l'avete mai cercato. Perché?"

"Potrei dirti di averlo fatto per lui, perché avrebbe rischiato troppo, ma la verità é che avevo paura, proprio come l'avevi anche tu."

"Non mi è chiaro perché il ragazzo avesse cosí paura. Finché fosse stato sotto la vostra protezione nessuno lo avrebbe toccato!"

"Non ne ho idea... Forse perché non gli ho mai chiesto di restare!..."

"Allora ... nessun sodomita? Né io, né voi?" rise a labbra chiuse Merlino.

"... forse ..." mormorò Artù a voce quasi impercettibile.

Merlino alzò gli occhi sul re sorridendo; sapeva che lo stava prendendo in giro. Non gli avrebbe creduto neanche se lo avesse visto con i suoi stessi occhi. "Come forse? O sì, o no, le mezze misure qui non esistono! Mi dispiace Artù."

"Potresti, per favore, cercare di non usare per noi queste parole antiche e negative come invertito o sodomita? Noi non siamo così, forse nessuno lo é. Noi siamo curiosi della natura umana, noi siamo in grado di innamorarci di una persona aldilà di come appare esternamente, noi siamo ... versatili" disse Artù con un tono piuttosto solenne.

"Avete detto versatili? Cosa intendete esattamente con versatili?"

"Che possiamo innamorarci di una persona indipendentemente dal fatto che sia un uomo o una donna!"

"Questo vale per voi Artù. Io so già che posso innamorarmi solo degli uomini. Vi piace 'bivalente' come definizione per voi?"

"É accettabile."

"E comunque é davvero interessante la vostra interpretazione della parola versatile. Io invece ho sempre considerato 'versatile' un uomo che alterna l'essere dominante all'essere sottomesso."

"Merlino ... ma vai a finire sempre e solo lì. Scusami ma ti trovo un po' fissato. Temo tu abbia degli arretrati" disse Artù ridendo forte e riprendendo a bere il vino dalla propria coppa.

Merlino si sentì un po' offeso: ovviamente il re lo sapeva e aveva ragione da vendere, ma non fu carino ricordarglielo in questo modo.

"Artù, siete tremendo! Io vorrei solo sapere, vorrei solo capire ...

Il sovrano lo interruppe: "Allora, é questa la parola che ti definisce? Tu saresti versatile, nel tuo modo di intenderlo?"

"Diciamo che ... l'idea non mi dispiace. Mi sento abbastanza vicino a questa definizione, ma sul lato pratico, lo sapete, sono carente ... per cui non posso esserne sicuro. Siete voi più esperto di rapporti d'amore e io ammetto che a questo punto vorrei sapere tutto di voi, anche se di certo non posso pretenderlo."

"Più esperto dici? Io non mi sento così esperto anzi per certi versi mi sembra che tu lo sia molto più di me" confermò Artù con il solito sorrisino, ricco di malizia.

"Ci siete riuscito, maestà! Bene! Bravo! Bis!"

Il sovrano fece finta di cadere dalle nuvole. "A fare cosa?"

"A cambiare argomento" Merlino lo guardò imbronciato.

Artù era un po' seccato, ma gli veniva anche da ridere. Una situazione irreale. Come lo era stata tutta la sera.

"Oh, Merlino, io ti sconsiglierei di insistere o ti ritroverai a perdere i sensi, quando avrò finito. E poi non venire a dirmi che non ti avevo avvertito."

"Se non li ho persi finora, i sensi, non credo che ... non preoccupatevi Artù" disse Merlino dolcemente "rimarrete sempre il mio asino preferito!"

"Grazie Merlino. Adesso mi sento in una botte di ferro."

Il sovrano gli diede una breve occhiata storta, ma si rassettò la camicia, si ravviò i capelli e smise di parlare sommesso come aveva fatto fino a poco prima. 

"Quella sera" cominciò il re " dopo una lotta combattutissima e feroce seguita da una vittoria schiacciante, andai con i cavalieri in una taverna che dicevano facesse i boccali di vino e di birra più grossi della regione. Volevamo divertirci, festeggiare insieme, brindare alla nostra vittoria."

Artù, in piedi di fronte a Merlino parlò ad alta voce, gesticolando ampiamente, ora sgranando gli occhi, ora ridacchiando e mutando sovente le espressioni del viso, come un attore consumato. Sembrava fosse su un palco e recitasse. Tutto a beneficio di Merlino, che si chiese se per caso Artù stesse inventandosi tutto solo per intrattenerlo. Certo il servo, seduto davanti al re, non poteva lamentarsi: Artù era semplicemente bellissimo: scalzo, con la camicia libera lungo i fianchi, spettinato, con le guance arrossate, gli occhi brillanti, le labbra rosse e lucide. E quel modo di muoversi imponente e sciolto che lo contraddistingueva.

"Ben presto tutti noi ci ritrovammo ad essere completamente su di giri. Persino Leon, che in genere rimaneva sobrio per accollarsi volontariamente l'onere di riportare a casa gli altri. Immaginati Gwaine com'era ridotto! Non ho mai bevuto così tanto in vita mia. Stasera a confronto é come se ne avessi bevuto un terzo. Devo dire che mi divertii parecchio. Non facevamo altro che bere e ridere. In fondo era un miracolo se eravamo tutti vivi. Devo essermi addormentato sopra il tavolo, o sotto, perché vedi, io non ricordavo quasi niente di quel che successe dopo.

Quando aprii gli occhi, ero all'aperto, era buio ma un lato del cielo stava schiarendo, quindi era quasi l'alba. Mi sembrava di avere un tamburo dentro la testa, tanto mi pulsava. Avevo freddo, anche se era estate perché ero un po' bagnato causa l'umidità della notte. Girai la testa e vidi uno dei miei cavalieri... No, taci Merlino! E sì, lo conosci molto bene, ma non ti dirò chi é! Non certo adesso" disse sghignazzando.

"Maestà, mi sembrate matto!" rise a sua volta Merlino, accoccolandosi meglio sulla sedia del re. Si tolse gli stivali e mise i piedi su un'altra sedia vicino. Artù era uno spettacolo da godersi in pieno rilassamento.

"Anche lui era bagnato come me e notai che entrambi avevamo le braghe calate" Merlino scoppiò a ridere sgangheratamente. 

"Eravamo entrambi a pancia sotto, nudi dalla vita alle caviglie" e si misero a ridere entrambi, stavolta.

"Forse dovevate solo fare pipì e siete crollati senza neanche rivestirvi" propose il servo assai divertito.

"Oh, Merlino, sei pronto? Fammi bere ancora un po', se no non ce la faccio!" disse Artù, facendo l'occhiolino al suo servo.

Il sovrano sembrava un po' meno spavaldo adesso. "Provai a mettermi seduto, ma non ci riuscii, perché mi sembrava che il sedere andasse a fuoco." Merlino scoppiò in una fragorosa risata con singhiozzi, poi si fermò: non capiva perché, ma forse la cosa non era così buffa com'era apparsa un attimo prima.

"In qualche modo riuscii ad alzarmi e andai per tirarmi su i pantaloni" fece il re, mimando qualche gesto "ma sulla pancia e sulle cosce notai che oltre all'umido, c'era qualcosa di appiccicoso. Mi guardai le mani e le avvicinai al naso per annusarle e per poco non caddi a terra svenuto: era seme di uomo!"

"Dei del cielo, Artù!" quasi urlò Merlino.

"Svegliai il cavaliere che si rivestì in tutta fretta. Era sconvolto e... spaventato.

Gli dissi con affanno: - Non ricordo nulla, se non qualche istante confuso. Come mai ci siamo svegliati nudi?- E lui mi rispose: - Non ne ho idea, maestà. Anch'io ricordo poco o nulla.-
 
Non capivo più niente e avevo bisogno di fargli delle domande:

- Scusa se te lo chiedo, ma a te brucia il deretano?-

- Cosa? No, sire ... non direi. Ho solo un gran mal di testa- mi rispose il cavaliere.

- Penso che stanotte, qualcuno ... mentre eravamo addormentati, abbia abusato di noi ... o almeno di me. Ma perché avrebbero dovuto spogliare anche te senza poi farti nulla?-

- Forse perché siete più ... carino di me, sire, ma non credo vi abbiano usato violenza, non avete nessun segno addosso.-

- Vallo a dire al mio sedere!-

-Mi dispiace molto, maestà! Avrei dovuto proteggervi e invece ...vi manca nulla?"-

- No, ho ancora i soldi e il resto. E i cavalli sono dietro agli alberi.-

-Siamo abbastanza vicini a Camelot. É bene che vi facciate visitare da Gaius. Prendiamo i cavalli e andiamo ...-

-Li porteremo a piedi. Non riuscirò a salire su un cavallo chissà per quanto tempo ancora.-

Poi il cavaliere si buttò in ginocchio e vomitò anche l'anima.

Nel pomeriggio, il cavaliere mi chiese udienza urgente e io lo ricevetti subito sperando che gli fosse tornato in mente qualcosa. Teneva il capo chino, con le orecchie rosse, poi alzò la testa e mi guardò: non aveva affatto una bella cera. Gli occhi erano cerchiati e gonfi e aveva un'espressione molto strana e sofferente.

- Come state, sire?-

- Meglio, grazie. Gaius mi ha dato qualcosa ... ma non gli ho detto nulla. Ti é tornato in mente qualcosa di stanotte? -

Lui cadde in ginocchio e si accucciò a terra, con il viso vicino ai miei stivali e abbracciando le mie caviglie. Lo guardai esterrefatto e lui cominciò a piangere: - Vi ho mentito maestà. Io ricordo alcune cose ... Io merito la morte, Artù! Vi ho tradito! Fatemi tagliare la testa o infilzatemi ora con la vostra spada.-

- Ma cosa dici?-

- Io non volevo, lo giuro. Non sono stati i banditi ad abusare di voi ... sono stato io! - e si mise a singhiozzare - Quando bevo faccio cose strane, lo sapete! -

- Non così strane, però! Io ti conosco. Sei uno dei cavalieri migliori che abbia mai avuto e sei un uomo buono. Uno degli uomini più buoni che conosca! Sei un prode, un eroe che salva donne e bambini in difficoltà. E mi hai salvato la vita tante volte!-

- Ma io adesso me lo ricordo, vagamente, é vero, però quel momento lo ricordo! E mi perseguiterà per sempre. A me ... a me piacciono le donne, e invece l'ho fatto, e proprio a voi ... al mio re!-

- Non credo sia andata così. Non ho neanche un livido sul corpo e nemmeno tu. Credo che, ubriaco o meno, avrei lottato contro di te e ne porteremmo i segni entrambi.-

- Voi eravate quasi addormentato Artù e io mi sono approfittato del vostro stato. Non sono più un uomo! Sono un animale! Sono una bestia!- urlò in piena crisi isterica il cavaliere. Il re lo prese per il bavero e lo fece alzare, poi lo scrollò in modo brusco, gridando:

- Guardami! ... Ascoltami bene! ... Io voglio che tu torni a casa e che dimentichi ciò che é successo tra noi. Tra l'altro io non ricordo quasi nulla perciò per me é come se davvero, non fosse successo niente! Eravamo ubriachi. Se anche l'hai fatto, io ti perdono, di cuore! Facciamo un patto: né tu, né io lo diremo mai a nessuno. É stato come fare un brutto sogno. Io non potrei mai privarmi di un cavaliere devoto, leale e forte quale tu sei, Percival!-

Merlino spalancò gli occhi: 'No,! Non Percival!'
















Ciao ragazze,

ringrazio le mie tre buone stelle Idalberta, Itsnotbroken e LadyKant.
 
Ringrazio Thegreedyfox per la capatina.

E le visite che sono sempre tante.


Vi abbraccio forte

Lulette






   
 
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