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Autore: Magica Emy    22/10/2021    7 recensioni
Lasciarsi andare a quel modo non era proprio da lui, ma Akane era così vicina e il suo profumo talmente inebriante che non era proprio riuscito a resistere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano trascorse diverse settimane da quando Ranma e suo padre avevano lasciato casa Tendo, e lei continuava a sbagliare la conta dei piatti. Sei, invece che quattro. Scosse tristemente la testa, mettendone due da parte. Avrebbe dovuto riporli nella credenza ma non riusciva mai a farlo, come non era in grado di smettere di pensare a loro. Li immaginò sul tetto, impegnati in uno dei loro turbolenti combattimenti che facevano tremare le pareti e che inevitabilmente finivano con uno dei due scaraventato nel laghetto, come tutte le mattine. Non avrebbe mai creduto che quella routine le sarebbe mancata così tanto. Suo padre aveva ripreso a parlare, poteva sentirlo chiaramente dalla cucina mentre, con una lentezza esasperante, si accingeva a preparare la colazione. Aveva già capito quali fossero le sue intenzioni, prima ancora che lui gliele comunicasse. Sentì il suo stomaco contrarsi di nuovo e questo le ricordò di aggiungere un piatto per il loro ospite. Quattro più uno. Si sarebbe abituata, se queste erano le premesse. Sapeva che non era giusto e non poteva lasciarglielo fare, ma non poteva neppure disobbedire all'unico genitore rimastole. A colui che, dopo la morte della sua adorata mamma, l'aveva cresciuta con affetto e devozione. Una devozione che si era impegnata a ricambiare con tutta se stessa, anche a costo di mettere da parte i suoi reali sentimenti riguardo ciò che adesso stava accadendo nell'altra stanza. Sospirò a lungo e con forza, poi afferrò il vassoio e andò a servire la colazione in soggiorno, fingendo una calma che di certo non le apparteneva. Le sue mani tremavano. Talmente tanto da farle temere, per un attimo, di poter rovesciare tutto sul pavimento. Per fortuna il vassoio raggiunse illeso il capiente tavolo da pranzo, dove Nabiki attendeva con impazienza. Sua sorella aveva già tardato abbastanza da farle sentire i morsi della fame. E poi era sempre meglio affondare i denti in una succosa polpetta che assistere al patetico spettacolo offerto dal padrone di casa che, scioccamente prostrato di fronte a un esterrefatto Ryoga, lo supplicava ormai da una buona mezz'ora di assecondare il suo folle piano. 

-Ti prego Ryoga, accetta. Se lo facessi, mi renderesti molto felice. 

Il giovane, in piedi davanti a lui e in evidente imbarazzo continuava a massaggiarsi la nuca senza sapere cosa dire mentre il viso raggiungeva pian piano le sfumature del porpora, pregustando già l'avverarsi del suo più grande desiderio. Non aveva idea che capitare per caso nel bel mezzo del giardino di casa Tendo si sarebbe rivelato un gran colpo di fortuna per lui, da sempre perseguitato dalla sfiga, ormai sua fedele compagna da che potesse ricordare. Ma non stavolta. Quella era un'occasione che di certo non poteva permettersi di perdere, considerato che non sarebbe riuscito a ottenerla in altro modo. Anche se ciò che stavano facendo portava una specifica, temibile parola e lo sapeva bene. Sapeva che, anche fingendo di non vederla impressa lì, a caratteri cubitali sulla fronte del signor Soun, non sarebbe di certo sparita. 

Inganno.

 Sì, era tutto un patetico inganno, ma andava bene così. Se lo sarebbe fatto bastare, finché fosse durato. E poi? No, non c'era nessun poi. Non doveva pensarci, ma solo concentrarsi sulla nuova, meravigliosa vita che lo attendeva. 

-Non funzionerà mai. 

Il tono scettico di Nabiki ruppe in un attimo il magico incantesimo, che si sgretolò nella sua testa come una statua di sale prima che si affrettasse con tutte le forze a ricomporlo. Ben presto sarebbe diventato realtà. 

-Cosa non funzionerà? 

Era la voce del suo desiderio, quella? Sì, era già una realtà e lo comprese una volta di più quando si accorse che Akane si avvicinava lentamente a loro, smarrita e inquieta come non l'aveva mai vista prima. Era sempre lei però, la sua dolce Akane, solo un po' più pallida e magra. Ma andava tutto bene, ci avrebbe pensato lui a farla stare meglio e presto, molto presto, il brutto incidente di cui era stata vittima sarebbe rimasto solo un lontano ricordo. Così come chi lo aveva causato. Sarebbe morto piuttosto che permettere a quel maledetto di Ranma di farle di nuovo del male, e quel piccolo problema di memoria non poteva capitare in un momento migliore. Avrebbe di certo giocato in suo favore. 

-Ah, ehm… la tv - si affrettò a dire Nabiki, sfoderando un falso sorriso - sì, proprio quella. Stavo appunto dicendo che ha cominciato a fare le bizze, e prenderla a pugni come fa sempre papà non servirà certo a farla funzionare di nuovo. 

-Akane, perché sei scesa? Ti avrei portato la colazione in camera, come al solito. 

Si intromise Kasumi, scrutandola preoccupata. La minore delle Tendo fece spallucce, prendendo posto a tavola. Dopo settimane trascorse a letto in compagnia di un gran mal di testa che non accennava a diminuire, quella era la prima volta che si sentiva davvero bene. Aveva così aperto finalmente le tende, lasciando che il sole del mattino scaldasse a lungo il suo viso prima di decidersi a lasciare la stanza. Al di là di quelle mura c'era molto da scoprire e lei non avrebbe più atteso oltre. La voglia di riconquistare una sua identità aveva d'improvviso preso il sopravvento, spingendola a desiderare l'unica cosa di cui aveva un disperato bisogno: un po ' di sana normalità. E cosa c'era di meglio che riprendere a camminare con le proprie gambe, gustandosi la vita che l'attendeva?

-Oggi mi sento molto meglio e non mi andava di rimanere confinata nella mia stanza. Ne approfitterò per dare un'occhiata in giro e vedere se mi torna in mente qualcosa. 

Rispose senza riuscire a nascondere una punta di apprensione, lasciando che la triste realtà prendesse via via il sopravvento sulle sue buone intenzioni, spingendola a cambiare umore. Priva di memoria e di qualunque ricordo si sentiva come un guscio vuoto e guardare i visi di coloro che rappresentavano la sua famiglia, ma che per lei non erano altro che dei perfetti estranei, non sarebbe servito a riempirlo. Sembrava tutto un confuso puzzle che, per quanti sforzi facesse, non era proprio capace di ricomporre. Soun sollevò una mano. 

-Non c'è fretta. Cioè, voglio dire, non devi sforzarti, mia cara, e avere pazienza. Potrebbe volerci un po' prima che la memoria ritorni, perciò non preoccuparti troppo. 

Si riprese appena in tempo, cercando di scacciare la fastidiosa vocina interiore che già da un po' gli suggeriva che, la strada che aveva scelto di percorrere, ciò che credeva fosse la soluzione migliore, non avrebbe mai portato a niente di buono. Ma era del bene della sua bambina che si trattava, e questo veniva prima di tutto. Era per lei che lo stava facendo. Per lei e per il dojo. Nient'altro al mondo contava. 

-Vedo che abbiamo un ospite - continuò Akane, sperando che concentrarsi sullo strano ragazzo dalla bandana maculata che aveva appena notato, servisse a distrarla in qualche modo dai suoi pensieri - noi ci conosciamo? 

L'uomo più anziano della stanza proruppe subito in un'allegra risata. 

-Ah, ah, ah! Ma certo che vi conoscete, figliola. Questo bel giovanotto vicino a me è il tuo promesso sposo e il suo nome è Ryoga. Vive con noi da qualche tempo e voi due siete ufficialmente fidanzati. 

Fidanzati? Lei era… fidanzata? Caspita, non sapeva neppure come sentirsi o cosa provare mentre sotto il suo sguardo curioso il giovane arrossiva fino alla radice dei capelli, se non… assolutamente nulla. Il suo cuore non registrò nessuna emozione a quell'inaspettata rivelazione. Era solo un po' sorpresa, tutto qui, suo padre l'aveva presa in contropiede. Era carino però e sembrava anche molto beneducato, ma non aveva ancora sentito la sua voce, così tentò di fare conversazione per rompere il ghiaccio. Probabilmente era soltanto molto timido. 

-Oh, davvero? Non avevo idea e non sapevo vivessi in questa casa. A dire il vero non credo di averti mai visto in tutto questo tempo, neppure in ospedale. 

-Già, beh… Ryoga non è potuto venire a trovarti perché costretto a letto da una brutta influenza. Aveva paura di contagiarti ma ora sta benissimo, come puoi vedere. 

Si affrettò a dire Soun, prima ancora che Ryoga avesse il tempo di pronunciare una sola parola. Batte` le mani sulle sue spalle, abbassandogli poi la testa per costringerlo ad annuire ripetutamente, lasciando perplessa la ragazza che, dal canto suo, si limitò a sorridergli. 

-Sono contenta che ti sia ripreso. 

Disse. 

-Bene - proseguì il padrone di casa - sarà meglio che vi lasciamo un po' da soli adesso, così avrete modo di parlare in tutta tranquillità. 

L'improvviso, sordo rumore di vetri rotti catturò l'attenzione dei presenti, facendoli sussultare. 

-Mi dispiace tanto, io… io rimetto subito a posto. 

Balbettò Kasumi, visibilmente agitata e quasi sul punto di piangere mentre si chinava a raccogliere i cocci della piccola teiera che aveva lasciato infrangersi sul pavimento, prima ancora di accorgersene. Per quanto tempo sarebbe stata costretta a reggere quella ridicola commedia? Non era nemmeno sicura di farcela. 

-Ehi, la tua mano sta sanguinando. 

Osservò Nabiki, chinandosi a sua volta per richiamare l'attenzione della sorella maggiore sull'evidente ferita che era stata tanto sbadata da procurarsi. 

-È solo un graffio. 

Rispose l'altra, cercando di fermare il sangue con un panno umido. 

-Non mi sembra proprio. Sarà meglio che qualcuno ti medichi in fretta, prima che la situazione peggiori. 

A lei non poteva mentire. Era sempre stato così, fin da quando erano bambine. Sì, lo leggeva anche nei suoi occhi ed era perfettamente d'accordo. Non era giusto. Ma non sempre ciò che era giusto si rivelava la soluzione migliore, specie per la loro sorellina, che adesso aveva bisogno di certezze e stabilità. Anche se c'era una parte di lei che si chiedeva come avrebbe reagito a tutto questo, cosa avrebbe pensato di loro, una volta recuperata la memoria. SE avesse recuperato la memoria, era più giusto dire. Restava comunque una remota possibilità, non aveva voglia di pensarci. Sarebbe di certo andato tutto per il meglio. 

-Akane ha una visita di controllo dal dottor Tofu oggi, ne approfitterò per farmi dare un'occhiata anch'io. 

La voce di Kasumi la riportò bruscamente alla realtà, costringendola a rialzarsi in piedi insieme a lei per annuire energicamente, offrendosi di accompagnarle. Nessuno badò a Ryoga che, praticamente inebetito e troppo impegnato a immaginare, con tanto di marcia nuziale il giorno del suo matrimonio con Akane, non si accorse di nulla finché non rimase solo nel soggiorno. Si guardò intorno a lungo prima di realizzare che, d'ora in poi, dopo tanto vagare, quella sarebbe diventata la sua dimora fissa. Niente più dolore, niente più sofferenza. Aveva finalmente trovato la felicità. 



 

-Il dottor Tofu è sempre molto simpatico, vero? 

Osservò Akane con un sorriso quando le sorelle lasciarono il piccolo, ma accogliente studio medico. Camminavano fianco a fianco, chiacchierando animatamente e scambiandosi impressioni lungo il tragitto che le avrebbe ricondotte a casa. La minore delle Tendo si sentiva euforica, finalmente avrebbe potuto riprendere ad allenarsi. Le corse mattutine con il vento sul viso erano l'unica cosa che riuscisse a ricordare del suo passato e non vi avrebbe di certo rinunciato tanto facilmente. Il dottore l'aveva trovata molto bene, il lungo riposo le aveva indubbiamente giovato, ma ora era tempo di voltare pagina. Riprendere in mano la sua vita, pian piano. Questo, ciò che desiderava. 

-Beh, sì. 

Rispose Kasumi, ricambiando quel sorriso mentre uno strano imbarazzo tingeva di rosa le sue guance. 

-Certo - le fece eco Nabiki - così simpatico che, anziché medicarti come si deve, c'è mancato poco che ti tagliasse via una mano! Per fortuna che vi ho accompagnate. 

-È vero Kasumi, lo hai mandato in confusione. Sai, credo che tu gli piaccia. 

La maggiore delle sorelle la fissò come se di colpo fosse impazzita. 

-Come? Akane, ti prego, non dire assurdità! 

Replicò, arrossendo ancora di più. 

-Ma sì - continuò divertita - è piuttosto evidente. Avrò anche perso la memoria, ma non sono mica stupida. In che rapporti siete? 

Kasumi alzò le spalle. 

-È semplicemente il medico di famiglia, tutto qui. 

Disse. 

-Quindi non provi niente per lui? 

-Ecco… è un uomo distinto ed elegante ma sempre affabile, è molto gentile con me e poi mi fa tanto ridere. Quando ho una brutta giornata mi basta vederlo per tornare a sorridere. 

Si lasciò sfuggire, pentendosene subito dopo. Non era abituata a lasciarsi andare a confessioni di quel tipo, neppure con la sua famiglia. Era troppo imbarazzante ammetterlo una volta per tutte perché, se lo avesse fatto, quel dolce sentimento che teneva gelosamente custodito nel cuore sarebbe diventato troppo reale e lei avrebbe dovuto farci i conti, scendendo a compromessi. Si guardò la mano fasciata, sospirando con aria sognante. 

-In altre parole, sei cotta anche tu. 

Considerò Nabiki, prendendola affettuosamente in giro. 

-Smettetela con queste sciocchezze! 

-Ma se te lo si legge in faccia! 

Aggiunse Akane ridendo, prima di rabbuiarsi all'improvviso. 

-Quindi è questo ciò che si dovrebbe provare quando ti piace qualcuno. Allora perché quando ho visto Ryoga non ho provato niente? È il mio fidanzato, giusto? Avrebbe dovuto risvegliare qualcosa in me, invece… 

Lasciò la frase in sospeso, un fastidioso nodo in gola le impedì di proseguire. Vide le altre due scambiarsi una breve occhiata complice, come se tra loro ci fosse un canale di comunicazione privato, che era fuori dalla sua portata. Oppure era solo un'impressione? 

-Non metterci troppo il pensiero, sorellina - disse infine Nabiki - Vedi, l'amore è sopravvalutato. L'unica cosa che conta è il denaro. 

-Nabiki! 

La riprese la più grande, rimproverandola con un'occhiata, ma lei la ammonì con un gesto annoiato della mano. 

-Ignorala e ascoltami bene - proseguì - più soldi possiedi, più la vita ti sorriderà. Altrimenti, senza un bel gruzzoletto in tasca come faremmo a prenderci un mega gelato? Dai, per questa volta offro io e, credimi, non capita spesso, perciò vi conviene approfittarne! 

Le prese entrambe sottobraccio e insieme si diressero, ridendo, verso la pasticceria più vicina. Ogni inquietudine sembrava finalmente dissipata e anche se sentiva di non conoscerle, e la vita che le avevano raccontato pareva tanto assomigliare a un film sbiadito di cui lei era solo una semplice spettatrice, Akane si sentiva protetta e al sicuro in loro compagnia. Sapeva che avrebbe potuto fidarsi. In fondo, erano le sue sorelle. 



 

Il mattino dopo Akane si svegliò allegra e piena di energie, tanto da decidere di andare a fare una bella corsa prima di colazione. Era una giornata meravigliosa e il sole era già alto nel cielo, niente sarebbe potuto andare storto. Non aveva però fatto i conti con il suo stato fisico e, complice la debolezza accumulata e un riscaldamento poco adeguato, si ritrovò ben presto vittima di un improvviso crampo al polpaccio che bloccò il suo allenamento proprio a metà strada, costringendola ad accasciarsi al suolo per il dolore. 

-Che succede, serve aiuto Akane? 

Quella voce… dove l'aveva già sentita? 

Fu allora che lo vide. Un ragazzo alto e atletico si era appena chinato su di lei, scrutandola con aria preoccupata e il suo bel viso era così vicino che non poté fare a meno di arrossire, sentendosi tanto sciocca. 

-Un crampo - si lamento`, senza sapere cosa fare - non riesco a muovermi! 

-Aspetta, ci penso io. Vieni, ti porto via di qui. 

Prima ancora di poter realizzare cosa stesse accadendo si sentì sollevare da terra con delicatezza ma, in preda al dolore, non ebbe la forza di protestare. Lasciò solo che quelle forti braccia la sostenessero per un po', conducendola in un luogo più tranquillo e lontano dal caos cittadino. Un luogo immerso nel verde che non riconobbe poiché, in quel momento, nient'altro pareva contare più del proprio corpo stretto al suo e di quel delizioso profumo muschiato che, inebriante, le riempiva le narici, avvolgendola in una tenera carezza che per un attimo, solo un breve attimo fuggente, scopri` una calda impronta nel suo cuore. Provò a scavare nella memoria, ma era già troppo tardi. Quel fugace, minuscolo barlume di luce che tanto assomigliava a un ricordo era già svanito nell'aria, prima che potesse afferrarlo per tenerlo con sé. Perché, di colpo, quel giovane dall'aria così affascinante e sicura era stato l'unico a risvegliare in lei certe strane sensazioni? Scruto` di sottecchi il suo volto serio sotto le lunghe ciglia scure poco prima che l'aiutasse a sedersi su una panchina, arrossendo nuovamente quando quegli occhi color del cielo incontrarono i suoi, indugiandovi a lungo come se volessero leggerle dentro. 

-Ti ringrazio tanto per avermi aiutata - mormorò, scoprendo con sollievo quanto fosse facile parlare ora che il dolore era finalmente diminuito - mi dispiace, credo di essere fuori allenamento. 

-Non devi scusarti - lo sentì rispondere - l'importante è che stai meglio. Dovresti stare più attenta a ciò che fai. 

La piccola Tendo annuì cercando di nuovo il suo sguardo, fattosi d'un tratto sfuggente. 

Doveva chiederglielo. 

-Ascolta, noi due ci conosciamo per caso? Ecco, prima mi hai chiamata per nome. 

-Ah, quello.  

Disse dopo un breve momento di silenzio, forse un po' troppo precipitosamente. Si stava per caso… agitando? 

-Sì, beh, l'ho… letto sul tuo braccialetto. 

Abbassò gli occhi sul proprio polso, adornato da una semplice striscia di cuoio con su inciso "Akane" a lettere vermiglie. Ah già, l'aveva quasi scordato. Kasumi glielo aveva messo al polso prima che potesse obiettare, sperando l'aiutasse a colmare i continui vuoti di memoria, mantenendo intatta la sua identità. 

Akane. Era il suo nome. 

Sorrise. Poteva stare tranquilla perché ormai, qualunque cosa fosse successa, non l'avrebbe mai più dimenticato. 

-È carino. 

Osservò lui, indicandolo curioso. 

-Sì - rispose - me lo ha regalato mia sorella. È una specie di promemoria. Sai, in seguito a un incidente ho sviluppato una amnesia e non ricordo praticamente più nulla della mia vita, perciò… oh, scusami, non so perché ti sto raccontando queste cose, in fondo ti ho appena conosciuto. Ti starai di certo annoiando a morte. 

Lo vide increspare le labbra in un sorriso triste appena accennato quando scosse piano la testa, e per un momento ebbe come l'impressione di averlo turbato in qualche modo. Beh, è ovvio, non si parla mica di certe cose con un estraneo, perché si rischia di… 

Eppure, in un angolo remoto del suo cervello, cominciava lentamente a farsi strada l'improbabile ipotesi che lui non fosse affatto un estraneo. O almeno non lo percepiva come tale e non sapeva il motivo, visto che le  aveva chiaramente lasciato intendere di non averla mai incontrata prima. Ma allora… 

-Comunque - disse, tentando di mettere a tacere quella strana vocina nella sua testa - non è giusto che tu conosca il mio nome e io, invece, non sappia ancora qual è il tuo. 

Stavolta non ebbe paura di tornare a specchiarsi nei suoi profondi occhi chiari, vedendolo esitare per un brevissimo istante prima di porgerle la mano, che lei strinse sorridendo. Il contatto con la sua pelle calda le provocò un brivido inaspettato. 

-Sono Yu. Piacere di conoscerti, Akane. 

 

continua… 

   
 
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