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Autore: sab2fab4you    23/10/2021    1 recensioni
Abbiamo conosciuto Dan e Hana come i migliori amici di Ben e Lily, ma è arrivato il momento di raccontare la loro storia.
Dan è il classico genio ribelle, si sente incompreso e inadatto. Troppi demoni gli scavano dentro senza lasciargli via d'uscita, è intrappolato da sé stesso. Poi c'è Hana, che diventa uno spiraglio di luce nell'oscurità del ragazzo. Dietro la sua facciata da ragazza con la testa fra le nuvole si nasconde una persona che porta sulle spalle un peso molto più grande di lei. Saranno l'uno la salvezza dell'altro, perchè infondo sono due anime che stavano solo aspettando di incontrarsi.
***
ESTRATTO DAL CAPITOLO SETTE:
"Nessuno dei due disse una parola, continuarono a guardarsi e a capirsi. Erano diversi come il giorno e la notte, questo lo sapevano, eppure c’era qualcosa che li legava ed era proprio per questo che in un modo o nell’altro continuavano ad attrarsi."
***
AAA: NON E' NECESSARIO LEGGERE IL VOLUME 1
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo sei

 

Hana

 

Ho solo vent'anni e ho perso la gioia di vivere.

Ogni giorno passa come un altro, facendo le stesse cose ma senza stimoli. La mia vita è scandita dal passare delle ore, ma la realtà è che non sto vivendo affatto, eppure ho solo vent'anni.

Avevo tanti sogni da voler realizzare, ma poco a poco ho smarrito la forza di lottare per essi. Sulle spalle sento gravare il peso di una giovinezza lasciata sfumare nella monotonia di questo periodo, eppure ho solo vent'anni.

Mi sto spegnendo pian piano e se mi guardo allo specchio non mi riconosco più. La solitudine è diventata opprimente, tanto che la notte non riesco più a dormire, eppure ho solo vent'anni.

Io ho solo vent'anni e non ce la faccio più”.

 

Questa è stata la prima cosa che ho letto quando, nello svuotare lo zaino è caduto un quaderno dalla copertina nera a me sconosciuto, poi mi sono ricordata. Era lo stesso quaderno che avevo visto fra le mani di Daniel quando sono stata a casa sua, per sbaglio avevo preso il suo diario.

 

Avrei voluto leggere altro perché ero curiosa ma non l’avevo fatto, erano pur sempre i suoi pensieri personali e non era giusto. Era bastata quella pagina a turbarmi parecchio perché finalmente avevo capito il motivo per cui lui si ritrovava in ciò che scriveva Baudelaire.

 

Daniel celava grandi insicurezze e un profondo malessere ma non aveva modo di sfogarsi, perciò trovava conforto in cose che lo facevano sentire meno sbagliato, meno diverso e soprattutto compreso. Gli avrei voluto dire che invece io lo capivo eccome.

 

Avevo deciso che gli avrei dato il diario l’indomani mattina e stavolta ero ancora più sicura nel mio intento di diventare sua amica.

 

**

 

Quella mattina arrivai a scuola super in ritardo, stupida me e che non avevo sentito la sveglia. Avevo studiato tutta la notte perché c’erano una marea di compiti arretrati ma purtroppo mi ero addormentata sui libri e alla fine non avevo concluso nulla. Il solo pensiero di andare a scuola impreparata mi faceva venire l’ansia, se avessi preso una brutta nota non ci sarebbe stato modo di nasconderlo al Generale Choi.

 

Con mio grande sollievo scoprii di non essere l’unica a star facendo tardi: Daniel camminava poco più avanti di me. Aumentai il passo e poco dopo lo raggiunsi.

 

<< Ehi! >> lo salutai.

 

Il ragazzo sussultò, dedussi che non mi aveva sentito arrivare viste le auricolari che sbucavano dalla felpa.

 

<< Mi hai fatto venire un colpo >> disse mentre attraversavamo il cortile della scuola.

 

Sembrava più sfiancato del solito... quasi rassegnato.

 

Strinsi fra le mani le spalline dello zaino per poi cacciare fuori il suo diario. Avevo pianificato di dargli il quaderno e dirgli che se mai avesse voluto qualcuno con cui parlare io c’ero, che ciò che provava era valido e che lo capivo. Anch’io mi sentivo sopraffatta da tutto ciò che mi circondava e come lui tenevo tutto dentro.

 

Purtroppo andò tutto diversamente perché quando Daniel vide il diario me lo strappò dalle mani visibilmente infuriato.

 

<< Cosa cazzo ci fai tu con questo? >> tuonò arrabbiato.

 

<< Io.. l’ho preso per sbaglio, no-non l’ho fatto di proposito >> tentai di giustificarmi, << ma non ho letto niente! >> lo rassicurai.

 

Con una reazione del genere non avrei mai potuto dirgli che ero riuscita a leggere solo una pagina.

 

<< Col cazzo! >> il ragazzo si passò una mano fra i capelli scompigliandoli, negli occhi lampeggiava una scintilla pericolosa, era furioso.

 

Si avvicinò minaccioso facendomi sentire ancora più insulsa di ciò che ero realmente, << fatti gli affari tuoi e non mi rivolgere più la parola >>.

 

E così ero tornata al punto di partenza.

 

**

 

Dan

 

Non ci potevo ancora credere, quella stupida ficcanaso aveva avuto il mio diario e probabilmente lo aveva anche letto. Li dentro c’erano tutti i miei pensieri, c’era il vero me, qualcuno che neanche mia madre conosceva e con il quale io combattevo ogni giorno. Tutte le mie paure o anche solo una cazzo di stupida considerazione, tutto messo a nudo su quelle pagine.

 

Mi sentivo violato nel privato.

 

Erano cose personali che mai avrei voluto rivelare, soprattutto a qualcuno che conoscevo a malapena, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava.

 

Mi ero dannato a cercare il diario senza alcun risultato per cui mi ero messo l’anima in pace, convinto di averlo perso e col senno di poi sarebbe stato meglio così. Almeno non mi sarei sentito uno schifo per aver trattato male Hana. Non mi era stato indifferente il suo sguardo agitato quando le ho urlato contro. Il mio cervello mi diceva che la ragazza non l’aveva fatto a posta e che nel caso l’avesse letto non avrebbe mai detto niente in giro, ma avevo una paura irrazionale che invece potesse farlo.

 

Feci un tiro dalla sigaretta per poi appoggiarmi con la schiena sul muretto << chi stiamo aspettando? Voglio tornare a casa >>.

 

All’improvviso la cicca che avevo fra le labbra venne rubata da Angie, la guardai male ma la ragazza in tutta risposta alzò semplicemente le spalle. Mi sentivo a disagio con lei. In estate c’era stata una cosa fra noi che potrei definire semplicemente come sesso occasionale ma per Angie non è stato così. Credeva che stessimo insieme e da quando l’ho fatta tornare alla realtà è tutto un po’ strano. Cercavo di starle alla larga il più possibile per non darle speranze vane.

 

<< Hana mi deve dare una cosa, mi ha scritto che sta arrivando >> rispose Lily mentre veniva abbracciata da dietro dal suo ragazzo.

 

Storsi un po’ il naso, quei due erano maledettamente innamorati e anche se ero contento che finalmente stessero insieme la visione di loro due mi diede un po’ fastidio. Possibile che fossi geloso di quello che avevano?

 

Vidi da lontano i capelli di Hana ondeggiare da destra a sinistra fino a quando non fu vicino a noi. Mi girai verso Angie con la scusa di riprendere la mia sigaretta per non incrociare lo sguardo della ragazza, mi diedi del vigliacco da solo.

 

<< Scusate >> disse col fiatone non appena arrivò.

 

<< Stiamo andando tutti al Bearpit, vieni con noi? >> propose Ben.

 

Hana stava frugando nel suo zaino ma pareva che stesse lottando con sé stessa: i capelli le cadevano continuamente sul viso, delle ciocche erano rimaste incastrate sotto la spallina della borsa che tra l’altro pareva pesare più di prima.

 

<< Mi dispiace ma.. non.. posso, ah finalmente! >> disse trionfante mentre stringeva fra le mani un fumetto che riconobbi essere lo stesso dell’altra volta.

 

Lo porse a Lily e poi si rivolse a Ben, << quelli del club di teatro mi hanno chiesto una mano con le coreografie quindi devo rimanere a scuola >>.

 

La coppietta annuì in risposta ma si vedeva che erano rimasti male.

 

Mi sentii sprofondare quando Hana mi guardò dritto negli occhi, << io e Mike abbiamo lavorato sulla tesina per il progetto di chimica, controlla e facci sapere se vuoi aggiungere altro >> e poi se ne andò. Era stata piuttosto fredda e rimasi stranamente offeso da quel trattamento.

 

Ma perché mi sentivo così?

 

**

 

Hana

 

Mi mancava poco per avere un esaurimento nervoso.

 

Dato che Mike era il presidente del club di teatro mi aveva chiesto di aiutarlo perché sapeva che in passato avevo fatto danza e mi sono sentita in dovere di dire di sì perché gli avevo rubato del tempo durante la pausa pranzo per il progetto di chimica.

 

Il problema era che non avevo calcolato la quantità abnorme di compiti arretrati che dovevo fare e per non farmi mancare niente, nonostante fosse il mio giorno libero al ristorante, il lavapiatti aveva deciso di non venire per cui toccava a me sostituirlo. Sapevo già che sarei finita a studiare fino a domani mattina.

 

La cucina era molto più frenetica della sala e proprio per questo una volta che entravi nel meccanismo diventava tutto automatico. Non avevi neanche il tempo per pensare che subito dovevi caricare la lavastoviglie e asciugare il carico appena uscito, ma bastava un attimo per far sì che i piatti si accumulassero fino a quando non ti trovavi nel caos più totale.

 

E infatti al momento ero completamente nel pallone.

 

Avevo già distrutto parecchi bicchieri e per poco non mi rompevo anche l’osso del collo visto che il pavimento era bagnato e di conseguenza scivoloso.

 

<< Dai piccola, ti do una mano >> disse mio padre spuntando alle mie spalle.

 

<< E la cucina? >> chiesi mentre strofinavo un piatto con un panno.

 

<< Le cose sono piuttosto lente, non è rimasta molta gente dentro >> mi informò quello che al momento era il mio salvatore.

 

Guardai l’orologio che segnava mezzanotte e mezza, era già così tardi ma non me ne ero minimamente resa conto.

 

Stavo sistemando i piatti nella cesta per il prossimo carico quando mia madre entrò in stanza come una furia.

 

<< Guarda qui >> e mi mostrò un bicchiere << segni di rossetto! >>.

 

Presi il calice dalle sue mani e constatai che ciò che stava dicendo era vero.

 

<< E in sala ne sono arrivati altri quattro così e li abbiamo anche portati ai tavoli, è inaccettabile! >> continuò la donna.

 

Il cuore aveva iniziato a battermi velocemente mentre sentivo un nodo formarsi in gola, ci risiamo.

 

<< Mi dispiace… si sono accumulate le cose da lavare e mi è sfuggito questo particolare >> tentai di giustificarmi inutilmente.

 

<< Dai Mirae, non è successo niente di che >> guardai mio padre in cerca d’aiuto, ero esasperata dall’ennesima sfuriata di mia madre.

 

Sapevo perché Mirae fosse così intrattabile in questi giorni ma era diventato insostenibile, sfogava tutto su di me.

 

<< E invece no! Devi solo lavare e asciugare, niente di così difficile... >> mi faceva male la testa, << ma allora perché stasera non hai fatto altro che combinare guai?! >>.

 

Perché ero sfinita, mamma, e non connettevo con il cervello. Perché volevo fare una cena decente insieme ai miei fratelli, uscire con i miei amici e dormire. Eppure ero lì, a lavorare.

 

Lanciai il panno di stoffa a terra, stavo sudando freddo << Yah! Eomma! >> non avevo mai e poi mai controbattuto a mia madre. << Non dovrei nemmeno essere qui, tuttavia guardami… >> mi slacciai il grembiule e lo buttai vicino al panno, << sto facendo del mio meglio ma ricordati che io non sono Yoona >>.

 

Scappai dagli occhi feriti e sorpresi di mia mamma perché non avevo più le forze di oppormi a lei ma non appena misi il piede fuori dalla stanza mi imbattei in Daniel, che tempismo.

 

Lo scansai senza neanche guardarlo in faccia e mi affrettai ad uscire dalla porta di servizio. Stavo sudando come se non ci fosse un domani, neanche il freddo gelido della notte riuscì ad acquietare le vampate di calore che sentivo.

 

Poggiai la schiena contro il muro di mattoni del vicolo mentre una sensazione terrificante si impossessò del mio corpo quando feci per prendere un grosso respiro ma i polmoni si rifiutarono di funzionare.

 

Mi mancava l’aria.

 

Il cuore mi martellava in petto per poi arrivare fino alle orecchie ed espandersi per tutto il corpo.

 

Mi sentivo come se qualcuno mi stesse premendo sul torace per soffocarmi e mi faceva male. Mi passai una mano sul cuore cercando di alleviare il dolore.

 

Stavo avendo un attacco di panico, di solito riuscivo a controllarli perché duravano poco e alla fine non sfociavano mai in chissà cosa ma questo invece era davvero pesante.

 

Dan

 

Era stato piuttosto ipocrita da parte mia origliare la discussione di Hana e dei suoi genitori dopo che le avevo chiesto di farsi gli affari suoi. Per sentirmi meglio con me stesso mi dissi che avevo accidentalmente assistito a quella conversazione, tutto qua.

 

Il mio turno era finito ed ero pronto per andare a casa quando decisi di proseguire nella direzione in cui era scappata la ragazza, mi era sembrata piuttosto sconvolta per cui il mio istinto mi suggerii di andare a controllare se fosse tutto okay.

 

Trovai Hana appoggiata al muro ricurva su sé stessa, aveva una mano sul ginocchio per mantenersi e con l’altra si massaggiava il petto.

 

<< Ehi, stai bene? >> domandai allarmato ma non appena incrociai il suo sguardo capii che non era affatto così.

 

Aveva il viso bagnato di lacrime, alcune ancora intrappolate in quegli occhioni così limpidi.

 

<< Io… sto…attacco di panico >> riuscì solo a dire fra un respiro e l’altro.

 

Lasciai cadere lo zaino a terra di colpo per poi piegarmi verso di lei, << okay, come ti posso aiutare? >>.

 

Conoscevo bene gli attacchi di panico, da piccolo erano il mio incubo peggiore ma per fortuna c’era mia madre che riusciva sempre a calmarmi ma non ero sicuro di poter fare la stessa cosa con lei in quanto non tutti reagiscono allo stesso modo.

 

Hana si aggrappò alla manica del mio giubbotto e poco a poco la aiutai a scivolare fino a quando non si sedette a terra. La sua piccola e fredda mano all’improvviso si incastrò con la mia e quasi mi parve di graffiarle la pelle con le mie nocche screpolate.

 

<< Lo so, ti senti di morire in questo momento e non riesci a respirare >> la vidi annuire, non aveva distolto lo sguardo dal mio neanche per un secondo. Mi sfilai la giacca e gliela sistemai sulle spalle come avevo già fatto in passato perché aveva iniziato a tremare. << Fai come me >> e iniziai a prendere delle profonde boccate d’aria così da aiutarla a regolare la respirazione.

 

Era così vulnerabile in quel momento e nonostante quello che era successo fra noi non aveva paura di farsi aiutare da me. Lei non si allontanava.

 

<< Vuoi venire in un posto con me? >> proposi di getto.

 

<< Sì >> fu la sua risposta, non vacillò neanche un secondo.

 

Ci alzammo contemporaneamente, la sua mano ancora che stringeva forte la mia, ignorai la pelle d’oca che il suo contatto mi provocava e iniziai a camminare in direzione di uno dei posti preferiti in assoluto.

 

**

 

Ciao!

 

Ebbene, il capitolo di oggi non è altro

che una preparazione a quello successivo nel quale

finalmente ci sarà una svolta nel rapporto fra Hana e Dan.

Come sempre, cercherò di aggiornare o domenica o lunedì.

 

Un bacio

   
 
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