Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Ghostclimber    23/10/2021    2 recensioni
Gokudera ha passato due mesi in Italia nel vano tentativo di dimenticare il Decimo.
Ora è di ritorno, e dovrà decidere se continuare a fingere o guardare in faccia la realtà.
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Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And in that weightlessness that comes with good luck,
the one thing you don't expect is feeling the drop.

 

 

 

Tsuna entrò in casa e chiamò: “Bianchi? Reborn?”

Nessuno rispose.

Tsuna, seguito da Gokudera, esplorò la casa: completamente vuota.

“Tsuna, c'è un biglietto.” disse Gokudera dalla cucina. Tsuna si avvicinò e lesse: era un biglietto di Bianchi, che spiegava che lei e Fuuta erano usciti per fare delle commissioni per conto di Nana. Ricordava loro anche che Nana cominciava quel giorno il suo nuovo lavoro, e che Lambo e I-Pin avrebbero fatto tardi a scuola per un lavoro di gruppo.

“E Reborn dove si sarà andato a cacciare?” chiese Tsuna, pensieroso.

“Non saprei. Ma ultimamente lo vedo molto sulle spine.” ribatté Gokudera. Tsuna alzò gli occhi e domandò: “Credi che sia per quella faccenda del Consiglio?”

“Possibile. Ma per ora non credo ci siano stati aggiornamenti, aveva promesso che mi avrebbe fatto sapere se ci fossero stati sviluppi.”

“Credi che...” Tsuna si interruppe. Aveva appena realizzato una cosa di fondamentale importanza: lui e Gokudera erano soli in casa.

E lo sarebbero stati ancora per un po'.

“Senti, Hayato.” disse, e Gokudera perse un po' il sorriso.

“Sì?” chiese. Quella singola sillaba sembrò costargli molto in termini di coraggio.

“Io... io vorrei...” Tsuna deglutì e si sentì arrossire, “Vorrei toccarti come faccio con me.” riuscì ad articolare. Si sentì molto infantile nel dirlo a quel modo, ma non era riuscito a trovare un modo carino per parafrasare il proprio desiderio di strappargli le mutande di dosso.

Insomma, ormai stavano insieme da quasi nove mesi, e in tutto quel tempo non avevano trovato un solo momento di quiete per passare a carezze più intime, e la cosa cominciava a pesargli: al punto che dormire con Lambo, cosa che agli inizi era stata molto tenera, aveva iniziato a dargli sui nervi, per il semplice motivo che il ragazzino era una barriera insormontabile tra lui e Gokudera.

“De... de... de...” Tsuna cercò di mettere su una plausibile faccia incazzata.

“Tsuna.” disse Gokudera, ma apparentemente non aveva idea di come proseguire. Tsuna si avvicinò a lui e lo spinse contro il tavolo della cucina, spingendo in avanti il bacino per ricercare un contatto più intenso. Tra le due ali del bacino di Gokudera c'era qualcosa dalla consistenza curiosa e Tsuna si rese conto che, per la prima volta nella sua vita, stava scoprendo cosa si prova ad appoggiarsi contro un pene eretto.

“Per favore... Hayato.”

“Decimo... Tsuna, volevo dire! Io... io vorrei, ma...”

“Ma cosa?”

“Ecco, ho... fatto delle ricerche e... e non è proprio... insomma, non è facile.”

“Forse il sesso.” disse Tsuna, e arrossì nel sentirsi pronunciare quella parola. L'immagine di Xanxus che roteava gli occhi al cielo gli attraversò la mente, poi per fortuna sparì. Tsuna proseguì: “Ma ci sono altre cose che potremmo fare.”

“E...” Gokudera deglutì, poi serrò gli occhi e mise le mani sulle spalle di Tsuna, come per allontanarlo. Tuttavia, non trovò la forza di farlo. Invece, sbottò: “Tsuna, io ti desidero così tanto! E se non riuscissi a fermarmi?” Tsuna trasecolò.

Poi, il suo sguardo si addolcì e le sue labbra trovarono quelle di Gokudera. Vi posò un bacio lieve, poi bisbigliò: “Non sono mai sicuro di niente, lo sai... ma su una cosa ci scommetterei la vita: tu non mi farai mai del male. Andiamo in cameretta?” Gokudera non rispose, se non al bacio, e Tsuna capì di averci visto giusto. Aveva parlato dal profondo dell'anima, non era una frase fatta a metà tra il tentativo di coercizione e un pizzico di psicologia inversa. Lui davvero credeva in ciò che aveva detto. E il tocco riverente delle mani di Gokudera ne era la conferma.

 

Quando Gokudera, con mani tremanti, spinse i pantaloni verso il basso lungo i fianchi di Tsuna, quest'ultimo si convinse che avrebbe segnato il deprimente tempo record di due secondi netti prima di avere un orgasmo.

Quando la mano di Gokudera, magra e calda e delicata, gli sfiorò l'asta del pene, si dovette ricredere: l'imbarazzo nell'udire i propri gemiti di piacere gli avrebbe concesso un po' di tempo in più. Cadde di peso sul letto, ringraziando il cielo che Gokudera non avesse ancora cominciato a stringerlo, e terminò di spogliarlo: di colpo, desiderava solo vederlo nudo.

“Allontanati, voglio guardarti.” disse, e Gokudera fece un imbarazzato passo indietro. Tsuna emise un altro gemito, stavolta di adorazione.

La pelle di Gokudera, così lattea, si scuriva appena intorno alla base del pene e sui testicoli, coperti da una peluria fitta di poco più scura dei suoi capelli. Come in un sogno estremamente vivido, Tsuna notò che il glande di Gokudera aveva lo stesso identico colore delle sue labbra.

Senza pensare a ciò che faceva, allungò le mani e lo trasse a sé, tirandolo per i fianchi, poi lo abbracciò. Lo sentì trattenere il respiro all'improvviso e si rese conto che la distanza tra le proprie labbra e il suo membro era davvero insignificante; alzò una mano, glielo sfiorò e cominciò a cospargerlo di baci.

Le mani di Gokudera si appoggiarono alle sue spalle, mentre il suo respiro si faceva sempre più concitato. Tsuna sfiorò con la punta della lingua il punto in cui il prepuzio si era raccolto, appena sotto al glande, e Gokudera lo avvertì: “Tsuna, così finisco subito.” la sua voce era strozzata, e Tsuna sentì il proprio membro fremere a quel suono paradisiaco.

“Possiamo sempre fare il bis.” disse, di colpo audace. Massaggiò il membro di Gokudera, per una volta felice di tutte le pippe che si era fatto nella vita: poteva essere sicuro di saperlo fare decentemente, e di poter dare al suo amato il piacere che desiderava fargli provare.

Quando Gokudera venne, gli cedettero le ginocchia. Cadde contro il bordo del letto di Tsuna, che lo accolse tra le braccia e lo accompagnò a sdraiarsi di fianco a sé.

Non chiese nulla in cambio: per il momento, gli bastava sentire il suo respiro concitato sulla pelle, il suo sperma caldo sulla mano, la presenza tranquillizzante del suo corpo nudo di fianco a sé.

Poi, la mano di Gokudera trovò il suo pene; lo massaggiò con movimenti lenti e languidi, meno concitati di quelli di Tsuna, che si sentì in imbarazzo, di colpo sicuro di aver fatto la figura del principiante, per quanto quell'idea fosse irrazionale: insomma, certo che era un principiante.

Si tuffò tra le braccia di Gokudera, che lo accolse con tenerezza, cingendogli le spalle col braccio libero mentre continuava a masturbarlo. Tsuna venne contro il suo fianco, soffocando un gridolino contro la sua spalla.

 

Tsuna si rese conto che si erano entrambi addormentati l'uno tra le braccia dell'altro al suono del proprio cellulare; realizzò che avevano dormito per un bel po' nel notare quanto il sole si fosse abbassato nel cielo, e per poco non lo prese il panico.

Ma, a giudicare dal silenzio, erano ancora soli in casa.

Gokudera gemette di fastidio, e Tsuna si allungò sopra di lui per recuperare il cellulare dai pantaloni che avevano lasciato cadere a terra senza curarsene; per poco non decise di non rispondere, al tocco del membro di Gokudera contro il proprio, poi il suo senso di responsabilità prevalse e Tsuna estrasse il cellulare proprio nel momento in cui smetteva di squillare.

Impallidì nel leggere il nome del mittente, poi sussultò e guardò l'orologio: le cinque e mezza.

“Oh, miseria ladra!” gemette. La scuola chiudeva alle quattro, e improvvisamente il fatto che Lambo e I-Pin non fossero ancora rientrati perdeva ogni connotazione di sollievo e diventava qualcosa di brutto, qualcosa di così spaventoso che Tsuna per poco non perse il coraggio di richiamare. Fu salvato di nuovo dal cellulare, che ricominciò a squillare coprendo le domande ansiose di Gokudera: stavolta era Dino a chiamare.

“Dino! Che succede?”

“Tsuna, è meglio se vieni qui.”

“Qui dove? Cos'è successo?” chiese Tsuna. Rotolò giù dal letto, e se non batté la testa contro lo spigolo del comodino fu solo grazie ai riflessi pronti di Gokudera, che lo sorresse tenendolo per la vita. Dino rispose: “C'è stato...” abbassò la voce, “C'è stato un incidente con il Consiglio. Stiamo tutti bene, nessun ferito, solo Reborn che è incazzato come una iena e...”

“E? Dino!” Tsuna ululò nel telefono.

“Siamo a casa di Kyoya. Dietro al tempio, vieni qui in fretta. Lambo ha chiesto di te e Gokudera.” senza aggiungere altro, Dino riagganciò.

“Tsuna, che succede?” chiese Gokudera, e oh se la vista di lui, nudo e scarmigliato, non era l'ottava meraviglia del mondo. Per un attimo, Tsuna perse il filo dei propri pensieri.

“Tsuna!” lo richiamò Gokudera.

“Ah, sì scusa. Dino ha detto che ci sono stati problemi con il Consiglio.” Gokudera si rabbuiò e Tsuna proseguì: “Ha detto che stanno tutti bene, che Reborn è incazzato e che Lambo ha chiesto di noi. Mi è... mi è sembrato strano, io... possiamo andare subito?”

“E lo chiedi? Certo che sì.” Gokudera saltò giù dal letto e si infilò i vestiti, rapido e pratico, e Tsuna riconquistò un po' di calma.

Rifletté, mentre andava in bagno al volo, che non solo Gokudera non gli avrebbe mai fatto del male: era anche sempre così pratico, quando la situazione sembrava drammatica, che riusciva a donargli quel tanto di tranquillità che gli era necessaria per mettere a fuoco la faccenda.

 

Si precipitarono a casa di Hibari. Giunti lì, salutarono con un cenno Romario e Kusakabe, seduti in veranda a giocare a carte, e premettero il campanello; dall'interno si udì un tenue suono melodico, molto diverso dall'irritante trillo del citofono di casa Sawada.

Pochi istanti dopo, Reborn aprì la porta e li fece entrare; li bloccò però immediatamente nell'ingresso, mentre si toglievano le scarpe.

A bassa voce disse: “Lambo ha ucciso tre persone.”

“COSA?!” sbottò Tsuna. Da qualche parte venne la voce di Dino: “Tsuna, attento al volume!”

“Miseriaccia.” mormorò Tsuna, poi ripeté: “Cosa?!”

“Stava uscendo da scuola.” riferì Reborn, “Lui e I-Pin sono passati davanti a questi tre tizi, che poi si sono rivelati essere del Consiglio, e li hanno sentiti che parlavano di catturare Hibari e Dino.”

“Oh, merda.” disse Gokudera, “Xanxus aveva accennato che ce li avevano alle calcagna.”

“Già. Comunque, loro... Lambo e I-Pin, intendo, si sono nascosti e li hanno seguiti fin dentro la scuola. Dino era andato a trovare Hibari, ed erano ancora lì dentro. Quei bastardi volevano coglierli letteralmente con le braghe calate.”

“Che bastardi.” bofonchiò Tsuna.

“Comunque, I-Pin ha detto che uno di loro ha commentato che avrebbero usato i tonfa di Hibari per... per far loro del male prima di eliminarli. Lambo ha capito fin troppo bene.” Tsuna non ebbe più la pazienza di ascoltare altro. Senza attendere un permesso, si diresse verso l'interno della casa, seguendo le voci che sentiva provenire da qualche altra stanza a lui ignota.

Fece irruzione in un piccolo salottino e per poco non smise di ragionare: la scena che si trovò di fronte non solo era completamente diversa da quella che si era aspettato, ma era anche così inaspettata da essere quasi comica.

I-Pin era seduta su una coscia di Dino e dormicchiava, la testa appoggiata al suo petto. Dino indossava una yukata blu scuro e sedeva a terra di fronte ad un tavolino da gioco; all'altra estremità stava Hibari, e tra le sue braccia, seduto sulle sue gambe incrociate, c'era un Lambo insolitamente docile; il ragazzino alzò il viso verso Tsuna e le sue labbra fremettero in un modo che spinse Tsuna a pensare che si aspettasse un rimprovero e una punizione.

Fu quello il momento in cui il mondo perse la sua consistenza: Hibari alzò una mano, spinse all'indietro i capelli di Lambo e gli depositò un piccolo bacio sulla tempia. Tsuna lo udì mormorare: “Te l'ho già detto, Lambo. Non hai fatto nulla di male. Hai difeso la Famiglia, Tsuna non ti metterà in punizione.” Lambo si ritrasse nelle sue braccia, ancora incerto, e Tsuna si sentì stringere il cuore.

Hibari gli rivolse un elegante gesto di invito e lui si sedette; Gokudera si mise al suo fianco, più vicino a Hibari e Lambo, mentre Reborn prendeva posto all'ultimo lato libero del tavolo.

“Che cos'è successo, Hibari san?” chiese Tsuna. Voleva fare una carezza a Lambo, ma temeva che il gesto della sua mano sarebbe risultato come una minaccia. Al suo posto provvide Gokudera, che tirò un lembo della yukata rossa che il ragazzino indossava e chiese: “E questo da dove spunta?”

“Si è sporcato l'uniforme.” rispose Hibari per lui, “Gli ho prestato dei vestiti dello zio Fon, hanno più o meno la stessa taglia.”

“È molto gentile da parte tua.” lo ringraziò Tsuna, inchinandosi appena, gesto che Hibari accolse con un cenno del capo.

“Kyoya è un vero tesoro, quando vuole!” dichiarò Dino, un gran sorriso in volto. Hibari lo fulminò con un'occhiataccia, poi si rivolse a Tsuna: “Lambo ha rilasciato Gyudon durante un attacco di panico.”

“Quei due volevano fare male a Hibari-san e a Dino-san, gliel'ho sentito dire!” si difese Lambo.

“Reborn me l'ha detto. È normale che tu abbia voluto difenderli, sono tuoi amici.” si affrettò a rassicurarlo Tsuna.

“Non siamo arrabbiati, Lambo.” aggiunse Gokudera, “Ci siamo solo un po' preoccupati. Sappiamo chi erano quei tali, ed erano molto pericolosi.”

“Reborn,” chiamò Tsuna, “Che cosa ha intenzione di fare il Nono?” sbottò.

“I Varia si mobiliteranno nel giro di un'ora.” rispose il killer, “Il Consiglio sarà smantellato entro domani all'alba.”

“Gli conviene!” urlò Tsuna. Hibari alzò un sopracciglio ma non gli intimò di abbassare la voce.

“Cazzo!” sbottò Gokudera, “E se avessero coinvolto Lambo? Se gli avessero fatto del male?”

“Potreste venire un attimo di là con me?” ribatté Reborn, alzandosi.

“Sarà meglio.” disse Hibari, “Stiamo cercando di insegnare a Lambo a giocare a Go, e voi ci state disturbando.” Tsuna lo guardò. L'espressione di Hibari era strana, e bastò un'occhiata di traverso per fargli capire il messaggio implicito: “Andate da un'altra parte a parlarne, Lambo è traumatizzato e stiamo facendo i salti mortali per distrarlo.”

Tsuna annuì appena, e lui e Gokudera seguirono Reborn verso una camera da letto che sembrava inutilizzata, probabilmente una stanza per gli ospiti, sempre pronta in caso Fon passasse a far visita.

“Al Nono è bastato sapere che Lambo ha perso il controllo in questa maniera per procedere. Fin quando si trattava di stare addosso a uomini adulti, mafiosi esperti che sanno come difendersi, poteva ancora esitare. Ma questi... Tsuna, questi hanno aperto il fuoco, prima contro Gyudon, poi contro Lambo.”

“L'hanno ferito?” ringhiò Gokudera.

“No, I-Pin ha deviato il colpo con un gyoza ken. Ma non è quello il punto.”

“Il punto è che Lambo è stato costretto ad uccidere.” disse Tsuna, guardando Reborn. Il killer annuì.

“So che è cresciuto nel mondo della Mafia.” disse Reborn in tono cupo, “L'hai visto anche tu l'assortimento di armi che i Bovino gli mandavano quando era piccolo. Ma non ne ha mai avuto coscienza, non ha mai...”

“Non ha mai capito che erano armi vere e che la gente poteva morire sul serio.” concluse per lui Gokudera. Un'ombra passò sul suo volto, come se stesse ricordando qualcosa che era rimasto sepolto in lui molto a lungo. Reborn annuì di nuovo.

“Contavo di fargli qualche lezione di tiro, tra un paio d'anni.” aggiunse Reborn, “Giusto per introdurre l'argomento con delicatezza. E invece, ora ce l'hanno tirato dentro di peso. Non sarà facile, per lui.” Tsuna lo guardò. Reborn sembrava ancora più sconvolto di tutti gli altri.

“Tu gliel'hai visto fare.” disse Tsuna. Non era una domanda, ma un dato di fatto, un'informazione datagli dal suo Iper Intuito.

“Sì. Stavo per intervenire io stesso, ho dei microfoni piazzati in giro per la scuola e li stavo seguendo per ordine del Nono, ma non ho fatto in tempo. E non avevo notato Lambo, lui e I-Pin sono stati davvero molto silenziosi.” Reborn si tolse il fedora e si passò una mano tra i capelli.

“Hayato, ci lasci soli un secondo?” chiese Tsuna, “Vai a vedere se Lambo ha voglia di tornare a casa, tranquillizzalo che non siamo arrabbiati.”

“Sì, Tsuna.” Hayato lasciò la stanza e si chiuse la porta alle spalle, con discrezione.

“Un tempo, conoscevo un ragazzo molto simile a Lambo. Gli volevo... molto bene.” confessò Reborn, poi voltò le spalle a Tsuna, che non insistette per guardarlo in faccia. Il killer proseguì: “Non sono potuto intervenire in tempo per salvargli la vita. È morto tra le mie braccia.”

“È stato come rivivere quel momento?” chiese Tsuna.

“Sì. Quando ho visto quell'uomo alzare la pistola...” Reborn scosse la testa, come se cercasse di scacciare quel ricordo. “Per fortuna, al suo fianco c'era I-Pin. Penso che farò un colpo di telefono a Fon, lei sarà felice di ricevere una sua visita. E se lo merita.”

“Già.” disse Tsuna in tono vago, poi chiese: “Lambo si riprenderà?”

“Ne sono certo. Ma gli ci vorrà un po'.” sospirò platealmente, poi disse: “Che diamine, mi toccherà trattarlo bene per un sacco di tempo...” Tsuna finse una risatina. Sapeva che dietro alle parole del killer c'era ben altro, ma sapeva anche che non sarebbe riuscito a cavargli un'altra parola, quindi si limitò a lasciarlo solo.

Tornato in salotto, osservò Lambo stracciare Dino a Go, discusse con Hibari della divisa di scuola del ragazzino, che sarebbe stata restituita l'indomani pulita, promise di fare lo stesso con la yukata di Fon e per tutto il tempo non smise un attimo di tenere per mano Gokudera.

Finita la partita ed esauriti i convenevoli, nonché la pazienza di Hibari, Tsuna si alzò, e Gokudera con lui. Lambo ringraziò Hibari con un inchino quasi comico, I-Pin riuscì a trattenere la pinzu bomb quando Hibari si complimentò con lei per il modo in cui aveva combattuto, Dino cominciò a fremere di impazienza e Tsuna decise che era il caso di levare le tende prima che decidesse di mettersi a sbaciucchiare Hibari nonostante il pubblico.

Lambo prese per mano Tsuna da un lato e Gokudera dall'altro; sembrava ancora ansioso e preoccupato, e Tsuna sperò che Gokudera trovasse qualcosa da dire, un modo per calmarlo.

Invece, Gokudera chiese: “E allora, Reborn, che ne pensi?”

“Di cosa?” domandò il killer.

“Lambo ha o non ha la stoffa per diventare un mafioso coi controcazzi?”

“Hayato, ma ti pare il momento di fare un discorso del gen...”

“Mpf...” sbuffò Reborn, simulando indifferenza, “Sì, può darsi.”

Tsuna aprì la bocca per commentare, poi vide il viso di Lambo: riluceva di orgoglio.

Come sempre, Hayato aveva trovato la parola perfetta.

 
   
 
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