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Autore: A r y a_    24/10/2021    0 recensioni
Era difficile concentrarsi, debole e ferito com’era. Le forze che gli restavano le utilizzava per tenere le palpebre sollevate, per osservarla. Anche lei era sfinita, le sue mani tremavano quando doveva stringere delle bende troppo strette, ma la sua presa era ferma e determinata. Certo, Lumine, sei proprio... "incredibile". Solo l'ultima parola gli era sfuggita dalle labbra, e tanto era bastato per farsi sentire.
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Albedo ha perso il controllo dei suoi poteri e Lumine lo ha affrontato in duello per impedirgli di distruggere Mondstadt. Ora l'alchimista è gravemente ferito, ma per qualche ragione, la viandante l'ha risparmiato.
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[AlbedoxLumine][AlbeLumi]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albedo, Lumine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era compassionevole, piena di pietà.
Era minuta la figura china su di lui, fiocamente illuminata da un lume dietro di lei, circondata da un alone che la rendeva quasi eterea, quasi... divina. Una dea.
Una dea che riconduce il figliol prodigo sulla retta via. Sapeva di essersi spinto troppo in là, ma aveva superato il punto di non ritorno troppo tempo addietro. La bionda viandante, tuttavia, aveva riacceso in lui quella scintilla di speranza che non tutto di lui fosse corrotto, che in qualche modo avrebbe potuto salvarsi. L'aveva visto nei suoi occhi, grandi, luminosi, due astri affacciati sul mondo, pronti a rivolgere uno sguardo ai bisognosi, una carezza gentile a chi era solo.
E nonostante alla fine avesse davvero perso il controllo, avesse davvero tentato di percorrere la via della distruzione, ora era lui il solo e bisognoso: Lumine, sua fiera avversaria fino a qualche momento prima, l'aveva risparmiato e si stava prendendo cura delle sue ferite come poteva. In fondo, non era una guaritrice: piegava gli elementi in modo decisamente più offensivo.
 
Era difficile concentrarsi, debole e ferito com’era. Le forze che gli restavano le utilizzava per tenere le palpebre sollevate, per osservarla. Anche lei era sfinita, le sue mani tremavano quando doveva stringere delle bende troppo strette, ma la sua presa era ferma e determinata. Certo, Lumine, sei proprio... "incredibile". Solo l'ultima parola gli era sfuggita dalle labbra, e tanto era bastato per farsi sentire. Quando gli diresse lo sguardo dorato, si sentì immediatamente inopportuno.
 
"Cosa è incredibile?"
 
"Tu sei incredibile", e di nuovo all'improvviso, nessuna incertezza. Come se stesse ruminando quelle parole da tempo immemore, e non aspettasse altro che l'occasione giusta per dirle. "Viandante di un altro mondo, eppure doni tutta te stessa a un luogo che ti ha tolto tutto. Ti sacrifichi per salvare un traditore come me."
 
Finì con un sorriso tirato interrotto da un colpo di tosse che aveva pizzicato le sue ferite una per una, facendolo rabbrividire dal dolore. La fronte pallida e alcune ciocche platino erano già imperlate di sudore.
 
"Non sei un traditore. Non mi sto sacrificando. So cosa hai fatto, non è dipeso da te ma da chi ti ha preceduto. Ti è stato affidato un compito impossibile, Albedo..."
 
Si sentì stringere alla gola. Sapeva che Lumine aveva in parte ragione, ma non riusciva a perdonarsi.
 
"Cosa ti ha spinto a salvarmi?"
 
Lumine smise di medicarlo, e Albedo desiderò non aver posto la domanda.
 
"Voglio solo ritrovare mio fratello."
 
L'alchimista non si era mai sentito tanto lontano dal suo obiettivo. La verità di questo mondo... non riusciva a spiegarsi la risposta della viandante. In che modo dovevano collegarsi la ricerca del fratello con l’averlo risparmiato?
No, Lumine aveva ragione. Il suo era forse un compito impossibile. Forse la conoscenza della verità più completa e profonda non avrebbe che portato a dolore, incomprensione, discordia.
Ma c'erano delle strade ancora non percorse.
 
"Non so interpretare i tuoi pensieri e le tue azioni. Non li colloco negli schemi della realtà che conosco. Tu hai l'aura delle stelle... lo avevo già detto, no? L'ho capito da quando ti ho vista la prima volta. Sei diversa, sei... interessante. Imprevedibile, per questo voglio comprenderti. Non- non credo di avere ancora compreso la tua essenza, e sento che se riuscissi a conoscerla, potrei arrivare a una risposta, Lumine, io--"
 
"Albedo..."
La mano sinistra del giovane stringeva con non troppa forza il polso della ragazza, e lei se ne liberò facilmente per posargli una mano fresca sulla fronte, a scostargli qualche ciuffo dai begli occhi. Che sollievo.
 
"Mi dispiace di averti messa alle strette. Non era mia intenzione, anzi, avrei voluto ottenere l'opposto. Studiarti, per aiutarti. Invece sono stato avido ed egoista, ho perseguito il mio fine, pur sapendo la strada che ho scelto di percorrere per arrivarci. Lo sapevo, ma non volevo crederci, che l'arte di Khemia avrebbe richiesto un prezzo così alto. Sono stato cieco e ho finito per essere il prossimo a dover richiedere il tuo soccorso. Non mi sono mai sentito un peso per gli altri, ma ora sento di frenarti e il tuo altruismo mi spiazza e mi meraviglia."
 
Lumine lo issò gentilmente a sedere. Lui aveva iniziato a testare la propria mobilità con piccoli movimenti, senza grandi risultati. Era riuscita a sanare le ferite più superficiali, ma una particolarmente brutta gli sfregiava la spalla destra, ora fasciata strettamente. Accidenti. Sedette di fronte a lui, gli occhi luminosi macchiati dal senso di colpa. Non riusciva a guardarlo in viso, vedeva solo le sue ferite - il modo in cui era riuscita a devastare il suo corpo spaventosamente perfetto.
 
"Albedo, tu..." tu dici di non comprendermi, ma è cristallino che invece tu riesca a leggermi come un libro aperto. Andiamo, hai capito che ero estranea a Teyvat ancora prima che ti rivolgessi la parola. Anticipi sempre cosa sto per fare, dove sto per andare, e lasci l'aiuto giusto al momento giusto.
Se c'era qualcosa su cui l'alchimista si sbagliava, era la natura della viandante. Non era nessuna dea, seppure immortale. Semplicemente, una ragazza, soggetta alle leggi del mondo come tutti gli altri.
 
"Albedo, tu sei incredibile. So che molti mi considerano una persona impenetrabile, non sono brava ad aprirmi, ma davanti a te sono nuda." ... Questa era uscita male. Maledizione. Se avesse avuto il coraggio di alzare lo sguardo, sarebbe rimasta folgorata dall'intensità del suo sguardo turchese. Era da un po’ che Lumine non arrossiva così furiosamente. "Nuda in senso figurato, si intende! Ho sempre raccontato poco di me, eppure è come se fossi il mio confidente più intimo. Sono prevedibile più che speciale, per te--"
 
Lumine sussultò, sorpresa dall'agilità e delicatezza con cui le aveva preso e stretto le mani, avvicinandosi finché lei non fu costretta a incrociare il suo sguardo. Se qualche ferita gli aveva causato dolore, Albedo non lo aveva affatto dimostrato.
 
"Ti sbagli. Per mei sei l’eccezione. Non nutro grande interesse per le persone – almeno, non così a lungo –, ma per quanto ordinaria tu possa ritenerti o effettivamente essere, mi affascini. Sei la prima. Non ho mai amato l'interazione sociale, sempre considerata un impegno o una distrazione. Eppure, con te è sempre venuto naturale e non è mai stato un peso- no, di più, ho vissuto con anticipazione ogni momento di attesa prima di ogni nostro incontro. Sei la prima... e l’unica..."
 
Le aveva delicatamente preso il volto con la mano sinistra, la destra ancora troppo debole per fare lo stesso. Guardandola sorrideva, e Lumine si era accorta di stare trattenendo il respiro solo nel momento in cui, a corto d'aria, si era lasciata sfuggire un sospiro.
 
"Non so cosa ti abbia spinta a non finirmi. Lo avrei meritato. Ma ora che sono qui, vivo di fronte a te, ti sono grato, infinitamente."
 
Per debolezza, fisica ed emotiva, si era lasciato cadere in avanti appoggiando la fronte alla sua, in affanno, l’ombra di un sorriso ancora sulle labbra e le palpebre abbassate. Le era giunta voce del curioso affetto che il giovane dimostrava, e anche di quanto eccezionale fosse un sentimento del genere da parte sua. E non poteva ignorare l’onda di benessere che aveva provato le volte in cui era andata a incontrarlo a Dragonspine, per portagli materiale o solo per compagnia. Né poteva ignorare l'imbarazzo che provava quando Kaeya e Lisa entravano di proposito nell’argomento, ridacchiando furbi, facendola arrossire e abbassare lo sguardo. E c’era anche il senso di colpa nei confronti di suo fratello, che avrebbe dovuto cercare lui e solo lui; invece, Albedo si era silenziosamente insinuato nella sua mente e nel suo cuore, palesandosi troppo tardi per essere scacciato. E più di una volta aveva deviato dalla sua strada, pur di incontrarlo e parlarci ancora.

La verità era che era sola e stanca, aveva sulle spalle un peso più grande di lei, che si sommava di volta in volta alle piccole o grandi faccende che svolgeva per gli abitanti di Teyvat. L'unica con cui condividere quel fardello era Paimon (a proposito, dov'era scomparsa?), ma non riusciva a sorreggere un peso tale da darle reale sollievo. In fondo, era solo una ragazza, e quei ciuffi di platino che ora le solleticavano la fronte e quegli occhi profondi, che vagavano febbricitanti seguendo i movimenti delle proprie dita sui suoi zigomi, le facevano perdere ogni risoluzione. Vagava in un mare caldo e languido, col cuore che batteva forsennato e un nodo alla gola.
 
"Ti ho salvato perché volevo che sopravvivessi, perché meritavi il perdono. Perché volevo vederti e parlarti ancora, non ero pronta a lasciarti andare.”
 
Passò le dita tra le ciocche arruffate, le trecce che elegantemente gli ornavano il capo si erano disfatte nel furore del duello. Ebbe di nuovo l’attenzione di Albedo, che sembrava sul punto di dire qualcosa. No, sciocco genio, non dire niente! Sarai anche bravo con le parole e con le tue ricerche, ma qui c’entra il cuore. Forse, posso insegnarti qualcosa.
 
Fece tacere le voci che aveva in testa, non pensò più. Si sporse in avanti e gli sfiorò le labbra.
 
Oh, Lumine. Imprevedibile, compassionevole, leggera e bellissima, sei polvere di stelle.

Non avrebbe saputo dire se quella fosse la più intima verità del mondo, ma era bastato un attimo per sentire di poterci arrivare. In un primo momento aveva semplicemente ricevuto il bacio, immobile, per sentire la sua dolcezza il più a lungo possibile – poi l’aveva ricambiata in modo curioso e lento, prono a essere guidato più che a guidare. Riconoscente di essere per una volta l’allievo anziché il mentore.
 
Albedo non riuscì a trattenere un sorriso contro le sue labbra, uno di quelli rari, felici davvero, che raggiungevano gli occhi. Dopo poco la ragazza si scostò, rossa in faccia in cerca d’aria. Lui rise come poche altre volte, con voce bassa e cristallina, presto accompagnato da quella più squillante di lei, come se non si trovassero isolati dopo aver combattuto all’ultimo sangue, come se non avesse appena rischiato di distruggere un’intera città, di morire a causa di un potere che aveva creduto scioccamente di poter padroneggiare. Non gli interessava, non più. Fu fermato solo da una fitta improvvisa alla spalla, che lo fece sussultare e gli spezzò il fiato.
 
Lumine reagì in fretta, preoccupata, anche se una sensazione languida avvolgeva ancora il suo stomaco. Pregò Morax di ricevere in prestito il potere della terra, e plasmò le rocce circostanti per modellare un giaciglio riparato da occhi indiscreti e creature ostili. Fece sdraiare il giovane e gli sedette accanto, sollevandogli delicatamente la schiena in una posizione più comoda, adagiandolo sul proprio grembo.
 
“Grazie, Lumine.”
 
Non riuscì ad aggiungere altro. Rimasero a guardarsi per un po’ di tempo, fino a che il suo sorriso mite e le carezze ritmiche e gentili finirono per addormentarlo.
Per tutto il tempo, sognò lei.






 

Angolo Autrice: abbiate pazienza, è la mia prima fic su Albedo e Lumine e su Genshin Impact in generale. Non so bene se abbia senso tutto quello che ho scritto ma... insomma, sono quasi soddisfatta!
C'è anche una versione tradotta in inglese su Ao3: https://archiveofourown.org/works/34680730 
Se vi è piaciuta almeno un po', le recensioni sono sempre gradite :) grazie a tutti per aver letto!
   
 
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