Fumetti/Cartoni americani > Transformers
Segui la storia  |       
Autore: _Cthylla_    24/10/2021    1 recensioni
|Contesto generale/vago sebbene si rifaccia a certi fumetti della IDW|
Il giovane e tendenzialmente ansioso mech di nome Odysseus incontra qualcuno infinitamente più disgraziato di quanto sia lui.
Dal testo:
''«Non farmi male…» fu tutto quel che disse l’altro.
«Te l’ho detto, non ti faccio niente» ribadì Odysseus, il quale iniziava ad avere il dubbio che quella povera creatura ormai fosse in grado di pronunciare solo quelle poche frasi che aveva sentito «N-non sarei in grado nemmeno volendo, in effetti… e non solo perché sei più grosso di me, amico».
«Amico» ripeté il mech arancione, e il modo in cui disse quella parola la fece suonare quanto di più alieno possibile «“Amico”… io non ho amici. Nessuno di quelli come me ne ha. Siamo… scarti. Disgustosi… inutili… le mie mani… le mie mani…»"
Genere: Dark, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Tarn
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
8
 
 
 
 
 



 
 
 
Il boato della folla, tanto forte da poter essere potenzialmente massacrante per i recettori uditivi di chiunque -e ancor più per quelli fini come i suoi- giungeva comunque ovattato a Glitch, intento a osservare con aria estatica le mosse fluide e devastanti del giovane gladiatore argenteo dal corpo grande, forte e potente come quello di un dio.
 
“Megatronus”, non per niente aveva adottato quel nome, e nel vederlo staccare la testa dell’avversario con un unico movimento ampio ed elegante concluse che non avrebbe potuto sceglierne uno più azzeccato di così.
 
«… ha finito?» domandò Odysseus, sollevando leggermente il “capello” che si era messo davanti agli occhi poco prima del momento clou «Uh, sì, ha finito…»
 
«E io alla fine sono venuta qui» disse Charybdis «Perché tu ti sei intestardito con uno “spettacolo”, se così lo vogliamo chiamare, che perlopiù non hai neppure visto».
 
«Ma non è vero, mi sono coperto le ottiche solo ogni tanto!... oh, ma perché deve farlo tutte le volte…» borbottò vedendo Megatronus prendere la testa dell’avversario morto e sollevarla. 
 
«Perché fa parte della performance» rispose Scylla «Non capisco davvero perché reagisci come una protoforma nata e cresciuta nel centro di Crystal City, sono sincera, non è che per te la violenza sia una cosa nuova».
 
«È che… è diverso! È…»
 
Magnifico” pensò Glitch.
 
Lui, che avendo subito maltrattamenti avrebbe dovuto rifuggire la violenza, stava dimostrando ancora una volta come le reazioni delle persone non fossero sempre così scontate.
Lo spettacolo al quale stava assistendo e il mech che lo stava offrendo a tutti gli astanti erano per lui qualcosa di simile a un sogno. La forza brutale di un mostro, la raffinatezza di un consumato autore teatrale, il carisma che trasudava dalla giovane figura di quel gladiatore: tutto induceva a vederlo come un modello irraggiungibile al quale provare comunque a ispirarsi, la “forma finale”, il mech perfetto, tutto ciò che lui stesso avrebbe voluto essere ma non era mai stato né sarebbe mai potuto diventare; ma per uno come lui, un senza-faccia, ammirare da quella distanza un essere così glorioso era sufficiente.
Lui vedeva chiaramente la grandiosità di quel mech, ma non era il solo: se tutti nell’arena stavano urlando a gran voce “Megatronus” c’era una ragione, e non era solo per le sue vittorie.
 
«È che vedere tutte queste persone qui, entusiaste per questo, la dice lunga sul tipo di popolo che siamo» continuò Odysseus.
 
“Perché parli così? Perché non vuoi vedere?” si chiese Glitch, la sua attenzione ora rivolta all’amico.
 
«Io posso essere abituato alla violenza ma non vuol dire che mi renda felice. Alla maggior parte delle persone invece piace» commentò il giovane jetformer, che nessuno eccetto Glitch, data la sua posizione, poteva sentire in tutto quel fracasso «Fino a quando non viene dall’alto e non tocca loro personalmente. Allora diventa sbagliata, e “infami” qui, “porci bastardi” lì… lasciamo stare» concluse, con un breve sospiro «Ehi Glitch, ti è tornato in mente qualcosa?»
 
Il mech arancio scosse la testa. «No… nulla che riguardi il mio tempo. Però è… vedere questo da vicino fa un certo effetto».
 
«Ho notato. Eri interessato a Megatronus quando l’hai visto in televisione e qui l’ho notato ancora meglio».
 
«N-non giudichi male anche me per questo, vero? N-non è che mi piaccia la violenza in generale, è che… è c-che… vorrei tanto essere come lui» ammise Glitch, guardando il gladiatore incitare ulteriormente una folla già in delirio «Se lo fossi… se lo fossi non potrebbero più farmi male. Non potrebbe nessuno… e nemmeno a te. Se fossi come lui, io farei in modo di proteggere chi e cosa vorrei proteggere. E chiunque lo minacci avrebbe esattamente quel che si è cercato».
 
«Tra te e il tuo sogno nel cassetto ci sono un corpo un po’diverso da quello di Megatronus e dei mal di testa atroci, Budino» si intromise Scylla «Purtroppo o per fortuna perché, a dirla tutta, in via del tutto teorica potresti essere perfino “meglio”. Più pericoloso, intendo… considerando quel che sei capace di fare».
 
«Oh, n-no. No. Mai. L-lui è…» trattenne il fiato quando Megatronus si voltò proprio nella loro direzione «Irraggiungibile».
 
Non solo era voltato nella loro direzione ma, stringendosi le dita tra loro per la grande emozione provata, notò che li stava proprio guardando. Megatronus aveva posato le ottiche su di loro.
 
Una delle conversazioni con Odysseus tornò a galla nel suo processore.
 
 
“Tempo fa decise di andare a vedere degli incontri nell’arena di Kaon, era un evento abbastanza grosso, e ha “fatto amicizia” con uno di quelli nuovi, che ora sta diventando un astro nascente nei combattimenti. In seguito è tornata lì altre volte”.
 
 
Come aveva potuto dimenticarlo? Scylla conosceva Megatronus, era anche tra le persone entrate gratis per quella ragione, e tanto Odysseus quanto Charybdis erano convinti che la “straniera” fosse proprio lei.
 
Diede un’ultima occhiata a Megatronus, poi si voltò a osservare Scylla.
 
Lì, vedendo il modo in cui stava ricambiando lo sguardo del gladiatore -con quale coraggio? Riusciva a immaginare se stesso sentirsi piuttosto sopraffatto se Megatronus avesse guardato lui direttamente- qualunque dubbio residuo avesse potuto avere si sciolse come neve al sole.
 
«Scylla, no. Abbiamo assecondato Odysseus che ha voluto fare contento il nuovo fan di quel gladiatore, ma tu evita. È qualcosa che non porta a niente» disse Charybdis «E dalle nostre parti non ti mancano i mech con cui connetterti, se li vuoi».
 
«Non porta a niente, è vero» concordò Scylla «Io però non sto cercando un compagno di vita, né lui una compagna di vita, dunque direi che non ci siano problemi».
 
«Non cerca una compagna di vita ma, di tutte le femmes con cui va, ha nominato la straniera. È troppo in vista: potrebbe portare problemi».
 
«Va con molte femmes e io sono solo una tra quelle, soprattutto fino a quando non avrà idea di chi io sia. Tieni d’occhio questi due, in fin dei conti sei venuta qui per questo e per non pagare eventuali cure».
 
«Scylla…»
 
«Raggiungo l’irraggiungibile, ci vediamo tra un po’» concluse la femme, allontanandosi rapidamente nonostante la folla.
 
Charybdis scosse la testa. «Io non vedo l’ora che questo benedetto gladiatore finisca terminato».
 
Eretica” pensò Glitch.
 
Odysseus fece spallucce. «Non sposerebbe Brushsling tanto presto in ogni caso».
 
La jetformer alzò gli occhi al cielo. «Speriamo che questo non porti ulteriori danni».
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
I “capelli” della compagna si strinsero di più attorno alla sua gola mentre Megatronus emetteva un gemito rauco nel raggiungere un potente sovraccarico annegando nello sguardo fiero e dorato della sua compagna di cuccetta. Anch’ella era reduce dall’aver raggiunto il culmine prima di lui, ma non aveva mancato di continuare a muoversi su di lui con movimenti esperti, energici, fluidi grazie a un’esperienza che non mancava a nessuno dei due e per il desiderio che fin da prima li aveva resi affamati uno del corpo dell’altra.
 
I sensori ottici di quella femme ancora senza nome, lui li aveva sentiti -l’avrebbe giurato sulla sua stessa vita: in un’arena ricolma di persone urlanti ad acclamare il suo nome, in quel posto maledetto e benedetto in cui gli occhi di tutti erano puntati su di lui, Megatronus aveva percepito in modo nettissimo i suoi. E infatti quando si era girato l’aveva vista lì, in prima fila -come lui aveva desiderato al punto di dirlo nel giorno del Chosen One Day- con un’espressione impassibile tradita solo dai sensori ottici.
 
“Eccomi. Tu mi hai voluta qui, ora vinci, così da poter iniziare la vera battaglia più tardi” gli avevano suggerito, in un breve barlume di voracità assoluta che Megatronus aveva sentito anche in se stesso.
 
La stessa voracità che, nonostante il momentaneo annebbiarsi della vista e la sensazione di abbandono, portò le sue mani a stringere forte i fianchi di quella femme e la sua bocca contro quella di lei in un bacio famelico, bestiale più di quanto fossero le azioni che facevano piovere l’energon degli avversari sulla sabbia dell’arena, e che venne ricambiato con la stessa foga in una “danza” di lingue disperata, insaziabile.
 
Solo dopo qualche tempo, che per quanto lungo potesse essere risultava sempre troppo breve, i due amanti riuscirono a staccarsi uno dall’altra con un suono umido. Vedere le tracce luminescenti dei propri fluidi colare lungo le cosce snelle della jetformer gli fece rimpiangere più che mai una fisiologia che impediva ai mech di poter riprendere subito e darsi a quella che, nel loro caso, sarebbe stata la terza volta.
 
«Il tuo passaggio si vede… e si sentirà per un pezzo» commentò la jetformer, avendo intercettato la sua occhiata.
 
Megatronus spostò una delle proprie mani, andando a toccare l’intimità di una femme che, seppur provata, non si oppose per nulla al suo gesto e sorrise con approvazione sentendo le sue dita prima indugiare sul nodo di sensori esterno e poi scivolare dentro di lei -per l’ennesima volta in quel loro incontro- con estrema facilità.
 
«Sì, e noto quanto è grande il tuo dispiacere».
 
Tuttavia le dita rimasero avvolte per ben poco da quel calore morbido, perché lei, dopo una breve risata, usò due dei suoi capelli per afferrargli il polso e allontanarlo dalla sua valvola portando invece la mano vicina alla propria bocca.
 
«Ah-a. Io devo restare abbastanza in forze da tornare a casa e tu devi conservarti per dopo» disse, senza mai distogliere lo sguardo dal suo, prendendogli la mano e leccando via dalle sue dita i loro fluidi mescolati assieme. «Non vorrai lasciare insoddisfatte le nobili signore che ti aspettano?... ce n’era più di qualcuna che si sarebbe strappata il pannello inguinale per lanciartelo».
 
«Se dipendesse da me saprei dove potrebbero infilarselo, il loro pannello inguinale» fu la replica graffiante del giovane gladiatore, resa leggermente roca sia dalla stretta di prima attorno alla sua gola, sia dall’eccitazione «Non erano loro che volevo vedere sugli spalti».
 
«Sì, ho sentito il tuo messaggio. Per puro caso, aggiungo, fosse stato per me sarei stata troppo impegnata col sabacc per accendere il televisore» disse la femme, dopo aver trattenuto per qualche momento una falange tra le proprie labbra «Lo vogliamo chiamare “destino”?»
 
«Chiamalo come ti pare, l’importante è che io abbia vinto anche stavolta e che tu mi abbia visto di persona, Straniera».
 
Tese una mano per accarezzare la chioma della straniera in questione, un gesto piuttosto tenero che lei, pur bloccando la sua mano poco dopo, non rifiutò del tutto.
 
«Vero. E io immagino di dovermi dare una pulita e andare, Straniero» disse, ricambiando così quella sorta di “gioco” tra loro due «Per cui-»
 
«No» la interruppe Megatronus impedendole di lasciare la cuccetta «Non ancora».
 
«Non sono io a deciderlo e nemmeno tu» gli ricordò lei, tergendosi velocemente con un panno «Ti stai facendo un nome ma non sei ancora abbastanza “star” da poter tenere qui la femme che vuoi per tutta la sera, e probabilmente non potrai nemmeno dopo. È il prezzo della fama in questo ambiente, ma c’è di peggio».
 
«C’è ancora tempo» ribatté il gladiatore, ignorando delle affermazioni che sapeva benissimo essere vere «E pretendo che stavolta tu mi dica chi sei».
 
«Una femme qualunque alla quale piace uno specifico gladiatore, ma pensavo che dopo i nostri incontri l’avessi visto da solo dato che non sono venuta qui a venderti contenitori per alimenti».
 
Megatronus emise uno sbuffo a metà tra l’irritato e il divertito. «La tua designazione! Ecco quel che voglio».
 
«Neppure io so la tua, “Megatronus”».
 
 «Nacqui come D16, minatore» si decise a rivelarle «E ora non hai scuse. Voglio sapere come ti chiami, da dove vieni, cosa fai…»
 
«Vuoi anche una fetta del mio bagagliaio, già che ci siamo?»
 
«Quella l’ho già avuta!»
 
«Oh sì».
 
«E proprio perché non ti è dispiaciuto, e neppure a me, arrivati a questo punto penso di avere il diritto di sapere chi è la femme che ho cercato» insistette, testardo, il gladiatore, avvicinando di nuovo il proprio volto a quello di una giovane donna testarda quanto lui «O n-»
 
Un altro bacio, e le mani e i “capelli” della jetformer iniziarono a scivolare nuovamente dappertutto, soffermandosi a massaggiare il suo inguine. Con un basso ringhio eccitato Megatronus fu costretto ad ammettere di essere vicino ad arrendersi al suo tocco per la terza volta -anche se solo temporaneamente prima di tornare all’attacco- quando sentì la femme cercare di sfuggirgli e andarsene da sotto di lui col movimento sinuoso di un razor-snake.
 
«Ci hai provato!» esclamò, dando inizio a una breve colluttazione che comunque, a giudicare dal sorrisetto che mostrava sul viso, non spaventava per nulla la Straniera «Adesso tu-»
 
Nella lotta uno di loro due urtò una parte della parete coperta da un pannello, che si mosse lasciando cadere sulle coperte spiegazzate tutto ciò che c’era all’interno dello scomparto segreto scavato da Megatronus stesso.
 
«Porc-»
 
«Cos’è?... se scopro che ti dai alla poesia potrei pensare di tornare un’altra volta anche per questo» disse la femme, raccogliendo i fogli coi suoi capelli e portandoli davanti alle proprie ottiche prima che lui potesse fare qualsiasi cosa «Un mech con tanti talenti si apprezza semp…»
 
 
“Nel privarti dell’abilità di rifiutare la tua alt-mode, nel privarti della possibilità di seguire una strada che tu hai deciso per te stesso, sia il Senato sia il Consiglio dicono : ‘Agiamo nel tuo migliore interesse’. Hanno una responsabilità, dicono, di assicurarsi ‘Che tu faccia il miglior uso della forma che Dio ti ha dato. Se ti trasformi in una scavatrice, è perché Primus sa che a Cybertron servono scavatrici. Deviare dalla tua funzione rischia di invocare l’ira divina sul nostro mondo e metterlo in ginocchio’. In verità, è tutta una questione di controllo. Un popolo con molteplici talenti è un popolo con il potere in mano, e se ora rifiuti la tua alt-mode, cosa verrà dopo? Il rifiuto della tua classe sociale? Il rifiuto del tuo governo?
 
 
Megatronus divenne teso come una corda di violino. Era tardi ormai: la Straniera aveva letto, e anche strapparle di mano i fogli sarebbe stato inutile già solo dopo la prima frase sovversiva che sapeva di aver scritto su quel foglio. Rimproverando aspramente se stesso per il nascondiglio pessimo che -nonostante i consigli di Soundwave- aveva scelto, sperò di non doverla uccidere millantando di averlo fatto per legittima difesa. Era lontanissimo da quel che desiderava fare ma quel che c’era su quei fogli non avrebbe dovuto neppure essere espresso a voce alta, figurarsi scritto, e se lei in cambio di shanix avesse cercato di denunciare la faccenda...
 
“Non far sì che ti debba far pagare un mio errore” pensò.
 
«Tu non dovresti scrivere queste cose» disse, piano, la femme «Quei luridi potrebbero farti finire molto male».
 
Era dalla sua parte.
Megatronus non amava granché le divinità ma le ringraziò lo stesso.
 
«Hai ragione. Tanto, anche se non le posso ancora scrivere, restano qui» si indicò la testa.
 
La femme, seria in viso, gli diede una lunga occhiata. «È sempre un posto pericoloso».
 
Megatronus fece per risponderle quando una guardia entrò senza tante cerimonie. Lui riuscì a evitare di sobbalzare e la Straniera, in piedi davanti a lui, lo stava coprendo anche grazie a undici dei suoi “capelli”. Uno, nascosto sotto gli altri, stringeva i fogli che erano caduti sul letto.
 
«Ora di andare» disse la guardia.
 
Megatronus, sapendo di essere coperto, mise velocemente a posto il pannello che copriva il nascondiglio nel muro.
 
«Non mi lasci neppure un minuto per salutare il ragazzone?» sorrise la jetformer «Questa è cattiveria».
 
«Avete avuto già dieci minuti in più del previsto, e solo perché il “ragazzone” è stato l’attrazione principale anche stavolta» ribatté la guardia «Quindi no».
 
«Se fossi arrivato dieci minuti fa ci avresti interrotti o più probabilmente saresti finito in un threesome e poi a terra svenuto, quindi peggio o meglio per te?... andiamo» insistette la femme, avvicinandosi alla guardia «Trenta secondi li hai persi già ora, altri trenta non uccideranno nessuno».
 
Il mech di guardia sollevò un sopracciglio metallico. «Ventinove da ora».
 
Lei rispose con un occhiolino. «Bravo bimbo».
 
L’altro uscì dalla stanza borbottando, e Megatronus vide la femme tornare a voltarsi verso di lui. «Fa’ che certe cose non vengano fuori prima del dovuto. Non voglio vederti con l’empurata».
 
«Preoccupata per me, Straniera?»
 
«Più che altro, avendo visto gli effetti, penso che con te sarebbe un peccato ancor più che con molti altri».
 
Megatronus si avvicinò e le strinse un polso. «Puoi tenere quel che hai preso. Dopo l’aiuto, non vuoi darmi anche la tua designazione?»
 
La jetformer gli si avvicinò abbastanza da sfiorare con le labbra i suoi recettori uditivi.
 
«Assolutamente no».
 
«Senti un po’-»
 
La guardia tornò a farsi vedere. «Fuori».
 
«Tempo finito, l’hai sentito» disse la femme, scivolando via dalla sua presa «Arrivederci o addio, Straniero».
 
«Tu tornerai!» esclamò Megatronus «La prossima volta e anche le altre».
 
La sola risposta della jetformer, prima di sparire lungo il corridoio assieme alla guardia, fu un sorriso di dubbia interpretazione… ma ricordando l’incontro intimo da poco finito, l’astro nascente dell’arena di Kaon concluse di poter avere buone speranze.
 
Stavolta a entrare nella stanza che avevano in comune fu Soundwave. «Quanta raucedine abbiamo, stavolta?»
 
«Sono sempre stupito quando ti ricordi di saper usare l’ironia» rispose Megatronus «Puoi sentirlo da solo».
 
«E il nome della straniera?»
 
«Testarda. Ecco qual è» replicò il gladiatore «Però ha la Scintilla dalla parte giusta. Avevi ragione tu riguardo quel -che -sai, non andava tenuto lì».
 
«Ha visto?...»
 
«Per errore, e mi ha evitato il peggio. Ho capito la lezione».
 
Erano pensieri pericolosi quelli di Megatronus, pensieri che un giorno avrebbero portato a una guerra civile terrificante che avrebbe distrutto la sua Cybertron e l’avrebbe resa pressoché inabitabile; ma questo, come tanto altro, era qualcosa che non poteva sapere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ohibò c’è del lem… lime… non so bene come classificare questa parte che ho scritto tra una risatina isterica e l’altra. STO MIGLIORANDO RAGA, l’ultima volta avevo impiegato oltre un’ora per scrivere e cancellare e riscrivere e ridere e bestemm- vabbé, insomma, tutto questo per cinque righe in croce e con dettagli zero! :’D
… e qui ci ho messo mezza giornata, ma è comunque un miglioramento.
Vabbè.
 
L’avventura di Glitchy baby è destinata a concludersi molto presto, probabilmente nel prossimo capitolo. Come hanno detto le Shaula nel capitolo 7, anche le cose belle hanno una fine 🤣 e, per chi avesse dei dubbi, il Megatronus e il Soundwave comparsi qui sono quelli di transformers prime. Ho fatto un miscuglio di contesti 😃 inoltre, il paragrafo scritto da Megatron sarà in seguito destinato a comparire nel libro che scriverà quando sarà più vecchio, alias "Towards Peace" (io l'ho preso da lì).
Libro del quale dunque Scylla ha una bozza (parziale) e olografa nel proprio cassetto. Una roba che fa impallidire qualunque prima edizione montata sul muro *coffcoff* nonditeloaTarnoppureSÌ *coffcoff*
Alla prossima,
 
_Cthylla_
  
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Transformers / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_