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Autore: muffin12    24/10/2021    4 recensioni
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA
Si invita la S.V. all’Assemblea Ordinaria che si terrà in prima convocazione Venerdì 22 gennaio 2021 alle ore 10,00 presso la sede della società M.S.B.Y. Black Jackals S.r.l. in Osaka, indirizzo … e, qualora mancasse il numero legale, in seconda convocazione il giorno:
Sabato 23 gennaio 2021 alle ore: 18,00
presso il piano comune del Condominio … per discutere e deliberare sul seguente
Ordine del giorno:
1) Delibera in ordine all’approvazione del Preventivo di gestione Ordinaria esercizio 2021 e l’unito riparto;
2) Discussione in ordine dei provvedimenti da adottare per il trattamento fitosanitario delle piante ad alto fusto. Scelta della ditta, approvazione spesa e riparto;
...
7) Varie ed eventuali.
Accenni BokuAka e SakuAtsu
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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È stata una nascita strana, quella di questa storia. Ma sono contenta che LorasWeasley e GReina mi abbiano convinta a scriverla, perché mi sono divertita tantissimo!
 
È ovviamente dedicata a loro! Vi voglio bene!
 
Buona lettura!

 
 
 
Condominium Meeting
 
 
 
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA
 
Si invita la S.V. all’Assemblea Ordinaria che si terrà in prima convocazione Venerdì 22 gennaio 2021 alle ore 10,00 presso la sede della società M.S.B.Y. Black Jackals S.r.l. in Osaka, indirizzo … e, qualora mancasse il numero legale, in seconda convocazione il giorno:
 
Sabato 23 gennaio 2021            alle ore: 18,00
 
presso il piano comune del Condominio … per discutere e deliberare sul seguente
 
Ordine del giorno:
 
1) Delibera in ordine all’approvazione del Preventivo di gestione Ordinaria esercizio 2021 e l’unito riparto;

2) Discussione in ordine dei provvedimenti da adottare per il trattamento fitosanitario delle piante ad alto fusto. Scelta della ditta, approvazione spesa e riparto; 
 
...
 
7) Varie ed eventuali.

 
 
***
 
 
Le sei del pomeriggio non erano mai arrivate velocemente come quel giorno.
 
Sabato.
 
Soltanto una mente estremamente criminale avrebbe potuto inserire l’ambitissima assemblea condominiale di sabato sera, in un edificio abitato principalmente da giovani adulti celibi o accompagnati, ma comunque privi di vincoli.
 
Era cattiveria, quella. Pura e semplice cattiveria.
 
Era quello che stava borbottando Miya Atsumu da circa dieci minuti, trascinando la sua sedia pieghevole per tutti i tre piani della scala dell’abitazione producendo un rumore bestiale mentre raggiungeva il luogo dell’incontro, il piano comune, ovviamente aperto, perché, altrimenti, come avrebbero fatto a congelarsi a gennaio?
 
I riscaldamenti erano ampiamente sopravvalutati, in una situazione come quella. Come anche le stanze chiuse.
 
Le assemblee, alla fine, non erano fatte per chiacchiere, tè e biscotti. Non era prevista alcuna comodità, non era assolutamente pensato qualcosa di superfluo come il riscaldamento in inverno.
 
Erano lotte all’ultimo sangue, quelle. Combattimenti fino alla morte. Manifestazioni esplicite di dominio animale.
 
“Vuoi smetterla?” Sibilò Miya Osamu rubando la sedia dalla presa del fratello e sbrigandosi a sedersi, scegliendo il punto più centrale e meno indicato per il comfort altrui. Bisognava da subito chiarire come sarebbe andata la serata e Osamu aveva appena cominciato.
 
“Quella è mia.” Ringhiò Atsumu, cercando di far cadere suo fratello. “Non hai voluto portare la tua, ridammela!”
 
“Tsum-Tsum, ne ho una in più!” Bokuto Koutarou alzò il braccio con seduta annessa, dondolandola senza pensieri e quasi prendendo Inunaki Shion in testa.
 
Sakusa Kiyoomi si presentò con la sua elegante sedia da giardino dall’aspetto assolutamente morbido, acquistata esclusivamente per quelle situazioni di stress incontenibile, perché se avesse dovuto soffrire lo avrebbe fatto almeno con il sedere affondato in una superficie comoda. Si posizionò strategicamente lontano dai gemelli e da Bokuto, nel punto più ambito, quello parzialmente al riparo dalle raffiche di vento gelido improvvise e piuttosto alla larga dal gruppo chiassoso, ma abbastanza vicino da far sentire a chiunque con estrema chiarezza tutto ciò che aveva da dire. E quella sera aveva parecchio di cui parlare.
 
“Sakusa-kun, buonasera.” La signora Meian arrivò in quel momento, in tutta la sua gloria di gravidanza avanzata e marito ansioso al seguito. Sakusa salutò con un cenno del capo, occhieggiando il pancione come se dovesse essere squarciato da un Alien maleducato da un momento all’altro. “Vedo che il posto migliore è stato già occupato.” Mormorò piacevolmente, poggiando una mano sulla vistosa protuberanza ad evidenziare un fatto che, davvero, non importava a nessuno.
 
“È vero.” Affermò Sakusa con tono secco e cominciarono un gioco di sguardi valutativi ad altissima concentrazione che, per esperienza di tutti, sarebbe potuto andare avanti per ore.
 
Hinata Shouyou spuntò dal nulla come un fungo adorabile e spezzò la tensione con la sua ingenua spontaneità. “Oooh, signora Meian-san! Sei sempre più bella!” Ed il complimento sincero bastò per farle perdere la gara per il posto più buono, battendo gli occhi e rispondendo con un sorriso radioso.
 
Meian Shougo scoccò a Sakusa un’occhiata raggelante. “È incinta.” Sibilò, aprendo la sedia pieghevole con aria minacciosa.
 
“Questo lo dici tu.” Rispose placido Sakusa, perché la regola di anziani, donne e bambini vigeva solo nel magico mondo delle favole che Meian si raccontava ogni giorno.
 
“Omi-kun, come ti permetti? Sei un maleducato!” Atsumu si avvicinò a loro con il suo sorriso storto, quello che pensava fosse affascinante. Prese la mano della signora Meian e soffiò un baciamano di altri tempi con un inchino aggraziato. “Signora Meian-san, è in splendida forma.” Commentò soave e l’aveva quasi conquistata, fin quando non continuò. “Sembra una modella che ha ingoiato un bambino intero.”
 
Sakusa sbuffò una risata dal naso, mentre Inunaki non ebbe lo stesso pudore e si scatenò in risa sguaiate che portarono la signora Meian a strizzare le dita di Atsumu neanche fossero tubetti di dentifricio.
 
“Non ho capito.” Sibilò gelida, un sorriso fintissimo a decorarle il viso. “Potresti ripetere?”
 
Atsumu stava esprimendo il dolore atroce con smorfie inequivocabili, la voce che non riusciva ad uscire per la sofferenza. Meian prese finalmente in mano la situazione. “Tesoro, lascialo.” La pregò. La signora Meian serrò ancora di più la presa fino a sbiancare le nocche. “Devi sederti, non puoi rimanere in piedi troppo a lungo, l’hai sentito il dottore.”
 
“Ti tengo d’occhio.” Sussurrò ad Atsumu, prima di lasciarlo libero ed avanzare dondolando verso il punto scelto da suo marito, molto lontano dai Miya.
 
“Incapace.” Commentò salace Sakusa, guardandolo soffrire.
 
“Deficiente.” Continuò Osamu, che sghignazzava godendosi la scena.
 
“Ha una presa inumana.” Sfiatò Atsumu con le lacrime agli occhi. Inunaki, dietro di lui, stava facendo fatica a respirare. Bokuto gli accarezzò la schiena, cercando con lo sguardo un aiuto di qualche tipo.
 
Adriah Tomas entrò in quel momento nel piano comune, studiò la situazione e si avvicinò sospirando, improvvisamente stanco. “Atsumu?” Domandò, occhieggiando il finto biondo tenersi la mano come se stesse per cadere. Diverse teste annuirono. “Complimenti che solo lui può ritenere accettabili?” Ci fu un vago alzare di spalle. Inunaki singhiozzò. “La signora Meian? Di nuovo?
 
“Io sarei stato lusingato.” Replicò Atsumu aggrottando le sopracciglia con sofferenza.
 
“Di essere paragonato ad un serpente con un uovo in pancia?” Atsumu non riuscì a rispondere a tono a Sakusa per quella spregevole distorsione del suo apprezzamento, che il signor Foster arrivò con il suo tavolino pieghevole sottobraccio, corredato da uno sgabello dall’aspetto traballante, valigetta ventiquattrore nell’altra mano e l’aria più fintamente pacifica dell’universo.
 
La sola presenza dell’amministratore bastò a placare gli animi e, come al solito, a godere dell’improvvisa venuta di Barnes-san, ammirandolo con fascino scapicollarsi per le scale e quasi cadendo di faccia.
 
“È già iniziata?” Lo sentirono ansimare con un filo di fiato e il signor Foster ridacchiò. “Signor Barnes, giusto in tempo per le firme.” Il sospiro che ne seguì era un misto tra sollievo e risentimento.
 
Tornando tutti ai propri posti, guardarono il signor Foster sistemare il suo tavolino e lo sgabello, tirando fuori dei fogli e delle penne e lanciandole sulla superficie con tranquillità. Alzò gli occhi verso di loro. “Coraggio, signori, vediamo se riusciamo ad iniziarla.” Lo stridio dei piedi delle sedie che grattavano sul pavimento accompagnò il movimento generale, quasi litigando per il raggiungimento del foglio firme.
 
Quando anche l’ultimo condomino segnò la sua presenza (i gemelli Miya, perché a quanto pareva avevano entrambi la stessa penna preferita), Foster controllò il foglio firme con sguardo calcolatore, si accomodò poi sullo sgabello e li guardò tutti con aria severa.
 
“Il quorum è stato raggiunto.” Affermò solennemente. “L’assemblea può iniziare. Chi vuole essere il presidente?”
 
 
*
 
 
“Perché dovremmo avere bisogno di alberi?” Sakusa si era inviperito da quando aveva scoperto la cifra del preventivo per il trattamento fitosanitario delle piante che circondavano il condominio. La sola idea di cercare di tenerli in vita, per lui, sembrava oltraggiosa. “Sono brutti, sono secchi, portano un sacco di animali! Lo sapete quante malattie ha un fottuto piccione?”
 
“No, Omi, diccelo tu.” Atsumu si dondolava pericolosamente sulle gambe posteriori della sedia di plastica, occhieggiando interessato il posteriore vivace del suo vicino più ostico. Osamu gemette schifato. Inunaki versò ad entrambi un bicchierino di caffè corretto con vodka, in un gioco a senso unico che consisteva principalmente nel bere ogni volta che i due si scambiavano pareri al limite dell’osceno. Succedeva spesso.
 
“Signor Sakusa, gli alberi sono secchi perché non c’è il trattamento.” Cercò di spiegare Foster con un sospiro. “Quando verranno sottoposti alla terapia adatta, saranno rigogliosi.”
 
“E mi troverò insetti in casa.” Ribatté furioso. “Voto per togliere gli alberi.”
 
“Deve proporlo al punto sette, quando arriveremo alla voce ‘varie ed eventuali’. A meno che non si voti per il trattamento, sarebbe inutile altrimenti.”
 
 “Gli uccelli portano davvero così tante malattie?” Domandò Meian sbiancando. Guardò la moglie, che occhieggiava la fiaschetta di vodka di Inunaki con un desiderio quasi tangibile. “Tesoro, il bambino …”
 
“Hai vissuto in mezzo alle galline e chissà cos’altro, il bambino starà bene.” Lo liquidò facilmente. “Barnes-san ha uno zoo in casa, le sue figlie sono bellissime e molto intelligenti.”
 
Barnes, sentendosi improvvisamente nominare, si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto da che aveva firmato per la propria presenza, guardandosi attorno agitato. Tomas lo tranquillizzò con un bicchiere di caffè e un’amichevole pacca sulla spalla.
 
Bokuto tirò fuori dalla tasca un foglietto stropicciato, leggendolo con concentrazione. “Akaashi mi ha detto di chiedere in cosa consiste questo trattamento.” Esclamò, sorridendo soddisfatto. Poi si fece serio. “Ma quindi non si tolgono più?”
 
“Eeeh? Come non si tolgono più!” Hinata era sconvolto.
 
“Non si è mai detto di toglierli, Sakusa-san lo proporrà più avanti se ancora ne sarà convinto.”
 
“Oooh, lo sarò.” Sibilò Sakusa sedendosi sulla sua sedia personale. “Tenere in vita quello spreco di spazio costa troppo.”
 
“Cosa te ne frega? Sei ricco!” Borbottò Atsumu e, stavolta, suo fratello era d’accordo con lui. “È vero, potresti pagare tutto tu e ancora navigheresti nell’oro.”
 
“Come gestisco i miei soldi non vi deve interessare.” Rispose acido. “Pensate alle vostre, di finanze, ed evitate di organizzare feste ogni tre giorni. La gente ha un lavoro vero e vorrebbe dormire.”
 
“Omi, invitami da te e faremo festa privata.” Atsumu gli fece l’occhiolino e Osamu ed Inunaki brindarono con un altro goccio di caffè e vodka, a cui stavolta si aggiunse anche Tomas.
 
Il ringhio oltraggiato di Sakusa fu bloccato da Hinata, che si guardò attorno con occhi spalancati e chiese candidamente. “Non ho capito, dobbiamo piantare nuovi alberi?”
 
 
*
 
 
“Quindi, ti do fastidio se cammino, ti do fastidio se mi vedo con i miei amici, ti do fastidio se voglio rimanere alzato tutta la notte.” Atsumu era in piedi, ringhiante. Aveva assunto la sua classica posizione da battaglia, con le gambe larghe e le braccia rigide lungo i fianchi. “Che dovrei dire io? Ti sentivo vomitare!”
 
“Atsumu-kun, erano nausee mattutine.” Spiegò per l’ennesima volta Meian, cercando di zittire la moglie distraendola con la bottiglia d’acqua portata da quel bravo ragazzo di Tomas. Inutilmente. “Puoi rimanere alzato quanto ti pare, ma non farlo sapere a tutto il condominio!”
 
“Non sono io a fare rumore!”
 
“Hai replicato quei fottuti balletti su TikTok con cosa, tacchi?” Sibilò la signora Meian con sguardo di fuoco, cercando di liberarsi dalla presa agitata del marito. “Li conosco, ce l’ho anch’io TikTok, spiegami perché senti il bisogno di farli alle tre di notte. Con i tacchi.”
 
“Ehm … penso di essere io in realtà.” Hinata ridacchiò, grattandosi la testa con aria dispiaciuta. Diverse paia di occhi si posarono su di lui allibite. “Ho rubato le scarpe di Natsu e … ecco … non ho pensato all’orario. Mi spiace tantissimo!” Lo videro alzarsi ed inchinarsi talmente tanto profondamente che quasi toccava le ginocchia con la fronte.
 
Atsumu assunse un’espressione di tronfia vittoria, osservando con il mento in alto la signora Meian alla ricerca di ovvie scuse meritate.
 
I signori Meian si guardarono tra loro interdetti. Aprirono la bocca leggermente, cercando di capirsi con lo sguardo, finché la signora Meian si sistemò sulla seduta guardando dritta davanti a sé e Meian sospirò. “Sei perdonato, Hinata-kun, ma la prossima volta stai più attento.”
 
Il verso strozzato di Atsumu fu seguito dal lamento dispiaciuto di Osamu, Inunaki e Sakusa, contrariati per l’occasione sprecata di una rissa con i fiocchi.
 
 
*
 
 
“Ti rendi conto che non puoi fare versi di gufo alle due di pomeriggio?” Inunaki agitava la sua bottiglia di caffè corretto come se volesse lanciarla contro qualcuno. Osamu sperò che non arrivasse a tanto: gli schiamazzi fuori orario erano il punto cinque, erano ancora moooolto lontani dalla fine.
 
Bokuto lo guardò confuso. “Perché?”
 
“Sono le due del pomeriggio!” Inunaki lo stava ripetendo da circa cinque minuti, inutilmente. Bokuto si guardò attorno in cerca di aiuto.
 
“Signor Bokuto, ci sono degli orari specifici per … qualunque rumore programmato.” Sembrava che stavolta anche l’amministratore Foster stesse avendo difficoltà.
 
“Ma i versi del gufo non vengono programmati.” Spiegò soddisfatto Bokuto. “Per me sono come, che ne so, quando hai in mente una canzone e la canti. Non è che ti avvisa.” Tomas dovette tuffarsi per afferrare Inunaki, che si era alzato con la chiara intenzione di fare del male.
 
“Sfortunatamente dovrà tenere a bada questo impulso, le due del pomeriggio rientrano nella fascia oraria del silenzio.”
 
“E dove sta scritto?” Replicò anche Hinata, che a quanto pareva era un concentrato di rumore ambulante.
 
“Nel regolamento condominiale.” Rispose placido Foster. “Ho mandato una mail a tutti voi in merito quando mi avete scelto come amministratore. Almeno tre anni fa.”
 
“Oh.” Hinata si acquietò, prendendo il cellulare e puntando tutta la sua concentrazione su quello.
 
“Non capisco, per una volta che succede c’è bisogno di arrivare a tanto?” Bokuto sembrava veramente offeso ed incrociò le sue enormi braccia muscolose con un broncio. “Capita.”
 
“Sempre quando ho il turno di notte e devo dormire?” Inunaki sembrava pronto a fare una strage.
 
“Wan-san, mettiti seduto e beviti il caffè, ti scoppierà una vena se vai avanti così.” Cercò di calmarlo Osamu, mettendo in salvo la bottiglia dalle mani agitate di Inunaki e accoccolandosela addosso.
 
“La prossima volta che sento un qualsiasi verso di animale, gufo, cane, okapi, vengo e ti strappo i capelli.” Sibilò Inunaki, rimettendosi lentamente a sedere. “Non pensare che non ne abbia il coraggio.”
 
“Cos’è un okapi?” Domandò Hinata candidamente.
 
“Un mammifero imparentato con le giraffe che ha la parte dietro zebrata.” Rispose Sakusa con tono annoiato, perché era da due punti che non litigava con nessuno e lo stava ritenendo uno spreco del suo preziosissimo tempo.
 
“Hey Omi, sai chi ha il sedere zebrato?” Domandò Atsumu con un sogghigno.
 
“Se dici te stesso e mi fai vedere le mutande ti faccio del male.”
 
“Intendevo il Thylacine!” Il suo sguardo oltraggiato era da solo una richiesta di schiaffi. “È estinto, ma aveva il sedere a strisce!”
 
“Salvato in corner.” Mormorò Osamu versando a lui, Tomas e Inunaki un dito pieno di caffè e vodka.
 
 
*
 
 
“Io ti denuncio!”
 
“Oooh, vorrei proprio vederti mentre lo fai … aspetta, metti giù quel cellulare!”
 
Foster, insieme ad una manciata di altre persone, sospirò. Sembrava proprio che Sakusa non volesse avere niente a che fare con la proposta di Atsumu, una semplice idea di installazione di rastrelliere per biciclette.
 
La cosa pareva offendere la sua estremamente delicata sensibilità.
 
“Non riuscirai a fare entrare quegli obbrobri in questo stabile, mi rifiuto!”
 
“Omi, che cazzo, è una proposta, di’ di no e andiamo avanti, c’è bisogno di denunciarmi?”
 
“Posso partecipare alla denuncia?” Si intromise Osamu, alzando educatamente la mano.
 
“Sì, dai, una bella denuncia di gruppo.” Approvò anche Inunaki, che riuscì a calmarsi solo dopo la bellezza di tre punti di assemblea.
 
“Mi piacerebbero dei posti per le biciclette, in realtà.” Intervenne la signora Meian, facendosi guardare malissimo da Sakusa. “Potrebbero essere utili nel lungo periodo.”
 
“C’è un parco a due passi, se vuoi godere delle cadute di tuo figlio te ne vai lì.”
 
“Ma avrò bisogno di un posto in cui parcheggiarla.” Replicò con un sorriso velenoso. “Una bicicletta occupa molto spazio in casa.”
 
“Abbiamo tutti un terrazzo. Tutti. E la bici per bambini non te lo prenderà interamente.”
 
“Ehm … quanto costerà?” Domandò a bassa voce Barnes, cercando di non attirare l’attenzione. Sakusa lo sentì ugualmente. “Perché, ecco, le bimbe stanno crescendo e, ecco, ne ho due e …”
 
“Oh, andiamo, non le ho mai viste cadere nemmeno una volta!”
 
“Forse perché ci sanno andare, che ne dici?” L’ardire di Tomas fu zittito con uno sguardo di fuoco.
 
“Omi, non dirmi che non hai mai imparato!” Atsumu, ovviamente, aveva una logica tutta sua e, stranamente, coincideva con quello che gli conveniva. “Ti insegno io!”
 
“Non essere ridicolo.” Sibilò Sakusa, le guance che cominciavano a chiazzarsi di rosso. Foster guardò quello spettacolo con un fascino mai provato prima.
 
“TI presterò la mia, su per giù l’altezza è quella.” Continuò Atsumu, sordo a qualunque vibrazione omicida che gli stava arrivando addosso in quel momento. “Il nostro primo appuntamento!”
 
“Non osare avvicinarti a me.”
 
“Che ne dici, verso?” Domandò Inunaki, riflettendo con profonda concentrazione. Tomas gemette e Osamu scosse la testa. “Aspettiamo.” Disse piano, chiudendo la bottiglia. “Se andiamo avanti così rischiamo di intossicarci.”
 
 
*
 
 
“… Quindi chiederei, se tutti sono d’accordo ovviamente …” Tomas occhieggiò Sakusa, la cui faccia impassibile era tornata del colore originario ma le orecchie continuavano ad essere luminose di rosso scarlatto. “… di permettere ai cani di poter accedere alla zona verde che circonda il condominio. Almeno nei giorni di pioggia.”
 
“Adriah-kun, con tutto il rispetto, ma hai un cavallo, non un cane.” Chiocciò Osamu, ricordando con affetto il Bovaro del Bernese di dimensioni industriali che lo salutava ogni mattina.
 
“I bisogni li fa anche lui ed è anziano.” Il povero Tomas si stava stropicciando le mani come se volesse staccarsi le dita, scoccando occhiate laterali al loro vicino più battagliero e vedendolo ricambiarlo con sguardo stretto. Sentì sudore freddo formarsi dietro il collo. “Si stanca facilmente e quando piove non è molto propenso a camminare.”
 
“A me va bene.” Decretò Sakusa deciso, guardando verso Foster. “A patto che non vengano lasciati escrementi.”
 
“Oh no, porto sempre i sacchetti, quello non sarà un problema!” Tomas non credeva alle proprie orecchie, cercando conferme dai suoi amici, allibiti quanto lui.
 
“Sakusa-kun, ti piacciono i cani?” Si permise di chiedere Inunaki, vedendo Atsumu drizzare le antenne.
 
“E se anche fosse?” Rispose Sakusa sgarbatamente.
 
“Anche per noi non c’è problema, Tomas-kun.” Sorrise Meian, seguito da un Barnes intenerito.
 
“Aspetta, da quando ti piacciono i cani?” Domandò Osamu, guardando Sakusa con le sopracciglia aggrottate.
 
“Passiamo al prossimo punto.” Sibilò Sakusa velenoso.
 
 
*
 
 
“Akaashi mi ha detto di chiedere se fosse possibile chiedere alla ditta di pulizia di non passare il mattino così presto.” Bokuto recitò il suo ordine senza prendere fiato, leggendo il biglietto stropicciato e irrimediabilmente zuppo di sudore in modo religioso.
 
“Io non li voglio quando piove.” Si inserì anche Inunaki. “Voglio dire, che vengono a fare? Puliscono, ma la gente passa e si sporca tutto di nuovo.”
 
“E se piove per due mesi dobbiamo rimanere con il palazzo insozzato perché tu non li vuoi?” Era bastato poco a Sakusa per infervorarsi. Stranamente, stavolta aveva l’appoggio di Atsumu. “Sono d’accordo con Omi.” Disse con convinzione e riuscì ad ottenere, per la prima volta, l’attenzione di Sakusa per qualcosa di diverso da minacce di denuncia e prese in giro. “Mi piacerebbe vivere in un posto pulito.”
 
“Ti rendi conto che spendiamo soldi per avere comunque il palazzo sporco?”
 
“Lasciarlo pieno di fango sarebbe peggio, non credi?”
 
“Possiamo chiedere, in caso di piogge prolungate, di ottimizzare le presenze.” Cercò di appianare le acque la signora Meian. “Per quelle situazioni potrebbero limitarsi ad una volta a settimana.”
 
“Quindi preferiresti un edificio sporco!”
 
E, ecco, Foster aspettava solo quel momento. La relativa calma con cui si era svolta l’assemblea, e che sperava stavolta arrivasse fino alla fine e non ad un solo misero passo, era andata irrimediabilmente in frantumi.
 
La signora Meian si alzò in piedi, completamente dimentica del suo stato interessante e troppo occupata a ringhiare contro il signor Sakusa.
 
Il signor Meian seguì la moglie, più per cercare di calmarla che per altro perché a lui, fondamentalmente, non fregava un tubo di quelle dispute puerili e voleva solo non doversi sorbire la sua dolce metà sfogare la sua propria frustrazione su di lui una volta tornati a casa.
 
Sakusa stesso, sentitosi ferito nel suo onore inesistente, rispondeva a tono alla donna, snocciolando leggi che, con sommo stupore di Foster, potevano essere addirittura considerate valide, affiancato da Atsumu che prese la situazione come un modo per farsi bello agli occhi del vicino, appoggiando le sue argomentazioni senza capirci veramente nulla, come utilmente faceva sapere a tutti Osamu.
 
Inunaki e Tomas cominciarono una discussione più privata sempre sull’argomento, iniziando a scaldarsi e ad alterarsi verso la metà ma senza raggiungere i toni troppo elevati del gruppo più grande, che aveva preso a rinfacciarsi torti subiti da generazioni passate senza pensare che, quello, alla fine era un condominio nato soltanto quattro anni prima.
 
Hinata si avvicinò a Barnes-san, parlando di fatti loro che niente avevano a che vedere con la diatriba in corso, ridacchiando e scambiandosi meme sul telefono come se fossero migliori amici.
 
In tutto ciò, l’amministratore Foster aveva la chiara visione di Bokuto che guardava tutto quel casino urlante con occhi spalancati di terrore. “Va tutto bene.” Lo sentì dire a voce bassa, vedendolo stringersi su quella sediolina in maniera molto comica. “Gli dico che non possono.”
 
 
*
 
 
“Tutti i punti sono stati deliberati.” Esalò l’amministratore Foster, gli occhi socchiusi a causa di un mal di testa da record che gli era scoppiato a tradimento cinque minuti prima. Stava sviluppando resistenza, ragionò con orgoglio. “Abbiamo deliberato e non ci sono più argomenti.”
 
Sentì il silenzio pesante attorno a lui e aprì un occhio per scrutare la situazione. “Vero? Non ci sono più argomenti?”
 
“Io voglio dire …” Sakusa fu bloccato da Atsumu. “NO!” Urlò, coprendo la voce dell’altro e beccandosi un’occhiataccia al veleno talmente forte che sembrò strano non vederlo morire all’istante. “Non ci sono più argomenti.”
 
Ci fu un rapido assenso generale e Sakusa si rimise comodo, sbuffando.
 
Foster ricominciò a parlare, congedandoli con un augurio di una buona nottata, visto che avevano raggiunto l’invidiabile orario delle 21:47 e invitandoli a comunicare tramite mail e telefono per ogni problema.
 
Sakusa guardò tutti loro alzarsi dai propri posti, un po’ indispettito. Vide quella cloaca di gente accalcarsi in gruppi, ridendo e scherzando come se poco prima non si fossero presi alla gola per emerite stronzate.
 
Sospirò, mettendosi in piedi e chiudendo la sua sedia, raggiungendo Atsumu che lo chiamava ad alta voce.
 
Ci sarebbe stato tempo, pensò .
 
C’era sempre la prossima assemblea.
 
 
 
 
   
 
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