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Autore: Akainatsuki    24/10/2021    0 recensioni
Helene - Heliko - Arobase ha un piano geniale per raggranellare parecchi Eddie a Night City e smetterla con i vestiti di seconda mano. L'unico problema è quello che potrebbe perdere se le cose andassero molto male.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La mattina a Night City poteva iniziare con una sparatoria davanti al corridoio di casa o con un cantiere in piena attività solo a pochi cubicoli di distanza. 

Quell’inizio di giornata fu sancito dal rumore assordante dei martelli pneumatici e le urla sguaiate di chiunque avrebbe trascorso il tempo fino al tramonto a cercare di ricostruire l’ultimo edificio esploso per motivi poco chiari.

Helene si rotolò nel lenzuolo cercando di ignorare la cacofonia che arrivava dall’esterno: invidiava gli impianti acustici di Ced, ancora addormentato accanto a lei e per nulla disturbato da ciò che stava praticamente scuotendo le mura del suo appartamento.

Incapace di trovare pace e poco intenzionata ad alzarsi tanto presto, si ritrovò a tratteggiare pigramente con la punta delle dita le giunture metalliche e i filamenti EMP che contornavano la pelle scura della massa di muscoli e acciaio accanto a lei, risalendo verso il viso duro per poi tuffarsi tra i suoi lunghi capelli crespi. 

Sentì Cedric rispondere lentamente ai suoi gesti, mentre schudeva le labbra sulle sue, avvolgendola: “Ti voglio ancora, cherie” sospirò assonnato, le mani che scorrevano su di lei, saldandola in una morsa di carne e metallo.

Le piaceva sentirsi così, tra le sua braccia e senza altre intruse in quella stanza: desiderata, amata e coccolata dalla stessa persona che solo una manciata di ore prima aveva aperto la testa di qualcuno esattamente come lei. Finchè faceva la parte della petit cherie dell’erede della Paraline, non avrebbe avuto di che preoccuparsi di trovarsi il cranio sfondato da un capriccio.

Quel pensiero le fece tornare alla mente come di piccole cosucce frivole ne aveva tuttavia bisogno. Un Agent di ultima generazione, dei vestiti decenti, magari delle cyberottiche alla moda e un impianto acustico finalmente in grado di farla dormire. Ci avrebbe volentieri aggiunto anche qualche gingillo per il lavoro, magari un Techtool nuovo di zecca-

“A cosa stai pensando?”

Cedric le sfiorò il collo in un bacio, scendendo lungo lo sterno fino a contornare i suoi seni - a cui lei stessa doveva ammettere che un po’ di bioscultura non avrebbe che giovato. Schioccò la lingua al suo tocco, arruffando le ciocche ribelli e abbracciandogli la schiena nuda: sentì i muscoli irrigidirsi e tendersi mentre risaliva alla sua bocca schiusa, facendosi spazio in lei.

C’era un problema nell’essere l’oggetto delle attenzioni di un personaggio abbastanza pieno di Eddie con il pallino per la cavalleria spicciola, il sesso sfrenato e la violenza gratuita. 

Portarselo - ripetutamente - a letto non sarebbe risultato in un bel gruzzoletto.

Energie sprecate, doloretti in posti indicibili e tutto per zero Eddie. Insomma, quella storia era forse alla pari dei contratti a vita delle peggiori Corpo della città ed uscirne era impossibile, a meno di non volersi vedere la testa spiaccicata in un vicolo qualsiasi.

Helene lasciò andare un sospiro dalla sua postazione, gettando un’occhiata al tavolo di lavoro dove fino a qualche mese prima si trovava Dot. Era lei, l’amica del conoscente dello zio del cugino di chissà-chi che aveva raccontato a sua sorella di un’occasione alla Paraline per qualcuno capace di aggiustare e riparare i tanti pezzi che giravano tra le mani indaffarate dei Fixer di Night City.

Tornò a concentrarsi sulla pila di BD Viewer ammaccati e distrutti dagli incauti avventori di più di un locale, connettendo e sistemando interfaccia e sensori, aggiungendo quel piccolo upgrade di favore che il vecchio Tombstone le aveva comunicato via Agent. 

Allungò istintivamente la mano verso il suo gingillo, tenuto assieme dalle preghiere e dalla cocciutaggine: proprio in quel momento, il megaschermo dalla luce azzurrina che le teneva compagnia nelle lunghe ore di riparazioni le ricordò dell’uscita dell’ultimo modello di lì a breve, capace di tutta una serie di funzionalità che un certo aggeggio non poteva nemmeno immaginare nella sua AI più fantasiosa.

Ne aveva parlato con Cedric di come sarebbe stato carino se glielo avesse regalato, o le avesse elargito qualche Eddie sonante per fare qualche miglioramento al suo, ma questo aveva ignorato la sua vocina lamentosa con una scrollata di spalle e un commento piuttosto scontato che era suonato più o meno come non puoi fartelo da sola un Agent nuovo? 

Scosse il capo al ricordo di quella conversazione: per fare qualcosa del genere le servivano i pezzi. Rubare dall’organizzatissimo laboratorio della Paraline era fuori discussione, avvicinarsi al mercato nero era al di fuori dei suoi mezzi, conoscenze e capacità. 

Controllò le sue magre finanze mentre era impegnata a sostituire il plug per il chip di memoria: un veloce calcolo sulle entrate e le uscite del mese, la colletta di famiglia e un debituccio che aveva con Dot per una scommessa persa non fece che sconfortarla ancora di più.

“Abbiamo finito lo Smash.”

La voce di Cedric le arrivò improvvisa alle orecchie, facendola sobbalzare dal lavoro che aveva concluso a metà. Entrò nella stanza a larghe falcate, gli attrezzi di lavoro legati alla cintura, marciando in direzione della piccola Vendit in un angolo: lo sentiva borbottare alle sue spalle, scrollando con forza il parallelepipedo di metallo - fortunatamente avevano disattivato tutti i sistemi di sicurezza anti-sabotaggio.

“In questo posto abbiamo ricambi per ogni stronzata che giri in città, ma non abbiamo nemmeno una lattina. Ho girato tutto il quartiere e fatto pure delle chiamate: c’è l’ennesima carestia in corso o semplicemente qualcuno ha battuto la fiacca con gli ordini?”

Helene cercò di farsi piccola sul tavolo, digitando febbrilmente sull’Agent alla ricerca di qualsiasi buona notizia a quella crisi che molti avrebbero bollato come sciocca o del tutto inadeguata davanti alle sue notevoli difficoltà ad arrivare a fine mese, ora per gli Eddie ora per l’ennesima sparatoria di inizio giornata. 

Riprendendo il discorso che le si era avviato nella testa come una BD improvvisata, recuperó il suo elenco di cose che Ced amava alla cyberfollia. Oltre a lei, naturalmente. 

La cavalleria spicciola - o quello che poteva definirsi tale.

Il sesso sfrenato - con lei o chiunque altra fosse il suo cadeau della serata. Magari pure assieme.

La violenza gratuita - e non serviva aggiungere altro.

Infine, c'era una minuscola postilla. Proprio in fondo all'elenco: Cedric Tombstone era drogato di Smash, in ogni sua variante - e non ammetteva mancanze.

“Perchè non ci sono lattine, cherie?” incalzò, avvicinandosi a lei e sbattendo una mano sul piano. “Gli ordini li fai tu, e mi sembra che qualcosa sia andato storto-”

“Non è partita la richiesta” soffocò, alzando in sua difesa l’Agent maltrattato e indicando tremante l’ordine fallito senza che se ne fosse accorta. Avevano modificato la Vendit non solo per poterla scuotere a piacimento, ma anche per avere un rifornimento personalizzato: ecco perché non era stata in grado di rimpinguarsi da sola.

Helene sentì le budella contorcersi dalla paura, mentre il fiato le si mozzava: un nuovo modello avrebbe ritentato l’invio, l’avrebbe avvisata più volte, insomma sarebbe riuscita a evitare di trovarsi troppo vicina alla faccia livida di chi fino a poche ore prima aveva fatto esplodere teste (altrui) ed ormoni (suoi). 

“Fino a ieri ce ne erano almeno tre, stamattina avevo delle cose da finire, non ho controllato e-” cercò di ripararsi, la vocina lamentosa e nasale che le saliva alla gola. 

Cedric non la lasciò finire, voltandosi di scatto verso la porta dell’unico ufficio per poi lanciare un’occhiata attorno: “Non siete in due qui di solito? Dov’è finita l’altra che lavora con te - Sonya?”

Colse quel diversivo per cercare di mettere distanza tra loro, mentre il cervello rielaborava la giornata trascorsa nel laboratorio: il messaggio del vecchio Tombstone, la pila BD Viewer, le chiacchiere di circostanza proprio con Sonya… e il pomeriggio, da sola.

“Il magazzino. O l’ufficio. Deve essere andata un attimo di là, ma in effetti è un po’ che non la vedo alla postazione” recitò in un soffio, continuando a muoversi in quello spazio ristretto. “Aveva una questione di soldi con monsieur, o almeno mi pare.”

Quelle parole lo fecero scattare in direzione della porta, che si spalancò con un sibilo per poi chiudersi alle sue spalle.

Non appena lo vide scomparire, Helene tornò a respirare, mentre sentiva il cuore batterle all'impazzata nel petto: rimase a fissare la porta senza riuscire a muoversi per qualche lungo minuto fino a trovare il coraggio di allungarsi sull'Agent abbandonato. 

Recuperó l'ordine fallito, reinserì le credenziali e attese pazientemente che la connessione rispondesse, elaborasse e infine il pop up confermato la mettesse al riparo dal ripetersi della serata precedente. 

Il nuovo sibilare degli scorrevoli le provocó un sobbalzo che dissimulò con una scrollata quando si rese conto di come si trattasse di Sonya: zampettó oltre la porta rivolgendole un occhiolino mentre faceva ondeggiare una lattina colorata in una mano.

"Mi hai quasi fatto scoprire, Hel" sussurrò sistemandosi i Tecnocapelli platinati e dando un sorso. "E hai fatto un casino con gli ordini a quanto pare."

Helene sbatté lentamente le palpebre a quelle parole, cercando di metterle in fila dopo lo spavento, mentre Sonya continuava a parlare e sventolare una maledetta lattina di Smash a pochi passi da lei.

"Lo devi cambiare quell'Agent" sentenziò, arricciando il nasino bioscolpito. "Anche il vecchio Tombstone ha detto che é innammissibile che tu abbia un dinosauro del genere - e gestisci gli ordini, Smash compreso."

"Compramene uno tu" bofonchiò tra i denti.

"Ti sei lavorata il figlio del capo, fattelo regalare per tutte le volte che ti-"

Si tappó le orecchie con un gesto infantile, scuotendo la testa: "Hai finito?"

Sonya le rivolse uno sguardo di sufficienza per poi spostarlo sull'Agent che teneva ancora in mano. La squadrò a lungo nonostante le lunghe ore assieme trascorse in quei pochi metri del laboratorio.

"Ragionaci, Hel. Facciamo le stesse cose tu ed io, viviamo in stanze con parecchia altra gente e le vedi le differenze?" incalzó, indicando se stessa e la sequela di chip, EMP e via discorrendo che le adornavano le tempie. "Parecchie non trovi? E lo sai perché?"

Incrociò le braccia al petto, sollevando interrogativa un sopracciglio. La invitò a continuare, mordendosi la lingua nel dichiarare ciò in cui pensava stesse la differenza. 

Sonya le si avvicinò con un sorrisetto sghembo: "Ti sei fatta fottere dal Tombstone sbagliato."

   
 
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