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Autore: Shireith    25/10/2021    2 recensioni
Papillon è stato sconfitto, ma le dinamiche non sono chiare a nessuno. La stessa Ladybug nutre dubbi a riguardo. Per di più, senza che gliene spieghi il motivo, un giorno Chat Noir la abbandona.
Cinque anni dopo, il passato ritorna per entrambi.
• Long what if? che non tiene conto della quarta stagione perché quando mi è venuta l’idea ancora non era andata in onda. Lovesquare in tutte le salse con tanta Adrienette e Ladynoir. Scritta seguendo i prompt del #Writober2021 di Fanwriter.it (lista pumpBLANK – prompt misti scelti tra le quattro liste presenti).
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ottavo – intermezzo


(25 — fondo)
  
 Gabriel sapeva di aver toccato il fondo – l’aveva sempre saputo, ma l’idea che un semplice umano potesse riavvolgere il tempo, costringerlo a piegarsi al proprio volere e restituirgli la persona più preziosa al mondo gli aveva fatto perdere ogni logica.
Per Adrien, era la bugia che si ripeteva – per me, era la verità che non poteva più rifuggire.
 L’altra verità era che lui, per Adrien, non aveva mai fatto nulla. Anche la sua rinuncia più grande, quella che sembrava avergli strappato i polmoni – Adrien o lei, Adrien o lei, Adrien o lei – non era grande quanto la rinuncia che Adrien stesso aveva fatto per loro, per lui. Si era fatto carico di colpe che non gli appartenevano e vi aveva posto rimedio rinunciando a qualcosa e qualcuno che per lui era importante come l’aria.
 Gabriel compì ampie falcate mentre scendeva le scale, il rumore delle suole sul marmo che riecheggiava tra le pareti della villa. Adrien gli aveva detto che sarebbe rimasto e, visto che Gabriel condivideva le sue stesse intenzioni, non c’era motivo che rimanessero in albergo. Adrien gli aveva chiesto se era d’accordo a riaprire casa – far prendere aria alle stanze, togliere il cellofan dai mobili, liberarsi della polvere. Gabriel aveva detto sì.
 Diceva sempre, o quasi, sì.
 Ormai i suoi sì erano sempre più frequenti e i no sempre più assenti. Riteneva di non avere più il lusso di avvalersi dei vecchi no – non solo perché Adrien ormai era un adulto, ma perché a recuperare il rapporto, a sfruttare quella seconda occasione che non meritava, Gabriel ci teneva davvero. Non c’era giorno in cui non riviveva quella maledetta sera e ogni volta si chiedeva fin dove si sarebbe spinto se Adrien, Chat Noir, non l’avesse fermato.
 Aveva paura della risposta.
 Da fuori giunsero le sirene della polizia. Gabriel trasalì sul posto. Le sentì lontane, poi vicine, infine si ovattarono di nuovo a tal punto da permettergli di sentire lo scatto metallico della serratura. Un cono di luce lo investì mentre Adrien entrava.
 Adrien che si fermò di colpo quando lo riconobbe. «Papà. Qualcosa non va?» chiese incerto.
 Gabriel immaginò che farsi trovare in piedi nel bel mezzo della sala buia alle due e un quarto di notte potesse generare diverse preoccupazioni. Stava per rispondere che non riusciva a prender sonno, ma s’interruppe quando individuò una cosa strana alle spalle di Adrien. Una macchia nera grande quanto una palla da tennis.
 Assottigliò gli occhi.
 La voce gli s’incastrò in gola.
 Sbatté le ciglia una, sei, dieci volte.
 Deglutì.
 Non stava sognando.
 «Adrien.»
 Con un cenno del capo invitò il figlio a voltarsi. Assecondandolo, Adrien fissò lo sguardo su un punto nero alle sue spalle.
 A casa Agreste, la minuta figura fluttuante messa in risalto dalla luce che filtrava da una finestra e l’anello stretto tra le zampette che emanava un debole luccichio, c’era Plagg.  

NOTE ➺ Questo piccolo spaccato con Gabriel mi serviva per introdurre il capitolo successivo. Sul suo conto ho da dire soltanto che mi rendo conto di averlo reso molto diverso dal Gabriel pazzo malato psicopatico da rinchiudere un po’ folle del cartone, potrebbe risultare OOC. Però… c’è una cosa importante, in merito a quella maledetta sera cui ripensa, che secondo me può giustificare un cambiamento tanto radicale. Ma lascerò che sia la storia a parlare quanto si arriverà a quella parte lì (cioè, tra tre o quattro capitoli, perché non è che manchi molto).  
   
 
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