Questa storia partecipa al gioco di scrittura “Dolcetto o scherzetto” dell’Angolo di Madama Rosmerta su Facebook.
Pacchetto: Kid!fic.
Piani malvagi per la notte delle zucche
Villa Conchiglia, 31 ottobre 2009
«Tutto questo è ridicolo» sentenzia Teddy, impettito.
Victoire alza gli occhi azzurri dalla mantella rossa che ha appena
ripiegato sul suo letto, pronta per essere indossata per la festa
grandiosa che inizierà tra qualche ora.
«Perché?» domanda sbigottita.
Lui storce il viso in una smorfia seccata.
«Non voglio fare il lupo» sbotta oltraggiato.
«Poche lamentele» lo fredda Molly, seduta sul tappetto
della sua cameretta, intenta a controllare che il suo costume sia
perfetto. Victoire ha assunto un'espressione sconvolta quando l'ha
vista arrivare con una giacca di pelle nera e dei pantaloni rosso
fuoco. «Hai perso la sfida, ergo ti tocca fare quello che ho
deciso» proclama inflessibile, indifferente all'occhiata
assassina che le viene rivolta. «Manco ti avessi chiesto di fare
la sposa cadavere... Cappuccetto rosso e il lupo è un'idea
geniale, dovresti ringraziarmi» continua distratta, rigirandosi
tra le mani il paletto di legno che nonno Arthur le ha intagliato.
«È penosa» ribatte Teddy, sdegnato, che evidente considera un affronto mascherarsi da Lupo Mannaro.
E la cugina, intuendolo, ha scelto quel costume apposta.
Victoire scuote il capo, immaginando che parte del livore dell'altro
sia dovuto anche al fatto di non aver digerito di essere stato battuto
a braccio di ferro da qualcuno. Specie se quel qualcuno in questione
è Molly, che, per l'esaltazione della vittoria, ha esultato come
se avesse un oro olimpico attaccato al collo.
«Tu da cosa ti vesti?» chiede Etienne alla vincitrice, incerto, le parole marcate da un evidente accento francese.
Victoire non può fare a meno di sorridere, deliziata. Da quando
zia Gabrielle lo ha lasciato alla Villa, il cugino ha fatto grandi
progressi con l'inglese e ormai lo comprende perfettamente, sebbene la
sua pronuncia non sia ancora impeccabile.
«Buffy l'ammazzavampiri» risponde Molly, compiaciuta.
Etienne aggrotta la fronte, smarrito.
«Di solito ad Halloween ci si veste da mostri» le fa notare, vagamente confuso.
«Io sono quella che li distrugge, i mostri» proclama
l'altra, con grande sicurezza, alzandosi in piedi. Lo fissa per una
manciata di secondi, inclinando pensierosa il capo. «Se vuoi puoi
fare Spike, sei biondo» concede magnanima, cercando di proporgli
un'alternativa al costume da mummia che maman vorrebbe
affibbiargli. Scocca poi un'occhiata a Teddy, scuotendo la testa quasi
con pena. «Niente da fare con te: non hai abbastanza fascino per
fare Angel» afferma con un sorriso spietato.
Teddy si incupisce mentre i capelli gli si infiammano per la rabbia.
«Io ho fascino» ringhia quasi isterico, serrando le
palpebre con furia. «Almeno più di lui!» riprende,
geloso, rivolgendo a Etienne un'occhiata truce.
Il bambino in questione inarca le sopracciglia, scettico, ma non commenta.
«Non credo proprio» replica Molly per lui, inclemente.
«Etienne è per una parte Veela» sottolinea
ragionevole.
«E questo che significa?»
«Che è più bello!» esclama diretta, sbattendogli in faccia quella verità senza mezzi termini
Teddy rimane un attimo in silenzio, ribollente di furia, prima di piegare le labbra nel suo solito sorrisetto odioso.
«Sai che alla fine Buffy si mette con Spike?» chiede
mellifluo. «E visto che tu dici di assomigliare tanto alla tua
eroina...» si interrompe, allusivo.
«Impossibile» risponde Molly, certa. Volta il viso giusto
per osservare con aria meditabonda Etienne, il quale ricambia con uno
sguardo attonito. No, non ha idea di cosa stiano dicendo.
«Impossibile» ripete in un borbottio scontento.
Mentre i due riprendono a bisticciare, dando ottima prova dei loro polmoni, il cugino si avvicina a Victoire.
«Non possiamo mollarli qui ed andarcene?» le domanda all'orecchio, complice.
Lei stringe le labbra per evitare di lasciarsi scappare un risata.
«Stare con loro è divertente» ribatte spensierata.
Etienne storce il naso, poco convinto.
«Con lei forse» mormora indicando con un cenno del capo
Molly, che ha appena dato dello smidollato a Teddy e lo sta tramortendo
a suon di ciarle. «Lui no!»
Rosier Castle, 31 ottobre 2009
«Che te ne pare?»
«Perché indossi la vestaglia della zia?»
Lance sgrana gli occhi azzurri, prima di serrare la mandibola con irritazione.
«È un mantello» precisa piccato, con una punta di
esasperazione, indicando con la mano l'indumento scuro che ha addosso.
Effettivamente, a un'occhiata esterna, pare annegare in una sottana
nera con maniche troppo lunghe per lui. «Ed è di vati» aggiunge con una nota di orgoglio.
Jude socchiude le iridi verdi, perplesso.
«E lui lo sa che glielo hai fregato?» obietta ragionevole,
ben conscio che l'uomo non tollera che gli altri tocchino le sue cose.
Lance scrolla le spalle, menefreghista.
«Dirò che è stato Gal a darmelo» liquida furbo. «Allora?» chiede impaziente.
«Bah» sbuffa il cugino, per nulla convinto. «Da cosa sei vestito?» chiede confuso.
Lui lo guarda come se fosse idiota.
«Da Mangiamorte» risponde enfatico, come se fosse qualcosa
di ovvio. Alza un attimo gli occhi al cielo prima di arrotolare una
manica del mantello – e anche del sottostante maglione –
per mostrare all'altro l'avambraccio sinistro dove è disegnato
uno sgorbio con l'inchiostro. «Guarda: il Marchio Nero»
svela fiero.
«Ma è brutto!» replica Jude, svelto e indelicato,
fissando interdetto quel teschio stilizzato e tutto storto con una
biscia che gli esce dalla bocca. «Se era davvero così, chi
ha scelto il desing meritava di essere Cruciato!» sostiene serio.
«Senti è difficile disegnare con la destra quando sei
mancino» si giustifica Lance, seccato a morte. Gli scocca
un'occhiata risentita prima di abbassarsi il mantello, il viso distorto
in un'espressione offesa. «Ne vuoi uno anche tu?» indaga
serio.
«Nessuno dei Burke era un Mangiamorte» gli fa notare Jude, il viso corrucciato in una smorfia di disapprovazione.
Lance fa spallucce, indifferente.
«Puoi sempre interpretare Regulus» propone vago. «Almeno quando giochiamo. Ora poco importa perch-»
«Ma Regulus è morto male!» si lagna il cugino, indispettito.
«Anche Evan» fa notare lui, asciutto. «Non formalizziamoci su questi dettagli» aggiunge sbrigativo.
Non fa nemmeno in tempo ad aprire di nuovo la bocca che sua madre entra
nella sua stanza, un sorriso benevolo sulle labbra. Si ferma un
istante, inarcando le sopracciglia per la sorpresa di vederlo in un
mantello troppo grande per lui.
«Che cosa state combinando?» si informa divertita,
inclinando appena il capo per studiarli meglio. «I tuoi fratelli
ti vogliono nella nursery per giocare. Jude, naturalmente aspettano anche te» continua amabile, tornando a sorridere.
Lance si lascia sfuggire un verso stizzito.
«Ora non possiamo, mutti» afferma convinto, scuotendo la testa. «Ci stiamo preparando alla guerra!» continua solenne.
Lei fa del suo meglio per non scoppiare a ridere.
«Contro chi?» domanda dolcemente.
Il bambino storce il viso in una smorfia pensierosa.
«Non lo abbiamo ancora deciso» ammette schietto,
grattandosi la nuca. «Ma lo faremo presto» stabilisce
risoluto. «Tornando a noi» riprende, una volta che la donna
è uscita dalla sua camera e sono rimasti di nuovo soli.
«Ecco il piano: tu mi farai salire sulle tue spalle e andremo a
spaventar-»
«Perché devi essere tu quello che sta sopra?» obietta Jude, contrariato, stringendo gli occhi verdi.
Lui gli rivolge un'occhiata gelida e infastidita, alzando il bordo del mantello da terra.
«Perché l'idea è stata mia» rammenta con
foga, definitivo. «E poi io non riuscirei mai a sostenere il tuo
peso» osserva brutale.
«Mi stai dicendo che sono grasso?» sibila il cugino, bellicoso.
Silenzio eloquente.
«LANCE!»
«Questo lo hai detto tu» si difende l'interpellato, secco e
spazientito. «Possiamo andare avanti e decidere chi sarà
il nostro obiettivo?» chiede scocciato.
Jude incrocia le braccia al petto, ostile.
«Solo se mi dici perché devo fare io quello che ha il compito peggiore» insiste cocciuto.
«Senti, cugino, questa non è una democrazia. Decido io e stop» sentenzia Lance, spiccio, roteando gli occhi per il nervosismo.
L'altro rimane un attimo in silenzio, prima di storcere le labbra con disgusto.
«Quando fai così sembri Lord Voldemort, altro che Evan» considera in un borbottio.
«Come ti pare» risponde lui, rapido, il viso indifferente.
Poi piega le labbra in un sorriso ampio e divertito.
«Spaventiamo i miei fratelli!» decretata spietato,
ridacchiando tra sé. «Sento già le urla
terrorizzate di Gal. Jude, prendimi sulle spalle. Ora!»
Burke House, 31 ottobre 1968
«Allora?»
«Carina».
«Evan, dovrei essere spaventosa. Non carina».
Lui piega le labbra in un sorriso lieve, gli occhi verdi baluginanti di affetto.
«Un fantasma molto carino e spaventoso» concede magnanimo.
Emmeline scuote il capo ma non riesce a trattenersi dal mostrarsi
compiaciuta. La semplice veste da notte che indossa, di un bianco
candido, contrasta con il nero dei suoi capelli e non fa altro che
esaltarle il pallore del viso, sul quale si è spalmata la cipria
della zia e un ombretto scuro sulle palpebre.
Getta un'ultima occhiata allo specchio della sua camera, così da
poter controllare di non aver dimenticato nessun dettaglio.
«Possiamo scendere?» chiede Evan, lieve, alzando un un braccio verso di lei e facendo tintinnare la cotta di maglia.
Emmeline è rimasta deliziata quando ha scoperto che si sarebbe travestito da Richard III.
Annuisce e, prendendolo per mano, escono dalla stanza e scendono le
scale, così da poter raggiungere il solito salotto secondario
del piano terra che si è trasformato da tempo nel loro rifugio.
«Finalmente!» si lagna Sirius, stravaccato sul divano e con Regulus al fianco, guardandoli e sbuffando imbronciato.
«Non siamo così in ritardo» protesta Emmeline, all'istante.
Il bambino inarca le sopracciglia, guardandola con due occhi grigi pieni di scetticismo.
«Lascia perdere» interviene Evan, senza lasciarle la mano e
trascinandola dolcemente verso l'altro divano, dove è già
seduta Eris. «È solo geloso» sostiene sicuro.
Sirius sussulta, portandosi seduto di colpo.
«Di chi?» indaga aggressivo. «Di te?»
«Ovvio» risponde Evan, pacato, per nulla intimorito
dall'occhiata truce che gli viene rivolta. «Sai benissimo che, se
dovesse fare una scelta, Emme sceglierebbe me. Sceglie sempre me»
sottolinea con sicurezza, come se fosse qualcosa di naturale.
Sirius serra così tanto le labbra da farle impallidire.
Emmeline fa rimbalzare le iridi scure dall'uno all'altro, la fronte aggrottata.
Suo cugino le ha accennato la sua teoria proprio l'altro giorno.
Secondo lui, Sirius è geloso del loro rapporto perché
è abituato ad essere venerato da Regulus e non sopporta di
essere messo in ombra da qualcuno. Eris ha sempre manifestato un certo
fastidio verso quelle che definisce le sue arie da prima donna e non perde occasione per criticarlo ma è imparziale quando deve decretare, durante un bisticcio, chi ha ragione. .
La stessa cosa non si può dire di Emmeline. Lei – se ne
rendo conto ma non le importa – è sempre sfacciatamente di
parte e favorisce Evan in tutto e questo Sirius semplicemente non lo
tollera.
«Possiamo concentrarci sulla caccia al tesoro invece che perdere
tempo con queste sciocchezze?» chiede Eris, brusca, lisciando una
piega della sua veste da dea della discordia che ha deciso di indossare
per Halloween. «Ho riletto il primo indizio che Joanne ci ha
lasciato» riflette, osservando meditabonda quel pezzo di
pergamena che tiene tra le dita. «Secondo me sarebbe meglio
dividerci così da essere sicuri di arrivare al premio finale
entro mezzanotte» propone pratica, determinata ad arrivare alla
fine di quella caccia al tesoro.
«Facciamo due gruppi, quindi?» interviene Regulus,
sistemandosi meglio il costume da Merlino che gli arriva fino alle
caviglie. Sirius, al suo fianco, ha deciso cocciutamente di vestirsi da
re Arthur, nonostante il divieto da parte di sua madre.
«Io posso cercare per la casa anche da solo» proclama
quest'ultimo, intrepido, mentre gli altri bambini gli rivolgono
un'occhiata poco convinta. «Non ho paura» termina arrogante.
«Come vuoi» concede Evan, impassibile. Forse Emmeline
percepisce appena un velo di scherno in quelle due parole. «Ti
spiego come arrivare all'ala ovest» si offre disponibile.
«Quindi io sono con Eris?» chiede Regulus, corrugando le sopracciglia, per nulla convinto.
La bambina in questione drizza la schiena, fiera.
«Problemi?» indaga spiccia.
L'altro ragiona un secondo, storcendo il viso in una smorfia pensierosa, prima di annuire con chiara incertezza.
Quando lasciano il salotto e i tre gruppi intraprendono strade
differenti, sperando di ognuno di arrivare prima degli altri
all'indizio successivo, Emmeline aspetta che lei ed Evan rimangano soli
nel corridoio prima di riprendere a parlare.
«L'ala ovest è infestata dai fantasmi» gli fa notare perplessa.
Lui inclina il capo verso di lei, un'espressione ingenua sul volto.
«Già» ammette quasi si sia accorto solo in questo
momento di aver indirizzato Sirius verso quelle stanze dove gli
antenati di Burke si divertono a terrorizzare a morte gli sventurati
che osano metterci piede. «Mi sono confuso. Cose che
capitano» si giustifica con un'alzata di spalle, per nulla
pentito.
Emmeline non riesce proprio a trattenere un sorriso birichino.
«Zia Joanne si arrabbierà» ipotizza in un borbottio, temendo già di finire in punizione.
Evan la rassicura con un'occhiata di un verde intenso.
«Figurati, nemmeno le piace Sirius» replica certo.
«Per me sarebbe contenta se qualcuno lo rimettesse al suo
posto» commenta con una punta di soddisfazione.
Lei ridacchia di gusto.
«A volte sei proprio un infame» afferma serena.
«A te piaccio anche così» sostiene lui, con una luce
che gli balugina nelle iridi chiare e che le rende di una bellezza
mozzafiato.
Lo
so, non ha il benché minimo senso. Però quando ho visto che mi è
capitato come obbligo il genere “Kid!fic”, non sapevo davvero
come uscirne vincitrice.
Spero che il risultato sia almeno
accettabile.
Piccola precisazione: Teddy teoricamente è ad
Hogwarts il 31 ottobre del 2009. Siccome questa è una storia scritta
senza troppe pretese, ho deciso di prendermi una piccola libertà
(ergo. Facciamo tutti finta di ignorare questo dettaglio).
Victoire,
Teddy, Etienne e Molly appartengono all'universo
di Battlefield.
Lance e Jude alla serie Someone
you loved.
Emmeline ed Evan all'universo di Condannati.
Vorrei
ringraziare tutte coloro che hanno letto questa storia in anticipo e
mi hanno consigliato di continuarla.
Alla prossima,
Blue