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Autore: BlueBell9    25/10/2021    4 recensioni
Halloween, tempo di piani malvagi.
«Di solito ad Halloween ci si veste da mostri» le fa notare, vagamente confuso.
«Io sono quella che li distrugge, i mostri. [...] Se vuoi puoi fare Spike, sei biondo» concede magnanima, cercando di proporgli un'alternativa al costume da mummia che
maman vorrebbe affibbiargli. Scocca poi un'occhiata a Teddy, scuotendo la testa quasi con pena. «Niente da fare con te: non hai abbastanza fascino per fare Angel» afferma con un sorriso spietato.
[Victoire,Teddy, Etienne e Molly]
«Da cosa sei vestito?»
«Da Mangiamorte. Guarda: il Marchio Nero» svela compiaciuto.
«Ma è brutto!» replica Jude, svelto e indelicato, fissando interdetto quel teschio stilizzato e tutto storto con una biscia che gli esce dalla bocca. «Se era davvero così, chi ha scelto il desing meritava di essere Cruciato!» sostiene serio.
[Lance e Jude]
«Allora?»
«Carina».
«Evan, dovrei essere spaventosa.
Non carina».
Lui piega le labbra in un sorriso lieve, gli occhi verdi baluginanti di affetto.
«Un fantasma molto carino
e spaventoso» concede magnanimo.
[Emme/Evan]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emmeline Vance, Evan Rosier, Molly Weasley Jr, Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa storia partecipa al gioco di scrittura “Dolcetto o scherzetto” dell’Angolo di Madama Rosmerta su Facebook.
Pacchetto: Kid!fic.






Piani malvagi per la notte delle zucche








Villa Conchiglia, 31 ottobre 2009


«Tutto questo è ridicolo» sentenzia Teddy, impettito.
Victoire alza gli occhi azzurri dalla mantella rossa che ha appena ripiegato sul suo letto, pronta per essere indossata per la festa grandiosa che inizierà tra qualche ora.
«Perché?» domanda sbigottita.
Lui storce il viso in una smorfia seccata.
«Non voglio fare il lupo» sbotta oltraggiato.
«Poche lamentele» lo fredda Molly, seduta sul tappetto della sua cameretta, intenta a controllare che il suo costume sia perfetto. Victoire ha assunto un'espressione sconvolta quando l'ha vista arrivare con una giacca di pelle nera e dei pantaloni rosso fuoco. «Hai perso la sfida, ergo ti tocca fare quello che ho deciso» proclama inflessibile, indifferente all'occhiata assassina che le viene rivolta. «Manco ti avessi chiesto di fare la sposa cadavere... Cappuccetto rosso e il lupo è un'idea geniale, dovresti ringraziarmi» continua distratta, rigirandosi tra le mani il paletto di legno che nonno Arthur le ha intagliato.
«È penosa» ribatte Teddy, sdegnato, che evidente considera un affronto mascherarsi da Lupo Mannaro.
E la cugina, intuendolo, ha scelto quel costume apposta.
Victoire scuote il capo, immaginando che parte del livore dell'altro sia dovuto anche al fatto di non aver digerito di essere stato battuto a braccio di ferro da qualcuno. Specie se quel qualcuno in questione è Molly, che, per l'esaltazione della vittoria, ha esultato come se avesse un oro olimpico attaccato al collo.
«Tu da cosa ti vesti?» chiede Etienne alla vincitrice, incerto, le parole marcate da un evidente accento francese.
Victoire non può fare a meno di sorridere, deliziata. Da quando zia Gabrielle lo ha lasciato alla Villa, il cugino ha fatto grandi progressi con l'inglese e ormai lo comprende perfettamente, sebbene la sua pronuncia non sia ancora impeccabile.
«Buffy l'ammazzavampiri» risponde Molly, compiaciuta.
Etienne aggrotta la fronte, smarrito.
«Di solito ad Halloween ci si veste da mostri» le fa notare, vagamente confuso.
«Io sono quella che li distrugge, i mostri» proclama l'altra, con grande sicurezza, alzandosi in piedi. Lo fissa per una manciata di secondi, inclinando pensierosa il capo. «Se vuoi puoi fare Spike, sei biondo» concede magnanima, cercando di proporgli un'alternativa al costume da mummia che maman vorrebbe affibbiargli. Scocca poi un'occhiata a Teddy, scuotendo la testa quasi con pena. «Niente da fare con te: non hai abbastanza fascino per fare Angel» afferma con un sorriso spietato.
Teddy si incupisce mentre i capelli gli si infiammano per la rabbia.
«Io ho fascino» ringhia quasi isterico, serrando le palpebre con furia. «Almeno più di lui!» riprende, geloso, rivolgendo a Etienne un'occhiata truce.
Il bambino in questione inarca le sopracciglia, scettico, ma non commenta.
«Non credo proprio» replica Molly per lui, inclemente. «Etienne è per una parte Veela» sottolinea ragionevole.
«E questo che significa?»
«Che è più bello!» esclama diretta, sbattendogli in faccia quella verità senza mezzi termini
Teddy rimane un attimo in silenzio, ribollente di furia, prima di piegare le labbra nel suo solito sorrisetto odioso.
«Sai che alla fine Buffy si mette con Spike?» chiede mellifluo. «E visto che tu dici di assomigliare tanto alla tua eroina...» si interrompe, allusivo.
«Impossibile» risponde Molly, certa. Volta il viso giusto per osservare con aria meditabonda Etienne, il quale ricambia con uno sguardo attonito. No, non ha idea di cosa stiano dicendo. «Impossibile» ripete in un borbottio scontento.
Mentre i due riprendono a bisticciare, dando ottima prova dei loro polmoni, il cugino si avvicina a Victoire.
«Non possiamo mollarli qui ed andarcene?» le domanda all'orecchio, complice.
Lei stringe le labbra per evitare di lasciarsi scappare un risata.
«Stare con loro è divertente» ribatte spensierata.
Etienne storce il naso, poco convinto.
«Con lei forse» mormora indicando con un cenno del capo Molly, che ha appena dato dello smidollato a Teddy e lo sta tramortendo a suon di ciarle. «Lui no!»



Rosier Castle, 31 ottobre 2009


«Che te ne pare?»
«Perché indossi la vestaglia della zia?»
Lance sgrana gli occhi azzurri, prima di serrare la mandibola con irritazione.
«È un mantello» precisa piccato, con una punta di esasperazione, indicando con la mano l'indumento scuro che ha addosso. Effettivamente, a un'occhiata esterna, pare annegare in una sottana nera con maniche troppo lunghe per lui. «Ed è di vati» aggiunge con una nota di orgoglio.
Jude socchiude le iridi verdi, perplesso.
«E lui lo sa che glielo hai fregato?» obietta ragionevole, ben conscio che l'uomo non tollera che gli altri tocchino le sue cose.
Lance scrolla le spalle, menefreghista.
«Dirò che è stato Gal a darmelo» liquida furbo. «Allora?» chiede impaziente.
«Bah» sbuffa il cugino, per nulla convinto. «Da cosa sei vestito?» chiede confuso.
Lui lo guarda come se fosse idiota.
«Da Mangiamorte» risponde enfatico, come se fosse qualcosa di ovvio. Alza un attimo gli occhi al cielo prima di arrotolare una manica del mantello – e anche del sottostante maglione – per mostrare all'altro l'avambraccio sinistro dove è disegnato uno sgorbio con l'inchiostro. «Guarda: il Marchio Nero» svela fiero.
«Ma è brutto!» replica Jude, svelto e indelicato, fissando interdetto quel teschio stilizzato e tutto storto con una biscia che gli esce dalla bocca. «Se era davvero così, chi ha scelto il desing meritava di essere Cruciato!» sostiene serio.
«Senti è difficile disegnare con la destra quando sei mancino» si giustifica Lance, seccato a morte. Gli scocca un'occhiata risentita prima di abbassarsi il mantello, il viso distorto in un'espressione offesa. «Ne vuoi uno anche tu?» indaga serio.
«Nessuno dei Burke era un Mangiamorte» gli fa notare Jude, il viso corrucciato in una smorfia di disapprovazione.
Lance fa spallucce, indifferente.
«Puoi sempre interpretare Regulus» propone vago. «Almeno quando giochiamo. Ora poco importa perch-»
«Ma Regulus è morto male!» si lagna il cugino, indispettito.
«Anche Evan» fa notare lui, asciutto. «Non formalizziamoci su questi dettagli» aggiunge sbrigativo.
Non fa nemmeno in tempo ad aprire di nuovo la bocca che sua madre entra nella sua stanza, un sorriso benevolo sulle labbra. Si ferma un istante, inarcando le sopracciglia per la sorpresa di vederlo in un mantello troppo grande per lui.
«Che cosa state combinando?» si informa divertita, inclinando appena il capo per studiarli meglio. «I tuoi fratelli ti vogliono nella nursery per giocare. Jude, naturalmente aspettano anche te» continua amabile, tornando a sorridere.
Lance si lascia sfuggire un verso stizzito.
«Ora non possiamo, mutti» afferma convinto, scuotendo la testa. «Ci stiamo preparando alla guerra!» continua solenne.
Lei fa del suo meglio per non scoppiare a ridere.
«Contro chi?» domanda dolcemente.
Il bambino storce il viso in una smorfia pensierosa.
«Non lo abbiamo ancora deciso» ammette schietto, grattandosi la nuca. «Ma lo faremo presto» stabilisce risoluto. «Tornando a noi» riprende, una volta che la donna è uscita dalla sua camera e sono rimasti di nuovo soli. «Ecco il piano: tu mi farai salire sulle tue spalle e andremo a spaventar-»
«Perché devi essere tu quello che sta sopra?» obietta Jude, contrariato, stringendo gli occhi verdi.
Lui gli rivolge un'occhiata gelida e infastidita, alzando il bordo del mantello da terra.
«Perché l'idea è stata mia» rammenta con foga, definitivo. «E poi io non riuscirei mai a sostenere il tuo peso» osserva brutale.
«Mi stai dicendo che sono grasso?» sibila il cugino, bellicoso.
Silenzio eloquente.
«LANCE!»
«Questo lo hai detto tu» si difende l'interpellato, secco e spazientito. «Possiamo andare avanti e decidere chi sarà il nostro obiettivo?» chiede scocciato.
Jude incrocia le braccia al petto, ostile.
«Solo se mi dici perché devo fare io quello che ha il compito peggiore» insiste cocciuto.
«Senti, cugino, questa non è una democrazia. Decido io e stop» sentenzia Lance, spiccio, roteando gli occhi per il nervosismo.
L'altro rimane un attimo in silenzio, prima di storcere le labbra con disgusto.
«Quando fai così sembri Lord Voldemort, altro che Evan» considera in un borbottio.
«Come ti pare» risponde lui, rapido, il viso indifferente. Poi piega le labbra in un sorriso ampio e divertito. «Spaventiamo i miei fratelli!» decretata spietato, ridacchiando tra sé. «Sento già le urla terrorizzate di Gal. Jude, prendimi sulle spalle. Ora!»



Burke House, 31 ottobre 1968


«Allora?»
«Carina».
«Evan, dovrei essere spaventosa. Non carina».
Lui piega le labbra in un sorriso lieve, gli occhi verdi baluginanti di affetto.
«Un fantasma molto carino e spaventoso» concede magnanimo.
Emmeline scuote il capo ma non riesce a trattenersi dal mostrarsi compiaciuta. La semplice veste da notte che indossa, di un bianco candido, contrasta con il nero dei suoi capelli e non fa altro che esaltarle il pallore del viso, sul quale si è spalmata la cipria della zia e un ombretto scuro sulle palpebre.
Getta un'ultima occhiata allo specchio della sua camera, così da poter controllare di non aver dimenticato nessun dettaglio.
«Possiamo scendere?» chiede Evan, lieve, alzando un un braccio verso di lei e facendo tintinnare la cotta di maglia.
Emmeline è rimasta deliziata quando ha scoperto che si sarebbe travestito da Richard III.
Annuisce e, prendendolo per mano, escono dalla stanza e scendono le scale, così da poter raggiungere il solito salotto secondario del piano terra che si è trasformato da tempo nel loro rifugio.
«Finalmente!» si lagna Sirius, stravaccato sul divano e con Regulus al fianco, guardandoli e sbuffando imbronciato.
«Non siamo così in ritardo» protesta Emmeline, all'istante.
Il bambino inarca le sopracciglia, guardandola con due occhi grigi pieni di scetticismo.
«Lascia perdere» interviene Evan, senza lasciarle la mano e trascinandola dolcemente verso l'altro divano, dove è già seduta Eris. «È solo geloso» sostiene sicuro.
Sirius sussulta, portandosi seduto di colpo.
«Di chi?» indaga aggressivo. «Di te?»
«Ovvio» risponde Evan, pacato, per nulla intimorito dall'occhiata truce che gli viene rivolta. «Sai benissimo che, se dovesse fare una scelta, Emme sceglierebbe me. Sceglie sempre me» sottolinea con sicurezza, come se fosse qualcosa di naturale.
Sirius serra così tanto le labbra da farle impallidire.
Emmeline fa rimbalzare le iridi scure dall'uno all'altro, la fronte aggrottata.
Suo cugino le ha accennato la sua teoria proprio l'altro giorno. Secondo lui, Sirius è geloso del loro rapporto perché è abituato ad essere venerato da Regulus e non sopporta di essere messo in ombra da qualcuno. Eris ha sempre manifestato un certo fastidio verso quelle che definisce le sue arie da prima donna e non perde occasione per criticarlo ma è imparziale quando deve decretare, durante un bisticcio, chi ha ragione. .
La stessa cosa non si può dire di Emmeline. Lei – se ne rendo conto ma non le importa – è sempre sfacciatamente di parte e favorisce Evan in tutto e questo Sirius semplicemente non lo tollera.
«Possiamo concentrarci sulla caccia al tesoro invece che perdere tempo con queste sciocchezze?» chiede Eris, brusca, lisciando una piega della sua veste da dea della discordia che ha deciso di indossare per Halloween. «Ho riletto il primo indizio che Joanne ci ha lasciato» riflette, osservando meditabonda quel pezzo di pergamena che tiene tra le dita. «Secondo me sarebbe meglio dividerci così da essere sicuri di arrivare al premio finale entro mezzanotte» propone pratica, determinata ad arrivare alla fine di quella caccia al tesoro.
«Facciamo due gruppi, quindi?» interviene Regulus, sistemandosi meglio il costume da Merlino che gli arriva fino alle caviglie. Sirius, al suo fianco, ha deciso cocciutamente di vestirsi da re Arthur, nonostante il divieto da parte di sua madre.
«Io posso cercare per la casa anche da solo» proclama quest'ultimo, intrepido, mentre gli altri bambini gli rivolgono un'occhiata poco convinta. «Non ho paura» termina arrogante.
«Come vuoi» concede Evan, impassibile. Forse Emmeline percepisce appena un velo di scherno in quelle due parole. «Ti spiego come arrivare all'ala ovest» si offre disponibile.
«Quindi io sono con Eris?» chiede Regulus, corrugando le sopracciglia, per nulla convinto.
La bambina in questione drizza la schiena, fiera.
«Problemi?» indaga spiccia.
L'altro ragiona un secondo, storcendo il viso in una smorfia pensierosa, prima di annuire con chiara incertezza.
Quando lasciano il salotto e i tre gruppi intraprendono strade differenti, sperando di ognuno di arrivare prima degli altri all'indizio successivo, Emmeline aspetta che lei ed Evan rimangano soli nel corridoio prima di riprendere a parlare.
«L'ala ovest è infestata dai fantasmi» gli fa notare perplessa.
Lui inclina il capo verso di lei, un'espressione ingenua sul volto.
«Già» ammette quasi si sia accorto solo in questo momento di aver indirizzato Sirius verso quelle stanze dove gli antenati di Burke si divertono a terrorizzare a morte gli sventurati che osano metterci piede. «Mi sono confuso. Cose che capitano» si giustifica con un'alzata di spalle, per nulla pentito.
Emmeline non riesce proprio a trattenere un sorriso birichino.
«Zia Joanne si arrabbierà» ipotizza in un borbottio, temendo già di finire in punizione.
Evan la rassicura con un'occhiata di un verde intenso.
«Figurati, nemmeno le piace Sirius» replica certo. «Per me sarebbe contenta se qualcuno lo rimettesse al suo posto» commenta con una punta di soddisfazione.
Lei ridacchia di gusto.
«A volte sei proprio un infame» afferma serena.
«A te piaccio anche così» sostiene lui, con una luce che gli balugina nelle iridi chiare e che le rende di una bellezza mozzafiato.












Lo so, non ha il benché minimo senso. Però quando ho visto che mi è capitato come obbligo il genere “Kid!fic”, non sapevo davvero come uscirne vincitrice.
Spero che il risultato sia almeno accettabile.
Piccola precisazione: Teddy teoricamente è ad Hogwarts il 31 ottobre del 2009. Siccome questa è una storia scritta senza troppe pretese, ho deciso di prendermi una piccola libertà (ergo. Facciamo tutti finta di ignorare questo dettaglio).
Victoire, Teddy, Etienne e Molly appartengono all'universo di Battlefield.
Lance e Jude alla serie Someone you loved.
Emmeline ed Evan all'universo di Condannati.
Vorrei ringraziare tutte coloro che hanno letto questa storia in anticipo e mi hanno consigliato di continuarla.
Alla prossima,
Blue


   
 
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