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Autore: eddiefrancesco    26/10/2021    1 recensioni
Incuriosita dall' inaspettata eredità che le ha lasciato la sua madrina, un'eccentrica signora conosciuta come la strega di Wychford, la contessa Octavia Petrie decide di andare a dare un' occhiata alla nuova proprietà.
Ma arrivata in quella splendida villa di campagna a causa di un equivoco viene scambiata per una istitutrice dal tenebroso Edward Barraclough, il nuovo affittuario e dalle sue nipotine.
Ma ancora non sa in che guaio è andata a cacciarsi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Ma Octavia attendeva con impazienza la settimana successiva, quando avrebbe visto la tenuta di Wychford per la prima volta. Il suo umore cominciò a migliorare. Anche la visita di Marjorie rappresentava un piacevole diversivo. Pur appartenendo a un'altra generazione, la cugina era ancora giovane in spirito e una buona ascoltatrice. La cugina Marjorie, vedova di Lord Dorney, viveva a una certa distanza, nella dipendenza di una grande tenuta che ora apparteneva al figlio. Lei e Lord Warnham erano sempre stati buoni amici e, dopo la morte di Lord Dorney, un paio d'anni prima, Marjorie aveva preso a frequentare assiduamente Ashcombe. Passava molto tempo a conversare con il conte o a sfidarlo a Whist e a tutti i giochi di carte che gli piacevano. Lord Warnham apprezzava la sua compagnia e le sue visite si rivelavano sempre un successo. Octavia sapeva di affidare il padre in buone mani. Quando Lady Dorney arrivò il giorno successivo, Lord Warnham stava riposando, così, dopo averla salutata con calore, Octavia la fece accomodare nel suo salottino personale. Per un po' si scambiarono notizia delle due famiglie, poi Lady Dorney osservò: «Sembri preoccupata, Octavia. Cosa c'è che non va? È per quella casa che ti ha lasciato la sorella di tua madre? Wychford?» «Non cominciate anche voi!» Lady Dorney inarco' un sopracciglio cogliendo l'esasperazione nella sua voce, e Octavia fu costretta a spiegare. «Papà si rammarica che la casa sia stata lasciata a me. La ritiene una responsabilità eccessiva. Non ditemi che la pensate anche voi allo stesso modo!» Lady Dorney rise. «Non sono apprensiva al pari di tuo padre, temo. No, sono lieta per te. Ma, se non si tratta di ansia per questa eredità, perché quell'espressione sul tuo viso? È ovvio che stai vivendo un momento di tensione.» «Speravo che non fosse così evidente!» «Forse non agli altri. Ma io ti conosco troppo bene. Cosa c'è, cara?» Octavia esitò. «Avete ragione, è la casa. Quando ho saputo di averla ereditata, mi è parsa una via di fuga. Ma non ho tardato a rendermi conto che mi è impossibile imboccarla.» «Non mi sorprende affatto che desideri fuggire! La vita che conduci ad Ashcombe non è fatta per una ragazza giovane e graziosa. Avresti dovuto sposarti anni fa. Non ho mai capito perché tu non l'abbia fatto.» «È presto detto. Non ho mai incontrato un uomo che desiderassi sposare!» «Sei mai stata innamorata?» «Non proprio.» «Mai?» Octavia fece un sorrisetto. «Quando ero più giovane, credevo di esserlo. Di un giovane soldato di nome Tom Payne, alto, biondo, spiritoso e con gli occhi azzurri. Venne qui in licenza con mio fratello nell'estate del milleottocentododici, e lui e Stephen ne combinarono tante che non smisi di ridere per tutt'e due le settimane. Non l'ho mai dimenticato.» «Non direi che si avvicini alla mia idea di innamoramento. Ti ha corteggiata?» «Certo che no. Avevo solo quattordici anni! Non credo che ci abbia nemmeno pensato. Ma se fosse vissuto... forse avrei potuto rivederlo.» «Fu ucciso?» Octavia annuì. «A Waterloo. Entrambi. Lui e Stephen, insieme.» Una pausa. «Ho superato il dispiacere, ovviamente. La nostra frequentazione era stata troppo breve perché ne avessi un crepacuore. Quando andai a Londra per il mio debutto, ero tornata me stessa. Ma... non ho mai ricevuto un'offerta che desiderassi accettare.» «Oh, andiamo! È assurdo. Non solo sei molto bella. Sei ricca e imparentata con metà delle migliori famiglie d'Inghilterra. Devi aver attratto molti giovani uomini.» «Forse. Ma nessuno di loro ha attratto me.» «Non è possibile che stessi ancora pensando a Tom Payne.» «Oh, no! Non esattamente, ma... ma lui ha sempre rappresentato il mio ideale. Biondo, con gli occhi azzurri e divertente. E nessuno ha retto il confronto con Tom. Mi sembravano tutti così noiosi. Non me la sentivo proprio di passare la vita con uno di loro. E Londra era sporca, rumorosa, e piena di scandali...» «Poi la tua mamma morì e tu lasciasti la città.» «Senza rimpianti.» «E decidesti di restare ad Ashcombe e di rinviare il matrimonio finché tuo padre non fosse riuscito a cavarsela senza di te. Te l'avevo detto, allora, che era un errore, se ricordi bene.» «Ma non c'erano alternative! Harry non poteva restare qui, era nell'esercito, e gli altri erano già sposati e vivevano altrove. Papà avrebbe dovuto lasciare questa casa per andare a stare con uno di loro, e sapete quanto lui detesti i cambiamenti. Si era persino rifiutato di trasferirsi al castello di Warnham quando morì il nonno.» «Così tuo fratello Arthur si è preso la magione di famiglia. Devo dire, comunque, che il castello gli si addice. Come sta?» «Come sempre. Pomposo, borioso e tedioso! Sarah è in attesa di un altro bimbo e Arthur spera che finalmente lei gli darà un figlio maschio.» «Quante figliole ha?» «Quattro.» «E neanche un maschio. Poveretta. Non avrà molta comprensione da parte del marito se lo delude di nuovo. Capisco perché tuo padre non abbia voluto vivere al castello con Arthur! Ma ancora non comprendo perché sia stata tu a volerti sacrificare.» «Vi assicuro che non fu affatto un sacrificio, allora. Ma adesso... mi sento in trappola.» Fece una risatina nervosa. «A volte sono davvero disperata.» «Hai bisogno di allontanarti per un po'. Non potresti andare a far visita a una delle tue sorelle?» «Cosa? E fare da balia ai loro figli invece che a mio p...» Si Interruppe. «Invece che gestire Ashcombe per mio padre? Qui, almeno, devo rispondere solo a lui. Ma con il vostro aiuto avrò una breve vacanza. Di undici o dodici ore.» Si alzò e si mise a camminare per la stanza. Dopo un po' ebbe un gesto impaziente. «Oh, non fate caso a quello che dico! Nessuno mi ha costretto a fare questa vita. L'ho scelta io. Il matrimonio non sarebbe una via di uscita. A giudicare dai mariti delle mie sorelle, cambierei semplicemente una forma di noia per un'altra.» «Non hai ancora incontrato l'uomo giusto» commento' Lady Dorney con un sorriso. «Prima o poi arriverà, vedrai.» «Sono illusioni sentimentali! Forse a quattordici anni credevo alle favole, ma a ventidue ci ho rinunciato. No, quando non dovrò più occuparmi di papà, diventerò un'anziana zitella e vivrò a Wychford tra cani e cavalli. E i bambini mi crederanno una strega, come io facevo con la zia Carstairs!» «Certamente ne aveva tutta l'aria. Aveva un modo di guardare le persone... L'ho incontrata una sola volta, ma ho avuto la sensazione che sapesse quel che stavo pensando ancora prima di me. Com'è Wychford?» «Non l'ho mai vista. Mia zia non invitava nessuno di noi là, era una specie di reclusa. La vedrò per la prima volta martedì prossimo. È un tale sollievo sapere che voi sarete qui a prendervi cura di papà. So quanto può essere noioso...» Lady Dorney guardò Octavia, sbalordita. «Mia cara ragazza, ti sbagli! Sarà un piacere.» Rise vedendo la sua espressione. «Non occorre che tu mi guardi così. Sono molto seria. Mi piace prendermi cura delle persone, soprattutto se sono dolci e gentili come il tuo papà.» «Davvero?» Lady Dorney prese la mano di Octavia. «Da quando Dorney è morto, c'è stato un tale... vuoto nella mia vita che a volte mi pare di non sapere cosa fare. Venire qui può sembrare noioso a te, ma per me è una vera gioia. Sarei lieta di tener compagnia a tuo padre anche più a lungo di un giorno, se tu lo volessi. Ora, dimmi come intendi viaggiare. Quanto hai detto che è lontana Wychford? E conosci questi Barraclough? Possibile che ci sia un biondo Mr. Barraclough dagli occhi azzurri che riuscirà a divertirti?» Octavia rise. «Se solo fosse così! Ma, secondo Mr. Walters, i Barraclough sono una famiglia sobria, retta e altamente rispettabile. E dato che hanno soltanto due figlie femmine, temo proprio che non ci sia nessun buon partito per me. In ogni caso, non li incontrerò. I Barraclough non sono attesi a Wychford prima di un'altra settimana almeno.» Nel frattempo, a tre miglia da Wychford, il sobrio, retto e altamente rispettabile Mr. Barraclough, la faccia truce, smontava dalla carrozza, che si era inclinata di lato, esaminava il perno rotto della ruota e imprecava profusamente. Tre teste sbucarono dal finestrino, una interessata, una nervosa e la terza coperta da un cappellino nero le cui piume tremolavano oltraggiate. «Mr. Barraclough! Sir! Ritrovate il controllo» lo redargui' il cappellino nero. «Lisette! Philippa! Tornate immediatamente a sedervi e copritevi le orecchie con le mani.» «Fareste meglio a dir liro di smontare in tutta fretta, miss Froom» ribatte' Edward brutalmente. «Non posso assicurarvi che questa dannata carrozza non si capovolga da un momento all'altro. Giù tutte, presto!» «Ma c'è troppo fango sulla strada.» «Meglio scarpe infangate che lividi i posti innominabili! Scendete. Prima tu, Pip!» Ignorando l'ansito della istitutrice per il suo linguaggio, Edward sollevò la più giovane delle tre viaggiatrici e la deposito' sul ciglio della strada. «E ora tu, Lisette. Non irrigidirti, non ti succederà niente.» Lisette venne presa in braccio e posata accanto alla sorella. «Miss Froom?» «Grazie, Mr. Barraclough, faccio da sola» rispose l'istitutrice con dignità. «Come preferite» annuì Edward ironico. Ma quando miss Froom atterro' in una pozza di fango e rischiò di scivolare, la afferrò per la vita e la deposito' sull'erba accanto alle nipoti, dove lei si ricompose, fremente di indignazione. Edward tornò a esaminare il danno alla ruota e Pip approfittò della situazione per arrampicarsi sul più vicino albero e appollaiarsi su uno dei rami. Quando Lisette alzò gli occhi e la vide, le due sorelle si sorrisero. «Cosa credete di fare, signorina!» esplose l'istitutrice. «Scendete immediatamente. Scendete, ho detto! Mr. Barraclough, ordinate alla bambina di calarsi dall'albero. Guardatela! Devo protestare...» «Protestate pure quanto volete, miss Froom. Non servirà a nulla» la interruppe lui con impazienza. «Ho cose più urgenti di cui occuparmi che darvi ascolto, in questo momento. Se non riuscite a controllare la bambina, allora vi suggerisco di lasciarla lassù. È perfettamente al sicuro.» Poi, voltandole le spalle, si mise a urlare: «Jem! Jem! Dove diavolo siete finito? Si può riparare?» Le guance paonazze, miss Froom tirò un bel respiro, contrasse le labbra e si sedette su un tronco d'albero. «Venite qui con me, Lisette. E toglietevi quel sorrisetto sciocco dalla faccia. Non trovo affatto divertente la disubbidienza di vostra sorella.» ordinò gelida. «Non è disubbidienza, miss Froom. Pip cerca sempre qualcosa su cui appollaiarsi. Le piace stare in altro. Papà la chiamava il suo uccellino... Rideva.» Spiegò Lisette con semplicità. «Sarà, ma se devo essere responsabile della sua incolumità, quella bambina dovrà comportarsi come una signorina, non come una scimmietta di un saltimbanco da strada. La mia precedente allieva, la marchesina Araminta, era più giovane di Philippa quando ho cominciato a occuparmi di lei. Mai sarebbe salita su un albero, ed era un modello di buone maniere, come del resto tutti i suoi fratelli. La marchesa, loro madre...» Entrambe le ragazze sospirarono. Conoscevano miss Froom solo da tre giorni, ma sapevano già tutto sulla Marchesa di Ledbury e la sua famiglia perfetta. Quando miss Froom ebbe finito di decantare i Ledbury, tornò a rivolgere la sua attenzione su Lisette. «Sforzatevi di comportarvi come una signorina, Lisette! Unite i piedi e raddrizzate la schiena. Così va meglio. E ora, potete cominciare a elencare i re e le regine d'Inghilterra nell'ordine in cui salirono al trono. Non occorre che perdiamo tempo, mentre aspettiamo di proseguire il viaggio.» «Io... io non li so.» «Non li sapete?!» «Non così. Non in fila.» «Guglielmo il Conquistatore! Tirò una freccia nell'occhio di Harold!» urlò Pip. Miss Froom la ignoro'. «Allora dovrete impararli. Ditemi i profeti del Vecchio Testamento.» «I profeti? Ehm, Geremia...» «Nell'ordine, prego!» «Io... non sono in grado di farlo, miss Froom. Non è così che ci ha insegnato la mamma.» «Capisco.» Il tono di miss Froom era un' aperta critica nei confronti del sistema della madre. «Le sue lezioni erano divertenti e imparavamo molto!» proruppe una voce aggressiva dall'alto. «I miei metodi di insegnamento sono orientati verso l'acquisizione della conoscenza, non il divertimento. Lady Ledbury li approvava in pieno. All'età di dieci anni, la marchesina Araminta sapeva elencare tutti i...» «La marchesina Araminta mi ha già annoiato. E così la Marchesa di Ledbury.» borbotto' Pip ribelle. «Cosa avete detto, Philippa?» «Guardate, miss Froom. Sta arrivando Edward! Credo che la carrozza sia pronta» intervenne Lisette in fretta. «Scendi, Pip, cara. Stiamo per ripartire.» Mr. Barraclough riferì che il perno era stato sostituito e che potevano percorrere le tre miglia che ancora li separavano da Wychford. Risalirono in carrozza, ma il silenzio era pesante. Edward passò lo sguardo dalle labbra serrate dell'istitutrice a Pip. «C'è qualcosa che non va?» chiese. «Philippa è una bambina molto scortese, indisciplinata e ineducata» dichiarò miss Froom seccamente. Pip si irrigidi', pronta a ribattere, ma Lisette le posò una mano sul braccio. «Mia sorella non intendeva essere scortese. È stanca, Edward. È stata una giornata molto lunga. Sono sicura che è pentita. Vi prego, perdonatela, miss Froom.» Silenzio. Mr. Barraclough la sollecito'. «Miss Froom?» «Non è una questione personale, anche se non sono abituata a certi comportamenti. Ma quando una bambinetta ignorante critica un casato nobile quanto quello del Marchese di Ledbury, la cui genealogia...» Anche Mr. Barraclough ne aveva abbastanza di sentire decantare i Ledbury. Era sua personale opinione che la marchesa avrebbe fatto meglio a dedicare meno attenzione ai figli e a occuparsi di più del marito. Gli amours di Ledbury erano sulla bocca di tutta Londra. «Si, si, è assurdo. Non fateci caso, miss Froom. In futuro, devi cercare di badare a come parli, Philippa. Ora, vediamo chi scorge per primo la casa.» Avevano appena varcato un cancello. Davanti a loro c'era un lungo viale che serpeggiava intorno a un lago. Pip si sporse pericolosamente e lanciò un urlo eccitato: «La vedo, la vedo! Edward, è bellissima! Ha delle buffe finestrelle. E guardate! Camini di zucchero d'orzo e una torre! Posso avere una stanza nella torre? Per favore, lasciatemi avere una stanza nella torre!» Lisette allungò il collo. «Che magnifico colore alla luce del tramonto. E gli alberi! Verdi, scarlatti, marroni e dorati! Credo che sarà un incanto vivere qui. Che cosa ne pensate, miss Froom?» Miss Froom era ancora di malumore. Lanciò un'occhiata alla casa. «Dubito fortemente che mi piacerà. Conosco queste vecchie magioni, anche se per fortuna non ci ho mai abitato. Questa sembra come tutte le altre, buia, umida e piena di spifferi.» Guardò con disapprovazione la gonna macchiata di licheni e i riccioli arruffati di Pip, poi fissò Lisette, accigliata. «Vedo anche che non sarà facile raggiungere i parametri che mi aspetto dalle mie allieve.» Barraclough osservò l'eccitazione del visetto di Pip spegnersi lentamente. Guardò le ombre negli occhi di Lisette e disse brusco: «Mi spiace che troviate talmente scoraggiante la prospettiva di insegnare alle mie nipoti, miss Froom. Hanno avuto, tutti noi abbiamo avuto, dei momenti difficili ultimamente. Siete stata assunta per occuparvi della loro educazione, ma finché i loro zii non arriveranno dalle Indie Occidentali avevo sperato che vi curaste anche della loro felicità e del loro benessere.» «La disciplina e il duro lavoro portano alla felicità, sir. Questa è sempre stata la mia filosofia.» Dichiarò donna. Barraclough la guardò con fiero cipiglio, ma non fece commenti
   
 
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