Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ale Villain    26/10/2021    0 recensioni
AGGIORNATA CON IL CAPITOLO 26 - MARZO 2024
Era così lei: niente di più che una studentessa dalla vita semplice, circondata da pochi affetti e con un passato misterioso, ma che ormai per lei non rappresentava che un mero ricordo. Era così lei, da quando era in quel mondo: ma per quanto ancora le sarebbe andato bene?
---
I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata.
[...]
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.

---
Sospirò nervosa e fece per chiudere la porta; I.V, però, non glielo permise e posizionò con uno scatto il piede tra la porta e lo stipite.
Mise una mano sulla porta, spingendola fino ad aprirla nuovamente.
"Non costringermi a usare questi metodi" sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.
Ambra deglutì. Quel timbro di voce l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo XXII: Strade divise, pensieri uniti
 

 













 
 
 
23 Maggio 2017 H 11:39
Giovanni stava continuando a girare il cucchiaino nel caffè, ormai raffreddatosi. Ci aveva pensato più e più volte, ma non aveva mai trovato il coraggio di prendere sul serio quella decisione.
Trasferirsi, però, era l’unica soluzione che poteva metterli in salvo. Più di lui, sua sorella. Sua sorella che sembrava essere così presa di mira, a quanto pare da più tempo di quanto si immaginasse. Se solo lo avesse saputo prima, di Fabian, quella decisione l’avrebbe presa decisamente tempo addietro.
Ma la situazione cominciava ad essere insostenibile. Ambra non stava più vivendo la sua monotona e normale vita. Era stata catapultata nel suo passato, nelle sue origini; la parte negativa, però, di quelle origini.
Giovanni non aveva mai voluto trattarla in maniera diversa o speciale. Era sua sorella, punto e stop. E anche in quel caso, era sicuro di stare agendo nel bene del piccolo nucleo famigliare che avevano creato. Con i suoi genitori avrebbe inventato una scusa, di certo non poteva raccontare la verità: conoscendoli, sarebbero corsi a prenderli entrambi per riportarli a casa loro.
Ci aveva anche pensato, in realtà. Abitavano in un posto un po’ più sperduto del loro, poteva essere un ottimo “nascondiglio”. Il problema era che non voleva questo. Non voleva nascondersi, lui, voleva trovare un posto dove poter riprendere la sua vita insieme ad Ambra in maniera tranquilla.
Smise di girare il cucchiaino e bevve il caffè tutto d’un fiato.
Ricominciare probabilmente sarebbe stato più difficile di quanto si poteva immaginare. Giovanni lavorava, Ambra era ancora in università. Avrebbe dovuto cercare un posto che potesse essere comodo per entrambi.
Sbuffò sonoramente, poggiando la fronte sui palmi delle mani, i gomiti sul tavolo.
Era la prima volta che detestava così tanto il fatto che Ambra non fosse sua sorella biologica.
 


 
***


 
Il suo sesto senso sbagliava difficilmente. E anche in quel caso, aveva un presentimento particolare.
Non era stata solo una casualità, ne era sicuro. Nel cellulare di Ambra, alla festa, nel suo ultimo racconto: queste tre cose avevano un unico filo conduttore, che era un nome. Un nome che lei aveva tirato fuori tante, troppe volte per poter essere solo una casualità.
I.V aveva cominciato ad avere sospetti non appena la ragazza aveva iniziato a raccontare quell’incontro sfortunato con Fabian.
Aveva, però, omesso un dettaglio. Forse per sbaglio, presa dall’ansia o dalla paura, aveva dimenticato di dire a Yunho l’informazione più importante in assoluto.
Aveva appena finito di percorrere il lungo vialone alberato, quando si ritrovò davanti ad un cancello nero lucido.
Mise una mano in tasca e tirò fuori le chiavi che Yunho gli aveva gentilmente recuperato.
Sbuffò dalle narici. In quel momento, anche solo sentire pronunciare il nome del capo lo mandava in bestia. Non aveva mai osato andargli contro in quel mondo, anzi era abbastanza sicuro di non aver mai lanciato un tavolo contro qualcuno prima di quella volta, ma la rabbia era arrivata a livelli incontrollabili.
Ghignò tra sé e sé, finalmente azzeccando la chiave giusta per aprire il cancello. Era incredibile come la sua mente stesse facendo di tutto per non fargli pensare ad Ambra.
Si passò una mano tra i capelli, mentre si avvicinava al palazzo che si stagliava maestoso di fronte a lui.
Si avvicinò al citofono e tirò fuori i documenti di Fabian, per poi cercare il cognome corrispondente sul citofono.
“Trovato” decretò, pochi secondi dopo. Aveva imparato che in Italia il primo numero del citofono corrispondeva al piano dell’appartamento, per cui non perse tempo e si diresse verso l’ascensore.
Man mano che l’ascensore saliva, sentiva l’agitazione crescere. Non aveva idea di come potesse essere dal vivo, se corrispondeva a tutte le descrizioni che gli avevano fornito, se invece era completamente diversa.
Non aveva nemmeno idea di cosa dire una volta entrato in casa, in realtà. Sempre se quella persona fosse stata in casa.
Le porte dell’ascensore si aprirono; vagò per qualche secondo sul pianerottolo, in cerca della porta corretta, dando un’occhiata anche ai campanelli delle abitazioni.
Trovò la porta corretta in fondo, l’ultima porta alla fine del corridoio. Era una porta in legno, con la maniglia di ottone. Un porta ombrelli verde e uno zerbino beige con una scritta nera che invitava gli ospiti ad entrare.
Sospirò e cominciò a cercare la chiave giusta per aprire la porta blindata. Si rese conto che la mano gli tremava leggermente.
I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata. E forse, ammise a sé stesso, aveva paura di rivedere Ambra in quella persona.
Si morse il labbro inferiore. Non doveva pensare a lei. Non doveva farlo se voleva mantenere la calma e non far riaffiorare sentimenti profondi, tra cui l’incredibile istinto omicida che sentiva nei confronti di Yunho.
Trovò la chiave e infilò la chiave nella toppa.
Una mandata. Due mandate. Tre mandate.
Aprì piano la porta, che fortunatamente non cigolò. Gettò uno sguardo al suo intero. Il lungo ingresso che gli si stagliava davanti, da cui riusciva anche a vedere una moderna cucina open space, pareva completamente deserto.
Richiuse la porta dietro di sé, facendo comunque attenzione a non fare troppo rumore.
Avanzò piano, con cautela e pronto a mettere la mano in tasca qualora avesse avuto bisogno della pistola. Mosse ancora qualche passo e si ritrovò quasi di fronte alla cucina. Per quello che aveva capito fino a quel momento, i soldi a questa coppia non mancavano.
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.
 
 
 
23 Maggio 2017 H 11:39
Ambra smise di girare la forchetta tra gli spaghetti.
“Vuoi davvero cambiare casa?”
Giovanni sbuffò piano, mentre la sua forchetta di fianco al piatto.
“Sì” rispose laconico “Perché mi sono rotto le palle”
Ambra strinse le labbra.
“Capisco”
Giovanni corrugò la fronte, mentre la osservava. Ammise a sé stesso che si sarebbe aspettata un’altra reazione da parte della sorella. Quando lei era tornata a casa, gli aveva raccontato a grandi linee quello che era successo.
O almeno, Giovanni pensava che fosse solo un racconto raffazzonato: Ambra aveva un’espressione seria, non triste o spaventata, come era solito vederla nell’ultimo periodo. Anzi, sembrava quasi indifferente.
Ciò lo aveva portato a pensare che non ci fosse semplicemente stato un attacco e che lei era rimasta ferita. In più, continuava a pensare a quando il cacciatore, quell’I.V, gli aveva chiesto di non dire niente a Richard riguardo a dove stessero andando.
Che ci fosse qualcosa sotto anche con lui?
“Mh?” fece Ambra ad un certo punto, interrompendo il suo flusso di pensieri.
“Cosa?” rispose Giovanni.
“Ti ho chiesto se sai già dove vuoi cercare casa” ribatté lei, con una punta di acidità.
Giovanni infilzò qualche spaghetto nella forchetta.
“No” fece “Anzi, addirittura pensavo di tornare da mamma e papà per un periodo” e si portò la porzione di spaghetti alle labbra.
Ambra fece una smorfia quasi divertita sul viso.
“Non ho assolutamente intenzione di tornare a casa” dichiarò lei, mentre si alzava dalla tavola e portava via il piatto ancora quasi completamente pieno “Non ho voglia di inventare una scusa sul perché stiamo traslocando”
Giovanni mandò giù il boccone.
“Un giorno ti pentirai di raccontarmi le cose solo a metà”
Ambra si girò giusto il tempo per riservargli un’occhiataccia.
 
 


 
***
 


Erano immobili entrambi, mentre continuavano a studiarsi l’un l’altro.
Lei aveva lo sguardo fisso negli occhi di I.V, cercando di capire chi fosse, come fosse entrato e perché era lì. Continuava a tenere la pistola puntata contro di lui, le braccia leggermente tremolanti, ma non accennava a sciogliere la presa.
I.V la stava studiando attentamente. I capelli, il taglio degli occhi, l’altezza, le labbra.
Sì, non aveva più alcun dubbio. E purtroppo ciò lo stava mettendo più in soggezione di quanto si aspettasse.
Si assomigliavano tantissimo.
“Sei un amico di Fabian?”
Era una voce acuta, da ragazza molto più giovane rispetto all’età che probabilmente aveva. Si sarebbe aspettato una voce più profonda, più adulta.
“No” ammise, mentre muoveva la mano destra per portarla alla tasca. Lei se ne accorse e spostò immediatamente lo sguardo sulla sua mano.
“Ma sono sicuro che viva qua”
Lei trattenne il respiro.
I.V mosse un passo verso di lei. Tirò fuori dalla tasca i documenti di Fabian e le chiavi di casa. Lanciò tutto sul divano.
La ragazza seguì con lo sguardo ogni singolo movimento del cacciatore. Non appena vide i documenti del ragazzo spalancò appena le palpebre.
“S-Sei un cacciatore anche tu?” domandò piano, mentre cercava di mantenere la stessa espressione seria di prima, nonostante fosse chiaro che quel gesto di I.V l’aveva messa in allerta.
“Può darsi” rispose il moro “Come può darsi che tu sia un elemento”
La ragazza corrugò le sopracciglia.
“E mi stai puntando una pistola perché non sapresti usare i tuoi poteri per difenderti” proseguì I.V.
Lei inspirò. Le labbra tremanti.
“D’altronde non li hai mai potuti usare per quasi una vita intera…” mormorò ancora lui.
La ragazza deglutì a vuoto.
Vero, Selene?















Angolo Autrice
Ecchime tornata! Niente di che da dire su questo capitolo, che io definisco di passaggio ma neanche troppo... visto come si conclude ehehe
In generale posso solo dirvi che questo capitolo dà il via ad una sorta di terza fase della storia, un po' (anzi, diciamo anche molto...) più intricata delle precedenti.
E niente, spero che anche il prossimo capitolo arrivi piuttosto in fretta.
Alla prossima!
E buon Halloween 
🎃 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ale Villain