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Autore: Miravel0024    26/10/2021    1 recensioni
#26 Ottobre / PumpFic / Size difference
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Prompt: Size difference
N° parole: 1081
Un ragazzo ricorda il primo incontro con la sua attuale ragazza mentre la osserva preparare la cena.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Writober 2021'
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Un ragazzo minuto dai capelli rossicci e il viso coperto di lentiggini, sedeva appollaiato sull’isola della cucina, intento ad osservava la sua ragazza che preparava la cena. Era alta e fisicata con lunghi capelli neri raccolti in una treccia, si trovava spesso a paragonarla ad una statua greca. Ancora non si capacitava di come fosse stato così fortunato da conquistarla. Non aveva mai pensato di poter avere una chance con lei, era così bella, intelligente e davvero tosta. Si incontrarono per la prima volta al bar in cui lavora come barista, l’aveva notata non appena era entrata, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di fare una mossa. Stava per servirla quando un tizio in giacca e cravatta, affannato e alle prese con quella che sembrava una telefonata importante, entrò di corsa e saltò con non calanche l’intera fila piazzandogli davanti un pezzo di carta su cui erano scarabocchiati una serie di ordini. Inarcò un sopracciglio al tizio che si limitò a fargli cenno di muoversi. Sospirò infastidito, fin troppo abituato a quel tipo di clienti, e si limitò a mettere da parte il biglietto deciso ad ignorare l’uomo e si rivolse alla ragazza.
«Buongiorno, cosa posso portarti?» La ragazza sorrise e il suo cuore perse un battito, ma prima che potesse ordinare il tizio, che evidentemente aveva concluso la sua chiamata, si mise nuovamente in mezzo con aria arrabbiata.
«Che diavolo pensi di fare moccioso? Mi sembra di averti chiesto di preparare il mio ordine.» Quelli erano i giorni in qui odiava davvero il suo lavoro.
«Sarò felice di prepararle il suo ordine quando sarà il suo turno. La prego di mettersi in fila come tutti gli altri.» Per un momento l’uomo parve sconvolto, come se nessuno si fosse mai permesso di rifiutargli qualcosa. Si guardò alle spalle con velato disgusto e rise tornando a guardare nella sua direzione.
«Non ho alcuna intenzione di mettermi in fila, sono un uomo importante io ed ho bisogno che questo ordine sia preparato subito. Ho dei clienti importanti che aspettano, sicuramente questo è molto più urgente di qualsiasi cosa debba fare questa gentaglia.» Dei mormorii sconvolti si levarono dalla fila. Sospirò pesantemente, era uno di quelli, sperava davvero di non essere costretto a chiamare la polizia come l’ultima volta, gli aveva fatto perdere un sacco di clientela.
«Signore, sta facendo perdere tempo a tutti, se si fosse messo in fila subito ora la starei già servendo, quindi per favore si metta in fila, nulla di ciò che dirà le farà guadagnare un trattamento di favore.» Il viso del tipo sfumò in varie tonalità di rosso, che divennero più accese quando qualcuno nella fila ridacchio.
«Senti un po’ moccioso…»
«No, senta lei. – La ragazza si era fatta avanti evidentemente infastidita e spinse di lato l’uomo con estrema facilità. – La faccia finità e si metta in fila, il ragazzo è stato fi troppo gentile con lei a nessuno importa dei suoi clienti e io vorrei il mio caffè prima di mezzogiorno.» Il tipo iniziò a balbettare qualcosa, estremamente offeso, ma la ragazza lo ignorò e si rivolse a lui con un sorriso.
«Prendo un caffè macchiato da portar via e uno di quei muffin alla ciliegia.» Gli fece perfino l’occhiolino prima di allungargli la carta.
«Uh sì, va bene. Sono quattro euro allora.» La fece pagare e preparò velocemente il suo ordine. Nel frattempo l’uomo si stava ancora lamentando, ma quando si rese finalmente conto che nessuno lo stava ascoltando se ne andò indignato urlando che non avrebbe mai più messo piede in quel postaccio. Non potevano che sperarlo.
«Ecco a te il tuo ordine, scusa per l’attesa.» Le porse il caffè e il muffin in una busta, ma quando fece per ritrarre il braccio la ragazza lo prese.
«Oh non preoccuparti, non è stata colpa tua. Se posso essere sincera l’hai gestito davvero bene. – Si allungò dietro il bancone e prese un pennarello dal mucchio e scarabocchiò velocemente qualcosa sul suo polso scoperto. – E sei anche davvero carino, scrivimi se ti va.» Prese il suo ordine e se andò con un sorriso complice. Quando abbassò lo sguardo sul suo braccio vi trovo scritto un numero di telefono seguito da un nome, Margot. Il suo viso si tinse della stessa tonalità di rosso dei suoi capelli. Non poteva crederci. Non era possibile che quella dea greca gli avesse appena dato il suo numero e lo avesse chiamato carino, stava sicuramente sognando.
Delle risate giunsero dalla fila e qualcuno disse: «Ehi don giovanni, ti dispiacerebbe servire anche noi.» Che lo riscosse dal suo stato di shock.
«Ah, sì subito, mi di spiace molto» Torno di corsa al lavoro e cercò di non pensare al numero bruciante sul suo braccio, ma senza successo.
 Alla fine le scrisse quella sera stessa, da lì le cose furono completamente in discesa.
 
«Ehi, a che stai pensando? Sento le tue rotelle che girano.» Si pulì le mani su uno strofinaccio e si avvicinò a lui, circondandolo con le sue forti braccia e posando un bacio leggero sulle sue labbra.
«Niente di che, stavo solo ripensando a come ci siamo incontrati e a quanto sono fortunato ad aver attirato la tua attenzione.» Lei sorrise e gli posò un altro bacio.
«Me lo ricordo, avevi messo al suo posto quel tizio spocchioso in quel tuo modo tranquillo, ma tagliente. Dio l’avevo trovato così eccitante e poi eri così carino nella tua uniforme, come avrei potuto non notarti.» Questa volta i baci si spostarono sul collo, adorava quando lo faceva.
«Oh è estato quello a conquistarti? Non me l’avevi mai detto.» Lei rise.
«Pensavo fosse ovvio, sai anche visto cosa ti dissi mentre ti davo il mio numero.» Un piccolo morso che risultò in un leggero gemito.
«Beh sai… in quel momento il mio cervello non era completamente sintonizzato sulla conversazione, era troppo impegnato a gestire il corto circuito che avevi causato.»
«Felice di sapere di averti mandato in tilt al nostro primo in contro. Che ne pensi se replichiamo la cosa, magari in camera da letto.» Mani forti che si infilano sotto la felpa, già pronte a sollevarlo.
«Dico che mi piacerebbe molto, ma probabilmente non è il momento giusto.» Lei gli diede uno sguardo interrogativo, non capendo a cosa si riferisse. Lui si limitò a ridere e farle un cenno verso i fornelli ancora accesi su cui stava cuocendo la loro cena.
«Oh porca… la cena!»
Alla fine dovettero gettare il tutto e ordinare d’asporto, ma di sicuro sfruttarono l’attesa al meglio.
 
   
 
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