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Autore: Matt_Plant    02/09/2009    5 recensioni
Siamo abituati a vedere i supereroi alti e muscolosi, belli e fieri, ma cosa succederebbe se un supereroe uscisse dagli schemi? Una catastrofe! Ed è proprio da una catastrofe che nascono due supereroi, che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. O almeno è il caso di Allan e Judy, due fratelli gemelli che del supereroe per eccellenza hanno ben poco. Allan è disoccupato, perché ogni volta che viene assunto ne combina una delle sue e viene licenziato, Judy della bella eroina formosa ha solo la tuta, troppo aderente. I due ben presto si ritroveranno ad avere a che fare con le forze del male che puntualmente, a notte fonda, si presentano in città per scatenare il caos. Riusciranno questi simpaticissimi eroi a superare i loro difetti e a donare alla loro città pace e serenità?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco a voi un'altro capitolo! :)
Sarà caratterizzato da momenti seri e da alcuni un pò folli!
Che cosa posso dirvi, miei cari eroi? Bhè, buona lettura...!



2.Judy Chord, la cozza!



Il cielo era scuro. L'alba di un nuovo giorno si faceva attendere. Erano tante le nuvole che circondavano la luna, quella palla bianca che quella mattina non ne voleva propio sapere di farsi sostituire dal sole.
Driin!
La sveglia trillò così forte che fece sobbalzare Judy.
Mia sorella, quel giorno, doveva svegliarsi molto presto. Aveva un esame e doveva ripassare.
Ci metteva sempre così tanto! Faceva fatica a ricordarsi le cose ed era sempre così agitata. L'università la vedeva come una grossa montagna tutta da scalare. Ma lei la avrebbe scalata, perchè le piaceva tanto studiare.
- Ancora cinque minuti, mamma.- disse la ragazza in un sussurro, la voce roca del primo mattino. Ma io e Judy avevamo perso i nostri genitori da tanti anni.
La sveglia continuava ad agitarsi sul comodino, ancora qualche trillo e sarebbe caduta a terra con un tonfo secco. Poi la ragazza la stoppò con la sua grande manona.
Mia sorella sembrò destarsi da un sonno da letargo. Si sedette sul letto, inforcò gli occhiali e infilò ai piedi le pantofole.
Con fatica aprì gli occhi. Erano uguali ai miei, blu come il mare e intensi come zaffiri. Ci assomigliavamo molto io e Judy. Questo perchè eravamo gemelli. E quali gemelli omozigoti non si assomigliano?
Si guardò intorno, gli occhi ridotti a due fessure. La casa era in ordine e non c'era nulla che non fosse al suo posto.
Si, Judy era una perfetta casalinga. Il suo passatempo preferito era di pulire alla perfezione ogni centimetro del nostro abitacolo. Per lei più che un obbligo quello era un piacere. Erano tante quelle volte in cui la osservavo lucidare i mobili, lustrare il pavimento, stendere la biancheria. E poi sorridevo. Lei non mi vedeva mai, era così presa dal suo piacere quotidiano tanto da non pensare a nient'altro.
Con passi pesanti, attutiti un pò da quelle pantofole ricamate, andò in cucina. La prima cosa che faceva ogni mattina era di bere la sua bevanda speciale. Non the, non caffé, ma un cocktail di sua invenzione. Miscelava varie bevande come coca-cola e sciroppo di arachidi e poi beveva tutto d'un sorso.
Ogni volta che la vedevo bere quel suo intruglio, mi si rigirava lo stomaco. Ma a Judy piaceva.
Non dicevo nulla a mia sorella. Le lasciavo fare i suoi intrugli, come una bambina che gioca a creare pozioni.
Entrambi vivevamo nella nostra unicità. A volte avevamo idee contrastanti e molte volte ci trovavamo in sintonia., come due perfetti gemelli omozigoti.
Eravamo molto legati io e Judy. D'altronde fin da quando eravamo un ammasso di cellule avevamo condiviso tutto; dall'ovulo materno alle razioni di cibo che nostra madre ci mandava attraverso quei grandi tubi che lambivano il nostro ombelico.
Il sole era già spuntato nel cielo quando Judy finì di bere il suo miscuglio. Anche se un'unica nuvolona ribelle era vicina alla stella di fuoco.
- Oh, il sole.- disse, la voce ritornata limpida. Un raggio di luce illuminò il suo viso rotondo e pieno di imperfezioni. Era un viso così raggiante, così solare. Finalmente si era svegliata.
Poi il sole venne oscurato da quella nuvola. E il suo volto venne investito da un senso di amarezza. "E' così che dev'essere" brontolò un pò malinconica.
Perche'?
Judy non era esattamente "baciata dal sole". Era fuori forma, aveva un gran seno decadente e dalla sua bocca sporgevano dei denti storti e grandi. Un naso ricurvo e appiatito sulla punta regnava nel suo volto rotondo e pacioccoso. La bocca era sottile e un pò screpolata e al suo interno celava quei denti, che si rivelavano ad ogni suo sorriso. L'unica cosa bella che entrambi possedevamo erano gli occhi, grandi, belli e profondi come l'abisso di un'oceano. A volte non parlavamo, perchè i nostri occhi provvedevano a farlo per noi.
Judy andò in soggiorno e ripassò tutta la lezione. L'esame era vicino, molto vicino. E lei iniziava ad agitarsi.
- Per mille acciderbolini fritti!- pronunciò tutto d'un fiato. A Judy non piaceva dire parolacce e così si inventava ogni sorta di giri di parole pur di non lanciare una bestemmia.
In cuor suo sperava che quell'esame andasse bene. Aveva studiato così tanto.
Il suo sguardo scivolò su una mia fotografia. E sorrise.
- Arriverò presto a trovarti, fratellino.-  sussurrò a se stessa, lo sguardo fisso sul mio volto. - Ma prima di tutto l'esame.-
E così Judy si rigettò completamente nel suo grande libro universitario.

Mi trovavo sul letto. Ero avvolto come un fagotto in quelle lenzuola profumate.
I miei arti erano irrigiditi. Chissà da quanto tempo mi trovavo in ospedale. Ormai avevo perso il conto dei giorni.
Tastai le lenzuola, me le scrollai di dosso e le buttai al fondo del letto.
Un'ondata di tanfo mi arrivò dritta nelle narici. Segno che il mio corpo puzzava. Dovevano essere molti i giorni di agonia passati in quel posto triste.
Alzai il pigiamotto marrone che Lucy, l'infermiera mi aveva messo. Volevo vedere la ferita che quei banditi mi avevano fatto. Ma non potevo, perchè una grossa garza mi avvolgeva la vita e arrivava fino al petto. Toccai quel pezzo di stoffa bianca e un dolore lancinante mi trafisse lo stomaco, il punto dove la lama del coltello aveva trafitto la mia carne. Per poco non urlai e fui felice di non averlo fatto. Quelle urla avrebbero sicuramente attirato l'attenzione della siringoide.                    .
Alla fine mi arresi e pensai a mia sorella. Chissà se era riuscita a superare il suo esame all'università, quello per cui era così preoccupata da giorni. Studiare non era mai stato il mio forte, ecco perchè mi ero fermato alle superiori. Ma a Judy piaceva studiare. Ero sicuro che un giorno sarebbe arrivata lontano, di certo più di me che dovevo correre come un matto per ottenere un lavoro.
E mentre pensavo a lei, eccola che la vidi apparire dalla porta. Ed ecco che di colpo tutto il dolore che provavo veniva lenito dai suoi occhi belli ed espressivi come i miei.
Si, quando vedevo Judy, io la immaginavo come una principessa, che con il suo canto colorato riesce ad illuminare ogni cuore.
Judy scivolò sul pavimento grigio e cadde con un tonfo secco. Quelli dell'ospedale avevano appena passato la cera. Tutti i malati si girarono a vedere e scoppiarono in una grande risata.
Io la vedevo bellissima. Ma Judy una principessa non era. Lei, forse poteva ricoprire il ruolo di un orco delle favole. Ma non quello di Sissy o di Cenerentola.
Judy si rialzò da terra andando a sbattere contro un letto su cui era sdraiato un vecchio pieno di muscoli.
- Ehi, stai attenta a come cammini!- disse l'uomo arrabbiato, i pugni serrati.
Mia sorella sorrise, mostrando i denti storti tenuti insieme da un filo d'argento. Portava ancora l'apparecchio, nonostante avesse già venticinque anni.
- Mi scusi, non intendevo disturbarla.- cercò di discolparsi. Ma l'uomo aveva ancora il muso ingrugnito.
- Credo che sia una buona cosa per tutti che lei si rimetta a dormire.- si scansò dal letto un pò spaventata e corse subito da me.
- Allan, come stai?-
La salutai e le dissi che ero felice di vederla. - Potrei stare meglio, sorellona- E lei mi abbracciò con la sua stretta potente.
Io mi divertivo a chiamarla sorellona, perchè lei era nata un minuto prima di me.
Mi accarezzò una guancia. Sudavo freddo e avevo i brividi per il dolore allo stomaco. La sua manona si bagnò. Ma non le importava.
Vedermi così in agonia le spezzava il cuore, quello si che le importava.
- Com'è successo?- mi domandò, una lacrima le inumidì il viso.
Dopo che raccontai tutto l'accaduto a Judy, lei si mise letteralmente a piangere. E il viso del vecchio con cui si era scontrata si addolcì. Poi l'uomo tirò fuori un fazzoletto e iniziò a singhiozzare pure lui.
Le avevo creato così tante delusioni. Non avevo ancora un lavoro, mi ero fatto rubare l'orologio di nostro padre, ed ero disteso agonizzante su un letto d'ospedale. Anche io mi vergognavo tanto di me stesso. Come ero bravo a cacciarmi nei guai.
Seguirono lunghi attimi di selenzio, rotti solo dal singhiozzare incessante del vecchio.
Decisi di chiedere a Judy com'era andato il suo esame.
- Bene.- mi rispose entusiasta. - Ho fatto ventotto su trenta.- E si asciugò le lacrime.
- Complimenti!-
- Allan, Allan!- chiamò a gran voce qualcuno con una vocina stridula.
Forse avevo altre visite, pensai. Ma non era così.
Lucy, l'infermiera teneva in mano una grossa siringa, sguardo vispo sul volto.
- E' l'ora della punturinaaa!- urlò. Sembrava contenta. Io lo ero un pò meno.
Il mio corpo già rigido diventò di pietra. Mi nascosi dietro quello della mia amata sorellona.
- Proteggimi.- le dissi spaventato.
Judy, che sapeva quanto mi terrorizzavano gli aghi, sorrise amabilmente.
-Oh, Allan non fare il bambino, ti innietterà delle medicine, così ti sentirai meglio.-
"No!" pensai. Neanche il suono rassicurante della voce di mia sorella poteva farmi ragionare.
- No, guardala! Lei ci gode a farmi le iniezioni!- dissi sputacchiando quelle parole come un lama arrabbiato.
L'infermiera sorrise, mostrando denti perfetti.
- Dopo questa ti prometto che non te ne farò mai più.- premette sulla siringa e spruzzò in aria un pò di liquido. - Perchè allora sarai dimesso.-
Dimesso. Era una parola che mi piaceva molto.
Finalmente potevo abbandonare quel posto triste e Lucy, con il suo pungiglione sarebbe stata solo più un ricordo.
- Niente più punture, allora?- le chiesi. Il tono della mia voce era infantile come quello di un bambino.
- Niente più punture.- confermò e premette per l'ennesima volta l'ago sulla mia carne, fin quando il liquido giallo sparì.
- Ecco fatto, Allan!- sorrise soddisfatta. - Ancora un giorno di riposo e potrai tornare a casa con tua sorella.-
E se ne andò. Solo allora mi accorsi che quella donna già mi mancava.


E un'altro capitolo sen'è andato, ma non disperate, tornerò!
Nel prossimo capitolo parlerò del clan dei banditi che ha pugnalato e derubato Allan...non mancate!!

ringraziamenti:
Girl_in_the_Mirror: grazie per le tue belle parole!! Si vede che le hai scritte col cuore e ti ringrazio per tutti i tuoi complimenti su questa storia... :) Che cosa ne pensi di questo capitolo??
Lovy91: grazie per la tua recensione, sono contento che la storia ti piaccia e spero che continuerai a seguirmi!! (mi raccomando continua la storia sui gemelli!) ;)

Un abbraccio:
Matt_Plant

  
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