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Autore: jomonet    27/10/2021    4 recensioni
MariChat + MultiNoir
Chat Noir 20 yo - Marinette Dupain-Cheng 20 yo.
Marinette e Chat Noir stanno insieme da ben 5 mesi e Ladybug decide di fare un regalo alla nuova coppia.
Per una notte.
Per una notte non esistono regole.
Per una notte i due amanti saranno liberi.
Per una notte Parigi li accompagnerà nel loro amore.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali

Questa storia può essere letta sia singolarmente (come una one shot a parte) sia come continuo alle mie antecedenti one shots dedicate al MariChat May 2021 (Gli Occhi Non Mentono e La Verità).

Da scrittrice di tutti e tre i racconti vi consiglierei di leggere prima le altre due storie (1. Gli Occhi Non Mentono 2. La Verità) per avere un’esperienza più completa, più significativa e continuativa, ma ovviamente la scelta è vostra ed è solamente nelle vostre mani! Siete assolutamente liberi di fare quello che volete!

Vi lascio i link per chi fosse interessato alle altre due storie:

  1. Gli Occhi Non Mentono: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3978092&i=1
  2. La Verità: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3979765&i=1

Buona lettura!✨

 

 

Lunghe striature di nuvole bianche sorvolavano il cielo colorato di Parigi, dipinto da diverse sfumature delicate, dal giallo al rosso, dal lilla al blu, combacianti armoniosamente l’uno con l’altro, come in un quadro impressionista, dove le tinte dei colori si mescolano e ricreano perfettamente il tocco della luce sulla natura. I pochi raggi solari, che si intravedevano a mala pena tra i palazzi parigini, davano un ultimo addio alla città e alla giornata appena terminata, abbracciando un’ultima volta la punta della Torre Eiffel, puntellata da tanti piccoli bagliori dorati dove la luce solare faceva risplendere il ferro come un brillante. La notte giungeva quattamente alle spalle dei due eroi parigini, Ladybug e Chat Noir, seduti tranquillamente su di un tetto ad osservare il movimento naturale e lento del cielo, dal giorno alla notte, godendosi appieno lo scambio graduale dei colori, facendosi sempre più scuri, marcati e duri, mentre le nuvole contornavano quel quadro surreale, addolcendone i lineamenti grazie alle loro forme tondeggianti e soffici, spalmate da un colorito rossastro e giallo a causa dei raggi solari che le attraversavano con facilità.

“Allora…” Ladybug fu la prima a rompere il dolce silenzio che avvolgeva i due compagni d’avventure in una bolla rilassante.

Chat Noir continuava a mantenere il suo sguardo fisso sulla Torre Eiffel che si ergeva maestosamente davanti a loro.“Sì?” La sua coda a penzoloni roteò su se stessa.

“Cosa farai questa sera…?” Ladybug incatenò timidamente le dita contro il suo ventre e girò distrattamente i pollici tra di loro. “Ovviamente se… non ci sarà alcuna akuma.”

L’eroe gatto si voltò verso di lei, mostrando una chiara espressione interrogativa sul suo viso, prima di rivolgerle un sorriso compiaciuto e divertito. “Come mai questa domanda, M’Lady? Vorresti invitarmi da qualche parte? Mh… tipo al cinema?”

Ladybug arrossì involontariamente, ma tentò di riprendersi in un batter d’occhio, scuotendo velocemente la testa e mostrando uno sguardo più sicuro e deciso al suo compagno, che per quell’asso di tempo non aveva mai distolto i suoi occhi interessati e curiosi da lei. “No… era solo per fare conversazione! Cosa vai pensando!?”

Chat Noir si buttò con la schiena contro il camino del palazzo su cui erano e ridacchiò rumorosamente, contorcendosi con la pancia e con le gambe. “Va bene, M’Lady!” Si grattò un occhio per asciugarsi una lacrima e, notando l’espressione seria mista all’imbarazzo disegnata sul volto della compagna, si ricompose immediatamente. “Cosa c’è? Qualcosa non va? Io non volevo…”

L’eroina parigina sghignazzò tra sé silenziosamente. “Va tutto bene, Chaton. Mi piace ascoltare la tua risata.” Ammise insieme ad un sorriso affettuoso. “Mi rilassa e… mi aiuta a staccare un po’ la testa dai nostri compiti quotidiani da eroi.”

Chat Noir allungò un braccio verso la spalla della partner. Voleva dirle qualsiasi cosa che la potesse rassicurare, come una battuta o una semplice frase di conforto, ma la ragazza lo anticipò, appoggiando la sua mano su quella nera e affilata da gatto.

“Stai tranquillo. Sto veramente bene.” Gli sorrise sinceramente. “Allora…” aguzzò maliziosamente gli occhi azzurri, trasformando completamente e in poco tempo il suo sguardo, da uno serio ad uno divertente e allegro, segno evidente che desiderava cambiare discorso. “È una cosa seria… tra te e Marinette?”

Le iridi verdi dell’eroe parigino si illuminarono di colpo, come le poche stelle che cominciavano a nascere dietro di lui nel cielo, e le sue nere orecchie si aprirono ancora di più, allungandosi verso l’alto. “Sì…” il suo tono si era addolcito improvvisamente, smascherando una voce limpida, bassa e soave, tipica di chi era innamorato. “Sono cinque mesi che… stiamo insieme… e mi sembra…” sorrise genuinamente. “Così… così… irreale… magnifico e… incredibile… perfetto. Tra di noi va alla grande! Sono felicissimo!”

Ladybug cercò di voltare velocemente il suo sguardo il più lontano da quello dell’eroe parigino per celare le sue guance improvvisamente rosse e il suo ampio sorriso sognante e per non cadere involontariamente nell’oceano verde incredibilmente elettrizzante a causa delle iridi feline del ragazzo. “Sono davvero contenta…” si nascose dietro al dorso di una mano, mentre si mordeva un dito. “Per voi due.” Scosse velocemente la testa, come a volersi destare da un bel sogno fatto ad occhi aperti fino a quel momento e riacquistare il controllo su se stessa, raddrizzandosi con la schiena e tirandosi indietro insieme ad una faccia buffa e fin troppo felice. “Che fate? La porti in giro per Parigi? Fate… non so… qualche cena dietro ad un camino sotto la luce della luna o preferite dei semplici appuntamenti romantici sulla Torre Eiffel o tra le torri di Notre-Dame?” Sorrise timidamente. 

Chat Noir la guardò di sottecchi, incurvando simpaticamente le labbra. “Mh, sei gelosa Ladybug?”

“Assolutamente no!”

Il ragazzo socchiuse ancora di più gli occhi, riducendoli a due fessure. “Bè, lo potrei capire…” Alzò le braccia verso l’alto e puntò i suoi indici contro se stesso. “Guardami!” Roteò le dita per appoggiarle regalmente contro il suo petto. “Sono uno spettacolo!”

L’eroina parigina sbuffò, ma fuoriuscì un accenno di una sincera risata, smascherando il suo reale divertimento. “Ti dico di no.” Sollevò con sicurezza e fierezza il mento. “E per provartelo ho intenzione di farvi un regalo.”

Chat Noir le rivolse un’espressione interrogativa e al contempo sorpresa. “Che cosa?”

 

Marinette era intenta a pettinarsi i capelli davanti al grande specchio che teneva nella sua camera, canticchiando allegramente la dolce armonia di una famosa canzone d’amore. 

“Sei sicura… della tua scelta?” Le chiese preoccupata Tikki, sbucando da dietro il vetro e svolazzando attorno a lei.

“Sì.” Le rispose con un felice sorriso. “Sta’ tranquilla. È solo per una notte.” Le ammiccò. “Se accadrà qualcosa…” Appoggiò la spazzola sulla sua scrivania, ricca di fogli colorati e scarabocchiati dalle sue infinite idee stilistiche. “Potrò sempre contare su Ladybug.” Si mangiucchiò distrattamente le labbra, osservando i vestiti che aveva posato sulla sua poltroncina. “Bene… mentre attendiamo l’arrivo del nostro oscuro cavaliere, sistemerò i miei abiti.” Allungò le braccia in alto e mosse le dita bramante. “Siete miei!” 

Un suono sordo, sottile e leggero tamburellò ripetutamente contro la botola che conduceva al suo balcone, proprio sopra il suo letto. Era un rumore fine e per nulla fastidioso, simile a quello della pioggia scosciante contro dei vetri.

“A quanto pare… è già arrivato!” Constatò Tikki, nascondendosi dietro al computer. 

La ragazza fece una giravolta su se stessa e balzò in un attimo verso la piccola scalinata che portava al soppalco, mentre esultava tra sé e sé al pensiero di poter stare insieme a Chat Noir per una notte intera sotto le vesti di Marinette. Bè, quasi. 

“Divertiti!” Esclamò silenziosamente la kwami della coccinella, sorridendole con sincerità e regalandole un occhiolino da dietro lo schermo spento. 

“Grazie Tikki! Non preoccuparti!” Salutò allegramente con una mano la sua kwami, prima di aprire la botola e lasciarsi abbracciare dalle braccia fresche della notte. 

 

“Salve, mia principessa.” Due iridi verdi, del colore delle foglie appena nate in primavera, facevano capolino dalla figura ombrosa e familiare di un ragazzo sui vent’anni, che l’osservavano incantate e rapite dal suo sguardo meravigliato e tremante, penetrandola e inghiottendola fin dentro l’anima in un solo colpo. L’eroe parigino imitò un inchino, si avvicinò sinuosamente con passi lenti e posò due delle sue dita affilate da gatto sotto il mento della ragazza per sollevarlo leggermente verso di lui. “Ti sono mancato?” Domandò con voce soave e bassa. 

Marinette riuscì solamente ad ingoiare un po’ della saliva che le bagnava la lingua. Tutto il suo corpo era fermo, immobile dinanzi allo sguardo ammaliante di Chat Noir che ancora riusciva a catturarla ed a imprigionarla all’interno delle sue sfumature chiare e scure, racchiuse in un vortice sensuale e magnetico. Nonostante i mesi passati insieme come coppia, per un fugace istante lei si sentiva trasformare in una lastra di ghiaccio, dalla testa ai piedi, ogni qual volta che si rifletteva in quelle maliziose e infinite pupille da gatto. Marinette tentò invano di rispondere, giacché la sua voce era impigliata in qualche ramo congelato della sua gola arida e secca. Eccitanti brividi percorsero velocemente ogni fibra del suo corpo, lasciandole una sensazione di piacevole e accogliente gelo sparso fin dentro le ossa, stagliandosi, come lampioni in un’oscura notte, sulle sue guance fresche e morbide e contrastandosi al respiro caldo e inebriante del ragazzo contro il suo volto. 

“Principessa.” La chiamò lui, sfiorando il viso silenzioso e velato di lei con la punta del naso. “Ti va di fare un giro con me?” Mosse delicatamente le dita sottili attorno al mento di lei, delineando il contorno delle labbra carnose con le unghie sottili e spostando il suo sguardo penetrante dai suoi occhi azzurri alla sua bocca schiusa. 

Inspirò una fievole manciata d’aria, respirando contemporaneamente il lieve e calmo sospiro di lui che inebriò totalmente la sua mente e il suo collo, abbandonato tra le mani di un leggero venticello.

I capelli biondi di Chat Noir si scossero lentamente come benevoli onde alla riva del mare, intrappolate nel ritmo silenzioso e punzecchiante del vento, mentre le orecchie da gatto si muovevano curiosamente, sobbalzando tra alcuni ciuffi come dei simpatici lampeggianti neri. 

Marinette socchiuse appena gli occhi, perdendosi completamente tra le dolci grinfie dell’eroe parigino, non appena sentì l’altra mano di lui posarsi docilmente sulla sua spalla, accanto al suo collo nudo, e la nera coda del vestito da gatto attorcigliarsi allegramente attorno al suo busto rigido. “Sì…” riuscì a dire con tono fievole e coraggioso. “Sì, Chat Noir.” Sospirò, grata a se stessa di avergli finalmente risposto con qualche parola sensata. “Marinette, calmati! Sai già cosa vuole da te! Sei stata tu a dargli l’idea! Se non fosse stato per te… Ugh! È colpa dei suoi occhi così… così… profondi e pieni di vita. Mi intrappolano sempre!”, pensò tra sé, mentre sentiva sul suo volto le morbide carezze trasparenti del verde sguardo brillante.

Il ragazzo si sporse di lato per cingersi verso il suo orecchio. Le spostò alcune ciocche mosse dal venticello capriccioso e invadente. “Bene, amore mio.” Abbassò ancora di più il volume. “Ho qualcosa per te.” E in un batter d’occhio la sua coda scivolò via dal ventre di Marinette per tornare al proprio posto, raccogliere il bastone d’acciaio dietro la schiena e mostrarle una piccola collana rosa. “Per una notte…” lanciò una veloce occhiata maliziosa all’oggetto incastrato tra i fori della sua coda. “Ti va di essere ancora una volta una supereroina? Ti va di esserlo con me? Insieme.” 

Lei gonfiò il petto e percepì un senso di calore salirle dallo stomaco al volto. Sorrise all’idea di poter realizzare il suo sogno di girovagare insieme al suo ragazzo per le vie di Parigi come Marinette, e non Ladybug. Inspirò e si ricordò mentalmente di fingere di non sapere nulla sui Miraculous o di essersi dimenticata almeno qualcosa. “Ehm… quello cos’è…?”

“È il Miraculous del topo. Diversi anni fa lo usasti per combattere insieme a Ladybug.” Sul viso di Chat Noir si disegnò un perfetto e delicato sorrisetto e un’espressione al quanto lampante e spudoratamente maliziosa. “Gatto e topo.” Ridacchiò tra sé, facendo scivolare le dita dal mento al collo di lei. “Puoi stare tranquilla. Non ti mangerò.” Le ammiccò con segreta astuzia, nascosta tra le sue pupille agili e furbe. “A meno che…” Rubò alla sua coda la collana rosa e grigia, non distogliendo i suoi occhi tremendamente profondi da quelli azzurri. “Tu…” Si avvicinò terribilmente al volto di lei, facendo incastrare armoniosamente le loro iridi sincere e tremati in un incontro dal sapore piacevole e dolciastro delle loro labbra calde e fresche. Le mani affilate del ragazzo-gatto sfiorarono amabilmente la pelle nuda del collo di Marinette, che gemette fievolmente al solo tocco liscio e graziato del guanto nero sul suo corpo inebriato da eccitanti brividi, facendo tremare lo scontro passionale e incandescente delle loro lingue. 

La ragazza si aggrappò alle larghe spalle dell’eroe parigino, stringendo tra le unghie il suo tessuto nero e morbido, e spinse maggiormente il loro contatto umido e carnale, intrappolato tra le loro bocche e le loro pelli così diverse e contrastanti, ma piacevoli e spaventosamente elettrizzanti. Premette il suo volto contro quello caldo di lui, inondata da un’esplosione di emozioni che scoppiettavano e strepitavano dentro il suo petto da quando i suoi occhi erano caduti nelle due pupille da gatto avvolte dalle ombre notturne e accolte dal verde acceso delle iridi, evidenziandole come abbaglianti fari pericolosi in un cielo tenebroso e lontano. “Sì… sì!” Esordì con la bocca tutta impastata. “È una bellissima idea!” Si morse un labbro, mentre sentiva le dita di Chat Noir tornare a perdersi sul suo collo con maggiore sicurezza e decisione e ad accarezzare ogni singola parte della sua pelle nuda ed indifesa. Un semplice tocco, che le fece dimenticare la realtà per un veloce istante. Chiuse gli occhi, lasciando che ogni cosa attorno a lei sparisse e venisse risucchiata dal turbine di emozioni che il suo cuore urlava. Solo il contatto con il filo freddo della collana l’aiutò a tornare con i piedi per terra e ad abbandonare la sensazione celestiale e leggera che si era impossessata dentro di sé. Riaprì lentamente le palpebre e sorrise davanti al volto più elegante, splendente anche nella sua stessa oscura ombra felina, vispo e tremendamente attraente, bello e ammaliante su cui le sue iridi azzurre si erano mai posate. Una sensazione di calma e di gioia si mescolò nel suo stomaco ad una nuova e profonda d’orgoglio, notando e accorgendosi del modo in cui gli occhi furbi, dolci e intriganti del suo ragazzo la penetravano fin nell’intimo per catturarla e abbracciarla nel loro mondo intenso, sontuoso e prezioso, sterminato da unici e segreti smeraldi.

“Sono felice che ti piaccia.” Le sorrise amorevolmente. “È grazie a Ladybug… è stata lei a regalarci questa possibilità. Credo che non finirò mai di ringraziarla.”

“Anche io…” ammise lei, toccando il piccolo medaglione circolare, da dove fuoriuscì il kwami del topo.

“Salve! Io sono Mullo! È un piacere rivederti!” Esclamò l’animaletto magico. “Devi dire ‘Mullo, trasformami’ e il gioco è fatto!”

Marinette lanciò un’occhiata ricca di malizia al suo ragazzo, che attendeva a braccia conserte contro la ringhiera del suo balcone, pronto a godersi la sua trasformazione. “Allora… diamo inizio alle danze!” Gridò con gioia, prima che un fascio di luce l’avolgesse e il rosa e il grigio la circondassero per uniformarsi al suo corpo e creare il vestito da supereroina.

 

“Bentornata Multimouse!” Esclamò Chat Noir con il tono simile a quello di un bambino il giorno del suo compleanno. “Non ricordavo…”

Marinette si diede una veloce occhiata e fece una giravolta su se stessa per osservare tutto il suo vestito in ogni suo particolare. “Che cosa…?”

L’eroe parigino schiuse le labbra, abbandonandosi ad una meravigliosa sensazione di completo benessere che irradiò come tanti fasci di luce nel suo corpo, trapassandolo e colpendolo dolcemente alla vista della pura bellezza e della semplice perfezione emanata dalla sua ragazza. Le sue orecchie da gatto si raddrizzarono come punte da un invisibile ago e la sua coda non smetteva di muoversi ansiosamente. 

“Hey, micetto!” Lo richiamò lei. “Per caso ti hanno morso la lingua?” Gli punzecchiò la punta del naso scherzosamente, ridacchiando tra sé.

Chat Noir sorrise insieme a lei e una miriade di brividi elettrizzanti si insediarono nel suo petto, diramandosi rapidamente fin dentro le ossa e le vene. “Credo che una certa topa abbia completamente rubato il cuore a questo gatto.” Confessò a brucia pelo. “Decisamente.” Saltellò sulla ringhiera, lasciando che le loro code si attorcigliassero per un momento. “Non so se è una buona cosa…” Sogghignò, cingendo lo sguardo al viso calmo e furbo di lei per regalarle alcune sincere fusa, mentre le baciava le guance e il collo. “Vogliamo andare?” L’invitò, allungando un braccio verso i tetti di Parigi e l’altro a lei per poter fare il primo salto insieme, mano nella mano. 

 

“Bene… e ora che facciamo?” Gli domandò lei con tono altamente emozionato, quando si fermarono sopra a dei vecchi camini. 

“Non lo so… possiamo fare tutto quello che vuoi tu. Io lo faccio sempre… quindi decidi tu.”  

Marinette si batté l’indice contro il mento, mentre iniziava a camminare rapidamente, avanti e indietro, per tutto il tetto vuoto sotto gli occhi pazienti e innamorati di Chat Noir, che l’osserva seduto su di una tegola e adorava in silenzio tutti gli atteggiamenti buffi e spontanei di lei. “Non saprei…” confessò lei. “Notre-Dame l’ho già visitata…” Lanciò una veloce occhiata maliziosa a lui, sottintendo la magica notte del loro primo bacio che diede inizio alla loro relazione. “Anche se… in ricordo del nostro primo ballo… della tua canzone che mi hai dedicato e… di tutto il resto…” buttò fuori una manciata d’aria dalla bocca e si sistemò tranquillamente a fianco al suo ragazzo. “Potremo farci un salto…”

Chat Noir le accarezzò dolcemente una mano. “Va bene.”

“Ma… vorrei anche regalare a noi… un’altra meravigliosa esperienza.” Sbuffò, voltando lo sguardo lontano da lui.

“Andremo ovunque tu lo desideri. Abbiamo un’intera notte.” Lui raccolse il viso di Marinette fra le sue mani, cominciando a percepire un altro interminabile solletico pungergli le dita e tutte le braccia, fin dentro il cuore che pulsava come una fiamma scoppiettante e ardente. “Siamo solo noi. Parigi è nostra. Parigi è tutta tua.”

Lei gli sorrise con semplicità e con bollente complicità, ma le lingue di fuoco, che giocherellavano per tutto il corpo e nelle vene del ragazzo, divamparono in un incendio, spingendolo a farsi avanti e perdersi nel chiaro e infinito celeste delle sue iridi.

Lui appoggiò delicatamente la fronte contro quella di lei, inspirando ed espirando profondamente per calmare e domare il forte desiderio di baciarla, e chissà cosa poi. “Non sto scherzando.” Continuò con voce tremendamente roca. “Se fosse per me, ti donerei tutta la città. Oh… se solo potessi, ti regalerei tutto il cielo, la luna che ci osserva da sempre come una gatta curiosa tra i camini delle case, il sole che fa splendere i tuoi occhi come lapislazzuli fini e preziosi.” Le accarezzò docilmente le linee del viso. “Le stelle si inchinerebbero alla tua bellezza e si lascerebbero abbracciare dai tuoi capelli, scuri come onde nere incastrate nell’infinita galassia.”

“Chat…” Marinette sbatté più volte le palpebre, creando in lui una serie di brucianti fuochi d’artificio. “Chat Noir.” Lo chiamò sottovoce.

Il ragazzo le sfiorò una gota e qualche ciuffo, curioso e timido, ed inspirò profondamente, frenando il suo intimo e forte istinto di tuffarsi ancora una volta tra le labbra accoglienti e pregiate di lei, le uniche capaci a placare e a spegnere quel tremore che lo scuoteva interiormente come un tamburo impazzito. Espirò una grande manciata d’aria, rompendo il legame invisibile che intersecava e univa i loro colori in una sola miscela dalle sfumature distinte e nette, ma compatte, simili e agglomerate in una scia di brillanti e preziosi sentimenti sinceri e reali. Si alzò e catturò fra le sue mani il suo magico bastone argentato per allungarlo verso le tenebrose nuvole del cielo di mezzanotte. “Vieni.” Cinse una mano a Multimouse per farla salire sulle sue gambe. “Forse da un’alta prospettiva avrai le idee più chiare.”

La ragazza gli regalò un dolce e affettuoso sorriso, balzò sul proprio posto per mettersi in piedi e, con fine e inconsueta leggiadria, accettò l’invito, socchiudendo appena gli occhi e facendo scivolare delicatamente le sue dita sul palmo rilassato e sicuro di lui fino a chiuderle e serrarle attorno al polso. 

Con una rapida spinta, Chat Noir la tirò a sé, sedendosi sul suo bastone e sistemando la sua ragazza su entrambe le gambe. Sul suo volto nacque un sorrisetto compiaciuto e simpatico, non appena i suoi occhi furbi e maliziosi si accorsero della leggera spruzzata di rossore sbocciata sul viso di lei, come un piccolo roseto in piena primavera. “Sei bellissima.” Le sussurrò, facendola sobbalzare lievemente contro il suo petto caldo e carico di pungenti mine bollenti, mentre lui respirava con fatica e tentava di concentrarsi sulla sua piccola missione: farla divertire. Premette il pulsante verde a forma di zampa da gatto e in un attimo entrambi si ritrovarono appollaiati ben al di sopra dei tetti e dei cunicoli di Parigi, quasi alla stessa altezza della Torre Eiffel, che si stagliava come un diamante frammentato tra alcune basse e pacifiste nuvole scure. 

“Wow!” Esclamò lei. “Allora… è questo quello che tu vedi di Parigi… ogni volta che vuoi!”

“Sì…” Sorrise, ma i lati delle sue labbra si incurvarono leggermente verso il basso, poiché nella sua mente si concretizzò involontariamente il pensiero della sua vita segregata tra le mura della sua casa. “Più o meno…”

“Hey, bel gattino…” Gli prese il volto fra le mani. “Tutto bene?”

In un batter d’occhio l’espressione dipinta dietro la maschera nera si colorò di tutt’altre sfumature, più accese e vive. “Bel gattino, eh?” Le toccò buffamente uno dei chignon che componevano il costume di Multimouse. “Come potrei darti torto!” Batté più volte le sopracciglia per darsi una finta aria di superiorità. 

Lo sguardo di Marinette si era trasformato in una linea sottile.“Chat Noir…” Lo chiamò per farlo tornare in sé. “Dico sul serio… cos’è successo?” Cinse maggiormente le braccia attorno al collo di lui per posare la sua fronte tra i capelli biondi e profumati. “Io sono qui.”

“Lo so, mia bellissima topolina.” Le lanciò un’occhiata dolce e persuasiva. “Ma puoi stare tranquilla. È… Era solo… una stupida immagine… della mia vita quotidiana.”

“Se vuoi…”

“Hey.” La fermò insieme ad un lieve sorriso benevolo. “Questa notte è nostra. È tua. Voglio che ti diverta e non che ti debba rattristare a causa mia… mi sentirei peggio.”

Multimouse annuì tentennante. “Va bene.” Si sistemò meglio per guardalo dritto negli occhi. “A patto che domani mi dirai cosa ti è passato per la testa!”

Chat Noir acconsentì. “Come la mia principessa desidera.”

“Bene.” Marinette trattenne l’inizio di una risata. “Ti va di prendere un tè?”

“A quest’ora della notte?”

“Sì… un tè insieme su un tetto sotto la volta delle stelle.” Lo guardò con occhi da cerbiatta. “Non è romantico?”

Lui fece finta di doverci pensare un po’ su. “Credo che si possa fare.”

 

“Questa tazza scotta!” Tirò fuori la lingua per rinfrescarla con il freddo vento autunnale. “Per colpa di questo costume non me n’ero accorta! Ops!” Ridacchiò tra sé, facendo ridere Chat Noir, seduto accanto a lei a gambe incrociate con un piccolo bicchiere fumante tra le mani.

“Devo ammettere che… non lo avevo ancora mai fatto!” Confessò sinceramente l’eroe parigino. 

“Mi dispiace solo che siamo dovuti tornare a casa mia…” Inclinò la testa verso il suo balcone che sorgeva da sotto i loro piedi, un piccolo giardino di luci accoglienti.

“Tranquilla, abbiamo ancora tempo! L’importante è che non usi il potere del tuo Miraculous… avresti solo cinque minuti prima di tornare ad essere Marinette.”

Multimouse sollevò la sua tazza rosa per bere un sorso del suo tè e, attraverso il trasparente e caldo fumo accolto tra le sue mani, lanciò un’occhiata divertita all’altro. “Ah, è vero! Allora starò ben attenta!”

Chat Noir le rispose silenziosamente con uno sguardo piuttosto espressivo, uno di quelli che solo in pochi riescono a far emergere dalla proprio inconscio e dal proprio profondo, uno di quelli che ti avvolgono e ti accarezzano, ma ti terrorizzano per quanto siano intimi e sinceri. I sinuosi e inebrianti movimenti del vapore che fuoriusciva leggiadramente dal suo bicchiere, evidenziavano i lineamenti perfetti e delicati del suo volto e regalavano un’atmosfera misteriosa e terribilmente lucente ai suoi occhi dal colore puro e penetrante. 

Marinette dovette distogliere le sue iridi da quelle incandescenti e ammalianti del ragazzo-gatto per non cadere e sprofondare in un pozzo senza fondo di pura timidezza. “Perché questi costumi non hanno la potenzialità di nascondere un semplice viso paonazzo?”, pensò tra sé, facendo finta di doversi sistemare qualche ciuffo dei capelli fuori posto pur non di non dover guardare Chat Noir in faccia. Tuttavia non si accorse che la sua coda rosa da topo si muoveva freneticamente tra ldi loro e che il ragazzo attorcigliò la sua da gatto attorno ad essa per placarla e fermarla a fianco alle loro mani vicine. Lei sussultò, non appena percepì quel contatto simile ad una tenera carezza decisa e morbida sfiorarle la schiena e l’anima. “Che…?”

“Tutto a posto, mia principessa?” 

“Ehm…” Multimouse bevve un altro sorso dalla sua tazza, terminando completamente la bevanda. “Sì… sì!” Ridacchiò imbarazzata, mentre si grattava distrattamente una guancia. “Stavo… stavo osservando il panorama!” Indicò con le dita la città che si stagliava sovrana davanti a loro, come un’immensa e stupenda regina ai piedi di un cielo magnanimo, variopinto da lucenti stelle e da profonde nuvole.

La Torre Eiffel era uno scettro dorato tra le lunghe e infinite dita della Città, l’Arco di Trionfo era infilato perfettamente fra di loro come un anello reale, il Louvre un prezioso scrigno argentato tra le mani bramose della regina Parigi e, infine, c’era Notre-Dame. Il duomo sorgeva come il sole e la luna, seppur distanti e imponenti erano sfavillanti e smaglianti nel cielo: la spettacolare corona che si levava sul capo di Parigi; il potente e maestoso diamante; il più caro e amato tra tutti i gioielli della sovrana francese; il cuore della Città.

“Sai, micetto…” Marinette inspirò profondamente, mentre i suoi occhi brillavano ancora sotto l’effetto delle luci e della fine regalità che Parigi emanava dinanzi a loro e si disegnava ancora nella sua mente come un’immagine di un’incredibile regina. “Credo di sapere cosa voglio fare.” Ammise, alzandosi in piedi e rubando dalle mani il bicchiere vuoto di Chat Noir.

“Ah, sì?”

Multimouse saltellò verso il suo balcone dove vi lasciò le tazze vuote e sporche. “Sì!” Balzò sulla sua ringhiera come un vero topo e guardò in alto per incontrare lo sguardo incuriosito e divertito del suo ragazzo, fermo in piedi sul suo tetto, che muoveva ritmicamente la coda come un gatto felice desideroso di giocare. “Vorrei scoprire tutte le abilità e i poteri nascosti di questo costume… e per farlo…” lasciò morire la frase apposta in quel modo, aspettando che lui la potesse terminare per lei.

Chat Noir inarcò maliziosamente un sopracciglio e diede un veloce, ma deciso, colpetto al suo campanello dorato. “Vuoi giocare al gatto e al topo, principessa?” Le chiese con tono basso e rovente, saltellando con un semplice e preciso balzo accanto a lei.

Marinette non attesa nulla e si avvicinò di molto al volto sicuro e divertito di lui, sfiorandogli il naso e le labbra fresche e ancora umide dal tè. Incastrò per bene i loro colori vivi e intensi, contornati dalle loro maschere opposte e contrastanti, solleticandogli il suo intimo desiderio nascosto tra il nero ombroso delle sue pupille da gatto e il verde vivido delle sue iridi accese e spudoratamente scaltre. Vi era un segreto invitante e visibile e lei lo sapeva da quando lo aveva incontrato per la prima volta quella notte. Un accattivante calore avvolse i loro respiri intrecciati tra i loro sguardi furbi e innamorati, regalandole un lungo ed elettrizzante brivido per tutta la schiena. “Quasi.” Gli rivelò contro la bocca schiusa. “Una cosa simile.” Stuzzicò la campanella dorata del costume da gatto, facendo risuonare per un paio di volte il suo suono melodioso e squillante, e scappò via, volando e saltellando tra i tetti blu e bianchi di Parigi.

 

Da bravo felino, Chat Noir la seguì immediatamente, corse a gattoni con la coda alta, le nere orecchie tese, e balzò abilmente tra vari camini e strette viuzze, aiutandosi con il suo bastone argentato, mentre i suoi astuti e agili occhi non perdevano di vista, nemmeno per un momento, la sua amata e bellissima preda per una notte. 

Si fermò insieme a lei. “Concedetemi un ballo, principessa!” Le urlò dal tetto opposto a quello dove si trovava la ragazza-topo, premendo fortemente contro il petto una mano per enfatizzare la sua sincera proposta.

La supereroina si voltò verso di lui con le braccia conserte. “Aspettavo solo che me lo chiedeste, mio caro cavaliere oscuro.” Gli rispose insieme ad un occhiolino, prima di dargli nuovamente le spalle e saltare in direzione della dorata Torre Eiffel.

 

Marinette desiderava solo poter ballare ancora con una volta con il suo gatto preferito tra i bagliori ammalianti di stelle eleganti e di luci dorate, che sbocciavano come tanti piccoli e vividi soli nella notte più buia, dove la terra si univa alla volta maestosa del cielo e la distesa dei lumi illuminava loro la strada verso l’amore più puro e vero.

 

 

Spazio Autrice

Salve! 🌻

È da un po’ che non passo in questo fandom, esattamente 5 mesi (lo stesso lasso di tempo che vivono i nostri amati personaggi in questa storia, eh eh! 😏)!

Si torna sempre dove si è stati bene, no? 💕

Era da un bel po’ che avevo iniziato questa (terza parte - per chi ha letto le altre due) storia, ma a causa di vari impegni e una pausa dalla scrittura l’ho lasciata insospesa tra gli altri racconti iniziati. Diciamo che grazie a "Glaciator 2.0" mi sono imposta di finire questa qui! Anche se credo che questa non possa competere con le altre due storie lol 😅

Mi piaceva immaginare Marinette e Chat Noir insieme in un’altra situazione, più alla pari, ma sempre all’oscuro delle altre loro identità in un’età più matura. 

Spero che questa One Shot, un po’ diversa dalle solite MariChat, vi sia piaciuta e che vi abbia regalato almeno un sorriso 🤍

Se vorrete scrivermi dei commenti, quali essi siano, sarò ben che felice di rispondervi!
Grazie di aver dedicato del tempo alla mia storia e di aver riposto ancora una volta un po’ della vostra fiducia in me! 💘

A voi che avete letto tutte e tre le storie, perché mi avevate già intravista a maggio o avete voluto seguire il mio consiglio o perché desideravate immergervi in qualche fanfiction MariChat, vi ringrazio dal profondo del mio cuore per il vostro forte sostegno! 🤍✨


Baci,

jomonet

   
 
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