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Autore: _Cthylla_    27/10/2021    1 recensioni
|Contesto generale/vago sebbene si rifaccia a certi fumetti della IDW|
Il giovane e tendenzialmente ansioso mech di nome Odysseus incontra qualcuno infinitamente più disgraziato di quanto sia lui.
Dal testo:
''«Non farmi male…» fu tutto quel che disse l’altro.
«Te l’ho detto, non ti faccio niente» ribadì Odysseus, il quale iniziava ad avere il dubbio che quella povera creatura ormai fosse in grado di pronunciare solo quelle poche frasi che aveva sentito «N-non sarei in grado nemmeno volendo, in effetti… e non solo perché sei più grosso di me, amico».
«Amico» ripeté il mech arancione, e il modo in cui disse quella parola la fece suonare quanto di più alieno possibile «“Amico”… io non ho amici. Nessuno di quelli come me ne ha. Siamo… scarti. Disgustosi… inutili… le mie mani… le mie mani…»"
Genere: Dark, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Tarn
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, così si diceva. Era un concetto piuttosto estraneo a Odysseus che, seduto sullo sgabello vicino al suo banco da lavoro, nella vita non aveva mai avuto potere su quasi nulla… e che ora si trovava ad averne uno molto grande sul suo coinquilino.
 
Glitch si era lasciato sfuggire di ricordare vagamente che un tempo era stato in grado di disegnare in modo quasi decente e, se inizialmente si era schermito quando Odysseus si era lasciato prendere dall’entusiasmo e gli aveva chiesto di provare a fare qualcosa, non aveva impiegato molto per cedere. Non aveva neppure tentato di prendere in mano la penna  -se non c’erano datapad in giro riusciva a scrivere anche a mano, con qualche difficoltà, ma disegnare era fuori discussione- e, seppur con un po’di tensione, aveva usato la punta di una delle sue dita per mettersi al lavoro. Inizialmente Odysseus aveva provato una familiare sensazione di senso di colpa per aver messo il suo amico in una situazione in cui si sentiva a disagio -da lì, il discorso di potere e responsabilità- ma dopo un po’aveva visto la postura di Glitch diventare più rilassata man mano che si concentrava più sul disegno e meno sull’ambiente circostante.
 
“Quando avevi delle mani vere dovevi essere proprio bravo. Ad avere gli shanix, Glitch, ti farei fare un trapianto prima di subito” pensò Odysseus che, col mento poggiato contro le braccia incrociate sul tavolo da lavoro, seguiva con lo sguardo ogni movimento della mano dell’altro mech “Per te sarebbe stato giusto finire in casa di gente più ricca… anche se forse, pensando a chi è ricco da queste parti, non è per disegnare che ti avrebbero dato delle mani nuove”.
 
Glitch gli aveva parlato delle considerazioni fatte da Scylla tempo addietro su strozzini, gentaglia varia e cos’avrebbero cercato di fargli fare una volta viste le sue abilità. Odysseus non aveva potuto far altro che trovarsi d’accordo, e immaginare quali sarebbero state le condizioni di Glitch in una situazione del genere gli aveva fatto male all’anima. Il suo amico aveva dimostrato di non avere grossi problemi a reggere violenza e morte quando era davvero convinto che fossero meritate, ma se fosse finito a lavorare per quella gente avrebbe dovuto distribuirne anche a chi non le meritava affatto, che gli piacesse oppure no e con tutte le conseguenze del caso.
Per ciò che si sarebbe trovato a fare in quelle occasioni, Glitch avrebbe finito con l’odiarsi ancora di più, si sarebbe visto come un mostro; e le altre persone, vedendolo anch’esse come tale per le sue azioni -non senza ragione- avrebbero rafforzato la sua convinzione. Sarebbe precipitato in una spirale distruttiva per sé e per gli altri alla quale Odysseus non voleva pensare nemmeno: sarebbe stato tremendamente ingiusto.
 
Glitch però era capitato in casa loro, ed era diventato suo amico e, finché Odysseus avesse potuto stargli vicino, non avrebbe mai lasciato che andasse a invischiarsi in brutti giri.
 
Glitch iniziò a massaggiarsi la testa con la mano sinistra. «V-va bene… ho la sensazione di star disegnando qualcuno che conosco».
 
Aveva tracciato l’immagine di un mech grosso, con la vita abbastanza sottile, un cannone, delle spalle molto alte e due corna degne di un alcitron dentellate verso l’interno.
 
«Mh… non ho idea di chi sia, anche se assomiglia un po’ a una delle nostre clienti» commentò Odysseus «Una delle nostre clienti più spaventose. Cioè, tu hai visto Chary, no? Per essere una femme è grande, arriva quasi a toccare i dieci metri. È più grossa anche di svariati mech, in effetti, ma non è quello il punto, il punto è che la tipa di cui ti parlo supera sicuramente i venticinque metri e ha un accidenti di mestolo lungo come il sottoscritto!... che hai?»
 
«“Ho” che adesso oltre alla testa mi fanno male le mani e non so perché» disse Glitch, massaggiandosi le dita «E ho anche un’altra sensazione».
 
«Dimmi».
 
«Questo qui…» indicò il mech nel disegno.
 
«Sì?»
 
«Non ricordo la sua designazione né altro, ma chiunque fosse, o sia, dev’essere uno scassacavo» affermò Glitch.
 
«È la prima volta che ti sento parlare di qualcuno in questi termini e in modo così convinto. E poco spaventato» osservò il jetformer «Questo tipo qui, per come l’hai disegnato, non ha l’aria molto raccomandabile».
 
«È vero, però hai ragione, non mi fa paura, è solo…»
 
«Scassacavo» ripeté Odysseus.
 
«Sì!» annuì Glitch «Uno scassacavo di quelli pesanti!... e… non credo di riuscire a fare altro qui» aggiunse, indicando il disegno «Se avessi avuto le mani penso che sarebbe stato diverso, però così non posso fare di più. Non penso».
 
«Ad avere un disegno di lui visto da dietro, o andando di fantasia, già da questo si potrebbe fare una bambola, anche se sarebbe un lavoro più per Scylla che per me. Io probabilmente aggiungerei altre due teste, degli artigli, qualche tentacolo… possiamo farglielo vedere quando lei e Charybdis tornano. Quando si fa un buon lavoro è un peccato che resti nascosto, no?»
 
«No!» esclamò l’altro mech «No no no no. No. L’ho fatto per te, dato che me l’hai chiesto, ma per quanto alla fine non mi sia dispiaciuto io non… no. Mi dispiace. Spero di non averti deluso, io…»
 
«Tranquillo, se non vuoi non lo facciamo, era solo un’idea. Non sono deluso» sorrise Odysseus.
 
«Sicuro?»
 
«Sicurissimo. A dirla tutta sono contento di vedere che, se proprio non ti senti di fare una cosa, dici di no anche a me. Non sono il tuo padrone, siamo amici».
 
«A dire il vero io sono il garzone del negozio, quindi tecnicamente-»
 
«… mi vedi anche come il tuo padrone? Sul serio?»
 
«No. No. Quel che voglio dire è solo che tecnicamente lo saresti, perché io lavoro qui, però no, non ti vedo così» fece una breve pausa «Le tue sorelle un po’ sì, anche se ormai è da un qualche tempo che ho capito… avevi ragione. I primi giorni. Mi dicevi che non erano cattive e non volevano farmi niente di male, ricordi?»
 
«Ricordo».
 
«Adesso se devo dire qualcosa a Scylla e la guardo in faccia non è più perché me l’ha ordinato lei, e quando a toccarmi per qualche ragione è uno di voi tre non sono più teso come ero prima. Con te ho smesso di esserlo da tempo, adesso anche con loro va meglio. Anche quando Charybdis tende le mani verso di me per passarmi le cose non sobbalzo più, non ho più l’istinto di pensare che possa essere per prendermi a botte o prendermi e riportarmi in discarica… f-faceva anche ridere, no? Charybdis avrebbe voluto fare la seconda cosa, e lo sapevo, ma non ha mai alzato un dito su di me, quindi non aveva senso che io reagissi in quel modo».
 
«Non lo facevi apposta né per divertimento, Glitch».
 
«È vero, ma non posso fare a meno di pensare che sia stato… offensivo».
 
«Nessuna delle due si è offesa» “Anche perché a Charybdis finché fai quel che devi fare poco importa di come reagisci e perché, e Scylla è Scylla” pensò Odysseus «Puoi stare tranquillo anche su questo».
 
Glitch disse qualche altra cosa, presumibilmente riguardo lo stesso argomento, ma Odysseus non capì mai le sue parole: il grosso ragnobot che stava lentamente e inesorabilmente calando sulla testa di Glitch siccome ghigliottina affilata aveva guadagnato tutta la sua attenzione.
A Odysseus piacevano gli animali, insetti inclusi… ma c’era un’eccezione: e quell’eccezione era rappresentata proprio dai ragnobot.
 
«AAAAAAAAAAH!» strillò mentre afferrava Glitch con tutti i propri capelli, trascinandolo via dalla sedia e verso la porta.
 
Lanciare un cubo di energon semivuoto in faccia a un grosso e pericolosissimo mech sconosciuto era fattibile, se proprio doveva; condividere la stanza con un ragnobot, NO.
 
«AAAAAAAAAAH!» strillò di rimando Glitch, senza capire assolutamente niente di quel che stava succedendo e trovandosi a fare le scale col sedere -fortunatamente riparato dai “capelli” altrui.
 
Solo quando entrambi furono al sicuro al piano di sotto e Odysseus ebbe bloccato la porta con una sedia l’assurdità della situazione tornò sotto controllo… più o meno.
 
«M-ma cos… cos’è successo?!» esclamò Glitch, ancora giustamente allibito.
 
«Non eravamo più soli là dentro, dovevamo scappare!»
 
«N-non eravamo… che vuol dire?!» il mech aranciato, estremamente allarmato, iniziò a guardarsi attorno con fare febbrile «C’è un ladro in casa o q-qualcuno p-per-»
 
«Peggio!» esclamò Odysseus, sinceramente terrorizzato, al punto di nascondersi dietro il divano.
 
«… i-i-i-il mech del Chosen One Day» farfugliò Glitch, che stava precipitando nell’isteria «era lui, vero, è tornato, ce l’ha con me CI HA TROVATI E CI UCCIDERà TUTTI-»
 
«Peggio!»
 
«Cosa c’è peggio di quel mostronzo viola?!»
 
«Un ragnobot!» disse Odysseus, con voce innaturalmente acuta «Un coso GROSSO COSì!» aggiunse, con tanto di gesto esplicativo.
 
Silenzio.
 
«Un… ragnobot» ripeté Glitch, al quale l’isteria sembrava essere passata.
 
«GROSSO COSì!» ribadì il jetformer «E stava scendendo in direzione della tua testa, Glitch! Ti sarebbe caduto in testa!»
 
L’outlier, dopo avergli dato una lunga occhiata, si grattò brevemente la fronte. «Sì, effettivamente una volta mi avevi accennato al tuo poco amore per quegli animali. Grazie per… beh, avermi evitato l’incontro a sorpresa, immagino…»
 
«A-aspetta, dove vai?!» esclamò Odysseus, vedendo Glitch alzarsi e andare in direzione delle scale che portavano al piano di sopra.
 
«A sfrattare l’inquilino dalla nostra mansarda-»
 
«Non è più nostra! È la mansarda del ragnobot!»
 
«Non per molto» replicò Glitch, togliendo la sedia.
 
«Aspetta, non puoi tornare lì dentro così!»
 
«In che sen-»
 
Odysseus agguantò il mestolo più lungo che riuscì a trovare nell’angolo cottura e il coperchio della pentola più grossa tra le presenti. «Se proprio vuoi entrare lì dentro devi farlo preparato. Ecco».
 
«Ma-»
 
«Quei cosi non si arrendono senza combattere! Sono cattivi!»
 
Glitch si limitò ad accettare uno scudo e una spada alquanto improvvisati ma sempre graditi, insieme all’avvertimento, e aprì la porta della mansarda. Odysseus, dopo essersi “armato” a sua volta, trovò perfino il coraggio di seguirlo.
 
«Eccolo!» bisbigliò Odysseus, nascosto dietro Glitch.
 
Il ragnobot li attendeva al centro della stanza. Illuminato direttamente da un raggio di luce che filtrava attraverso il vetro della finestra, sollevò due delle sue otto zampe -ognuna misurava cinquanta centimetri di lunghezza- e fece schioccare le fauci mentre li fissava con un’evidente aria di sfida nei suoi sei occhi lattiginosi.
 
«… ma sul serio?»
 
«Te l’avevo detto!» ribatté Odysseus «Attento, arriva!»
 
Glitch riuscì solo per un pelo a parare l’attacco del ragnobot, il quale si era lanciato contro di lui con l’energia di un gladiatore dell’arena di Kaon. Il mestolo fendette l’aria creando un rumore metallico nello sbattere contro le zampe delL'animale che, respinto, ricadde a terra zampettando rapido all’indietro.
 
«Sei un avversario tosto» commentò Glitch, sollevando lo scudo mentre lui e il ragnobot camminavano di lato studiandosi uno con l’altro «Ma la nostra mansarda non diventerà il tuo regno di ragnatele. Sei entrato dove non ti competeva e ne pagherai il prezzo».
 
Il ragnobot fece nuovamente schioccare le fauci, quasi come se avesse voluto rispondergli.
 
«In guardia, intruso!» esclamò, stavolta cercando di attaccare il ragno per primo.
 
La bestia schivò le prime tre mestolate, parò la quarta e, dopo essersi arrampicata lungo il muro, tentò un assalto aereo che Glitch bloccò con l’aiuto del coperchio-scudo.
 
Si sarebbe potuto obiettare che Glitch, in quanto outlier, avrebbe potuto pensare di utilizzare la sua abilità per liberarsi del ragnobot -se proprio non ce l’avesse fatta in qualche altro modo- ma il suo processore non l'aveva neppure preso in considerazione, per una volta in cui poteva essere lui a fare qualcosa per Odysseus e non il contrario, sconfiggendo una “terribile bestia” in una battaglia epica all’ultimo energon.

A parte gli scherzi, quell’affare si stava rivelando davvero rognoso.

 
Il ragnobot attaccò di nuovo e, dopo un breve scambio di colpi, riuscì a far volare via il mestolo dalle mani di Glitch.
 
«Glitch!» strillò Odysseus, che guardava il combattimento restando appiattito contro una parete.
 
«Va tutto bene, la battaglia non è ancora persa!» esclamò il mech arancio «Vieni avanti, creatura maligna!»
 
Dopo aver preso la rincorsa, il ragnobot attaccò nuovamente Glitch finendo per sbattere contro lo scudo. Vedendolo sbilanciato, l’outlier scattò in avanti colpendo la bestia con la sua arma di difesa, riuscendo a mandarlo a zampe all’aria per un solo istante, e lì, spietato, utilizzò due delle proprie dita per infilzare la bestia dritta al ventre.
 
«Ti avevo detto che avresti pagato il prezzo delle tue azioni» concluse Glitch, sollevando il cadavere del ragnobot sopra di sé «Che questo sia di avvertimento per chiunque osi pensare di invadere la nostra mansarda -che sia un ragnobot… o qualsiasi altra bestiaccia!»
 
«Sei pronto per l’arena, Budino» commentò Scylla, poggiata contro lo stipite della porta.
 
«AAAAAAAAAAH!» strillò Odysseus, che non si era avveduto della presenza della sorella.
 
«AAAAAAAAAAH!» strillò Glitch di rimando, e nel muovere le mani fece volare per errore il cadavere del ragnobot sopra la testa di Odysseus.
 
«AAAAAAAAAAH!» gridò ancora il jetformer, immemore del fatto di poter togliere il cadavere grazie ai “capelli” stessi.
 
Infine, dopo una breve serie di strilli sempre più acuti e di corse in circolo, i due coinquilini della tana del luponoide andarono a sbattere frontalmente uno contro l’altro e caddero a terra seduti.
 
L’epica battaglia era finita nel solo modo in cui poteva finire, ma quantomeno il cadavere del ragnobot, tra una corsa e l’altra, era finito tra i piedi di Scylla, che aprì la finestra e lo lanciò fuori.
 
«Se le venationes sono finite direi di scendere giù a cena» disse la femme «Ero venuta su apposta».
 
«Ehm. Io… noi… tra un minuto veniamo giù» rispose Odysseus.
 
«Va bene!»
 
Detto questo, Scylla chiuse la porta e i due coinquilini la sentirono scendere le scale.
Così come sentirono altrettanto bene la risata eroicamente trattenuta in precedenza scoppiare subito dopo.
 
«Io non ci scendo, lì sotto» disse Glitch.
 
«Su-»
 
«No! Mi vergogno!»
 
«Tu ti rendi conto che gli scontri frontali dopo essere fuggiti urlando per qualche ragione non proprio valida non sono una novità tra me e te, vero?»
 
«Sì ma non c’era di mezzo la posa eroica con il ragnobot morto, penserà che volessi imitare Megatronus!»
 
«Ah quindi non volevi?»
 
«Lui è inimitabile».
 
«Eppure avrei giurato che l’avessi fatto apposta» commentò il jetformer, pensieroso.
 
«… andiamo a cena».
 
Odysseus soppresse una breve risata. «Ehi Glitch».
 
«Dimmi».
 
«Tu quantomeno sei riuscito a batterti con il ragnobot, io gli avrei lasciato direttamente il campo, quindi dal mio punto di vista mi hai fatto un favore grosso come tutta la mansarda. Grazie, amico».
 
«Dovere» borbottò l’altro mech «Ma il cadavere ti è finito in testa, quindi non sono sicuro-»
 
«Quello però non è per colpa tua, quello è colpa di chi fa prendere GLI ACCIDENTI ALLA GENTE, SCYLLA!» esclamò Odysseus, alzando il tono man mano che scendeva.
 
In risposta ricevette una qualche battuta che Glitch non capì, o non volle capire conscio che tanto ne sarebbero volate altre nel corso della cena. Nell’avvicinarsi alla porta, l’outlier fece un breve sospiro nervoso e cercò di concentrarsi sull’unica cosa positiva di tutta quella follia a otto zampe: per una volta aveva effettivamente aiutato Odysseus, il quale aveva riconosciuto l’utilità delle sue azioni e aveva espresso sincera gratitudine nei suoi confronti.
Per quanto Glitch continuasse a ritenere che non ci fosse paragone tra quel che Odysseus aveva fatto per lui e il modo in cui lui invece era ancora ben lontano dal ricambiarlo -secondo la propria opinione, non necessariamente condivisa- era meglio di niente.
 
“Prima o poi riuscirò a farlo davvero e farlo del tutto. Mi serve solo tempo” pensò, decidendosi a scendere per cena “Ma lo farò”.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
«… sul serio? Thundercracker e Skywarp hanno fatto una cosa buona prima di mollare l’Accademia per andare chissà dove, una, e noi dobbiamo davvero vanificarla così?»
 
«Hai sentito Shockwave, Skids» replicò Windcharger, alzando brevemente le ottiche azzurre al soffitto «Va riportato indietro. Secondo lui la sua abilità di disattivare macchinari è preziosa e in futuro potrebbe esserlo ancora di più, per cui… al lavoro, superlearner, e usiamo quella macchina del tempo per localizzarlo e teletrasportarlo qui, nell’Accademia».
 
Nessuno dei due outlier sembrava particolarmente entusiasta all’idea: non Skids, che sospirò nervosamente nello scambiare un’occhiata col compagno di lavoro, né Windcharger, che grazie alle sue “braccia magnetiche” gli passò un bullone che stava perdendo per strada.
 
«Windcharger, dai, siamo seri, Glitch finora è stato solo in grado di fare casino! Rompe quel che non deve rompere e, quando abbiamo lavorato insieme l’ultima volta, è persino svenuto lasciandomi lì a dover finire da solo. Vale veramente la pena riportarlo qui, e solo perché in futuro “forse, potrebbe” imparare a usare la sua abilità a distanza?»
 
«Ripeto: hai sentito Shockwave. Shockwave è, più o meno, tutto quel che ci separa da finire come Glitch stesso» replicò l’altro mech «Dunque eviterei di contrariarlo».
 
Skids non replicò, conscio del fatto che Windcharger avesse ragione da vendere. Shockwave era un membro estremamente influente nella casta degli scienziati, e proprio la sua influenza gli aveva permesso di mettere in piedi la Jhiaxian Academy of Advanced Technology, radunando poi all’interno di essa mechs e femmes con abilità speciali di vario genere e aiutandoli sia a svilupparle, sia a tenerle nascoste a un governo che non avrebbe gradito sapere della loro esistenza.
I motivi di una simile scelta erano piuttosto oscuri -difficilmente uno scienziato agiva per carità divina, e Shockwave, pensando alla sua fama, ancor meno- ma loro erano contenti di trovarsi in un posto che si poteva considerare sicuro… per il momento. Il gladiatore Megatronus in quei tempi stava vivendo un periodo di grandissima ascesa e, se le voci erano vere, si iniziava persino a pensare che avesse intenzione di scendere in politica -il consenso che andava raccogliendo, in fin dei conti, era sempre maggiore- con idee che tuttavia cozzavano il giusto con quelle portate avanti dalla nobiltà fino a quel momento.
Vero, c’era la voce che Spector Specter fosse tra i possibili candidati come nuovo vice capo del Gran Consiglio, e si narrava che nelle sue intenzioni ci fosse anche quella di far abolire una volta per tutte pratiche barbare come l’empurata, ma non era detto né che sarebbe stato eletto né che poi avrebbe davvero messo in pratica i suoi propositi e, in ogni caso, il provvedimento in questione sarebbe stata una goccia nel mare.

 
«Bisogna proprio riportarlo qui, vero?»
 
«Eh sì».
 
«E tornare a sentire i suoi lamenti» continuò Skids, avvitando il bullone passatogli dal collega «I suoi “oddio svengo” qui, i suoi “non sono in grado” di là, il modo in cui ci fissa da lontano per un sacco di tempo prima di avvicinarsi se vede che siamo in gruppo, il modo in cui muove quelle manine tridattili… brrr. I brividi, davvero. Non è solo l’empurata, ‘Charger, quella alla fine è il meno, è che in lui è tutto così… così triste. Mi mette un misto di pena, angoscia e irritazione solo a guardarlo, ecco la verità».
 
«A chi non le mette?»
 
«Ecco. E magari è più felice lì dov’è ora, che ne sappiamo? Lo lasciamo lì, lui è felice, noi anche, win/win».
 
«Shockwave mi ha detto che nel luogo in cui si trova Glitch c’è stata -e, rispetto a quando è lui, “ci sarà a breve”- un’epidemia che ha falciato via un buon novantacinque per cento degli abitanti».
 
Skids borbottò una brevissima preghiera a Primus prima di fare la domanda più logica per una mente come la sua. «Shockwave ti ha detto se l’epidemia in questione è stata per cause naturali o “per cause naturali”?»
 
«“Per cause naturali” fatta passare come se lo fosse stata davvero: membri della sua stessa casta ci lavorarono su» rispose Windcharger «Non ha detto molto. Ha accennato a un medico coinvolto in non so cosa -ma già nel mirino di gente in alto- a del malcontento, al fatto che all’epoca il Senato avesse ancora un po’più potere di adesso e che il Gran Consiglio avesse ancora un paio di membri dediti al Funzionismo. Belli che andati, fortunatamente... ora la faccenda non è rose e fiori, ma ai tempi ci andavano giù ancora più duri».
 
«Sembra proprio di sì. Allora come non detto, nel caso sia felice lì dov’è ora dovrà ringraziare sia per il fatto di venire portato via, sia perché finirà a dimenticare un po’tutto. “Almeno a livello cosciente”, citando Shockwave -per quanta importanza possa avere» fece una smorfia «… eppure sai, per quanto per Glitch possa essere una fortuna mi irrita mettermi nei suoi panni e immaginarmi con dei pezzi di memoria in meno. Credo che al posto suo potrei ossessionarmi all’idea di farli tornare a galla».
 
«Glitch però non è te, e ha ben altri problemi».
 
«A tonnellate» annuì Skids «A tonnellate. D’accordo, facciamo funzionare questa roba entro domattina».
 
 
 

 
 
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo, come potete intuire, ci sarà l’epilogo. Avrei potuto concludere qui ma volevo la cifra tonda xD
Per quanto riguarda Shockwave e i personaggi dei fumetti che compaiono qui, ho fatto un miscuglio tra la situazione che c’era in TFP prima della guerra, la situazione che c’era nei fumetti sempre prima che scoppiasse il casino (il Megatronus di cui parlano è sempre quello di TFP) e un accenno alle mie fanfic (la parte in cui si cita Spector Specter. Il padre di Spectrus e Spectra, per chi non si ricorda di lui). Stesso dicasi per Shockwave, che qui NON è un senatore (né è precisamente una brava persona, decisamente NO), ma un eminentissimo membro della propria casta, destinato in seguito a mollare la suddetta e mettersi dalla parte di Megatron.
 
E niente, grazie a chi ha letto e apprezzato :D al prossimo (e ultimo) capitolo,
 
_Cthylla_

p.s.: vi do un consiglio... se state scrivendo una roba abbastanza seria, non guardate questo anime, perché devierà il vostro cervello verso il disagio.
MA UNA VOLTA FINITO DI SCRIVERE, GUARDATELO, VI PREGO :'D
p.p.s.: quello disegnato da Glitch è Megatron di Armada, alias il suo vicino di casa nella mia fic "I vicini di casa peggiori della storia". Sì, è effettivamente uno scassapalle. E la cliente spaventosa del negozio di Scylla e fratelli è babushka Valka ☝🏻


 
   
 
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