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Autore: Lisbeth Salander    30/10/2021    2 recensioni
Raccolta di momenti, frammenti della storia d'amore tra Victoire Weasley e Teddy Lupin.
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Day 30: Casa
Prompt (lista pumpWORD): Hiraeth: una nostalgia per un luogo perduto - o una persona - dove non si può più fare ritorno 


 
Casa
 
«Sei pronta a tornare, allora?».
«Tornare… non mi sembra di tornare».
«Ma come? Siamo stati lì mille volte, ci siamo cresciuti».
«Ma non siamo più quelli di una volta. Ci siamo sposati, siamo diventati genitori, siamo stati ovunque…».
«Quindi, quel posto non è più speciale come una volta? Pensavo ti mancasse…».
«Mi manca, mi manca soprattutto quello che rappresenta. È solo che siamo oltre, Teddy. Non ho più bisogno di andare lì per essere trovata».



Viaggiare il mondo per lavoro ha una strana controindicazione. Casa è un concetto che finisce quasi con lo scolorire, soprattutto se casa è una persona e la persona la si porta con sé. 
Ogni tanto Victoire si ferma a pensare e cerca di tenere a bada la nostalgia di una vita in cui non viveva con la valigia in mano, in cui sapeva sempre dove fare ritorno, in cui aveva luoghi precisi in cui fermarsi quando il mondo diventava pesante.
La sua infanzia è stata piena di luoghi che sapevano di casa: Shell Cottage, La Tana, casa di zia Ginny, la stanza di Teddy, il prato antistante al Platano Picchiatore. Poi era arrivata Diagon Alley e quel minuscolo appartamento che aveva condiviso con Teddy e lì Victoire aveva capito che non le interessava affatto del dove.
Da allora si era fermata in molti posti, senza davvero sentirsi a casa, perché tanto bastava stare con Teddy e tutto sarebbe passato ma qualche volta, qualche volta mancava la sensazione di avere un luogo in cui tornare. Le mancava essere una ragazzina un po’ insicura e troppo innamorata davanti ad un albero che era stato piantato per Remus Lupin, che rappresentava un pezzo di storia di Hogwarts, anche se a conoscerla davvero erano pochi privilegiati.
Le mancava fuggire lì soltanto perché Teddy venisse a cercarla, soltanto per sapere di essergli mancata, soltanto per parlare un po’. 
Decidere di tornare in Gran Bretagna è stato naturale, una volta arrivata quella notizia, e inaspettatamente è stato altrettanto naturale decidere di andare a casa Black, di popolare quella casa, perché, come Andromeda Tonks aveva detto loro anni prima, una casa la fa chi la abita.
E, allora, cosa importa chi l’ha abitata un tempo, se loro due insieme sono stati casa dappertutto
Quella notte, la notte prima di partire, prima di toccare la Passaporta che riporterà lei, Teddy e la loro bambina nel Regno Unito, che porrà fine una volta e per sempre alla vita da vagabonda, non fa che tornarle in mente una parola gaelica che le ha insegnato una volta un collega di suo padre.
Hiraeth, le aveva detto, è la nostalgia per una persona o un luogo dove non si può più tornare e Victoire è convinta, con tutte le particolarità del caso, che sia quel genere di nostalgia a tenerla sveglia la notte, perché lei a casa, nei suoi luoghi, tornerà ma non è più la stessa di prima.
Pur essendo profondamente grata di tutto quello che le ha riservato la vita fino a quel momento, lo sa, ne è sicura che i due ragazzini insicuri ma innamorati davanti al Platano Picchiatore non ci sono più. 
Hanno lasciato spazio a due persone che, no, non sono sempre sicure ma restano tuttora innamorate l’una dell’altra, della loro vita che cambia ogni giorno, della loro figlia e dei prossimi figli che hanno intenzione di fare e che hanno chiaro cos’è che deve muovere la loro vita, che certi sentimenti non esistono soltanto davanti ad un albero, per quanto importante sia, che un luogo anche se speciale resta un luogo. 
Poco importa che in certi luoghi non si possa tornare, non si possa essere gli stessi di prima, se si ha la fortuna di vivere sempre a Casa.

   
 
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