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Autore: Sia_    31/10/2021    6 recensioni
“È fastidioso.” Le nocche di Hermione, a furia di stringersi, diventano ancora più bianche della sua pelle pallida. “I tuoi passi che raddoppiano il suono dei miei sono fastidiosi, tu sei fastidioso.”
Nemmeno quello riesce ad abbattere lo spirito del gemello, che alza le spalle al cielo e ha l’aria di uno che già se l’aspettava un commento come quello. “Sei arrabbiata, quindi.”
“Tu dici?” Lo guarda e commette il primo errore di quella giornata. Si accorge a quel punto che anche Fred la sta guardando di rimando: fa più fatica a respirare adesso.
[Questa storia è stata scritta in occasione dal gioco di scrittura “Dolcetto o scherzetto?” indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta.]
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger, Lee Jordan | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Non ci credi proprio? 

Prompt 31: Credere


È passata quasi una settimana da quando le labbra di Fred hanno toccato quelle di Hermione per la prima volta. Precisamente sei giorni e otto ore fa il gemello ha deciso di baciarla in Sala Comune nel pieno della  notte. Non deve essergli piaciuto poi tanto, pensa il prefetto con la Gazzetta del Profeta aperta sul tavolo e una  tazza nella mano, se non è più tornato a chiedere altro. Prende un lungo respiro e beve un sorso di tè caldo, con l'intento di concentrarsi sull’articolo.  

Il Ministero della Magia, comincia, invita i maghi… Fred è un mago, sa fare tutte quelle cose speciali con la sua  bacchetta ed è lui che le ha insegnato come far apparire delle graziose fiammelle blu dal nulla. No così non va  proprio. Il Ministero della Magia invita i maghi e le streghe che abitano nella zona della Cornovaglia a non dare da mangiare ai folletti, che sono diventati sempre più fastidiosi… Fred è fastidioso, a volte persino più fastidioso di Draco Malfoy e la sua espressione schifata che si porta dietro.  

“Cos’è che mi hai detto?” Hermione rinuncia a leggere e appoggia la tazza al tavolo di legno. Stacca gli occhi dal giornale e li porta al gemello seduto al suo fianco.  

“Ho detto buongiorno.” Le sorride, adagiando il viso al palmo della mano. È lì con lei da tre minuti. 

“Speravo fosse ‘Mi dispiace per non essermi fatto sentire per una settimana, dopo averti baciato in Sala Comune’ o qualcosa di simile.” 

Fred si mette a ridere piano, “No, solo buongiorno.” 

Hermione scuote il capo, affranta. Spera che il gemello non si sia accorto dei mille capillari che le si sono spezzati sulle guance per l’imbarazzo. Un brivido di fastidio le sale lungo la schiena, mentre maledice sé stessa per essere tanto indifesa in sua presenza: è una settimana che sta preparando quel discorso e, ora che ha la possibilità di affrontare il problema, non le viene più niente. Fred la sa rendere sorprendentemente muta. È anche possibile però che il suo silenzio sia dovuto al fatto che sono le otto di mattina di una fredda domenica, o è possibile che sia semplicemente tesa come una corda di violino. 

Studia per un secondo il viso luminoso di Fred, segue la linea delle labbra che sono tornate a prendere la forma di un sorriso e poi, piena di rabbia, si alza dal tavolo. Ha bisogno di andare via di lì. Stringe la tracolla nella mano sinistra e percorre velocemente il piccolo spazio tra le panchine di legno. Non aspetterà che Harry e Ron si facciano vivi.  

“Devi smetterla di seguirmi” dice al gemello, tra un respiro e l’altro, quando si accorge che lui le sta venendo dietro. Le manca un po’ l’aria ad andare così veloce, ma ha la sensazione che se rallentasse, cederebbe anche ad altro.  

“Non mi hai detto buongiorno di rimando, è cortesia.” Fred non fa fatica a starle al passo: ha le gambe più lunghe  delle sue e presto la supera di qualche centimetro. Ha nascosto le mani nelle tasche ed esibisce sul volto un sorriso malandrino. 

“È fastidioso.” Le nocche di Hermione, a furia di stringersi, diventano ancora più bianche della sua pelle pallida. “I tuoi passi che raddoppiano il suono dei miei sono fastidiosi, tu sei fastidioso.”  

Nemmeno quello riesce ad abbattere lo spirito del gemello, che alza le spalle al cielo e ha l’aria di uno che già se l’aspettava un commento come quello. “Sei arrabbiata, quindi.”  

“Tu dici?” Lo guarda e commette il primo errore di quella giornata. Si accorge a quel punto che anche Fred la sta guardando di rimando: fa più fatica a respirare adesso. 

Il gemello sembra essere colpito da quella mossa, si ferma nel mezzo del corridoio e non sa più che fare: è una settimana che scappa via appena il Prefetto gira l’angolo. C’è qualcosa che non va, ma non sa dare un nome alla sensazione che gli prende il petto e lo fa camminare più dritto di prima. Quindi è questo che prova sempre lei? Torna a focalizzarsi sul prefetto, che lo sta guardando arrabbiata, ma quella non è una novità. La novità – persino chiamarla novità è una novità – è non saper più trovare il modo di raccontarle i suoi pensieri.  

Il prefetto cessa il suo incedere, imita lo sconforto che trapela dal viso di Fred. “Allora?”  

Eh, allora. Dammi il tempo, pensa il gemello. “Dammi un’altra possibilità” dice invece, riconquistando un goccio del  suo orgoglio perduto.

Possibilità, questa è bella. Hermione alza un sopracciglio, ancora non capisce se è divertita, arrabbiata o rasserenata. Lo tiene sulle spine e studia con particolare attenzione il petto di Fred che si alza e abbassa a  ritmo regolare, il neo che gli decora la base del collo, sulla parte destra, e poi l’occhio le cade sulle lentiggini. Potrebbe stare ore a guardarle incantata. “Allora?”  

Ci riflette: Fred vuole una possibilità con lei e una possibilità è più di un bacio in Sala Comune. Si sistema la  tracolla sulla spalla e annuisce piano, “Ce l’hai, una.”  

Il gemello sorride, sembra ritrovare un po’ della calma persa poco prima. “Ti passo a prendere in Biblioteca alle cinque.” Guardandola andare via velocemente, si prefigge di non mandare all’aria quell’occasione. Coi sentimenti non ci sa tanto fare e c’ha messo una settimana a capire che il dolore che ha sentito dentro nel petto non era una fattura di Hermione. Mica gliel’ha insegnato qualcuno che, quando ci si innamora, fa tutto male: le labbra, la gola, il petto, le mani, le gambe, le ginocchia e gli occhi. Baciava il Prefetto e il corpo sembrava chiedergli aiuto. Quando non l’ha baciata più, è stato peggio. 

 

 

L’indice di Fred si posa sul lato del collo, in quell’area che per anni è stata decorata da un piccolo neo. Adesso non c’è. Rammenta, lanciando l’occhio all'orologio appeso alla parete, che il neo è l’ultimo dei suoi problemi. “Devo andare.”  

George, che sta maneggiando con i capelli, si gira a guardarlo esterrefatto. “Andare dove?” Vorrebbe urlare anche che non ha il permesso di girare per la scuola con la sua faccia come se niente fosse. Lo riscuote uno stupido pensiero:  loro hanno la stessa faccia.  

“In Biblioteca.” Fred si mette a posto la cravatta e si tira un paio di schiaffi sulle guance. 

“Sono le mie, vacci piano!” Gli urla il fratello, alzandosi dal letto e avvicinandosi. Gli prende i polsi e lo ferma, osservando un leggero rossore comparire sul suo viso. “Vai da Hermione?” Domanda, ma la risposta già la sa: è  raro che suo fratello entri là dentro, se non per qualche sporadica ricerca sui Tiri Vispi.  

Fred, con la faccia di George – che è la stessa faccia di Fred –, annuisce. “Spero di fare colpo anche se sono più brutto di prima.”  

Il gemello alza gli occhi al cielo, ma le labbra si aprono in un sorriso. Riconosce sul viso dell’altro dei tratti  familiari, quelli che osserva la mattina allo specchio quando si alza: non è poi difficile distinguerli se si fa attenzione ai più piccoli dettagli. “Lei non lo dovrà mai scoprire.”  

Fred ride, “Avremmo dovuto pensarci meglio, vero?” Chiede, lanciando un’occhiata alle due boccette di pozione vuote che sono appoggiate sul comodino. È l’ultimo tentativo (non del tutto fallito questa volta, un vero orgoglio  di tentativo) del Tiro Vispo che stanno disperatamente cercando di creare.  

“In nostra difesa, l’obiettivo era riuscire a comunicare senza parlare e questo non sarebbe dovuto succedere.” Un signore di tentativo, per l’appunto. 

“Dici scambiarci di corpo?” Prova a dire la voce di George, riempita del pensiero di Fred. Fanno silenzio entrambi per qualche secondo, si guardano e tentano inutilmente di non ridere. “Quanto dovrebbe durare?”  

George osserva la lista di ingredienti che hanno usato e il colore del liquido rimasto sul fondo di una delle due boccette, “Qualche ora, immagino.” Lo spero incastrato tra i denti gli rimane lì, perché lo sguardo del gemello lo convince a tacere e a dargli, invece, qualche buona notizia.  

Fred si mordicchia il labbro inferiore e si avvicina alla porta, “Prega che non lo scopra.”  

“Riporta il mio corpo indietro senza graffi, ci tengo!”  

 

 

Alle quattro e cinquantacinque Hermione è ancora indecisa se è il caso di ritirare le piume e chiudere i libri: avrebbe l’aria della disperata se Fred la vedesse seduta ad aspettarlo. Però una parte di lei la prega di chiudere la boccetta di inchiostro e di mandare all’aria le ultime righe di quel tema di Pozioni.  

Alle cinque precise quella sensazione ha la meglio e la piuma finisce ripulita dentro la sua tracolla, insieme a tutto il resto che si è portata dietro. Resta seduta, si prende del tempo (ironico, vero?) per guardare chi altro è venuto a studiare quel pomeriggio. Oltre a lei, constata, pochi altri. Li osserva, appoggiando il viso al palmo della mano. Sta lì per un po’, tutti i sensi volti ad ascoltare la porta della Biblioteca aprirsi. Si apre solo quando alle cinque e sette minuti lei esce sul corridoio. Non ce la fa proprio più a stare seduta. Arrossisce quando pensa che così fa proprio la figura della disperata.  

“Scusa il ritardo, sono stato trattenuto.” La voce di Fred – ma è davvero la voce di Fred? – la raggiunge dal lato sinistro: il gemello le sta correndo incontro con una mano alzata. Chi è il disperato, ora?  

Hermione lo osserva per bene, mentre questo sta riprendendo di fiato. Parte dai capelli, scende agli occhi e  studia con attenzione le lentiggini che gli riempiono il volto e poi, poi, poi… “Bastava che me lo dicesse” sbotta arrabbiata, stringendo la tracolla e superando il mago.  

“Cosa?”  

“Che non voleva venire.” Hermione non si ferma, non gli dà tempo per spiegare e continua la sua camminata verso una direzione che non conosce. Sarebbe dovuta tornare in Biblioteca, lì sì che sarebbe stata al sicuro. “Ti dirò di più, poteva anche risparmiarsi di darmi appuntamento qui alle cinque se non aveva intenzione di presentarsi!”  

Fred, che Hermione deve aver riconosciuto come George perché è George, gongola un po’, ma si affretta a raggiungerla. “Ti devo una spiegazione.” Prova a parlare, ma lei gli taglia anche quel poco di spazio che si è conquistato.  

“Non tu, Fred mi deve una spiegazione.”  

“Io sono Fred.” La voce di George adesso è alta e rimbalza sulle pareti del corridoio, costringendo il prefetto a fermarsi. Si guarda intorno e arrossisce quando si accorge che gli studenti hanno cominciato a guardarli. Lo prende  per la manica del maglione e lo spinge in una nicchia poco lontana.  

“George, il tuo sacrificio è persino onorevole, ma non ho intenzione di credere alle tue bugie” gli dice, allontanando le dita dal dorso del gemello. La rabbia che le alimentava il tono si è pian piano trasformata in una placida sensazione di tristezza.  

“Non sono George.”  

Hermione alza lo sguardo e torna ad osservare il viso del mago che le sta davanti, “Fred ha un neo qui alla base del collo.” Gli spiega, tracciando con l’indice un segno sulla pelle. Continua a dirgli che le lentiggini, anche quelle, hanno tutto un posto diverso dal solito e che non può essere Fred. Hermione alla fine allontana la mano e la lascia a mezz’aria, mentre un sorriso amaro le riempie il volto, “È patetico, vero?” lo interroga e lui rimane zitto: è difficile cercare di risponderle quando s’è presa il permesso di distinguerlo da George – cioè, distinguerlo da Fred.  

Il prefetto si lascia andare contro la parete e prende un lungo respiro. “Ho sperato davvero che venisse… Fred è  l’unico capace di mettere il mio mondo sottosopra, ma allo stesso tempo lo rende magicamente dritto.”  Scrolla il capo e i suoi ricci vanno dappertutto: il gemello li segue con lo sguardo e si morde la lingua per evitare  di incastrare e perdere le mani lì dentro. “Non dirglielo, ma credevo che fosse lo stesso anche per lui.”  

Fred sorride e prova un rinnovato rispetto verso la pozione che l’ha trasformato nella sua copia quasi perfetta: se fosse rimasto solo Fred, forse Hermione non sarebbe stata tanto sincera. “Lo è” sussurra.  

“Avrebbe fatto più effetto se fosse stato lui a dirmelo.”  

“Te lo sta dicendo.” Il gemello ci riprova, si avvicina e porta gli occhi all’altezza di quelli del prefetto. “Non ci  credi proprio? Sono Fred.” 

Il prefetto sorride, sembra quasi ubriaca. “Sei Fred?” Chiede di rimando, lo fa con un tono canzonatorio. “George, non puoi essere Fred. Quando parlo con lui, sento tutta una cosa che mi schiaccia il petto e non mi fa respirare e, indovina, ora non la sto sentendo.” 

“Io la sto sentendo” sussurra il gemello, con un tono talmente basso che lei non è in grado di sentirlo. Si allontana abbastanza per appoggiarsi, proprio come ha fatto Hermione prima, alla parete. “Io e George abbiamo trafficato con le pozioni e abbiamo sbagliato i dosaggi degli ingredienti, così ci siamo scambiati di corpo. Ora la senti?” 

“Ora lo sento.” Conferma la strega, mentre le dita lasciano la presa della tracolla e le cadono sul fianco. Cerca di ricordare cosa gli ha detto fino ad ora e si accorge che, di errori, quel giorno, ne ha commessi troppi. “Non ho intenzione di ritirare indietro una sola parola, mi sta bene che tu lo sappia.”

George, che è Fred, sorride: il peso che si porta dietro da quando l’ha baciata in Sala Comune sparisce improvvisamente. Le accarezza la guancia, fa in modo che le sue dita si perdano nei ricci crespi di Hermione e appoggia la fronte a quella di lei. “Ti bacerei ancora, se queste fossero le mie labbra.”

Il prefetto si impone dell’autocontrollo, prima le sue mani si scontrano con la fredda pietra alle sue spalle e poi si aggrappano al maglione del gemello. Autocontrollo. “Non sparire quando lo farai.” 

Il gemello ride. “Non sparisco più.” Le promette. “Non volevo sparire nemmeno la prima volta, a dire la verità. È che sono andato nel panico quando mi sono reso conto di esserci sotto come un treno.”

Autocontrollo. “È successo in fretta.”

“È colpa tua, sei irresistibile.” 

La strega arrossisce sulle guance e si morde un labbro. “Anche tu lo sei, evidentemente.”

Fred apre la bocca per dirle che non le serviva specificare: la sua mano, alla ricerca delle lentiggini e del neo scomparso, ha tracciato sulla pelle ben più di qualche sentimento. Ma non lo fa, perchè si sente risucchiare via. 

George, adesso è George davvero, si guarda intorno e studia la nicchia in cui lui e Hermione sono nascosti. “Ciao prefetto-perfetto, devo dedurre da tutta questa intimità che è andata bene.” La canzona e saltella da un piede all’altro, godendosi il rossore di lei che, dalle guance, si espande alla base del collo. “Nel caso ti interessasse, ho lasciato il corpo di Fred proprio fuori dalla Sala Comune.” 

Così lontano? Hermione prende un lungo respiro. Autocontrollo. Si avvia verso l’uscita delle nicchia, ma si gira a salutarlo con un piccolo sorriso, “George”

“Hermione,” le risponde con un cenno del capo, “ricordati che correre per i corridoi è contro le regole, non vorrei essere costretto a toglierti qualche punto.” Lei scuote i numerosi ricci a , ma si lascia scappare una risata. 

 

A metà strada, Hermione viene fermata da Lee Jordan. Ha un largo sorriso sul volto.

“Uh, proprio te mi servivi, Granger.” 

Ora? No, autocontrollo.

“Hai per caso visto George? Vorrei finire un’interessante conversazione.”

 

Fred non ha mosso un passo per venirle incontro. L’ha aspettata tutto il tempo fuori dalla Sala Comune: ne ha di autocontrollo. 

“Sei Fred?” chiede per sicurezza, mentre riprende fiato. Non ha corso, ma è arrivata lì camminando velocemente come quando, la stessa mattina, ha cercato di scappare dal mago. 

Il gemello sorride, si abbassa di qualche centimetro e le lascia un bacio sull’angolo della bocca. “Tu che dici?”

“Non sono abbastanza sicura.” È lei che si alza sulle punte e va a cercare le labbra di Fred. Quando le trova si ricorda che è davanti alla Sala Comune, dove tutti li possono vedere. Le braccia del gemello le si fermano sulla schiena e l’avvicinano: sono il suo modo per dirle cha va tutto bene e lei si rilassa, dimenticandosi del benedetto autocontrollo. 

Il bacio le scalda il petto e, ben presto, il calore si espande in tutto il resto del corpo. Si aggrappa al suo maglione, come ha fatto prima con quello di George e il gemello, a quel segnale, si abbassa per rendere il contatto più profondo. Hermione torna a toccare terra, piega il capo a sinistra. Poi non hanno più aria. “Ora ci credi?” 

 


Questa storia partecipa agli Oscar della Penna 2022 indetti sul Forum Ferisce più la penna.

Con questa storia concludo il mio viaggio nel Writober: sono felicissima di tornare a casa, perché questo mese mi ha tolto tutte le parole. La storia partecipa anche al gioco di scrittura “Dolcetto o scherzetto?” indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta: avevo scelto dolcetto e mi era uscita la parola Body Swap. Sono anni che mi vengono in mente trame su trame con questo prompt, ma proprio non riuscivo a mettermi a scrivere: non sono brava a far capire chi è uno nel corpo dell'altro. Quindi (grazie al consiglio di qualche amica) sono finita a scambiare George con Fred: un compito meno complicato di, ad esempio, scambiare Fred con Hermione. 
Intanto io vi ringrazio con un miglione di baci per aver letto la storia e chiedo anche scusa, perché avrei voluto renderla un po' più bella, ma il tempo non me lo permette. Grazie grazie e grazie ancora, 

Sia 

   
 
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