Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: bridgetvonblanche    02/11/2021    1 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

BLACK INK.


[17]


Portò la mano destra al centro del petto, chiudendola in un pugno stretto contro il morbido tessuto del cappotto. Nonostante fosse arrivata sul posto in perfetto orario, guidando la propria auto e non correndo a perdifiato, Jieun cercò di non dare troppo peso al battito così accelerato del suo cuore impazzito. Si prese ancora qualche secondo di tempo per inalare tutta l’aria che i suoi polmoni fossero stati in grado di contenere per poi estrarre il proprio telefono da una delle due grandi tasche del suo cappotto e ricontrollare l’ora. Fu solo così che, dopo aver preso l’ennesimo, profondo respiro, Jieun decise di sollevare il proprio sguardo che, fino a pochi istanti prima, era rimasto fisso ad osservare la punta di un paio di stivali in pelle.

Guardando quel corridoio buio e in discesa, la giovane detective si era ritrovata a chiedersi quante volte aveva percorso quella rampa di scale, quante volte era scesa e poi risalita in superficie muovendosi su e giù lungo quei gradini che, quella sera, le erano sembrati meno di quanti riuscisse a ricordare. Su quelle scale si erano abbattuti la pioggia, il sole, e poi il vento e l’umidità tipica delle giornate estive. Lungo quella rampa Jieun si era ritrovata a piangere e ridere, si era disperata più e più volte, morsa le labbra e poi scosso il capo tendendo la propria testa tra le mani, risalendo in superficie solo per poter dare massimo sfogo i suoi sentimenti, fossero stati di gioia o di dolore. Di qualunque forma fosse stato il suo umore, il richiamo di quel posto aveva avuto sempre avuto la meglio su di lei.

Anche quella sera non era poi così diversa dalle altre. La porta illuminata con quell’indelebile scritta a neon ‘Black Ink’ metteva in risalto il colorito delle sue gote e quel lucidalabbra rosa che aveva scelto di mettere per l’occasione. Sapeva di non dover per forza bussare per farsi largo in quell’ampio locale dalle luci soffuse, ma Jieun lo fece ugualmente, come se in qualche modo avesse voluto annunciare il proprio arrivo con un gesto di buona educazione e di rispetto verso quel locale che l’aveva sempre ospitata con la sua atmosfera accogliente e quasi familiare.

Non si aspettava certo che Jungkook l’avrebbe accolta andandole incontro con uno splendido mazzo di rose rosse o sollevandola da terra solo per poter accorciare il prima possibile la distanza tra le loro labbra, ma ciò che la giovane detective vide di fronte a sé una volta dopo essersi chiusa la porta del Black Ink alle spalle fu sufficiente per farle scivolare la piccola borsa dalla spalla e ingoiare tutta la saliva che fino ad ora le si era formata tra il palato e la lingua.

Quel pacchetto, quella marca, quelle sigarette. Il fumo che inebriava la stanza e le nuvole grigie che si creavano ad ogni boccata e si dissolvevano dopo pochi istanti ricordavano a Jieun di che colore fossero diventate le sue giornate dopo che Jungkook aveva deciso di percorrere una strada che lei non avrebbe mai potuto intraprendere, un cammino tortuoso che esulava da qualsiasi concezione di giustizia le fosse stata insegnata nel corso dei suoi 26 anni di vita. Giornate grigie e monotone, esattamente come i grattacieli di quell’immensa città, come i volti indifferenti di cittadini all’apparenza insospettabili, come un’acuta e stridula voce che di tanto in tanto ancora rimbombava nella tua testa ordinandole di agire nel modo migliore, nel modo più giusto.

— Jungkook? —

Sarebbe rimasta per ore ad osservarlo fumare perso nei suoi pensieri, la mano destra piena di scritte e tatuaggi ferma e in tensione sotto il profilo ben delineato del suo mento. Tra l’indice e il medio della mano destra il proprietario di quel lussuoso negozio di tatuaggi stringeva un sottile cilindro di nicotina - la causa di tutto quel fumo -, lo sguardo perso ad osservare qualcosa che lei non era ancora riuscita a vedere, o forse mai riuscita a comprendere. Sul tavolo vi era anche una pistola dal profilo scintillante almeno tanto quanto il posacenere di cristallo posto accanto ad essa. Jieun cercò di non scomporsi più del dovuto di fronte a quell’immagine e decise comunque di provare a richiamare la sua attenzione, ricredendosi solo un esatto istante più tardi quando vide il ragazzo trasalire a quel dolce richiamo. Proprio come se, invece di essere felice di vederla lì, nei suoi occhi vi fosse stato dipinto solo terrore.

— Dio Jieun, cosa ci fai qui? — si permise di chiedere lui ex abrupto, senza darsi nemmeno il tempo necessario per riflettere, per ponderare le proprie parole. Si alzò poi di scatto dalla sedia sulla quale era rimasto seduto per chissà quante ore, spegnendo in pochi istanti ciò che era rimasto della sua sigaretta e avvicinandosi alla ragazza senza alcun tipo di tentennamento. Non poteva mostrarsi colto in flagrante Jeon Jungkook, non ora e soprattutto non di fronte a lei.

— Jungkook tu-, —

— No, no, così non va bene, — la interruppe immediatamente, avvicinandosi a quel corpo gracile solo per coprirle la bocca con la mano destra, lasciando che l’odore di nicotina inebriasse i sensi della ragazza,  — Te ne devi andare adesso, subito, — le ordinò poco dopo, sussurrando quelle parole senza però distogliere il proprio sguardo da lei, nella sola speranza che la giovane detective percepisse al volo il suo stato d’animo irrequieto.

— Jungkook va tutto bene?  —

Lo colse al volo Jieun e, senza perdere tempo, la domanda che si formò dalle sue labbra fu sufficiente per convincere il giovane proprietario del Black Ink ad allentare la presa sulle sue labbra. Era preoccupata, glielo si poteva leggere in faccia. Eppure, invece che indietreggiare e voltargli le spalle come spesso si era ritrovata a fare nel corso della sua vita, questa volta la giovane detective fece ancora qualche passo proprio nella sua direzione. Voleva sapere che cosa stesse passando nella mente di quel ragazzo, e voleva farlo guardando Jungkook dritto negli occhi.

— Sì, tutto bene, ma adesso tu devi andare via, non puoi stare qui, — provò di nuovo ad imporsi lui in tono assolutamente fermo e pacato, sperando che in questo modo sarebbe riuscito a scatenare in lei una profonda rabbia che l’avrebbe portata ad allontanarsi da lui in tempo.

— Io non capisco.. Ieri sei stato tu a dirmi di presentarmi qui, —

— Jieun ti prego non-, — Jungkook non riuscì mai a finire quella frase, perchè le parole che seguirono lo colpirono così forte da riuscire a fargli fermare il cuore nel petto.

— Io sono venuta qui solo per dirti che ti amo, — esalò Jieun con voce tremante ponendo volutamente un accento più marcato sulle ultime due parole, ma senza tradire alcun tipo di risentimento nei confronti di colui che, almeno fino a quel momento non aveva fatto altro che provare a cacciarla, — E tu mi stai dicendo di andarmene? —

— Jieun per favore questo non è il momento per-, — scattò Jungkook, ma solo per avvicinarsi a lei ancora una volta, ancora di più e afferrarle le braccia con entrambe le mani. C’erano milioni di cose che avrebbe voluto dirle, che avrebbe dovuto spiegarle, ma nel momento in cui le sue labbra si dischiusero per parlare, il giovane proprietario del Black Ink capì di essere in trappola.

E, anche questa volta, era riuscito a trascinare Jieun nei suoi casini.

— Ahh Jeon, non va bene, — una voce profonda e meschina si fece largo nel salone dove Jungkook e Jieun stavano ancora immobili l’uno di fronte all’altra, — Mi avevi promesso che saremmo stati soli, —

Neanche un istante dopo alcuni uomini col volto coperto strapparono Jieun dalle braccia del giovane proprietario del Black Ink che, invece, venne trascinato senza opporre troppa resistenza contro uno sgabello di quella che una volta era semplicemente la sala d’attesa di un innocuo negozio di tatuaggi.

— Vedi tesoro, io e il signor Jeon siamo qui per stringere un accordo, — esordì a quel punto il signor Kim rivolgendo tutte le sue attenzioni alla giovane detective, — Stiamo parlando di affari, ma tu riesci sempre a metterti in mezzo, —

All’improvviso, dal corridoio buio del locale non comparve altri che una figura scura, ma dai tratti che Jieun seppe riconoscere al volo. Kim Young stava proprio lì, al centro del salone, tra il corpo immobile di Jungkook e quello ancora scalpitante di lei, un sorriso calmo e pacato a fare capolino sul suo volto ben poco rassicurante.

— Volevi forse provare ad uccidermi con questa Jeon? — Kim Young lo provò immediatamente mettendo in bella mostra quell’arma lucidissima, per poi scaricare tutte le pallottole a terra, — Era questo il tuo piano? Trascinarmi qui con la scusa di voler arrivare ad un accordo? — lo rimbeccò ancora e ancora, perdendosi per un istante ad accarezzare il profilo elegante di quella pistola e poi scaraventarla a terra a sua volta, ormai privata di ogni sua funzione.

Jieun provò a dimenarsi una, due, dieci volte, almeno fino a quando le sue gambe non furono troppo stanche di lottare per lei e uno degli scagnozzi di Kim non la colpì allo stomaco, intimandola così a rimanere immobile, le braccia ben salde dietro la schiena.

— Jungkook che cosa-? —

Forse non erano state le maniere brusche dell’uomo dietro di lei a convincerla a smetterla di contorcersi ed affannarsi come un pesce che aveva appena abboccato ad un amo, quanto più le sconcertanti parole del signor Kim che seguirono poco dopo.

— Jungkook se ne andrà all’estero e comincerà una nuova vita, lasciandomi tutto il suo patrimonio da gestire, —

— Jungkook è la verità? — si permise di chiedere Jieun con un nodo alla gola che, sapeva, non sarebbe riuscita a celare a lungo, bypassando il volto sereno e lo sguardo imperscrutabile del padre di Taehyung solamente per cercare di trovare un senso ai non movimenti del capo di Jungkook che, per tutta risposta, ricevette semplicemente un pungo in pieno stomaco da parte di uno degli uomini del signor Kim.

— Ma non l’hai ancora capito? A lui non è mai importato nulla di te, —

— Stai zitto maledetto, Jieun non gli cred-, — provò a parlare il giovane, ottenendo come unico risultato una coltellata lungo la coscia, che lo costrinse a mordersi le labbra per non gridare dal dolore e dare così nuova soddisfazione al padre di Taehyung che, ne era certo, non avrebbe desiderato altro che sentirlo implorare pietà.

Aveva cercato di metterla in guardia. Le aveva intimato che sarebbe stato meglio andarsene, che non aveva nulla da dirle, non quella sera. Eppure Jieun non si era mossa di un millimetro, testarda com’era. Avrebbe dovuto immaginare che una come lei non gli avrebbe voltato le spalle senza aver ricevuto una sola spiegazione a riguardo, senza avergli chiesto il perché di un’azione tanto sconsiderata. Quindi cosa gli era rimasto da fare per riuscire a salvare la sola persona che lo aveva tenuto in vita per tutto questo tempo?

— Allora Jeon, c’è un aereo che ti aspetta, cosa hai scelto di fare? Per te ho deciso che sarò clemente e conterò fino a dieci, — esclamò il signor Kim estraendo una pistola dalla fibbia dei pantaloni, caricandola solo per puntarla contro la testa del ragazzo.

— Oppure preferisci che lei ti guardi morire? —

D’istinto la ragazza chiuse gli occhi, lasciando che alcune lacrime che si erano formate all’interno, ma che fino a quel momento era riuscita coraggiosamente a trattenere, non iniziarono ad inumidirle le guance.

Perchè non aveva trovato mai il modo e l’occasione per chiarire prima con lui?

— Uno, —

— Non lasciare che qualcuno ti dica che non sei forte Jieun, —

Jungkook non aveva paura di morire, solo di farlo prima di essere riuscito a dire tutto quello che avrebbe voluto a Jieun. Non era riuscito a convincerla a rimanergli accanto quando più avrebbe voluto, non l’aveva fermata quando era venuto a sapere che stava studiando per entrare nel corpo di polizia e nemmeno quando aveva scoperto che aveva iniziato a frequentare Taehyung. Allora non ne aveva avuto il coraggio, ma ora cosa avrebbe potuto dirle per convincerla che sarebbe andato tutto bene?

— Due, tre, —

— Sei la donna più forte che io conosca, —

Solo allora Jungkook sollevò lo sguardo e, finalmente, la vide. La vide come non l’aveva mai vista prima. Jieun se ne stava immobile, in ginocchio davanti a lui e a all’uomo che non avrebbe esitato un secondo di più prima di sparargli. Kim Jieun lo stava guardando come se Jungkook fosse davvero l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in una simile occasione, le labbra serrate come in una morsa e gli occhi sbarrati dai quali non si erano formate altro che un paio di lacrime che, Jungkook sapeva, senza che lei lo volesse davvero, avevano cominciato a bagnarle le gote. Probabilmente si stava maledicendo per essergli sembrata così debole, ma Jungkook avrebbe tanto voluto poterle dire il contrario.

— Jungkook ti prego, —

Sentirla implorare in quel modo era qualcosa di troppo crudele da sopportare, troppo violento da sostenere. Credeva di essere pronto a tutto Jeon Jungkook: era disposto anche a andarsene da quel posto che, fino ad ora, non gli aveva causato altro che una sofferenza indicibile. Eppure, quando i suoi occhi color pece incontrarono quelli chiari e così pieni di lacrime di lei, Jungkook capì. Capì che Jieun aveva compreso con estrema lucidità ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. E sapere che quelle lacrime erano per lui, per un istante, gli sollevarono l’animo.

Almeno sarebbe morto sapendo di non aver amato la persona sbagliata.

— Quattro, cinque, —

— Kim Young è me che vuoi giusto? Anche se accettassi la tua offerta penso che mi fredderesti in un istante, —

Com’è, morire?

— Sei, sette, —

Jungkook ci aveva pensato spesso. In fondo, aveva visto tante persone a lui care esalare il loro ultimo respiro davanti ai suoi occhi. Colleghi, amici, soci, i suoi genitori, persino suo fratello. Proprio riportando a galla l’immagine del fratello maggiore, Jungkook ricordò quando Junghyun gli aveva confessato che, secondo lui, andarsene sarebbe stato quasi più veloce che addormentarsi. A lui era sempre sembrato strano, visto che, nella sua testa, morire era sinonimo di sofferenza. Si ritrovò però a sorridere al ricordo di quella conversazione assurda anche se, dopotutto, Jungkook aveva sofferto già così tanto nel corso dei suoi 25 anni di vita che quell’ultimo dolore prima della fine non avrebbe retto alcun confronto rispetto a alla rabbia ed i tormenti di cui si era già fatto carico.

— Quindi no pezzo di merda, non rinuncerò né a Jieun né a ciò che mi rimane della mia famiglia, — esclamò quindi in ultima istanza, sollevando il proprio capo.

Ma benché le sue parole fossero dirette al signor Kim, il suo sguardo così pieno, così acceso, così innamorato non era rivolto ad altri che a Jieun.

— Jungkook ti prego non puoi lasciarmi così, — aveva provato a farlo rinsavire lei, gli occhi adesso lucidi e ricolmi di lacrime e la voce rotta da un susseguirsi continuo di singhiozzi.

— Otto, —

Gli sarebbe piaciuto esalare il suo ultimo respiro tra le sue braccia, lasciandosi cullare da quel suo inconfondibile e dolcissimo profumo, ma il giovane proprietario di quel negozio di tatuaggi era perfettamente cosciente che il padre di Taehyung non glielo avrebbe mai permesso. Quindi decise solo di rivolgere a Jieun un ultimo sguardo di addio: nei suoi occhi ora non c’erano più timore, nè paura. Jungkook avrebbe dovuto essere forte fino all’ultimo secondo, per sé stesso e per lei.

— Nove, —

Il silenzio calò assordante solo quando tutti i presenti riuscirono ad avvertire distintamente il rumore grilletto della pistola di Kim Young sollevarsi per caricare la pallottola che presto avrebbe causato la morte del giovane Jeon.

L’ultima cosa che Jungkook vide prima di chiudere definitivamente i suoi occhi fu il disperato tentativo di Jieun di raggiungerlo.

Erano a pochi metri l’uno dall’altra, eppure non si erano mai sentiti tanto distanti.

— Diec-, —

Se era davvero giunta la sua ora, Jungkook non avrebbe potuto desiderare altro che andarsene con il ricordo di Jieun ad annebbiare il suo cuore e la sua mente. Tornando indietro per l’ultima volta con i ricordi, il giovane si morse violentemente il labbro: se solo avesse avuto il potere di riavvolgere il tempo non avrebbe mai permesso a Jieun di allontanarsi in quel modo da lui. Avrebbe combattuto per lei, con lei.

— Jungkook! —

Avvenne tutto in una manciata di secondi: lo sparo seguito dall’urlo straziante di Jieun, in ginocchio con il proprio capo chino a pregare. Pregare con tutte le forze che le erano rimaste in corpo che Jungkook non fosse morto, pregare che quello sparo fosse andato a vuoto.

— Ma-le-det-to, —

Non li riaprì nemmeno dopo aver percepito il padre di Taehyung mormorare quell’unica, flebile parola contro un nemico che a Jieun era ancora invisibile.

— Ringrazia solo il cielo che ho mirato alla spalla perchè credimi, ti avrei volentieri cancellato dalla faccia della terra, — una voce estremamente familiare si perpetrò solo allora lungo le pareti della stanza, riecheggiando insieme ad una serie di passi ben decisi e fermi.

— Non ti azzardare mai più a sfiorare mia sorella con un dito, —

Kim Namjoon era apparso come un miracolo al centro della sala, seguito da Hoseok e un gruppo di colleghi che, a suo comando, non persero un secondo di tempo per ammanettare tutti i complici del signor Kim prima di scortarli verso l’uscita di sicurezza del locale, la stessa dalla quale, con tutta probabilità, erano riusciti a fare irruzione.

— Taehyung, ce l’abbiamo fatta, sono salvi entrambi, — comunicò il capitano Namjoon al piccolo ricevitore posto all’interno del suo orecchio sinistro, avvertendo chiaramente il ragazzo dall’altro capo dell’auricolare tirare un sospiro di sollievo.

— Portatelo via, —

— Voglio parlare con mio figlio, adesso, — Kim Young passò accanto a Namjoon promettendo vendetta solo con lo sguardo.

— Allora ti piacerà sapere che è stato proprio tuo figlio che a darci l’ordine di venirti ad arrestare, — fu tutto ciò che il poliziotto dovette spiegare, avvicinandosi al padre di Taehyung solo per battergli una mano contro il petto e fargli scoprire così che all’interno del cappotto suo figlio aveva nascosto un impercettibile GPS.

— E grazie alle telecamere del locale adesso riusciremo ad incastrarti senza troppe difficoltà, —

— Siete dei maledetti, — inveì il signor Kim, ma lo sguardo di collera pura che si dipinse nei suoi occhi non venne nemmeno percepito dal capitano della squadra di polizia che, dopo aver fatto un cenno ad Hoseok di scortare l’intero gruppo fuori dal locale, si era preoccupato solamente di rimettere via la propria pistola per poter allargare le proprie braccia ed accogliere così la sorella in un caldo abbraccio.

— Namjoon, —

— Shhh va tutto bene adesso, sono qui, —

Non si mise a piangere solo perchè la rabbia per ciò che era appena accaduto e la paura concreta e tangibile di poter davvero perdere Jieun gli stavano ancora facendo ribollire il sangue nelle vene.

— Nam io-, —

— No Jieun, non dire nulla, — la zittì dolcemente il fratello, baciandola ripetutamente sulla nuca per poter appurare che tutto questo non fosse solo un sogno.

— Oggi è tutto finito, —

Era stata una giornata lunga e faticosa per tutti e, anche se erano tante le cose che avrebbe dovuto sistemare prima di mettere la parola fine a tutta questa storia, Namjoon scelse di sciogliere quel caloroso abbraccio solo per guardare Jieun in quegli occhi ancora gonfi e lucidi e poi lasciarle andare le mani.

— Avremo modo di discutere di tutto più tardi, adesso credo di non essere io ad avere bisogno delle tue attenzioni, — asserì in tono pacato, tornando a mostrare la parte più seria ed istituzionale di sè. Riuscì però a tradire le sue stesse parole quando, sapendo perfettamente di avere gli occhi di Jieun ancora puntati adosso, Namjoon le fece un leggero cenno col capo, convincendola a voltarsi solo per persuaderla a scostare l’attenzione dalla sua figura in favore di quella di Jungkook, disteso contro una delle pareti della stanza, la gamba ferita ben in vista in attesa dei soccorsi, ma ancora vivo.

A dispetto di ciò che Namjoon immaginava però, prima di vederla correre verso il giovane proprietario del Black Ink, Jieun si voltò ancora una volta verso di lui, sussurrando nient’altro che un semplice “grazie”.

 

***

 

Era certa che sarebbe andato tutto bene. Lo aveva capito nel momento stesso in cui si era inginocchiata davanti a lui per rendersi conto della gravità della sua ferita sulla coscia. Sapeva che sarebbe andato tutto bene perché lui era Jeon Jungkook e non c’era mai stato nulla che potesse in qualche modo indebolirlo o fermarlo nei suoi intenti. Eppure Jieun non riusciva a capire perchè non era ancora riuscita a calmare i propri singhiozzi e le proprie lacrime.

Si era subito messa all’opera per fermare quella leggera emorragia in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. La pressione della sua mano contro la ferita ancora aperta sulla gamba di Jungkook si era fatta sempre più forte, in perfetta sincronia con i suoi spasmi e i suoi singhiozzi. Poi lo avvertì sorridere e solo a quel punto Jieun perse la capacità di ragionare con lucidità. Vi era infatti qualcosa di tremendamente scorretto in quel suo meraviglioso sorriso: troppo a lungo macchie di sangue avevano imbrattato quel volto così bello, i capelli corvini incollati alla fronte sudata e gli occhi a mandorla ancora chiusi per cercare di non imprecare tra una risata e l’altra.

Passarono altri interminabili secondi di silenzio prima che Jungkook si schiarisse leggermente la voce e posasse la sua mano sulla nuca di lei che dovette a sua volta raccogliere tutte le forze che le erano rimaste in corpo per rimanere concentrata su quella ferita senza pensare ad altro. L’aria di quella stanza era diventata quasi soffocante, eppure le sue guance sembravano non volerne sapere di rimanere asciutte.

— Non piangere Jieun, — lo sentì mormorare, — Non piangere, —

Ma, a quelle parole, Jieun pianse ancora di più. Non riusciva proprio a guardare Jungkook negli occhi, perchè sapeva che se lo avesse fatto non poteva assicurare nemmeno a se stessa cosa sarebbe potuto accadere.

— Jungkook ti prego, stai zitto, —

Era come se fosse stata costretta ad assistere ad una scena crudele di cui era stata la causa. E anche ora che tutto questa situazione orribile era giunta ad una fine, Jieun non riusciva proprio a trovare un solo motivo per rallegrarsi se non il fatto che Jungkook fosse ancora vivo.

Il giovane proprietario del Black Ink intanto aveva smesso di sanguinare, ma aveva bisogno di essere trasportato subito in ospedale per poter effettuare tutti i controlli del caso. Nonostante tutto, nonostante fosse ricoperto di lividi, Jungkook non sembrava minimamente preoccupato, un’espressione già più serena e rilassata aveva fatto capolino sul suo volto. Quando finalmente decise di riaprire gli occhi, Jieun - che era presa ad accarezzargli la fronte - in quel momento non poté fare a meno di pensare che quello doveva essere il modo più dolce per affogare: due splendide iridi nere che avrebbero potuto riflettere anche la pallida luminosità delle stelle più lontane della galassia.

— Perchè lo hai fatto? —

Dopo aver ricoperto la ferita con un panno, la ragazza si mise in ginocchio e si fermò ad osservarlo rialzarsi in piedi. Non le sfuggì la smorfia di dolore che si dipinse su suo volto quando lo vide dover chiedere una mano ad un paio di poliziotti per sollevarsi dal freddo pavimento del salone per poter aspettare i soccorsi seduto su una più comoda poltrona, così come non le sfuggì il sorriso compiaciuto che si formò poi sulla sua bocca una volta dopo essere riuscito nel suo intento di farla preoccupare. Era rivolto a lei come tanti altri, come in tante altre occasioni.

— Perchè fai così? —

Nel corso degli anni aveva imparato a conoscerne di diversi, di sorrisi: da quello più spavaldo a quello aperto e sereno a quello così divertito da far spuntare due piccole fossette ai lati della bocca. Erano tutti belli i sorrisi di Jungkook, anche quando sembravano inappropriati. Questo in particolare sembrava le stesse dicendo, ‘avanti Jieun, non c’è motivo per piangere, sono qui’.

— Perchè sei cosi, maledizione?! — fu allora che la giovane si ritrovò a stringere i denti per sentire le proprie braccia tremare sopra quei vestiti che avrebbe tolto e buttato via per sempre non appena arrivata a casa.

— Perchè ci sono persone che amo e che non posso permettermi di perdere, qualunque sia il prezzo da pagare, —

I loro sguardi si scontrarono ancora una volta e per un attimo, per un solo, altro istante, la giovane detective sperò davvero di non sentire più niente per lui. Sarebbe stato tutto più semplice se avesse provato solo un gran senso di sollievo e nient’altro. E invece Jieun si scoprì arrabbiata, furiosa, spaventata e allo stesso tempo così sollevata che lui fosse ancora vivo che, di nuovo, sentì i suoi occhi diventare sempre più gonfi.

— Jungkook per favore, — lo intimò picchiettando senza forze la sua mano stretta a pugno contro il petto di lui, abbassando lo sguardo per evitare che Jungkook la vedesse piangere senza un apparente motivo.

— Ti sei davvero preoccupata per me Jieun? — le chiese a quel punto il giovane, portando la sua mano tatuata sotto il suo mento solo per poter osservare quegli occhi così belli nei quali non avrebbe fatto fatica a specchiarsi, — Allora è proprio vero che mi ami, —

E, d’altro canto, quegli occhi scurissimi le restituirono solo affetto, una stretta alla gola che niente e nessuno avrebbe potuto sostituire, perchè Jeon Jungkook aveva rubato il suo cuore fin dal primo istante. Nonostante questo, la mano di Jieun le partì quasi d’impulso e lei non potè fare nulla per fermarla. Si posò sul viso di Jungkook ancora sudato senza però procurargli alcun dolore, mentre il suo palmo, ora appoggiato sulla guancia di lui, non veniva irradiato da un nuovo tipo di calore.

— Io sono sempre preoccupata per te, idiota, — gli urlò contro, la mano aperta ancora tesa, pronta a colpire ancora e ancora. E invece Jieun lasciò scivolare lentamente il palmo prima lungo la sua guancia e poi contro il petto del giovane, dove arrestò finalmente la sua corsa.

Si rimise in posizione eretta poco dopo e, senza aggiungere una sola parola, Jieun decise di dargli finalmente le spalle, aumentando i propri passi in direzione dell’uscita e poi, ancora una volta, lungo quella rampa di scale.

Non poteva davvero credere di avergli detto di amarlo e avergli tirato uno schiaffo dopo tutto quello che avevano appena vissuto, ma questo forse faceva parte del pacchetto “Jeon Jungkook”.

— Questo non lo avevi previsto vero?  —

Quando Namjoon si avvicinò al giovane proprietario del Black Ink dopo aver assistito all’intera scena non potè fare a meno di provocarlo con il suo solito tono pacato. Questa volta però non c’era astio nelle sue parole, in quella sua unica domanda, solo una sincera curiosità di sapere fin dove lui si fosse spinto, fin dove sarebbe arrivato, per Jieun.

— Con lei non sono mai riuscito a prevedere nulla, — fu la sola risposta che uscì onesta dalle labbra del giovane Jungkook, — E mi pare di non essere il solo, — concluse la frase poco dopo, non riuscendo a trattenere un piccolo sorriso di soddisfazione.

— Per una volta, hai perfettamente ragione, — dichiarò allora il maggiore, ricambiando, per la prima volta dopo tanto tempo, quel sorriso finalmente disteso e sereno. Poi tra loro calò nuovamente il silenzio fino all’arrivo dei soccorsi che portarono Jungkook fuori da quel locale per farlo salire su un’ambulanza.


 

「a/n 」

anneyeong haseyo! 👋🏻

è passato un anno più o meno esatto dall'ultimo capitolo che ho pubblicato di questa fic. un anno dove sono successe miliardi di cose tra cui un blocco dello scrittore a dir poco allucinante. 

ma adesso sono tornata e vi posso già pre-annunciare che mancano due capitoli alla fine (che per grazia divina ho già scritto e devo solo rileggere le ultime volte per le solite scremature finali lol).

questi ultimi tre capitoli sono stati un vero e proprio parto, ci ho lavorato ininterrottamente per giorni interi ma devo onestamente ringraziare l'improvvisa illuminazione divina grazie alla cover di Jungkook "Falling" che, tra l'altro, mi ha fatto da colonna sonora per tutta la stesura di questa parte finale della storia e, non da meno, le anteprime del season greeting 2021 (si salvi chi può).

detto questo spero ancora di rivedervi (o meglio risentirvi) da queste parti. come al solito il mio angolo autrice si è fatto più lungo del previsto ma DOVEVO visto che mancavo da questto sito da più di un anno lol
quindi io mollo gli ormeggi e vi abbraccio, sperando che siate ancora tutt* san* e salv* dopo tutto quello che i bts hanno droppato in queste settimane (e ultimi giorni)

cissivede al prossimo, penultimo, mirabolante aggiornamento <3

「bvb」


 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: bridgetvonblanche