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Autore: Rox008    02/11/2021    2 recensioni
Merlin si trasferisce a Glastonsbury per scappare da un passato doloroso, ricostruire la sua vita e vivere il presente.
Anche Arthur ha un passato doloroso alle spalle, ma ha imparato ad andare avanti e vivere come nulla fosse, costruendo giorno dopo giorno il suo futuro.
Inevitabilmente i loro cammini finiscono per unirsi.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Ciao e scusate il terribile ritardo!
Purtroppo tra il lavoro, un corso per migliorare l'inglese che ho iniziato e altri impegni vari il tempo è poco, ed io prima di pubblicare un capitolo voglio esserne certa.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che la storia vi stia appassionando, se volete farmi qualche appunto o critica ditemelo :)
Non so quando pubblicherò il prossimo capitolo, ma ho già iniziato a scriverlo.
A presto. ;)




Merlin fu svegliato da un forte tuono che fece tremare i vetri delle finestre. 

Si era addormentato con la faccia sul cellulare, mentre leggeva i messaggi nella chat di gruppo che Gwaine aveva creato la sera prima con il nome di “The Knights”, in cui aveva aggiunto, oltre alla squadra dei vigili del fuoco, Merlin, Morgana, Gwen, Lancelot ed Elyan.
Negli ultimi due giorni non si erano potuti vedere, ma si erano scambiati numerosi messaggi. 
Inoltre era andato alla libreria di Gwen e avevano parlato molto, uniti dalla passione per i libri fantasy. Quando raccontò tutto questo a Freya, lei fece finta di ingelosirsi per poi dire che presto sarebbe venuta a trovarlo per conoscere tutti.
Al tuono successivo il moro si costrinse ad alzarsi dal letto e iniziò a correre verso la veranda per salvare i vestiti stesi la sera prima dalla pioggia, ma non appena aprì le imposte vide che era arrivato troppo tardi. 
Sbuffando andò verso la cucina e decise di prepararsi un the. Stava per versarlo in una tazza quando vide che si trattava di quella scheggiata.
<< Come fai a sbucare sempre fuori? >> disse ridendo piano Merlin. << Ecco che ricomincio a parlarti come fossi umana. Quasi quasi ti do anche un nome. >>
Il telefono vibrò per l’arrivo di una chiamata da un numero sconosciuto.
<< Pronto? >> 
“Pronto Merlin, sono la mamma”
<< Ciao mamma. >>
“Come stai?” 
<< Bene e tu? >>
“Bene. Come hai passato il Natale?”
<< L’ho trascorso con degli amici. E tu? >>
“Con tuo padre e un suo amico.”
Ci fu un lungo silenzio, prima che sua madre riprendesse a parlare.
“Mi piacerebbe vederti”
<< Sai dove sono. >>
“Sai che non posso muovermi da qui”
<< È un tuo problema. >>
“Non potresti...”
<< No. Non verrò lì e non chiamerò Balinor. >>
“È tuo padre”
<< Non lo è più da un po’. >> rispose lapidario Merlin prima di staccare la chiamata.
Si sedette poi su una poltrona rossa guardando fisso nel vuoto.
Il telefono gli suonò di nuovo in mano e lui rispose senza neanche controllare chi lo stava chiamando.
<< È inutile che insisti, non cambio idea, discorso chiuso! >>
“Ho per caso chiamato in un brutto momento?”
<< Morgana! Scusami, credevo fossi un’altra persona. >>
“Qualcuno di poco gradito, immagino. Beh, credo di aver avuto un tempismo perfetto: volevo andare al ristorante che c’è in piazza, ma da sola mi annoio, vieni con me?”
<< Va bene, passo a prenderti io? >>
“Ok, ci vediamo tra due ore, a dopo” 

 ******


<< Mi piace questo posto. >> 
<< È sempre stato molto grazioso come ristorante. Ci ho lavorato durante il college. Mia madre a me e Arthur ha lasciato una discreta eredità, ma volevo comunque guadagnarmi dei soldi da sola. Comunque, con chi ce l’avevi stamattina? >> chiese Morgana mentre infilzava un pezzo di carne nel piatto.
Merlin inghiottì con calma gli spaghetti al pesto e bevve un bicchiere di vino prima di rispondere.
<< Mia madre. Vorrebbe che io andassi a Londra da lei e quello che si ostina a definire “mio padre”, e anche stamattina insisteva perché lo facessi. >>
<< Mi sembra di capire che tu non abbia un buon rapporto con i tuoi genitori. >>
<< Decisamente no. >> 
Rimasero qualche attimo in silenzio, mentre Morgana faceva roteare il vino nel suo bicchiere.
<< È per questo che hai lasciato Londra? >> 
<< Non solo; non c’era più posto per me lì, non senza Will. Mi sembrava di vivere chiuso in una gabbia. >>
<< Ma non avevi amici lì? >>
<< Si, e con qualcuno parlo ancora. Anche Freya, di cui vi ho parlato spesso, vive lì; ma persino lei è stata felice quando ho detto che me ne sarei andato, perché vedeva quanto stavo male lì. >> 
<< Conosco bene la sensazione, è la stessa che mi ha fatta scappare via da casa di Uther. Quando Arthur mi ha seguita ho tirato un sospiro di sollievo. >> 
<< Non dev’essere stato facile per voi. >>
<< Per Arthur non è tutt’ora facile, ma ciò che ci ha fatto non si può perdonare. >> 
Morgana guardò fuori dalla finestra, ma per Merlin era chiaro capire che con la mente era in un altro luogo, in un altro tempo. 

-7 anni prima

<< Sono gay, padre. >>
Morgana, seduta di fronte ad Arthur nel grande tavolo da pranzo, avvertì il cambio di atmosfera nella stanza senza neanche alzare gli occhi dal tacchino in crosta nel suo piatto. Posò con calma le posate, si asciugò la bocca e osservò Uther Pendragon che, seduto a capotavola, sembrava essere diventato una statua di sale.
<< Come prego? Credo di aver sentito male. >> 
<< Sono gay, padre. Per cui con Vivian ci sarà sempre e solo una grande amicizia. >> 
Uther si alzò da tavola e lasciò la stanza nel più totale silenzio. 
<< Temo che tu l’abbia rotto. >> commentò Morgana guardando verso la porta da cui era appena passato l’uomo. 
Arthur fece cadere con malagrazia le posate sul tavolo e si mise le mani ai capelli, quasi tirandoli e sentendo un attacco di panico arrivare. Morgana gli si avvicinò subito.
<< Stai tranquillo, andrà tutto bene. Vedrai che più tardi verrà a cercarti per parlarti, farti uno dei suoi soliti discorsi sulla grandezza dei Pendragon e ti dirà che amministrerai l’azienda di famiglia con tuo marito, a cui dovrai però far firmare un contratto prematrimoniale. >> 
<< Ma l’hai guardato in faccia? Era... era... >> Arthur non riuscì a finire la frase mentre respirava affannosamente. 
<< Respira Arthur, respira con me, dai! Contiamo i respiri come ti ha insegnato Mithian. 1... 2... 3... Dai Arthur! 4... 5... Ora la regola dei 5*! Dimmi 5 cose che puoi vedere, io vedo l’albero di Natale, quell’orrendo quadro di arte moderna, la tovaglia verde, la tua camicia blu e la poltrona nera nell’angolo, ora tocca a te. >> 
<< La tua collana di perle... la pioggia che batte contro la finestra... le tende rosse... il lampadario di cristallo... il camino acceso >> 
<< Adesso 4 cose che puoi avvertire, io il pizzicare del mio maglione, la trama della tua camicia, il tepore del fuoco e ... l’umidità delle tue lacrime. >>
<< Io... il fastidio dell’etichetta sul collo... il pizzicare di un taglietto sul dito... la durezza di queste sedie... le tue perle che mi premono contro la testa. >>
<< Ora 3 suoni che puoi sentire, io sento il vento fuori, il crepitio del fuoco e la musica classica che viene dal giradischi. >>
<< Io invece... il mio respiro... il battito del tuo cuore... il ticchettio dell’orologio a pendolo... >>
<< 2 odori che puoi sentire, io sento il tuo dopobarba e l’odore del ragù. >>
<< Io il tuo profumo e l’odore dell'incenso. >> 
<< 1 gusto, io il gusto del tacchino. >>
<< Anch’io il tacchino. Era davvero... buono. >> 
<< Già, era molto buono. >> 
Poi rimasero ancora abbracciati, senza parlare. Morgana che massaggiava dietro il collo ad Arthur e Arthur che accarezzava la schiena a Morgana.

Quella notte Morgana dormì nella sua vecchia stanza, accanto a quella di Arthur, per poter restare con lui finché non si addormentava.
Al mattino una delle domestiche consegnò ad Arthur una lettera di suo padre in cui lo cacciava di casa. 

-Presente

<< Arthur può sembrare forte, ma anche lui ha le sue fragilità. I primi tempi piangeva ogni notte, non voleva mangiare, si era chiuso in sé. Qualche volta lo sento ancora piangere di notte, soprattutto durante le feste. Non perdonerò mai Uther per ciò che gli ha fatto. >> disse Morgana stringendo forte il tovagliolo.
<< Purtroppo so quanto può far male la propria famiglia. Quando io feci coming out con i miei genitori, sembrava che loro lo avessero accettato, invece una settimana dopo mio padre mi portò da un dottore dicendogli di guarirmi. Allora Will chiese a dei suoi amici di ospitarci mentre cercavamo casa e quella notte abbiamo fatto le valigie. Al suo funerale, mio padre mi disse che se non fosse stato per me lui sarebbe rimasto a casa con loro e non sarebbe morto. Anch’io sono stato molto male, Freya mi ha salvato restandomi accanto quando neanche mia madre si curava di me, troppo chiusa nel suo dolore e temendo di litigare con mio padre. >> 
<< Che schifo. >>
<< Già. >> 
Poi Morgana riempì i loro bicchieri di vino e alzò il suo. 
<< Brindiamo a noi, che siamo andati avanti nonostante tutto lo schifo che abbiamo dovuto affrontare. >> 

Dopo aver bevuto e mangiato un dolce, pagarono il conto e uscirono a passeggiare nella piazza di fronte.
<< Cosa farai a capodanno? >> chiese Morgana.
<< Freya verrà a farmi una visita a sorpresa. >>
<< Non è una visita a sorpresa se sai già che verrà. >>
<< Ma Freya non lo sa che io lo so. >> 
<< Aspetta, spiegati meglio. >>
<< A Freya piace farmi delle visite a sorpresa, ma ormai nel corso degli anni ho imparato a riconoscere i segnali di quando sta per arrivare. >>
<< Ad esempio? >>
<< Partiamo dal più banale: non mi chiede che tempo fa. >>
<< Ma che senso ha? Magari semplicemente non si preoccupa del tempo. >>
<< Invece sì, perché pensa che sia un segno di buon auspicio se dove si trova la persona con cui sta parlando c’è lo stesso tempo meteorologico di dove c’è lei. >>
<< Che cosa strana... >>
<< È da Freya cercare costantemente dei segnali nascosti nella natura e nel caso. Ma non è solo questo: ha detto per ben 5 volte nell’ultima settimana che vorrebbe vedermi. >>
<< Magari le manchi. >>
<< Lo dice sempre che le manco, ma fa riferimento al vedersi solo quando sa con certezza che ci vedremo a breve. >>
<< È ancora poco per dire che arriverà. >>
<< Mi ha chiesto più volte cosa faccio a Capodanno. >>
<< Semplice curiosità. >>
<< Ti assicuro che lei il 31 dicembre sarà fuori da casa mia per farmi una sorpresa. >> disse ridendo Merlin.
<< Va bene, non insisto. Però questo vuol dire che la festa si farà a casa tua. >>
<< Quale festa? >> 
<< La tradizionale festa di Capodanno del gruppo. La squadra di Arthur sta lavorando maggiormente in questi giorni proprio per poter chiedere di avere la notte del 31 libera. >>
<< E perché si dovrebbe fare a casa mia? >> 
<< Perché così se viene Freya ti trova in casa, e se non viene sei comunque con noi alla festa. Devo solo avvertire gli altri che la festa invece di essere a casa Pendragon sarà a casa Emrys. >> 
<< Ma casa mia non è grande quanto la vostra, staremo scomodi. >>
<< Hai un salotto e una veranda, giusto? >>
<< Si, però... >>
<< Non saremo in tanti, e ci adatteremo. >> 
<< Continuo a non essere convinto. >>
Quando tornò a casa sua, Merlin aveva accettato di fare la festa di Capodanno a casa sua.

Tre sere dopo se ne pentì. 
<< Non dovevano esserci poche persone? >> aveva sibilato Merlin a Morgana mentre lei gli passava un cocktail fatto da Gwaine (lo assaggiò appena e poi abbandonò il bicchiere sul tavolo sperando di non essere notato).
<< Beh, la metà circa è in veranda e sulle sponde del lago, quindi tecnicamente in casa ci sono poche persone. >> 
Merlin la guardò con il sopracciglio alzato. 
<< Ok, ci ho provato. >> rispose lei sorridendo imperturbabile mentre andava verso un gruppo di amiche che la chiamavano. 
Intanto Arthur si avvicinò con due bicchieri pieni di uno strano liquido blu. 
<< Tieni, per superare questa sera ti servirà. >> disse porgendone uno al moro.
<< Cos’è? >> 
<< Non lo so esattamente, Gwaine ha detto che sa di mirtillo. Butta giù e non pensarci. >>
<< Poco fa ho assaggiato un suo cocktail, ed era temendo. >>
<< Questo sono sicuro che ti piacerà. >> 
Quattro bicchieri di liquido blu più tardi, Merlin si sentì più rilassato. 
<< Non esagerare però! >> disse Arthur sorridendo.

C’era gente che ballava in veranda, altri che facevano rimbalzare le pietre sulla superficie del lago e un gruppetto stava seduto in cerchio sul tappeto rosso in salotto che si divertiva con il gioco della bottiglia. 
Merlin, Arthur, Morgana e Gwaine stavano con questi ultimi, più per avere una scusa per stare seduti che per altro. 
Un ragazzo con un cappello stava girando la bottiglia, imbronciato dopo aver preso un pugno da un suo amico. Il tappo indicò Gwaine. 
<< Allora, cosa scegli? Bacio, schiaffo, pugno... >>
<< Bacio >> scelse lui con un sorrisino malizioso ed un occhiolino verso alcune ragazze. 
Non si aspettava di certo che la bottiglia scegliesse Morgana. 
<< Jefferson, io ti avverto: se resti un solo secondo in più attaccato a me non esiterò a picchiarti. >> 
Così tra le risate dei presenti e il loro imbarazzo malcelato, Gwaine e Morgana si baciarono.
Merlin notò Leon in un angolo guardare la scena, per poi uscire quasi correndo. 
Si voltò verso Arthur e vide che pure lui lo aveva notato. 
<< Scusa un attimo, tienimi il bicchiere. >> gli disse il biondo, per poi alzarsi e dirigersi verso dov’era andato il rosso. 
Il gioco proseguì come nulla fosse, ma Merlin preferì alzarsi e fare un giro della casa, intravide anche Arthur e Leon parlare in un angolo ma non si avvicinò, chiacchierò con qualcuno a caso (alcuni neanche sapevano che quella fosse casa sua) e dovette ammettere tra sé che gli amici di Morgana erano comunque socievoli e finora non avevano causato danni (tranne un tale che si era seduto troppo pesantemente sull’amaca facendola sganciare). 
Intanto aveva svuotato sia il suo bicchiere che quello di Arthur e aveva provato un altro cocktail (stavolta rosso) che Gwaine aveva chiamato “Pendragon” in onore di Morgana e Arthur, ed iniziava a sentirsi brillo. 
Fu in quel momento che qualcuno suonò il campanello, e se lui non fosse stato vicino alla porta non l’avrebbe sentito. Andò ad aprire e si ritrovò davanti Freya. 
<< Sorpresa! >> gridò abbracciandolo forte.
Non seppe come, ma Morgana era magicamente comparsa al suo fianco. 
<< Tu devi essere Freya! Io sono Morgana, Merlin mi ha parlato così tanto di te! >>
<< E a me ha parlato di te e del vostro gruppo, non vedevo l’ora di conoscervi! Immagino che questa festa sia opera vostra! >> disse facendo cenno alla gente in salotto.
<< È una nostra tradizione fare una grande festa con gli amici a Capodanno, ma Merlin non voleva uscire di casa, così abbiamo portato la festa da lui. >>
<< Idea geniale! >> 
Poi i tre rientrarono, continuando a chiacchierare e presentando Freya agli altri. 
Gwaine le baciò la mano mentre Arthur alzò gli occhi al cielo. 
La festa continuò tra le chiacchiere e i cocktail (soprattutto di Merlin) fino a pochi minuti prima della mezzanotte, poi tutti uscirono fuori in veranda mentre Morgana e Gwaine riempivano e distribuivano i calici con cui brindare.
Quando mancava ormai un solo minuto alla mezzanotte, Merlin si ritrovava tra Freya e Arthur, il resto del gruppo tutto attorno, a guardare verso il cielo e urlare il conto alla rovescia. 
Allo scocco della mezzanotte Leon schiacciò un pulsante da un telecomando e il cielo si illuminò di mille colori e forme diverse grazie ai fuochi d’artificio. 
Merlin, ormai palesemente ubriaco, buttò un braccio sulle spalle di Arthur e uno sulle spalle di Freya ridendo, Morgana baciò Leon e Lancelot baciò Gwen. Gwaine ammiccò a Percival, sollevando le sopracciglia, ed il gigante buono ridendo gli puntò un dito contro dicendogli “Non ci provare nemmeno!”. 

La notte proseguì allegramente e gli ultimi invitati se ne andarono alle quattro del mattino. 
Lancelot, Gwen e Elyan se n’erano andati da poco, Merlin si era addormentato sul divano, e in casa erano rimasti solo Arthur, Freya, Morgana, Leon, Gwaine e Percival, riuniti nel soggiorno.
<< Credo che domattina Merlin avrà un brutto risveglio. >> disse Gwaine.
<< Ha bevuto decisamente troppo, gli avevo detto di andarci piano ma non mi ha ascoltato. >> borbottò Arthur.
<< State tranquilli, io dormo qui, ci starò attenta io. >> rispose Freya.
<< Devi riposarti anche tu, hai fatto un lungo viaggio in treno. Se non è un problema, rimango anch’io qui, che domani ho il turno pomeridiano, e ci penso io a Merlin, mi va bene anche dormire sul divano. >> rispose Arthur.
<< Se vuoi, puoi dormire nella camera degli ospiti tra la mia e la sua, che ha anche una porta comunicante. >>
<< Non darà fastidio a Merlin se occupo una stanza senza il suo permesso? >> 
<< Amico, hai visto com’è ridotto, neanche capirebbe cosa gli stai chiedendo. >> commentò Gwaine.

Così Arthur e Freya si ritrovarono nella camera di Merlin per mettere il pigiama a quest’ultimo. 
Quando gli levarono la maglietta mugugnò leggermente, ma oltre a quello restò profondamente addormentato.
Arthur notò che era davvero molto magro e che aveva dei segni sulle braccia.
<< Dovrebbe mangiare di più. >> bisbigliò piano, ma Freya lo sentì. 
<< Glielo dico sempre, ma lui afferma sempre di mangiare il giusto. È comunque meglio di com’era qualche anno fa. >> 
<< E queste cicatrici? >> chiese sfiorandogli le braccia con la punta delle dita. 
<< Un giorno te lo racconterà lui stesso. >> sospirò la ragazza.
Quando gli cambiarono i pantaloni, Arthur vide che anche lì c’erano altri segni, e si chiese se davvero un giorno Merlin gliene avrebbe parlato. 
Finito di vestirlo, lo misero sotto le coperte. 
<< Vedi, come immagino avrai capito Merlin ha sofferto molto in passato, e non solo per la morte di Will, anzi probabilmente ha sofferto così tanto per la sua morte anche perché era la sua ancora di salvezza, e per quanto io ci abbia provato non sono mai riuscita a equipararlo. Spero che ci riuscirai tu, penso che ci riuscirai tu. >> disse Freya con gli occhi lucidi ma la voce ferma ad Arthur prima di uscire dalla stanza. 
Arthur invece si fermò ad osservare Merlin dormire, le ciglia nere poggiate sugli zigomi e i capelli disordinati e un po’ sudati, su cui passò la mano per lisciarli leggermente e spostarli dalla fronte.
E si rese conto che Merlin Emrys, l’enigmatico e strano Merlin Emrys, era davvero bello.

Fu in quel momento che decise che si sarebbe preso cura di lui.
Si sedette su una poltrona nell’angolo e si addormentò lì, con un secchio ai piedi ed un bicchiere d’acqua per prendere una pastiglia per il mal di testa sul tavolo accanto.



*  N.d.a.: la regola dei 5 esiste davvero e serve a fronteggiare attacchi di panico o ansia, consiglio a tutti di impararla per sé e per gli altri.

   
 
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