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Autore: Nana_13    03/11/2021    0 recensioni
- Terzo capitolo della saga Bloody Castle -
Dopo aver assistito impotenti allo scambio di Cedric e Claire, i nostri protagonisti si ritrovano a dover fare i conti con un epilogo inaspettato.
Ciò che avevano cercato a tutti i costi di evitare si è verificato e ora perdonare sembra impossibile, ogni tentativo di confronto inutile. Ma il tempo per le riflessioni è limitato. Un nuovo viaggio li attende e il suo esito è più incerto che mai. Pronti a scoprire a quale destino andranno incontro?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22

 

La notte delle lanterne


Nella tenda di Laurenne adibita sia ad abitazione che a laboratorio si udiva solo il lento e sommesso gorgoglio dell’acqua, che Rachel aveva messo a bollire sul fuoco in una grossa pentola di rame. Sebbene l’apertura sulla sommità del braciere consentisse la fuoriuscita del fumo, tutto intorno era pervaso dai vapori, quindi faceva un discreto caldo e le ampolle riempite di erbe e sostanze varie si erano appannate per l’umidità. 

Un rivolo di sudore le scese sulla tempia, ma si asciugò alla bell’e meglio con il lembo di una manica, senza staccare gli occhi dal grimorio. Era troppo impegnata per preoccuparsi del caldo. Il piccolo braciere andava alimentato spesso con altro legno di palma per evitare che si spegnesse e nel contempo doveva tenersi pronta con il prossimo ingrediente in lista. Come se non bastasse, gli occhiali continuavano ad appannarsi. Tentando di non cedere alla frustrazione, si abbandonò a un sospiro mentre per l’ennesima volta se li sfilava per pulirli. In certi momenti le avrebbe fatto comodo avere quattro mani, anziché due. 

Per fortuna, la sua ospite rientrò di lì a poco dal consueto giro del mattino in infermeria, offrendosi subito di assisterla. Così Rachel ne approfittò per chiederle di sminuzzare alcune foglie, intanto che lei iniziava a mescolare quella che per il momento aveva ancora l’aspetto di semplice acqua sporca. In cuor suo non aveva potuto fare a meno di provare una certa emozione quando il primo ingrediente aveva toccato la superficie trasparente nella pentola e d’istinto si era chiesta se mai sarebbe riuscita ad arrivare fino in fondo. Tuttora non ne era convinta, ma cercò di concentrarsi solo sul passaggio successivo.

Con cautela immerse di nuovo il grosso cucchiaio di legno e, piena di incertezze, cominciò a girarlo lentamente in senso orario. La mano le tremava, perciò strinse le dita attorno al manico con più decisione, nel timore che le scivolasse dentro, costringendola a rovinare subito il lavoro per recuperarlo. La pozione, infatti, non poteva entrare a contatto con pelle umana, capelli o altre parti del corpo se non si voleva contaminarla, il grimorio era molto chiaro su questo punto. Di conseguenza, aveva raccolto la sua folta chioma in una crocchia bella alta sulla nuca, in modo da non correre rischi. 

Dopo aver seguito alla lettera il numero dei giri indicati sulla pagina, appoggiò il cucchiaio sul tavolo, tirando finalmente un sospiro di sollievo. “E questa è andata.” commentò ad alta voce. Ora doveva aspettare che le erbe si amalgamassero a dovere con l’acqua, prima di aggiungere l’ingrediente successivo. 

“Parola mia, non ho mai visto un intruglio più complicato.” osservò Laurenne, scorrendo con gli occhi la ricetta che Rachel aveva trascritto su un taccuino in una lingua comprensibile a entrambe. 

Lei annuì, sconsolata. “Già.” Lo sapeva bene. Per questo non passava giorno senza che l’istinto di maledire Margaret per averle lasciato quel fardello non la cogliesse. Si tratteneva solo per rispetto alla sua memoria e perché in fin dei conti era stata quasi una madre. “Spero che riesca al primo tentativo. Non potrei pensare di farla da capo.” La sola idea la terrorizzava. Per non parlare di quello che avrebbe dovuto inventarsi per giustificare la cosa con i capi tribù. Per il momento nessuno era venuto ancora a informarsi sull’andamento del suo lavoro, ma sentiva che era solo questione di tempo prima che il padre dei fratelli Cina o un altro di quei simpaticoni si ripresentasse da lei.

Ci stava giusto pensando, quando un lembo della tenda si scostò ed ebbe paura che il presentimento stesse già per concretizzarsi. Perciò fu sollevata nel vedere il volto di Claire fare capolino da fuori.

“È permesso?” domandò, accettando subito dopo l’invito della sciamana ad entrare. “Ciao.” le salutò sorridente.

Rachel le rivolse un’occhiata interrogativa. “Che ci fai qui? E l’allenamento?”

L’amica fece spallucce, appoggiandosi con la schiena al tavolo. “Stamattina Dean aveva da fare con Najat e visto che paparino non vuole che mi alleni con gli altri quando lui non c’è…” Storse la bocca in una smorfia. “Certe volte è davvero pesante.”

“Ma dai? E te ne accorgi solo ora?” ironizzò Rachel, che nel frattempo aveva preso a pestare alcune bacche con una certa energia. 

Divertita dal suo tono pungente, Claire ridacchiò, prima di tornare improvvisamente seria. “Comunque è meglio così. Oggi non sono molto dell’umore di vedere gente. A parte voi, è ovvio.” si premurò di aggiungere. 

Con un sorriso benevolo Laurenne le fece capire di aver afferrato e Claire la stava ancora guardando quando Rachel parlò di nuovo.

“È successo qualcosa con Cedric?” Chissà perché sospettava che fosse così. 

Per un attimo Claire rimase interdetta, sorpresa dal fatto che avesse indovinato; poi sospirò, rigirandosi una fiala vuota tra le dita. “Ieri sera abbiamo discusso.” ammise con aria mesta, senza però aggiungere alcun dettaglio e così Rachel si convinse a desistere dal continuare sull’argomento. 

Del resto, non ne aveva tutta questa voglia. L’agghiacciante ricordo del litigio con Mark era ancora vivido nella sua mente, così come la sua conclusione. Dopo aver chiuso in quel modo devastante la loro storia, la sola idea di incrociare di nuovo il suo sguardo era insopportabile, quindi aveva preferito aspettare che tutti andassero a dormire prima di tornare dentro. Da allora aveva fatto di tutto pur di evitare il contatto diretto con lui. La mattina usciva molto presto, per rientrare solo a tarda sera, quando era sicura che ormai non lo avrebbe trovato sveglio. Più di una volta era stata tentata di chiedere a Laurenne se poteva trasferirsi definitivamente da lei, ma poi temeva sempre di approfittarsi della sua ospitalità e desisteva. Forse avrebbe dovuto parlarne con le amiche, per trovare un minimo di conforto, ma per ora non se la sentiva. Doveva sforzarsi di scacciare i pensieri negativi, deleteri per il lavoro che aveva da svolgere, e concentrarsi sulla pozione.

Così mandò giù il groppo che le serrava la gola e buttò la poltiglia di bacche rosse nella pentola, rimestando poi il tutto un paio di volte per incorporare gli ingredienti all’acqua. “Se ne vuoi parlare, io ci sono.” tagliò corto girata di spalle, sentendosi subito un’ipocrita per aver sperato che non lo facesse.

Per fortuna, Claire non poteva leggerle nel pensiero e le sorrise riconoscente. “Grazie, Ray.” 

Si scambiarono un’ultima occhiata complice, in cui ognuna lesse nello sguardo dell’altra il bisogno di mettere a nudo le proprie incertezze e allo stesso tempo la mancata volontà di farlo davvero. Dal canto suo, Rachel si chiese se l’amica avesse più o meno capito il motivo per cui da giorni si comportava come una ladra che entrava e usciva di soppiatto. Considerata la poca distanza e il silenzio dell’ora tarda, era probabile che quella sera sia lei che gli altri avessero sentito stralci della discussione con Mark, senza contare che ora Claire dormiva solo qualche ora a notte e non era escluso che si fosse accorta dei suoi movimenti. In ogni caso, non le andava di scoprirlo e fu grata a Laurenne quando dirottò il discorso su altro.

“Tu come ti senti?” la sentì chiedere a Claire. “Oggi è…”

Lei però non la fece finire. “Plenilunio, lo so.” disse in tono consapevole. “Non preoccuparti, è tutto sotto controllo.”

“Bene, quindi il sangue è stato sufficiente.” ne dedusse soddisfatta la sciamana.

Le sue parole colsero di sorpresa sia Claire che Rachel, dato che entrambe ignoravano che ne fosse al corrente, e non poterono esimersi dal fissarla disorientate.

Quelle facce erano un libro aperto e la donna impiegò mezzo secondo a intuire i loro pensieri. “Sì, so che avete preso alcune sacche dall’infermeria. Juliet me l’ha detto subito dopo il nostro ritorno. Sembrava stesse confessando un crimine.” scherzò, ridacchiando divertita.

“Ci dispiace…” fece per iniziare Rachel, prima che lei la fermasse con un cenno della mano.

“Non avete nulla di cui scusarvi. È chiaro che non ci fossero alternative, Claire ne aveva bisogno. E poi era soprattutto una questione di sicurezza. Va bene così.”

Ancora una volta la sua capacità di essere comprensiva le stupì e, quasi commossa, Claire la ringraziò; poi, attirata dal forte odore della pozione, si avvicinò cauta al fuoco, buttando un occhio sul contenuto della pentola. “Qui come procede, piuttosto? Non ha un bell’aspetto…” Storse il naso, senza riuscire a nascondere un certo disgusto.

“Procede.” confermò Rachel con aria distratta. “Quanto all’aspetto, siamo solo all’inizio. È normale… spero.”

Dopo aver annuito poco convinta, l’amica assunse un’aria riflessiva. “Vediamo se ho capito bene: se riusciamo a fargli bere questa minestra, Nickolaij morirà? Non mi stupirebbe, se è letale quanto il suo odore…”

“Non esattamente.” la corresse, ignorando l’ironia. “La pozione va iniettata direttamente nel suo sangue, in modo da trasformare i suoi geni e farlo diventare umano. Solo a quel punto potrà essere ucciso.”

“Ah, ecco. Facile.” ribatté Claire. 

“Sempre ammesso che qualcuno ci riesca, infatti.” Su quel passaggio Rachel nutriva ancora parecchie riserve.

“Intanto assicuriamoci che venga bene. Al resto penseremo quando verrà il momento.” disse Laurenne pratica, senza staccare gli occhi dal taccuino degli appunti. “Dunque, ora che hai aggiunto le bacche di aucuba il tutto deve riposare per circa quattro ore, prima di passare all’ingrediente successivo.” 

Rachel annuì con un sospiro, asciugandosi la fronte con la manica. “Almeno possiamo prenderci una pausa.” Con un rapido quanto ormai automatico gesto della mano spense il fuoco nel braciere.

“Ben detto.” approvò la sciamana. “Ne approfitterò per mostrarvi una cosa. Venite con me.”

La luce del giorno era quasi accecante dopo le ore trascorse nella semioscurità della tenda e Rachel fu costretta a schermarsi gli occhi, prima di riuscire di nuovo ad abituarsi. Laurenne le condusse attraverso l’accampamento, come sempre ravvivato dal continuo via vai di gente, e poi oltre i suoi confini.

“Sbaglio o sono arrivate altre tribù?” le domandò Claire una volta allontanatesi dal trambusto.

La sciamana fece spallucce. “E chi le conta più ormai. Ogni giorno arriva gente nuova.” Ridacchiò, mentre iniziavano a salire su una grossa duna. “Ho sentito che molti di loro hanno deciso di restare un po’ di più per festeggiare il nuovo anno prima di tornare ai propri avamposti. Il lancio delle lanterne è una tradizione importante e quest’anno ce ne saranno tantissime. Non mi ero mai davvero resa conto di quanti di noi fossero sparsi per il mondo, è incredibile.”

“Un po’ come i vampiri.” 

Un breve istante di esitazione attraversò lo sguardo della donna, prima che annuisse appena. “Già.” mormorò, continuando a camminare. “Stando alla nostra storia, un tempo esisteva un’unica grande tribù. Tuttavia, man mano che la minaccia degli algul si faceva più pressante, si sentì la necessità di creare avamposti strategici in più punti del pianeta, per essere sempre pronti a combattere. Col passare degli anni, quegli avamposti crebbero in numero e dimensioni, fino a diventare vere e proprie tribù indipendenti. Così facendo, però, ciascuno ha iniziato a pensare solo per sé e ci siamo indeboliti. L’unità è la sola cosa che può rafforzarci di nuovo ed è quello che spera anche Najat.” 

C’era amarezza nella sua voce, ma anche orgoglio per ciò che il suo Qayid stava cercando di fare. Sia Rachel che Claire lo notarono e, non sapendo cosa dire, preferirono restare in silenzio e seguirla verso chissà quale destinazione. La sciamana non lo spiegò, proseguendo nel suo cammino finché non si furono allontanate abbastanza da ritrovarsi ad arrancare sull’instabile sabbia del deserto.

“Dov’è che stiamo andando esattamente?” le chiese a quel punto Rachel, con un po’ di fiatone. In realtà, temeva di non riuscire a tornare entro le quattro ore previste, rischiando così di far saltare la seconda fase della pozione.

“Tranquilla, ci siamo quasi.” la rassicurò, anche lei un po’ affaticata. 

Poco convinta, Claire si accostò di più all’amica per non farsi sentire. “Secondo te sta bene? Non sarà che il sole le ha dato alla testa?” sussurrò ironica, facendola sorridere.

“Eccoci!”

Quando, superata la duna, finalmente la donna si fermò, entrambe rimasero al suo fianco a scrutare il vuoto con una certa perplessità. Tutto ciò che vedevano non era altro che…

“Sabbia.” osservò Claire, sollevando un sopracciglio. “Ci hai fatto arrivare fin qui solo per ammirare il paesaggio?”

“Certo che no.” A Laurenne sfuggì una risatina sommessa. “Non sono pazza.” aggiunse poi allusiva, dimostrando di averla sentita, e lei abbassò lo sguardo imbarazzata.

Sorvolando sulla questione, la sciamana si mosse verso quello che all’apparenza sembrava un semplice cespuglio di rovi secchi, come se ne vedevano tanti in quel deserto. Piegatasi sulle ginocchia, scostò i rami da un lato e Rachel, che era più vicina, si accorse che in realtà, ben nascosta nella pianta, c’era una rete di metallo ancorata al terreno dal peso di una pietra delle dimensioni di un pugno. Cosa stupefacente, però, era il bagliore che essa emanava. Proveniva dalle incisioni sulla superficie, strani segni che non seppe riconoscere. Ma la cosa più incredibile fu vederli muoversi. Le incisioni non erano fisse, anzi, sembravano dotate di vita propria.

“E quello cos’è?” chiese stupefatta, non riuscendo a staccare gli occhi dalla pietra.

Il sorriso a trentadue denti che la sciamana gli rivolse trasmise tutta la sua soddisfazione. “Questa, ragazze mie, è magia.” 

Claire allora tornò a guardarla, sbattendo più volte le palpebre basita. “In che senso?”

“Vedete i simboli impressi sulla pietra?” Laurenne li indicò senza toccarla, mentre quelli  continuavano ad avvicinarsi come due magneti, per poi respingersi di nuovo in una continua danza dai colori scintillanti. “Uno rappresenta Vestri, la runa dell’ovest. L’altro, invece, è Algiz, la runa della protezione. Ho piazzato una pietra come questa negli angoli dell’area che circonda l’accampamento, in corrispondenza dei quattro punti cardinali. Il potere emanato dalle pietre crea un campo di forza che nasconde le tende, proteggendole da eventuali pericoli.” spiegò fiera.

Per un po’ Rachel rimase a osservare affascinata il fluido e costante incontrarsi dei simboli sulla pietra, finché un dubbio non le sorse spontaneo e la sua attenzione si spostò di nuovo sulla sciamana. “Perché me lo mostri proprio adesso? Sai che non so niente sulle rune…”

“Lo so, lo so.” confermò lei annuendo. “Ho solo pensato che… Beh, volevo trasmetterti anch’io qualcosa che potesse tornarti utile in futuro. Sì, mi rendo conto che la pozione viene prima di tutto…” si affrettò ad aggiungere, prevedendo cosa stava per dire. “Però, vedi, solo io conosco la posizione delle pietre e sono in grado di farle funzionare. Se mi accadesse qualcosa e l’incantesimo svanisse, la mia gente correrebbe un grave pericolo…” 

Rachel, però, non voleva nemmeno sentirlo. “Non ti succederà niente. Non lo permetterò.” la interruppe risoluta. Dopo la scomparsa di Margaret, Laurenne era l’unico punto di riferimento che le era rimasto. Di sicuro sarebbe impazzita se avesse perso anche lei.

Un sorriso si dipinse sul volto riconoscente della donna. “E io ti ringrazio, ma ho imparato che in questo mondo nulla è certo e condividere le conoscenze è il modo migliore per essere ricordati. Perciò, se mai non avessi più la possibilità di proteggere il mio popolo, vorrei che qualcun altro sapesse come farlo. E chi meglio di te?” 

Nonostante quel discorso trasudasse amarezza e Rachel avesse preferito di gran lunga parlare del meteo, in cuor suo provava un certo orgoglio. Si sentiva onorata della fiducia che Laurenne stava riponendo in lei e pensò che non poteva tradirla. “D’accordo.” acconsentì a quel punto, dopo aver scambiato una breve occhiata con Claire. “Come funziona?”

Entusiasta per essere riuscita a convincerla, la donna provvide subito a spiegarle. “In realtà, il principio è molto semplice. Basta segnare le rune giuste sulle pietre e posizionarle con precisione nei quattro punti cardinali, l’ovest in questo caso. Dopodiché si pronuncia l’incantesimo di attivazione e il gioco è fatto.” 

Detta così sembrava una sciocchezza, ma l'esperienza insegnava che non c’era da illudersi.

“Troppo facile. Dov’è la fregatura?” chiese Claire infatti, alzando dubbiosa un sopracciglio.

“Ci stavo giusto arrivando.” replicò la sciamana. “È essenziale che le pietre non vengano mai spostate dalla loro posizione, altrimenti viene a mancare il contatto astrale che permette la formazione del cerchio protettivo e l’incantesimo si spezza.” 

“Ecco il motivo del finto cespuglio.” ne concluse Rachel.

“Esatto. Ho nascosto le pietre in modo che nessuno le trovi o le sposti per sbaglio, ma almeno una volta ogni due giorni vengo qui per assicurarmi che sia tutto in ordine. Non si è mai troppo prudenti. Soprattutto ultimamente, con tutto questo via vai…”

Entrambe non poterono darle torto, così si limitarono ad annuire. 

“Bene, questo è tutto. Possiamo rientrare.” 

“Aspetta. E le altre pietre? Non dovremmo controllare anche quelle?” obiettò Claire giustamente.

“Oh, no. Non c’è n’è bisogno.” le rispose Laurenne, sventolando la mano, mentre rimetteva a posto il cespuglio. “Se una sola continua a brillare, significa che anche le altre sono ancora al loro posto.” 

Mentre si avviavano di nuovo verso l’accampamento, Rachel non poté fare a meno di riflettere su quanto l’avesse colpita ciò che aveva appena visto. Il mondo delle rune sembrava davvero affascinante e d’un tratto si scoprì interessata a saperne di più. “Mi piacerebbe imparare a usare le rune. Margaret sosteneva che fossero una specie di surrogato della magia, adatto solo a chi non ha poteri. Invece io la penso diversamente.” confessò alla sciamana, che ridacchiò niente affatto offesa.

“Se come mi hai raccontato era una strega tanto potente, non fatico a capire perché. Si racconta che la pratica delle rune sia nata a causa della gelosia degli uomini nei confronti delle streghe. Non potendo avere i loro poteri, trovarono una maniera alternativa per mettersi allo stesso livello, anche se si trattò di una mera illusione. La magia di una strega è innata ed è impossibile per un essere umano qualunque sperare di eguagliarla."

“Ciò non significa che le rune siano meno degne di attenzione.” replicò Rachel. “Non farò la spocchiosa se possono rivelarsi utili.”

Laurenne annuì. “Sono d’accordo, per questo ho voluto mostrarti le pietre. Appena avremo un po’ di tempo libero ti insegnerò le basi.” promise.

La prima preoccupazione di Rachel una volta tornate nella tenda fu di andare a controllare la pozione, che nel frattempo aveva assunto un colore strano tra il marrone e il verdastro, probabilmente a causa della mescolanza tra le varie erbe. Ad ogni modo, sembrava tutto apposto. Le quattro ore indicate dal grimorio non erano ancora trascorse, quindi evitò anche solo di toccarla per paura di fare qualche danno. 

Estratto il piccolo libro dalla sacca che aveva portato con sé per non lasciarlo incustodito, lo aprì sul tavolo e, in un gesto ormai automatico, prese a sfogliare le sue pagine consunte senza cercare nulla in particolare. Da quando Margaret glielo aveva affidato, nei momenti morti vi si era dedicata con impegno, leggendo e rileggendo quella sequela di formule ed elenchi di ingredienti così tante volte da imparare a memoria la posizione in cui si trovavano. 

“Ti sei esercitata con altri incantesimi negli ultimi giorni?” si informò Laurenne, mostrandosi come al solito incuriosita dal contenuto del grimorio che purtroppo non era in grado di leggere. “Con la magia è importante non perdere il ritmo.”

Con aria distratta, Rachel scosse appena la testa. “A parte quello di guarigione, no. Non ne ho avuto il tempo, ero troppo concentrata sulla pozione. Però mi pare di aver letto qualcosa di interessante ieri…” Tornò indietro con le pagine, abbastanza sicura di ritrovare il punto esatto, ma il grimorio fu più rapido di lei e d’improvviso sembrò come animarsi, aprendosi esattamente sulla pagina che stava cercando. 

Lo sguardo esterrefatto di Claire si spostò dal libro all’amica. “Ma come…” 

“Oh, non lo so. Fa così da quando Margaret l’ha passato a me.” disse lei senza scomporsi. Ormai erano lontani i tempi in cui si stupiva per le cose bizzarre che le capitava di scoprire ogni giorno. La prima volta lo aveva visto fare dalla sua mentore, mentre cercava un incantesimo durante una delle loro lezioni, e le aveva spiegato che ogni strega aveva un legame speciale con il proprio grimorio. Era come se il libro avesse la capacità di leggerti nel pensiero e capire in che modo aiutarti. 

“A proposito, lei com’era?” chiese Claire incuriosita. “Non mi avete raccontato niente del vostro incontro e un po’ mi dispiace di non essere stata presente. Avrei voluto conoscerla nella vita reale.”

“Ostinata.” la definì Rachel in una parola, dopo averci riflettuto un istante. “Non accettava un no come risposta. Anche se all’inizio non volevo collaborare, non si è data per vinta. Ha fatto di tutto per convincermi e si è impegnata anima e corpo a insegnarmi quanto più poteva.” Sorrise al ricordo di quei giorni trascorsi ad allenarsi con lei. “Cavolo, mi ha davvero stremata. Non si sarebbe fermata davanti a niente pur di raggiungere il suo obiettivo.”

L’amica sogghignò. “Un po’ come te, quindi.”

Rachel rise di rimando, ma non poté darle torto. In effetti, solo in quel momento si rese conto di quanto in realtà fossero simili. “Ecco, era questo.” esordì poco dopo, quando l’occhio le cadde sulla pagina giusta. Con il dito indicò l’incipit dell’incantesimo, scritto in una grafia dagli eleganti caratteri gotici.

Claire e Laurenne le si accostarono subito incuriosite, sbirciando sul grimorio.

“Interessante…” mormorò Claire, rivolgendo all’amica un’occhiata perplessa. “Se non fosse che non si capisce un accidente.”

-Giusto- Rachel si rese conto solo allora di essere l’unica con la capacità di decifrare quel complesso di segni. “È l’antica lingua delle streghe.” chiarì. “Solo loro sono in grado di capirla. Cioè… In realtà, ormai solo io.” si corresse.

“Però…” commentò Claire, visibilmente impressionata. “Quindi cosa c’è scritto?”

Rachel si concentrò di nuovo sulla pagina. “È parecchio contorto, ma da quello che ho capito dovrebbe trattarsi di un incantesimo per curare le ferite gravi.”

“Quanto gravi?” chiese Laurenne.

“Mortali.” le rispose di getto, mentre i suoi occhi scorrevano rapidi una riga dopo l’altra. “Qui mette in guardia sulla sua pericolosità: non è un incantesimo da usare alla leggera e può portare a conseguenze spiacevoli.” lesse.

“Del tipo?” 

Rachel si strinse nelle spalle. “Non è chiaro. Dice solo che alla strega che deciderà di farne uso sarà richiesto un pagamento.” –La magia ha sempre un prezzo- Fin dalla prima lettura, le parole di Margaret le erano tornate alla mente come se fosse ancora lì con lei. Ricordava bene quando nel laboratorio le aveva spiegato che i poteri di una strega derivavano dalla sua forza vitale e dunque era sempre necessario servirsene con prudenza. 

“Non mi ispira niente di buono.” disse Claire, storcendo il naso. 

“In effetti, ha un che di macabro.” concordò Rachel. “Ma ho pensato che potrebbe tornare utile per chi va in battaglia. Pensate a quante persone ferite si potrebbero curare.” A dirla tutta, le era venuto spontaneo pensare che se avesse saputo prima dei suoi poteri e dell’esistenza di un simile rimedio, magari sarebbe stata in grado di salvare Jamaal quella notte a Bran. 

Intenerita dal suo buon cuore, Laurenne le sorrise. “Il tuo è un pensiero molto altruista, tesoro, ma non abbiamo idea di che tipo di pagamento si parli. L’esperienza mi ha insegnato che è meglio non buttarsi alla cieca su ciò che non si conosce, soprattutto se c’è di mezzo la magia.” 

“Concordo. Questa storia non mi piace per niente, Ray.” le fece eco Claire, guardandola preoccupata.

I loro timori coincidevano con i suoi e con quello che aveva sentito da Margaret, perciò Rachel si convinse che fosse il caso di ascoltarle. C’erano ancora tante cose che ignorava sulla magia e non valeva la pena di rischiare l’osso del collo per assecondare sciocche curiosità da novizia. Così, senza insistere oltre, annuì e riprese a sfogliare il grimorio, finché la sua attenzione non si soffermò su una pagina che riportava la procedura per eseguire un incantesimo immobilizzante. “Questo non sembra troppo complicato. E neanche pericoloso.” 

Claire aggrottò la fronte, interessata. “Di che si tratta?” 

“Serve a immobilizzare le persone.” spiegò lei semplicemente. “Una volta ho visto Margaret usarlo… Beh, in effetti è su di me che l’ha usato.” precisò, abbassando lo sguardo in evidente imbarazzo.

“Mi sembra un’ottima idea. Almeno potrai esercitarti senza rischiare di farti male.” approvò la sciamana, prima di emettere un sospiro e allontanarsi dal tavolo. “Bene, ora purtroppo devo lasciarvi. Ho persone di cui occuparmi in infermeria. Se avessi bisogno con la pozione, sai dove trovarmi.” disse infine a Rachel, che annuì ringraziandola per l’aiuto.

Rimaste sole, il silenzio scese su entrambe, finché Claire non ruppe il ghiaccio. “Stavo pensando… Se ti va, potrei aiutarti con quell’incantesimo. Farti da cavia, magari.” si offrì. 

La proposta non era del tutto da scartare e Rachel si prese un attimo per rifletterci. In fondo, il fatto che ora Claire fosse molto più resistente la rendeva praticamente perfetta per quel ruolo. Avrebbe potuto farle da assistente, senza correre troppi rischi. Sì, l’aveva convinta. Quando tornò a guardarla, un sorriso compiaciuto era comparso sul suo viso. “Perché no.”

 
   
 
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