Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Cricrip    03/11/2021    1 recensioni
Tutti i novizi aspettano con fervore quella notte: la notte in cui finalmente entreranno nel Culto e otterranno poteri che non possono nemmeno immaginare. Sanji, adepto del Culto da molti anni, è il responsabile dell’iniziazione: davanti a lui, quella notte, si presenta Zoro, in attesa di diventare un adepto a tutti gli effetti.
Sanji ha un unico compito: scoraggiarlo.
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Non-con
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Idioti, pensò Sanji mentre vedeva i nuovi adepti sussurrare tra loro ed emettere fastidiosi strilli di sorpresa quando notavano un nuovo particolare dell’ambiente a loro così poco familiare.
Era in effetti uno spettacolo per cui si poteva rimanere senza fiato: un castello gotico di pietra scura e dalle alte torri che sormontava, isolato e arcigno, un’altura nel mezzo della piana ricoperta di alberi fitti e minacciosi. L’interno era ancora pieno di elementi medievali, spaventosi anche: arazzi che sormontavano enormi vetrate scure, armature poste a guardia di ciascuna entrata, armi e fiaccole appese ai muri. E, più di tutto, libri. Libri antichi dalla conoscenza preziosa e unica, come nessuno ne poteva trovare altrove.
Nulla del mondo esterno era penetrato laggiù; deboli fiammelle erano le uniche cose che rischiaravano l’ambiente salvandolo dal buio assoluto.
Sanji era seduto su una poltrona dall’aria antica, con decorazioni barocche e foderata in rosso cremisi; sorseggiava un liquore dal colorito rossastro da un calice alto ed elegante, mentre sulle sue ginocchia era aperto un tomo antico scritto in un alfabeto antico quanto e più di quelle mura.
Il giovane cercava di leggere, ma i commenti che sentiva dai novellini lo irritavano a tal punto da non permettergli alcuna concentrazione. La traduzione del volume era complessa già di suo, e in quelle condizioni impossibile.
Odiava quel giorno. Di ogni anno. Quello in cui i giovani di buone speranze, di buona famiglia o dal talento straordinario venivano invitate a Castel Germa, la residenza dei Vinsmoke, pronti ad entrare nel club più elitario del Paese.
Poveri sciocchi.
Avrebbero capito presto, poi avrebbero avuto tutto il tempo per pentirsene. Ma ora se ne andavano in giro spensierati, con le loro chiacchiere gioviali, gli occhi pieni di meraviglia, l’immaginazione ricolma di possibilità.
Sanji chiuse il libro, sospirando.
Che giornata inutile.
Si alzò, ancora con il suo bicchiere in mano, desideroso di trovare un po’ di privacy e di distrarsi da cosa sarebbe accaduto quella notte. Ma appena si voltò qualcosa gli finì addosso: il libro si salvò, ma la sua camicia bianca si coprì di vino rosso.
-Ehi, guarda dove vai.
Sanji restò impietrito da quelle parole. Alzò lo sguardo e vide un giovane – un novellino – dagli improbabili capelli verdi che lo fissava con un’espressione di sfacciata superiorità.
Era esattamente il tipo di potenziale adepto che lui odiava. Forte, tutto d’un pezzo, sicuro di sé. Uno che metteva l’orgoglio prima di tutto.
Indossava dei semplici jeans e una felpa nera, la cappa che veniva data a tutti gli aspiranti adepti veniva tenuta sulla spalla, come un asciugamano. Un gesto che avrebbe fatto infuriare suo padre.
-Come hai detto?- dire che Sanji fosse esterrefatto non basta a esprimere il suo stato d’animo. Mai nessun novellino, da quando era nel Culto, aveva osato trattarlo in quel modo.
-Ho detto di guardare prima di alzarti: la gente passa di qua.- approfondì l’altro, non cogliendo la retoricità della domanda.
Oh, la sfacciataggine di questo ragazzino!
-Lascia che ti chiarisca come funzionano le cose-cominciò Sanji- Io sono un Mazaren- una carica che non aveva mai voluto, e che la maggior parte degli adepti non raggiungeva mai- Quando mi alzo, sono gli altri a spostarsi, sono gli altri che devono stare attenti e, se necessario, a stendermi i loro vestiti perché le mie scarpe non si inzuppino in qualche pozzanghera.
E sono figlio dell’uomo così folle da pensare di poter piegare la Tenebra al suo volere…
Il novellino sembrò valutare le sue parole.
-Mi scuso- disse, ma il tono che usò era in disaccordo con quelle parole. Infatti aggiunse:- Ma pensavo che un ammesso nel Culto riuscisse a guardare dove cammina.
Il novellino era fin troppo arrogante. Sanji fece una smorfia, somigliante a un sorriso di scherno.
-Non lo scoprirai mai: entro l’alba ti vedrò scappare urlante.
Il giovane dai capelli verdi si irrigidì.
-Io non scapperò.- disse deciso. Ma Sanji non mutò opinione.
-Ho già visto tipi come te: alla prima umiliazione, andate in pezzi.  Le tue vuote ambizioni si scioglieranno come neve al sole e si riveleranno per quello che sono: inutili spacconaggini di un insulso uomo arrogante.
Sprezzante, il Mazaren superò la recluta, lasciando che uscisse dalla sua visuale, deciso ad andare a cambiare la camicia rovinata.
Quel novellino non aveva alcuna speranza.
 
Roronoa Zoro.
Il nome era stato recapitato a Sanji direttamente da suo padre.
-È un giovane promettente- si era raccomandato lui- il migliore del suo corso. Si è fatto strada da solo nonostante sia orfano; è andato avanti di sussidi. Ci teniamo molto, toccherà a te fargli da supervisore.
Se ci tieni tanto perché non lo fai fare ad uno dei miei fratelli, tanto più bravi di me?  Questo avrebbe voluto dire, ma conosceva già la risposta: i suoi fratelli non avevano tempo da perdere a fare da balia ad un ragazzino.
-Vedi di portare a termine il tuo compito stavolta. Pochi potenziali adepti sono davvero validi.
Sanji si chiedeva spesso se il padre si fosse pentito di avergli fatto compiere la sua Iniziazione. Sicuramente, lui stesso avrebbe voluto che non fosse mai avvenuto niente di tutto ciò.
Ma era accaduto e adesso doveva andare avanti. La Tenebra dentro di lui sembrò compiaciuta: fremeva, forse presagendo che avrebbe banchettato quella notte.
-Lo farò, padre.- disse, mite, facendo attenzione a non contrariarlo. Dentro di sé, però, non si distolse dai suoi propositi.
 
Gli aspiranti adepti – novizi era il termine ufficiale – vennero condotti nelle loro camere al primo piano. Tutto sarebbe proceduto come ogni anno: era stato detto loro di attendere che un Mazaren venisse da loro per guidarli nella cerimonia di Iniziazione. Alcuni avrebbero fatto un passo indietro e la Tenebra li avrebbe rifiutati, altri avrebbero acconsentito e la Tenebra avrebbe banchettato.
I Mazaren vennero fatti radunare nel corridoio. L’atmosfera era carica di tensione e nessuno dei membri del Culto osava infrangere il silenzio che si era creato: tutti, dentro di loro, sentivano la Tenebra che vibrava d’eccitazione. Quando il rintocco della campana riecheggiò per il castello, segnando la mezzanotte, il rito poté cominciare.
I Mazaren entrarono. Tutte le porte dei potenziali adepti erano aperte, ma quando i membri del Culto entrarono, le chiusero con una chiave. Sanji fece la stessa cosa, sebbene avrebbe preferito perfino passare la serata con i suoi fratelli che essere lì. Ritardò in ogni modo e quando entrò ci mise più tempo possibile per chiudere a chiave la porta, sforzandosi di non guardare mai il novizio. Quando infine dovette voltarsi, era già pronto a pronunciare le parole di rito, ma non lo fece: rimase a bocca aperta nel momento in cui i suoi occhi si posarono sulla figura del novizio a lui assegnato.
-Tu?
-Tu!?
Sanji non poteva crederci: di fronte a lui c’era il giovane dai capelli improbabili che gli aveva rovinato la camicia. L’altro sembrava scioccato quanto lui di ritrovarselo davanti.
-Roronoa Zoro?- chiese conferma Sanji, sperando, contro ogni logica, di poter scappare e cambiare novizio.
-Sono io.- confermò però Zoro- E tu…?
Tra tutti… perché proprio lui?
Le stanze per il Rito di Iniziazione erano tutte uguali. Piccole, accoglienti, con un letto al centro dalle lenzuola color porpora. Il lampadario, di fattura antica, aveva candele accese con fiamme vive che illuminavano l’ambiente creando suggestivi giochi di luce.
Sanji avanzò verso Zoro, che se ne stava ritto vicino ai piedi del letto con le braccia incrociate. La sua posa da duro era rovinata dalla sorpresa dipinta sul volto nel trovarsi proprio Sanji davanti.
-Io sono Vinsmoke Sanji, e sono qui per guidarti nel tuo rito di Iniziazione come tuo Mazaren.- disse, riprendendo il controllo e rifugiandosi dietro la facciata del rituale.
-Perché proprio tu?- chiese però Zoro. Sembrava un novellino creato apposta per irritarlo.
-Non l’ho scelto io.- digrignò tra i denti Sanji,- non sapevo nemmeno chi fossi.- Si impose di tornare al suo ruolo, cercando di mantenere il controllo- Questa è la chiave della stanza.- disse mostrandola al novellino e appendendola al gancio predisposto sul muro, ben visibile- In ogni momento, puoi prenderla e andartene.
-Non me ne andrò.
-Se cambi idea, in ogni momento…
-Non me ne andrò.
Sanji si stava irritando, di nuovo.
Siate risoluti ma calmi. Evocate tranquillità: fate leva sul loro orgoglio e la voglia di primeggiare, tuttavia devono capire che quello che stanno per fare è legittimo e pienamente nel loro interesse. Un’esperienza per crescere, per ottenere tutto quello che vogliono.
Queste le indicazioni che venivano date ai Mazaren che si occupavano del rito di Iniziazione.
Non abbiate fretta, non pressateli, lasciate che le cose si muovino naturalmente.
-Spogliati.- disse Sanji, ignorando ogni avvertimento che gli era stato dato, senza perdersi in inutili particolari.
Zoro strabuzzò gli occhi.
-Come?
Sanji sorrise, gongolando di vederlo finalmente a disagio.
-Non hai letto la missiva che ti è stata mandata prima di arrivare qui? Non ti hanno fatto promettere che dovrai obbedire a ogni ordine che ti verrà imposto? Che dovrai chinare la testa e accettare tutto quello che ti verrà dato?
Zoro sgranò gli occhi, forse capendo solo ora cosa quella notte avrebbe significato per lui.
-È questa la tua idea di vendetta per poco fa?- sembrava deluso.
Sanji quasi rise.
-Come sei ingenuo. Non lo faccio perché lo voglio.- disse, e la smorfia di disgusto confermò quanto aveva da dire.- Questa è l’Iniziazione che tutti devono affrontare per poter entrare nel Culto. Oppure puoi scappare.
-Io non scappo.
-E allora perché hai ancora addosso i tuoi vestiti?
Per la prima volta, Zoro sembrò esitare. Eppure, con grande stupore di Sanji, obbedì, cominciando a sciogliere i lacci della camicia di lino che a tutti i potenziali adepti era stato ordinato di indossare per quella notte.
Era più tosto di quanto Sanji immaginava, ma erano ancora all’inizio.
-Fai quello che devi fare.- disse il novizio, fissandolo negli occhi.
La Tenebra, la presenza insondabile dentro di lui, il germoglio di una coscienza di un altro mondo, si agitò, gongolando: sentiva l’accettazione della nuova vittima. Era affamata, famelica anzi. C’era qualcosa nell’aura di questo adepto che la Tenebra voleva assaporare, ed era ansiosa di farlo.
Come un suonatore pizzica le corde della sua arpa, così fece la Tenebra con Sanji. E il corpo di Sanji reagì, malgrado la situazione, malgrado fosse l’ultima cosa che voleva fosse far sottomettere quel giovane al Culto e infettarlo con la sua Tenebra. Sì, nonostante tutto, si sentì ricolmo di desiderio per quell’uomo.
Fece un passo in avanti. Zoro si irrigidì, ma rimase stoico, senza indietreggiare. Sanji si avvicinò ancora, cercando di mantenere il controllo di sé. Non poteva lasciarsi vincere. Zoro era ancora in tempo per andarsene: doveva scoraggiarlo, come aveva sempre fatto.
-Il Culto non vuole solo il tuo corpo.- disse Sanji- vuole anche la tua compiacenza.
Sanji non riusciva a dire “noi”, non riusciva a sentirsi parte di ciò che stava per succedere. Nonostante quel novellino lo irritasse, avrebbe preferito che fosse scappato, proprio come tutti quelli degli anni precedenti.
Perché volete queste catene? Non sapete che una volta indossate vi seguiranno fino alla tomba? Non volete rimanere liberi?
-Compiacenza?
Sanji si avvicinò ancora, ormai era di fronte a Zoro, solo un soffio di distanza. Fu il Mazaren a colmarla, allungando le braccia verso il suo collo, lasciando che le sue dita solleticassero il collo del novizio, provocandogli un brivido di piacere per tutto il corpo, che Sanji avvertì. L’espressione del novizio però non si scompose.
-Il tuo seme, la tua gioia, il tuo orgasmo. Devi esserne parte. Tutto di te deve essere nel rituale: il Culto vuole tutto, o non vuole niente.
Zoro lo fissò. Sembrò soppesare le sue parole, poi annuì, più a sé stesso che al Mazaren, infine annuì.
Ancora non si tira indietro…
Sanji gli fece scivolare le mani dall’incavo del collo fino al petto, e poi ancora più giù, lungo il corpo, lentamente, assaporando quella pelle piena di cicatrici e resa dura dall’allenamento. Il Mazaren notò che Zoro non era così insensibile come la sua espressione lasciava suggerire: la sua virilità era sveglia e interessata. Che fosse la presa della Tenebra, l’afrodisiaco che il Culto metteva puntualmente nella cena degli aspiranti adepti o il fascino di Sanji non era certo.
Il Mazaren lo avvertiva grazie ai doni del Culto: Zoro era preso tra il reprimere il desiderio fisico non voluto e la volontà di passare la prova, di completare l’Iniziazione ed entrare nel Culto come voleva.
Se si fosse lasciato andare, tutto sarebbe finito e avrebbe ottenuto ciò che voleva. Ma Sanji sapeva che non era così semplice: perché lasciarsi andare avrebbe voluto dire anche abbassare ogni difesa, rendersi vulnerabili, esposti.
Era questo che il Culto voleva.
Era questo di cui la Tenebra aveva bisogno.
Doveva convincerlo ad andarsene ora, o avrebbe perso il controllo e sarebbe stato troppo tardi.
-Mi fai rabbia…- disse, spingendo Zoro all’indietro con forza, facendolo finire sul letto.- gettare la tua vita per cosa?
-Pensavo che dovessi guidarmi nell’Iniziazione.- disse Zoro giustamente confuso, sondandolo con quei suoi due occhi scuri.
-E lo farò.- confermò Sanji irritato, torreggiando su di lui. Perché l’altro era così irrimediabilmente ottuso? Perché non capiva?- A meno che tu non voglia interrompere.
-Ti ho già detto che non mi tirerò indietro.- ribattè Zoro con lo stesso tono.- è questo il tuo intento: scoraggiarmi? Farmi mollare? Sei un idiota se pensi che basterà solo questo per…
-Allora dimmi cosa vuoi?- lo interruppe Sanji e la Tenebra dentro di lui si nutrì della sua rabbia, chinandosi verso Zoro- Perché sei qui?
-Sono fatti miei.
-No, mi risponderai.
-Perché voglio quello che mi offrite.- cedette infine il novizio.
-Il Culto offre molto, dovrai essere più preciso.
-Il potere!- digrignò fra i denti. La sua voce però suonava falsa.
-Sei così patetico da non poterlo prendertelo per conto tuo? Ti ho sopravvalutato…
Zoro agì fulmineo. Si protese in avanti, agguantò Sanji per la camicia e lo buttò sul letto con lui, bloccandolo sotto il suo corpo e tenendo fermi i polsi del Mazaren con le mani.
-Io non ho bisogno di niente. Quel che voglio e desidero me lo prendo.- mise in chiaro furioso. Ed eccolo, ora Sanji sentiva la sincerità delle sue parole.- Non vi deve interessare perché sono qui: solo voi avete a disposizione poteri che sfuggono ad ogni logica, e io li voglio.
-Tu non lo vuoi.
-Sì.
-No!- Che pivellino arrogante!- Il Culto non è la risposta a niente, è solo un oscuro tunnel che si inoltra nella terra promettendo meraviglie che non vedranno mai. È inutile, capisci? Una perdita di tempo!
-Perché non smetti tu allora? Perché tu non te ne vai?
Sanji rise.
-Oh, voi aspiranti adepti. Vi parlano di potere, vi parlano di denaro, vi promettono il piacere e voi vi gettate nelle fauci del leone, come una mosca attirata dai colori sgargianti di una pianta carnivora. Patetici, davvero.- tacque- nessuno lascia il Culto, novizio. Nessuno. Quello di questa sera sarà solo l’inizio: apriranno la porta, ti faranno assaporare quello che c’è al di là, verrai inebriato dalla sensazione di onnipotenza. Ti sentirai una divinità, di poter fare tutto. E mentre tu ti crogiolerai in questo potere, loro ti metteranno addosso un collare, un collare che sarà impossibile toglierti. Sì, novellino: venendo qui, hai forgiato il primo anello delle tue catene. E il legame che stasera consumeremo, ne aggiungerà un altro.
-Non mi lascerò sedurre.- promise Zoro.
-Lo fanno tutti.- Sanji ormai, era disilluso: una volta finiti nella ragnatela della Tenebra, divincolarsi era inutile.
-E allora smettila di piangerti addosso:- si infuriò Zoro- se siamo tutti uguali, anche tu sei stato esattamente come ci descrivi. Anche tu hai fatto questa scelta, se adesso te ne penti vai a piangere da un’altra parte e chiama qualcuno che ha il coraggio di accettare ciò che ha fatto.
-Scelta…- ripeté Sanji in tono atono. Poi un crepitio cominciò a serpeggiare per la stanza, come una strana elettricità. Di colpo la stanza sembrò improvvisamente… piena. Come se una presenza avesse riempito ogni spazio vuoto, ogni anfratto, ogni molecola.
A Zoro sembrò mancare il respiro.
-Io… non ho mai avuto questa scelta.- rivelò Sanji, la voce impregnata di rabbia- Io sono stato gettato dove sei tu, solo che non mi hanno permesso di ritirarmi.
La sua Iniziazione… non avrebbe mai potuto scordarla. Erano stati i suoi compagni a fare da guida nella cerimonia. Loro l’avevano affrontata anni prima, da bambini prodigi che erano: oh, che orgoglio di nostro padre! Ma erano stati troppo affrettati: la Tenebra li aveva corrotti con una straordinaria rapidità fino a consumare ogni traccia di umanità e sentimento in loro.
Lui aveva resistito, ma era solo questione di tempo: la Tenebra erodeva ogni cosa, si nutriva di emozioni, le manipolava a suo piacimento seguendo il suo desiderio e uno scopo imperscrutabile.
Il potere della Tenebra, manipolato da Sanji, si scatenò Zoro venne spinto via e si ritrovò sdraiato sulla schiena, le braccia e le gambe bloccate da una forza invisibile e sovrannaturale. Il Mazaren tornò a torreggiare su di lui.
-Arrenditi.- ripeté l’invito. Nei suoi occhi, proprio ai bordi dell’iride, ondeggiava un’ombra innaturale.- Vattene. Scappa. Non è posto per te.
Perché si sentiva così arrabbiato? Forse perché l’altro non capiva cosa gli stava dicendo? Perché ignorava tutti i tentativi fatti per salvargli la vita?
Se l’avesse spaventato abbastanza forse…
Salvati. Salvati. Salvati.
Attinse di nuovo al potere, stava per aumentare la forza che teneva fermo Zoro, quando quest’ultimo lo sorprese: con un colpo di reni si tirò su col busto, avvicinò le labbra alle sue fino a baciarle e a mordergli il labbro inferiore.
-Cos..?
-Non devi preoccuparti per me.- disse Zoro ricadendo all’indietro- Sono in grado di decidere per me stesso: so a cosa sto andando incontro, biondino. Non abbandono una causa perché può essere pericolosa e la mia anima è mia da vendere, se si arrivasse a questo. Non vedermi come vittima, mi irrita e non è la verità. Come hai detto, è una mia scelta. E io ho scelto questo destino: che sia un fardello, una catena, una maledizione, poco importa.
Sanji lo guardava allibito.
Perché?
Salire al patibolo solo per poter essere impiccato invece di scappare.
Perché, perché, perché.
-Se hai finito con i preliminari, potremmo passare al grande evento?- lo spronò Zoro.
Oh, che persona irritante.
-E va bene, allora impiccati!- gli gridò Sanji di rimando. Il labbro, sporco di sangue, gli pulsava. Afferrò il mento di Zoro, rinforzando la presa che la Tenebra aveva sul corpo dell’adepto e pronto a scendere per chiudere le labbra su di lui. Fu un bacio ruvido, violento, fatto di rabbia e… desiderio, sì. Quando si staccarono, Sanji aveva il respiro affannoso, e notò che Zoro non era in situazioni migliori. Il crudo trattamento di Sanji non aveva scalfito il desiderio del novizio che sentiva premere duro contro il suo addome.
Improvvisamente, si rese conto che desiderava l’uomo sotto di lui. Ardentemente. Non aveva mai trovato piacere nei riti di Iniziazione, nessuna vera comunione con l’iniziato, eppure per questa sola unica volta sentiva quasi di…
Senza pensare, Sanji si chinò di nuovo: voleva di più, voleva… Qualcosa lo fermò.
-Vattene.- disse in un filo di voce, sussurrandolo sulle labbra dell’altro- Vivi la tua vita, i tuoi sogni lontano da qui. Non c’è niente qui, per uno come te.
-No.- disse Zoro, la sua determinazione assoluta, incrollabile.
Cosa ci fai qui? Avrebbe voluto chiedere il Mazaren, ma intuiva che Zoro non avrebbe risposto. Qual era il suo compito, la sua missione? Perché Sanji era sicuro che quel giovane non fosse lì per il denaro, per il potere o la fama. No, era qualcosa di più importante che lo spingeva ad accettare quell’umiliazione.
-Non ho bisogno di essere salvato.- disse Zoro- Non ho bisogno che ti fermi. Tutto quello che hai detto io lo voglio: fammi entrare.
Ma Sanji esitava. Quel giovane sotto di lui non aveva idea in cosa si stesse immischiando, del dolore, della dipendenza a cui avrebbe venduto sé stesso.
Fammi entrare.
Sanji si chinò e restituì più volte il bacio che gli era stato rubato poco prima, aggrappandosi a quel corpo e a quella passione che sembrava genuina e sincera nonostante le circostanze che l’avevano generata. Sentì mani forte che toccavano la sua pelle, calde e benvenute: gli scatenarono un brivido lungo la schiena.
-Zoro.
Si lasciò trascinare da quel che il suo corpo sapeva istintivamente di dover fare. Sentiva la Tenebra in attesa dentro di lui, pronta ad agire e a contaminare quella nuova anima che veniva a lei donata. Oh, quanto la bramava. Per Sanji quella presenza era ripugnante, voleva smetterla e andarsene. Ma Zoro, sotto di lui, non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Ogni suo gesto, ogni suo tocco esprimeva la sua determinazione ad andare avanti, la sua accettazione della condanna che pendeva su di lui.
Così Sanji obbedì. Si lasciò andare, assecondò il desiderio di quel giovane che avrebbe voluto più di tutti allontanare da quel luogo corrotto…
 
Zoro la sentiva. La Tenebra, dentro di lui. Se ne stava tranquilla, in un angolino minuscolo della sua anima. Saziata, in attesa.
Zoro l’aveva percepita entrare dentro di lui dalla porta aperta dopo il loro amplesso, l’aveva avvertita annidarsi soddisfatta in quel suo nuovo ospite, pronta per portarlo nelle sue spire, muoverlo a suo piacimento quando il tempo sarebbe giunto. Zoro l’aveva accolta volentieri
Vieni: corrompimi, usami… e muori.
Ce l’aveva fatta. Aveva completato il rito ed era entrato.
Kuina verrà vendicata…
Guardò Sanji, il responsabile della sua Iniziazione. Avrebbe voluto odiarlo, come odiava ogni singolo membro di quel Culto maledetto. Invece non poteva.
La gentilezza che gli aveva mostrato, per quanto rude e gretta, non era passata inosservata a Zoro. Aveva respinto ogni tentativo del biondo di salvarlo, nonostante questi si sbracciasse lanciandogli un’ancora di salvezza dopo l’altra.
Avrei voluto che Kuina avesse avuto qualcuno come te, qualcuno che avesse provato a farla ragionare, che l’avesse convinta a tirarsi indietro.
Si strinse di più a lui, a quel corpo caldo che era stato messo sulla sua strada per condannare la sua anima. Ma non voleva lasciarlo, non ancora. Ancora per un po’, l’avrebbe stretto a sé, traendone il conforto inaspettato di un’anima affine.
Se ci fosse stato il modo, l’avrebbe fatto fuggire… ma il Culto è per sempre, la Tenebra è per sempre.
Sarebbe arrivata l’alba, allora avrebbe dovuto alzarsi e lasciare quell’ultimo volto amico e distruggere il Culto. Per ora però chiuse gli occhi, assaporando il profumo di inchiostro e vino che gli solleticava il naso in modo così dolce…
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Cricrip