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Autore: Lita_85    03/11/2021    2 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Correvo. Era tutto quello che il mio corpo e la mia anima volevano in quel momento. Volevo allontanarmi il più possibile da lui. Allontanarmi da quella presa di posizione precaria alla quale avevo dato un'opportunità. In realtà, l'avevo data a me stessa. A Quella Anita che era nauseata di tutto, a quella ragazza dalle mille speranze, ma che non ne aveva concretizzata neanche una. A quella ingenua che credeva di essere amata veramente da quel ragazzo dagli occhi azzurri.
Correvo. Tra i miei mille pensieri che affollavano la mia mente, e con il cuore a pezzi cercai rifugio nelle strade fredde di Milano. Quella Milano dai mille volti e dalle vetrine che si coloravano di rosso. Dicembre era alle porte, e con sé portava quella magia che in altre occasioni avrei apprezzato. 

Correvo. Senza sapere dove andare, senza avere una meta, fino a quando non sentii in lontananza la sua voce che mi chiamava. Il mio cuore ebbe subito un fremito, costringendo il mio corpo ad accelerare il passo.

« Anita!! Ti prego fermati! » ,disse quasi senza fiato, facendo lo slalom tra la gente che passeggiava tranquilla per le strade. Non mi sarei fermata neanche se fosse stramazzato al suolo. Non avevo intenzione di dargli quel vantaggio che i suoi occhi avevano sul mio cuore.

Non essendo una velocista di mestiere, e avendo gli stivaletti ai piedi, non ci volle molto prima che lui potesse raggiungermi.

« Cazzo Anita, quando corri! » affermò senza voce prendendomi nuovamente per le braccia. 

Eccolo. Era lui, l'uomo che mi aveva fatto perdere la ragione. Colui che mi aveva calpestato il cuore più e più volte ma che non riuscivo ad odiare.
Lui, che con i suoi occhi azzurri mi aveva inchiodata un'altra volta su quella strada.

« Lasciami immediatamente idiota! E non provare a baciarmi di nuovo! »

« Ok, ok... non lo farò! Ma tu ascoltami! »

« Ho visto e sentito abbastanza stasera! »
 
« Lo so cosa hai visto e sentito ma non è- »

« Te la sei scopata? »

« No! »

« Ma volevi farlo! Ammettilo! »

« Anita... »

« Ammettilo! »

« Si... »

« Mi fai schifo! » gridai facendo volare la mia mano destra verso la sua guancia. Il suo viso trasportato da quello schiaffo, si spostò sulla destra facendo ricadere i capelli sui suoi occhi. 

Poggiai la mia mano sul mio cuore che batteva all'impazzata. Non volevo colpirlo così forte, ma il mio dolore fu più forte di qualunque razionalità.


« Tu mi fai stare male… e io non posso più concederti questo lusso… »

« Anita… »

« Non puoi scaricare la tua insicurezza su di me… Per te, ho buttato nel cesso tutto quello in cui credevo! Non significa nulla per te?! Nulla per la quale vale la pena lottare?! »

« Per me sei importante… »

« Per te, sono importante?!  Hai un bel modo di dimostrarlo dottor Mancini!! »

« Anche tu! Se tu non fossi venuta con- »

« Con chi?! Con Alessandro?! Ti ho detto miliardi di volte che non c'è mai stato nulla tra di noi! Tranne per quel bacio a stampo che ricordate solo voi due!! »

« Se lo ricordo un motivo ci sarà!! »

« Si? E quale sarebbe questo motivo Dottore?! »

« È complicato… »
 
« Ah, è complicato?.... » repilcai con un sorriso amaro per poi continuare « Ti ho dato tutto Dario… non ho più voglia di sentire le tue assurdità… », girai i tacchi senza aggiungere una parola e lasciandolo lì come un salame mi allontanai da lui nella totale indifferenza.

Ero decisa più che mai a fargliela pagare, anche se sapevo bene che non sarebbe stato facile. Feci due passi per andare via, quando iniziai ad avere dei capogiri. L'alcol che avevo mandato giù senza ritegno stava iniziando a fare effetto. Strizzai gli occhi cercando di mettere a fuoco, e appoggiandomi maldestramente al muro del palazzo adiacente persi quasi l'equilibrio. Mi sentii all'improvviso stanca e con uno strano ronzio in testa.

                                ***


« Anita tutto bene?! », chiesi avvicinandomi a lei preoccupato sfiorandole il braccio destro.

« Non mi toccare! Non ho bisogno te… né di nessun altro che sia chiaro! »

« Ok, ma io non ti lascio in queste condizioni!  »
« Cos'è adesso ti importa di me? Quando sei andato via con Azzurra mi sembravi- »

« Adesso smettila! Ti stai comportando da bambina testarda… »

« Ah, sarei io la bambina testarda? Tu sei- », non le feci neanche finire la frase, che l'avevo già presa in braccio. 

La presi per il sedere, e tenendolo saldo sotto le mie mani iniziai a camminare verso la mia macchina.


« Dario! Cosa fai?! », esclamò guardandomi sorpresa, ma con quel mezzo sorriso che mi faceva impazzire. Strinse di riflesso le sue gambe alla mia vita per restare aggrappata a me, come io volevo rimanere aggrappata a lei.

« Era l'unico modo per farti zittire e per avere le tue tette enormi spiaccicate sulla faccia! »

Iniziò a ridere di cuore provocando in me la medesima reazione. 

« Tu sei- »

« Incredibile? »

« Incredibilmente idiota! », continuò a ridere facendo ridere anche il mio cuore. Dio quanto mi era mancato tutto questo.

Ci guardammo negli occhi come se fosse l'unica cosa che ci fosse concessa in tutto quel tempo passato a litigare. Potevo sentire solo i nostri respiri pesanti e i nostri cuori battere forte. Strinsi il labbro inferiore tra gli incisivi nel maldestro tentativo di non cadere in tentazione. Lei non voleva essere baciata, e io non lo avrei fatto senza il suo consenso.


Lei, dopo secondi interminabili in cui i suoi occhi si erano persi nei miei, si appoggiò sulla mia spalla con il viso affondato sul mio collo come a cercare conforto, quel conforto che cercava da quando avevamo iniziato quella strana serata.

« Dario, mi porti a casa? », sibilò stringendo le sue braccia attorno al mio collo. 

« Ti porto ovunque tu voglia… », le risposi con i suoi capelli tra le labbra, e la sua guancia calda sulla mia. L'avrei portata anche sulla luna se solo lei lo avesse chiesto. Ovunque. 

Camminavo lungo la strada respirando ad ogni passo quel profumo di cannella. Quel profumo che con il suo ricordo mi teneva sveglio nelle notti di solitudine. Sentii il suo respiro sul mio collo durante tutto il tragitto, quel dolce respiro che mi faceva impazzire e che mi accarezzava il pomo d'Adamo. Il vestito nero a fiori con scollo a V lasciava intravedere il suo seno prosperoso mandando a farsi benedire il mio cervello già incasinato. All'improvviso sentii la sua presa sempre più morbida, sempre più rilassata. Capii che si era addormentata. Si era addormentata tra le mie braccia. 

Aprii la macchina, e passandola delicatamente tra le mie braccia la adagiai sul posto passeggero. Mi fermai un attimo a guardarla, a contemplarla poggiando la fronte sulla portiera aperta. Quanto era bella. Era davvero il mio angelo. Picchiettai la fronte non so quante volte, prima di decidermi a chiudere la portiera. Era una visione celestiale, una di quelle che ti inchioda per ore e ore.


Entrai velocemente dentro l'abitacolo e girando la chiave sfrecciai per le vie di Milano avendo cura di non muoverla troppo. Mi sentii davvero uno stupido per come mi ero comportato. Non ne combinavo una giusta. Quei sentimenti nuovi e totalmente travolgenti mi facevano comportare peggio di uno squilibrato. E lei, l'amore della mia vita, non meritava un simile trattamento.

Parcheggiai in prossimità di casa sua, e recuperando le chiavi dalla sua borsetta entrai di soppiatto con lei tra le braccia, dentro quella corte che mi sembrava sempre di più un convento. 

Take Me Home - Us The Duo

Con la stessa cura entrai a casa sua buttando le chiavi nello svuotatasche a forma di cuore all'ingresso, e accendendo solo la luce del salotto creai un'atmosfera intima così da non destare il suo sonno. Con quella poca luce che passava tra una stanza e l'altra  mi diressi verso la sua camera da letto. Aprii la porta spingendo la porta con il piede, e poi con cura la distesi sul letto tra i cuscini, tra quella miriade di cuscini rosa che avevo osservato già altre volte. Mi chinai verso i suoi piedi e togliendole gli stivaletti la sistemai comodamente facendo strisciare su di lei  il plaid con su Tamburino di Bambi che si trovava lì vicino. Il suo viso rilassato e sereno era una tentazione troppo forte, un qualcosa che mi attirava a lei come Ulisse tra le sirene. Era un angelo sceso sulla terra per farmi impazzire, questo era sicuro. Mi avvicinai a lei tenendomi con le ginocchia, e con il cuore che mi batteva a mille all'ora avvicinai la mia mano destra al suo viso spostando via, una delle ciocche ribelli dalla sua guancia. Tornando indietro con la mano le accarezzai il viso con le nocche privilegiandomi di quel tocco. Il mio respiro diventò subito irregolare al solo pensiero di baciarla e di sentirla sulla mia pelle. Quella mano che ormai faceva quello che voleva, si posizionò sul suo mento, e con la consapevolezza di essere innamorato perso di lei, poggiai le mie labbra sulle sue, incastrandosi perfettamente. Fu un bacio veloce, ma fu anche il più bello che le avessi mai dato. Un bacio di scuse, un bacio avrei voluto farle sentire da sveglia. Mi sembrò di baciare Biancaneve, tant'è che lei subito dopo disse qualcosa, qualcosa che mi pietrifico all'istante.


« Dario, perché non mi ami?… », sibilò flebilmente in una situazione di semi incoscienza rannicchiandosi in posizione fetale come a volersi proteggere da quello che aveva appena detto tra le braccia di Morfeo. 

Il mio cuore che si era fermato al suono di quelle parole dette nel sonno, riprese a battere facendomi sentire quella scossa lungo la schiena che avevo conosciuto da quando lei era entrata nella mia vita. Qualcosa si smosse dentro di me, qualcosa dettato da quel sentimento che ormai si era impadronito di me.

« Io lo faccio amore mio, lo faccio da quando ti conosco… Ma non so, se avrò mai il coraggio di dirtelo… Non so se avrò mai il coraggio di viverlo. Io non  sono all'altezza, non so, se il mio amore è così forte come tu credi. Hai visto cosa ti ho fatto stasera… non posso continuare così… hai ragione tu… sono un incredibile idiota… », dissi quasi senza accorgermene, sorridendo amaramente guardandola dormire beatamente.

Non avrei mai avuto il coraggio di dirle quelle parole se fosse stata sveglia. Non avrei mai avuto il coraggio di impegnare il mio cuore inaffidabile, non avrei mai avuto il coraggio di amarla dandole quell'amore che non era all'altezza della situazione. 

Mi feci scivolare a terra su quel tappeto rosa confetto pieno di pelo, portando il braccio sinistro dietro la testa e il destro davanti ai miei occhi. Tremavo. La guardai tremare, tremando tutto di conseguenza. Quelle dita che sembravano avere una vita propria mi destabilizzarono. Strinsi forte gli occhi, come a voler cancellare quell'immagine dalla mia mente portando la mano incriminata sul cuore che sembrò quasi esplodere. Sospirai forte, cercando di reprimere quelle lacrime che volevano venire giù, quelle lacrime per quell'amore forte ma allo stesso tempo debole. Quelle lacrime che avrebbero dato sicuramente via ad un pianto disperato, Quel pianto da bambino testardo quale ero.



Note: Capitolo Quarantatrè. Buonasera miei cari, e bentrovati. Posso dire con certezza che questo capitolo è uno di quelli che mi ha fatto scoppiare il cuore in petto. Uno di quelli che mi ha fatto tremare come una foglia, proprio come si è sentito Dario. Quest'ultimo per la.prima volta dice ad alta voce che l'ama. È stato un momento intenso e che lo ha messo ancora una volta davanti a quel bivio. Amarla o no?! Lui è sempre più convinto di non meritarsi Anita. Ma tutto questo dove lo porterà? Eh, vedremo… Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ♥️ 






   
 
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