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Autore: NightWatcher96    04/11/2021    2 recensioni
-Grazie, Izuku… mi hai regalato il vero amore…- fu il pensiero di Katsuki mentre piangeva a singhiozzi, incapace di fermarsi.
Per un momento gli parve di sentire un tocco leggiadro contro la guancia: per un momento si fermò voltandosi verso una porta con dei vetri oscurati. Notò un sorriso e degli occhi gentili smeraldini… Izuku non lo avrebbe mai lasciato.
In qualche modo entrambi avrebbero mantenuto la promessa.
Sarebbero stati per sempre insieme.
WARNING: Morte Personaggio!
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Buonasera; oggi ho deciso di scrivere qualcosa di triste dopo aver visto alcuni episodi di Ahiru no Sora. Detto ciò, Enjoy!



 

"Mi dia un bouquet di fiori blu, grazie".

Il ragazzino di poco più di diciotto anni annuì e iniziò a preparargli quanto richiesto cercando di non guardare la banconota di grosso taglio che sventolava tra le dita del giovanissimo uomo dinanzi al suo modesto chiosco.

"Tenga pure il resto" rispose infine quest'ultimo, quando prese il bouquet finito con un bel fiocco bianco. 

"Ma… i fiori vengono circa cinque dollari" osò contraddirlo il giovane.

L'altro, di spalle lo guardò semplicemente e sorrise, andando via, verso il centro dove risiedeva un importante ospedale all'avanguardia.

Il ragazzino osservò la banconota da cinquanta dollari e si strofinò gli occhi: di sicuro non era un sogno. Si inchinò leggermente, anche se dell'altro non c'era già più traccia e sorrise dolcemente. Non capitavano tutti i giorni uomini così galanti e gentili.

"Chissà per chi sono quei fiori" pronunciò, guardando il cielo cristallino di un ancora piuttosto mite novembre.

E intanto il giovane uomo con passo lento e cadenzato si era portato verso l'accesso dell'ospedale, raggiungendo con calma la reception dove tre infermiere lavoravano fra i pc e i telefoni presenti sul bancone.

"Buongiorno" salutò il biondo educatamente.

Le tre morette sollevarono gli occhi e rimasero abbagliate da quegli occhi rubini che spiccavano sotto il basco castano: quel giovane uomo era così bello anche in un outfit casual. Non era la prima volta che lo vedevano, anzi, era un assiduo frequentatore dell'ospedale e per la precisione della stanza 305.

"Buongiorno, Bakugo-san" salutò la moretta più bassa, arrossendo un po'. "Può andare a trovarlo. Avrà già finito i suoi esami di routine".

Katsuki ringraziò con un piccolo cenno del capo, portandosi e sparendo dietro le porte argentee di un ascensore libero. Selezionò il nono piano e aspettò, gettando di tanto in tanto occhiate rapide ai fiori che stringeva e al suo riflesso nell'ampio specchio alle sue spalle.

Oggi aveva scelto un outfit molto semplice che gli stava anche comodo; un paio di jeans, una polo nera e una giacca bianca con cappuccio e pelliccia. Portava ancora le sue solite Nike aranciate e nere anche se non c'erano in programma allenamenti di basket.

In realtà giocare senza di lui non aveva più così importanza.

Le porte dell'ascensore interruppero i suoi pensieri: Katsuki uscì lentamente sul corridoio che odorava tremendamente di medicinali e si portò quasi alla fine, trovando la porta desiderata. Sul muro, accanto alla maniglia, spiccava il numero della stanza e il nome del paziente.

Bussò un paio di volte ed entrò.

"Buongiorno, Kacchan! Oggi sei in anticipo!".

L'altro fece un cenno con il capo richiudendo la porta; gli porse i fiori con un piccolo sorriso cercando di non guardarlo troppo. 

"Sono venuto al solito orario".

"Sono meravigliosi. Grazie Kacchan, sono dei fiori così belli e profumati!" sorrise Izuku, accarezzando distrattamente qualche petalo.

Kacchan li prese e li sistemò in un vaso vicino al comodino sedendosi infine su uno sgabellino di ferro accanto al letto di Izuku Midoriya.

"No, sei venuto dieci minuti prima. Ma va bene, sai che mi fa sempre tanto piacere vederti" continuò il verdino guardandolo.

"Come vanno le cose?" chiese il biondo, dopo qualche attimo di silenzio.

"Il solito, Kacchan. Se tutto va bene, verrò a vedervi questa domenica" rispose l'altro, allungando una mano per accarezzargli i capelli.

Katsuki, pur non volendo, vide quel polso estremamente sottile e pallido e parte dell'avambraccio sotto il pigiama azzurrato che ormai era più osso che muscoli. Non aveva mai pensato che un corpo da sempre atletico ed allenato si sarebbe potuto trasformare così in pochi mesi.

Chinò gli occhi, lasciandosi comunque accarezzare e sentire le tanto amate dita aggrovigliarsi dolcemente tra le ciocche bionde sparate dappertutto. Deglutì per riflesso, inspirando profondamente dal naso.

"Non mi sembri contento che verrò" mormorò Izuku, catturandogli l'attenzione.

"Lo sono ma sono anche preoccupato per te. Non ti farà bene essere in mezzo a tutta quella confusione".

"Ce la posso fare. E poi è la vostra ultima partita prima di andare all'università. Non posso mancare" sorrise ancora Izuku. 

Katsuki si alzò e lo abbracciò forte, inspirando il suo debole profumo di pino e menta, poi dolcemente premette le labbra su quelle più piccole trattenendo a fatica le lacrime. Il bacio durò qualche istante, le lingue danzarono silenziosamente con lievi suoni bagnati.

"Mi sei mancato tanto, Kacchan…" ammise Deku, stringendosi al suo petto.

"Non c'è giorno in cui non senta la tua mancanza".

In quel momento, la porta della stanza si aprì e un dottore con gli occhiali e due infermiere entrarono. 

"Buongiorno, ragazzi" salutò quest'ultimo con un cenno del capo.

"Buongiorno" risposero i due.

"Allora Izuku potrai presenziare alla partita di domenica della tua squadra ma solo per quindici minuti. Ti accompagnerò io!".

"Solo per quindici minuti?" ripetè un po' sconvolto il verdino, poi sorrise: "La ringrazio, Tsumeuchi-san ma non deve scomodarsi in un giorno festivo per un paziente".

L'uomo gli poggiò una mano sulla spalla guardandolo con uno sguardo di mille emozioni diverse, dalla tristezza, alla rassegnazione fino a un ultimo e sempre più fioco barlume di speranza. Izuku non perse il sorriso morbido, Katsuki si finse ignaro di quel messaggio segreto.

 

Assecondiamolo, non gli rimane più molto tempo, ormai.

 

"Lo faccio con piacere e poi lo sai che io, mia moglie Misaki e Nanao-chan siamo tutti tuoi fan e della Shiwasenka" rispose l'uomo dopo quel breve silenzio. "A che ora inizia?".

"Alle quattro del pomeriggio" rispose vago Katsuki.

"Allora verremo alle tre e trenta per accaparrarci i posti migliori" continuò Tsumeuchi-san. "Già che sono qui do un'ultima controllatina prima di andare a casa. Ti dispiace, Izuku-kun?".

Il verdino negò sorridente e si slacciò la cinghia in stoffa del suo pigiama a mò di kimono, facendo scendere il tessuto lungo la pallidissima e magrissima schiena.

Nessuno batté ciglio a quell'aspetto malaticcio; Katsuki deglutì nel vedere la spina dorsale forzare la pelle più bianca che rosea ormai e i piccoli ed ossuti arti superiori. Si spostò leggermente verso il comodino e fu lì che notò una cicatrice sullo sterno di Izuku, dal centro dei pettorali che roano erano scomparsi fino all'ombelico. Aveva un'aspetto molto… crudo.

Tsumeuchi-san mosse lo stetoscopio sul petto di Izuku, facendogli prendere dei profondi respiri per qualche attimo poi annuì e lo aiutò a risistemarsi come prima.

"Sento dei sibili nei polmoni, potrebbe essere un principio di raffreddore. Meglio se ti copri, Izuku-kun. Più tardi ti arriverà in camera del tè".

Il verdino annuì e la stanza si liberò: tornarono semplicemente loro due. Kacchan non era bravo a dire nulla, anzi, ora non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di quella cicatrice.

"Sono ostato operato sei giorni fa" iniziò casualmente il verdino, con lo sguardo fisso nel vuoto.

"Perché non me lo hai detto?".

"Stavate giocando una partita importante, avete vinto, non volevo disturbarti" rispose Izuku, guardandolo di sottecchi.

Katsuki sospirò, abbracciandolo dolcemente. "Stupido" mormorò con voce bassa. "Lo sai fin troppo bene quanto tu conti per me. Tutti in squadra mi chiedono quando tornerai".

"E' un vero peccato che non lo farò più…" si lasciò sfuggire Deku, triste. "E' stata un'operazione estremamente rapida; mi hanno aperto e ricucito subito".

Katsuki spalancò gli occhi, incapace di dire nulla.

"Mi hanno detto che la metastasi è troppo grande. Ormai non riguarda più il mio polmone… non c'è molto da fare, ormai" ammise Izuku, prendendogli il viso tra le mani. Accarezzò con i pollici quella pelle morbida mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. "Avrei voluto passare più tempo con tutti voi e soprattutto con il ragazzo che mi ha rubato il cuore dalle elementari".

Katsuki voleva trattenersi, urlargli che sarebbe andato tutto bene ma non poteva mentire né a se stesso né al suo ragazzo che stava piangendo con il viso incassato nel suo incavo del collo. Lo abbracciò, ignorando la magrezza di quel corpo che un tempo era sempre stato minuziosamente allenato.

Izuku aveva iniziato a mostrare sintomi dalla prima metà della primavera scorsa, il dodici marzo era crollato durante una partita per l'Interhigh scolastico e quando era stato ricoverato d'urgenza perché aveva iniziato a vomitare sangue, era stata chiara la diagnosi. Cancro ai polmoni.

Aveva cambiato ospedale dopo un mese per delle cure più all'avanguardia ma…

"Ti farò sedere in panchina con il Coach All Might e le riserve, avrai un posto in prima fila!" esclamò Katsuki, baciandogli con foga le labbra. Lo tenne al petto, sorreggendogli la testa dove prima c'erano molti più capelli. "Ti amo, Deku. Non dimenticarlo mai".

"Kacchan… non voglio morire… non voglio lasciarti…" sussurrò tremando e singhiozzando.

"Lo so. Per questo staremo insieme" rispose morbido l'altro, aiutandolo a coricarsi. "L'orario delle visite è quasi finito. Tornerò domani e staremo di più insieme".

Izuku si asciugò le lacrime con il dorso della mano e gli sorrise con occhi splendenti. 

"Domani è il mio giorno di uscita, per dieci minuti però".

"Ci sarò. Verranno anche gli altri, ti avviso".

Prima di andare, Katsuki si concesse un momento per imprimersi nella mente quel volto amato. Izuku aveva solo 17 anni, era un fiero combattente e il destino era stato crudele con lui ma aveva ancora una tenacia incredibile…

 

La partita era stata durissima ma ce l'avevano quasi fatta: mancavano dieci secondi prima dello scadere del tempo, Eijiro aveva passato la palla a Katsuki, il playmaker che aveva lanciato il pallone preciso.

E avevano vinto senza andare ai supplementari per 107 a 98, dando il meglio di se stessi. La folla era in delirio, era esplosa in un tifo indiavolato nel vedere gli ultimi minuti giocati al cento per cento, senza neanche concedersi il più piccolo errore. 

Eijiro, Denki, Hanta e Rikido gli si erano buttati addosso in un groviglio di braccia e gambe e Katsuki aveva urlato la sua gioia sollevando il pugno verso il soffitto ma quando aveva voltato lo sguardo alla panchina, di Deku, la sua sedia a rotelle e Tsumeuchi-san non c'era stata più traccia, lasciandogli un profondo dolore nel petto.

Gli aveva dedicato la vittoria, perché Deku era andato via se alla fine avevano stabilito che avrebbe guardato gli ultimi quindici minuti dalla panchina? Non capiva. Si sentiva un po' tradito.

Non riuscì a dar forma a quel pensiero che vide All Might annuire a un uomo arrivato chissà da dove con un cellulare in mano: gli fece cenno di avvicinarsi.

"Bakugo Shonen, Midoriya Shonen è stato portato d'urgenza in terapia intensiva… dovresti raggiungerlo…" erano state le parole…

 

La luna brillava nel cielo, rendendo meno tetra la stanza 305 dell'ospedale dove Izuku era stato riportato dopo quarantacinque minuti infernali. Si era sentito molto male prima di uscire dall'ospedale ma aveva comunque presenziato quasi fino alla fine della partita, probabilmente già sapendo dell'esito ancor prima della fine della partita. 

Kacchan gli prese la mano fredda sospirando. 

Quand'era arrivato con l'auto della sorella di Shoto all'ospedale senza neanche cambiarsi l'uniforme nera e arancio zuppa di sudore gli era caduto il mondo addosso nel ritrovare la stanza di Izuku vuota e Inko singhiozzare fuori la Terapia Intensiva. 

Per un solo attimo aveva percepito che Izuku non sarebbe stato più così vicino. Non più.

"Prenditi cura di lui, Katsuki-kun" gli aveva sussurrato Inko. "Si sta per svegliare, voglio che ti veda. Io torno a casa". 

E ora eccolo mentre imprimeva a forza ogni più piccolo dettaglio di quel piccolo giocatore che era stato capace di diventare una grande star come cestista da tre punti. Inizialmente pensavano che con un metro e sessanta non avrebbe potuto far molto ma Izuku aveva brillato ed era stato incredibilmente bravo come cestista. E si era guadagnato subito un posto nel quintetto iniziale della Shiwasenka, la loro squadra di tutti 17enni. All Might aveva riconosciuto immediatamente il suo talento e da allora avevano brillato in molte partite, amichevoli e non, fino alla sua malattia.

Non pensava che in pochi mesi sarebbe cambiato tanto da diventare uno scheletro, l'ombra di un forte giocatore promettente per la nazionale addirittura.

Katsuki deglutì sorridendo un po': Izuku si era risvegliato e lo stava guardando. Sotto la luce lunare era ancora più cadaverico, con il petto che a malapena si muoveva e i pochi capelli rimasti sparsi a mo' di criniera sul cuscino.

Sul petto pendevano diversi elettrodi che cadenzavano il lento battito del cuore e alcune flebo capeggiavano nel braccio destro. Lui che era sempre stato un mancino, poi…

"Avete vinto…" sussurrò debolmente.

"Sì. 107 a 98" rispose il biondo, baciandogli la fredda fronte. 

"Mi dispiace che non sia riuscito a vedervi vincere…".

"Non sapevo che ti fossi sentito male… in realtà credevo che-".

"… che me ne fossi volontariamente andato per non darti la soddisfazione di vederti vincere con la tua altezza?" interruppe gentilmente il verdino ridendo un po'. Gli costò una fitta nel corpo che mal celò a denti stretti. "Mi dispiace, Kacchan…".

"Scusa se ho dubitato di te, Deku". 

Katsuki gli premette le labbra su quelle più piccole ignorando il sapore amaro dei medicinali. Gli cancellò una lacrima lungo lo zigomo, tenendolo stretto a sé.

"Ti amo, Izuku".

"Anche io Kacchan… e mi rammarica essere bloccato così senza poter più fare nulla" ammise l'altro, con gli occhi gonfi di lacrime. "Avrei voluto vederti segnare quegli ultimi tre punti ed esultare con te ma il mio corpo ha ceduto. E sento che ormai non mi rimane più così tanto tempo! Avrei voluto stare ancora con te, io ti amo e non avrei mai voluto lasciarti…".

"Shhh, lo so, Deku" stoppò dolcemente il biondo, abbracciandolo nonostante l'altro fosse supino. Era così debole quel piccolo corpo e Deku sempre più stanco. "Abbiamo passato dei bellissimi momenti insieme, sono sicuro che ce la farai e potremo anche convivere insieme!".

Deku annuì incapace di rispondere tra le lacrime.

La sua vista si stava annebbiando e il dolore iniziava a essere meno persistente. 

"Kacchan, che università hai scelto?" chiese quando l'altro si rimise seduto senza lasciargli la mano.

"La Darumani a Hokkaido".

Izuku sorrise, con le palpebre sempre più pesanti. "Ci andremo insieme? Diventeremo campioni di basket insieme e forse anche allenatori?".

"Stai guardando un po' troppo nel futuro" sorrise il biondo, lasciando che le lacrime colassero lungo le gote. "Ma sì, se è questo ciò che vuoi lo faremo insieme".

Izuku chiuse gli occhi, il sorriso tremolò un momento. Kacchan gli premette un bacio in fronte cercando di non singhiozzare né di parlare con voce storpiata dal dolore, dalla tristezza.

"Izuku, andiamo a convivere?".

Lo vide. Con gli ultimi istanti di vita, Deku lo guardò con amore e sorrise: la luce si spense negli smeraldi profondi e una lacrima colò lungo il viso. Per un momento Kacchan non disse nulla, deglutì, cercò di frenare il pianto ma si lasciò andare, cadendo sulle ginocchia mentre il suono lineare del monitor cardiaco risuonava in quella stanza. 

Entrarono gli infermieri: si parò dinanzi una scena che non avrebbe avuto bisogno di altre parole.

Il dolore di Izuku era scomparso, aveva lottato a testa alta contro una battaglia dura e non aveva perso. Però faceva male: faceva dannatamente male vederlo su quel letto con ancora il sorriso sulle labbra e l'espressione serena.

-Grazie, Izuku… mi hai regalato il vero amore…- fu il pensiero di Katsuki mentre piangeva a singhiozzi, incapace di fermarsi. 

Per un momento gli parve di sentire un tocco leggiadro contro la guancia: si fermò voltandosi verso una porta con dei vetri oscurati. Notò un sorriso e degli occhi gentili smeraldini… Izuku non lo avrebbe mai lasciato.

In qualche modo entrambi avrebbero mantenuto la promessa.

Sarebbero stati per sempre insieme.

 

The End

  
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