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Autore: DanieldervUniverse    06/11/2021    2 recensioni
[D&D - Eberron]
Teeghan e Maragou, due neofiti Mantelli Rossi, si addentrano in un fumatoio di Sharn per interrogare il Consigliere Doran Cantar su un losco affare
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: “La vera amicizia si mostra nelle difficoltà”

Il posto gli si presentò trafficato, vivace e rumoroso. Specie il ristorante, che a quell’ora accoglieva tutti i clienti desiderosi di una buona cena.
-Lascia parlare me.
-Andiamo Maragou, questa gente non ci crede alle buone intenzioni. Devi fargli capire chi comanda.
-Ci serve che collaborino, non che si mettano a piangere.
-Ho già chiesto scusa! Quando la finirai di ripeterlo?
Il mezzelfo gli lanciò un’occhiata significativa, che gli fece roteare gli occhi al cielo con uno sbuffo. Teeghan non era un fan della diplomazia, delle buone maniere o della pazienza: quando si doveva portare a termine un incarico bisognava essere spicci, diretti, e duri.
-Va bene, ma se ci danno problemi si fa a modo mio- replicò, indicando con un cenno del capo il grosso ogre, che se ne stava rincantucciato in un angolo in vista del ristorante, con il lupo saldamente tenuto al guinzaglio. La guardia del corpo del loro bersaglio non sembrava averli notati, ma se gli avesse dato problemi Teeghan sarebbe stato lieto di menare le mani.
Maragou annuì, e poi lo guidò all’interno della taverna cercando di dare il meno nell’occhio possibile. Anche se non erano nelle zone infami di Sharn, due Mantelli Rossi con armi e armatura non si vedevano tutti i giorni in giro per quelle strade.
La sala comune all’interno era già affollata e allegra, e l’odore di zuppa calda si mischiava con quello del sudore e della birra. I commensali ogni tanto si fermavano a guardarli, ma dopo qualche istante tornavano a concentrarsi sui loro affari. Era un posto piacevole, gli ricordava le feste che facevano i villaggi quando passava col circo, e gli faceva venire nostalgia di casa.
Maragou lo guidò verso un bugbear seduto ad una piccola scrivania, defilato dal resto della sala, davanti alla porta che dava sul retro.
-Che volete?- domandò quello quando l’ebbero raggiunto, guardandoli con aria annoiata.
-Dobbiamo entrare a parlare con uno dei suoi clienti. Si tratta di una questione delicata- spiegò il mezzelfo.
-Non voglio problemi- replicò il bugbear, tamburellando nervosamente sulla scrivania.
-Se non ne causerai tu, allora...- ringhiò Teeghan, afferrando minacciosamente il ripiano di legno e protendendosi verso l’impiegato con occhi lampeggianti.
-Teeghan- Maragou gli posò una mano sul braccio, ma parlò con voce calma e posata. Lui si fece indietro, lasciando andare il bancone ma continuando a fissare con sguardo truce il bugbear.
-È un compito che richiede la massima discrezione, sarebbe preferibile non dare nell’occhio- riprese il paladino, usando il suo tono più soave e gentile. Fu una trattativa breve: dopo pochi istanti di contrattazione Maragou allungò la retta per l’ingresso al bugbear.
-Non fate scenate- si raccomandò quello dopo aver intascato il compenso.
-Non è di noi che si deve preoccupare- replicò Teeghan, lanciandogli un’ultima occhiata di sbieco prima di superarlo. La sala sul retro era molto più cupa e sporca, a malapena illuminata e con l’aria viziata dagli effluvi della “viola dei sogni”, o “dreamlily”. Il fumatoio era pieno di clienti.
-Riesci a vederlo?- domandò, sforzandosi di distinguere i volti degli individui che stavano stesi sulle panche sotto l’effetto della droga. Per fortuna la maggior parte dei presenti aveva la mente troppo annebbiata per allarmarsi alla loro vista, quindi nessuno si innervosì.
-Eccolo là- sibilò Maragou dopo alcuni secondi, indicandolo con un cenno del capo. Doran Cantar era disteso su una panca, calato in una specie di dormiveglia. Il consigliere sembrava perfettamente a suo agio, il che lasciava intendere che fosse un abituale. Tipico dei politici, anche i migliori hanno un punto nero a cui non riescono a resistere.
-Consigliere Cantar- lo chiamò Maragou, cercando di scuoterlo dolcemente. Teeghan fece uno sbuffo divertito, poi prese l’uomo per il mento e cominciò a schiaffeggiarlo finché quello non spalancò gli occhi dalla sorpresa.
-Eviti di urlare, Doran. Non le servirà a molto- sussurrò minaccioso, stringendo la presa.
-Consigliere Cantar- iniziò allora il mezzelfo, con tono calmo ma duro -Io sono Maragou, e questo è Teeghan Mamor. Siamo dei Mantelli Rossi di Mehira. Dobbiamo porle alcune domande.
-S-s-su c-cosa?
-Su un suo contatto al Velvet. Una cortigiana chiamata Lily.
Doran sbiancò leggermente, e cominciò a spostare nervosamente lo sguardo da Maragou a Teeghan. Il guerriero confermò, con una rapida occhiata al suo compagno, che anche lui credeva che Doran fosse invischiato in affari loschi. Maragou non aveva più l’aria calma e rilassata. Ora sui suoi tratti delicati si poteva scorgere del turbamento: Doran Cantar era considerato un eroe del popolo, una persona onesta e rispettabile, ed era anche un fedele dei dettami della dea Boldrei, la stessa a cui Maragou era devoto.
Teeghan non era molto bravo a cogliere le finezze del linguaggio del corpo o del volto, ma dopo il lungo periodo passato ad allenarsi spalla a spalla con il compagno aveva imparato a riconoscere i suoi stati d’animo.
-È successo qualcosa vero?- chiese infine il consigliere, abbassando gli occhi.
-Perché non comincia a dirci quello che sa?- insisté Maragou. Doran non rispose subito: rimase per vari secondi a fissarsi le mani strette in grembo, come se stesse per addentarle con ferocia. Nonostante la fretta sia Teeghan che il suo compagno rimasero in silenzio, lasciando che l’uomo si sfinisse da solo.
-Non volevo che finisse così.
-Che sorpresa- lo rimbeccò il guerriero, sarcastico.
-No, no, non capisce. Io non pensavo che sarebbe finita così.
Prima che potesse replicare Maragou gli fece segno di lasciar perdere, prendendo il controllo della situazione. Teeghan accettò con riluttanza, fremendo dalla voglia di tagliarla corta: erano già stati presi per il naso tutto il giorno, voleva un risultato chiaro e netto il prima possibile.
-Quanto conosceva Lily?- domandò il paladino, parlando con calma ma senza addolcire il suo sguardo.
-Ero un cliente abituale. Ci vedevamo spesso, condividevamo… molto.
-Esperienze esotiche- completò Teeghan, incrociando le braccia con fare inquisitivo.
-… Sì- ammise Doran, dopo un attimo di esitazione.
-A chi di voi due è venuta l’idea di provare il Sangue di Drago?- Maragou passò all’offensiva, senza dargli tempo di riprendersi. Doran strinse le labbra un paio di volte prima di rispondere.
-Io… avevo sentito parlare della droga… e… beh…
-Ci sta girando intorno, Consigliere. Ormai è coinvolto fino al collo in questa storia, non ci sono vie d’uscita- Maragou insisté, trattenendosi a stento dallo sbottare, furioso, ma comunque mettendo una mano sulla spalla del Consigliere.
-Abbiamo trovato le siringhe- Teeghan lo imitò -Un sacco di siringhe.
-Ascolti Consigliere- riprese Maragou -Se vuole parlare con noi deve farlo adesso, prima che…
La porta del fumatoio esplose proprio in quel momento, accompagnata dai feroci ringhi del lupo e le grida di guerra dell’ogre. Qualcuno li aveva avvertiti.
-Ma che cavolo…?- esclamò Teeghan, balzando in piedi.
-Doran!
Si volse appena in tempo vedere il Consigliere venire inghiottito dal caos di corpi e panche che si rovesciavano. Con uno sbuffo si girò di nuovo a fronteggiare gli aggressori, estraendo una delle sue numerose asce da lancio.
-Tu veditela con l’animale, io mi occupo di quello grosso.
-Ehi. Ehi! Teeeeeeghaaan!
Non si preoccupò delle proteste del compagno, sapeva che la sua armatura e lo scudo l’avrebbero protetto dalle zanne affilate dell’animale. Il grosso ogre invece, con quell’enorme mazza, era un altro paio di maniche: per fortuna era rallentato dai numerosi ostacoli e non gli era arrivato addosso assieme al lupo. Senza esitare lanciò la sua ascia, ma mancò il bersaglio. Al secondo tentativo lo colpì alla spalla, ma non in modo decisivo.
“Però al circo era molto più facile!” pensò. Si tuffò sotto il primo colpo e cercò di contrattaccare ma il suo fendente scivolò sulla pelle spessa dell’avversario. Rimasero in una situazione di stallo, non riuscendo a colpirsi o a scalfire la difesa dell’avversario, per diversi secondi mentre attorno a loro tutti i clienti che riuscivano a restare in piedi se la davano a gambe e le panche andavano in pezzi sotto i colpi dei combattenti. Alla fine Teeghan riuscì a spezzare la monotonia, affondando un colpo con tutta la sua forza: la lama dell’ascia bipenne si piantò nel ginocchio sinistro dell’ogre senza pietà, facendo crollare il gigante. Un guaito di dolore lo fece voltare, e vide Maragou mettere fine alla vita del lupo con un colpo di spada.
-Bel colpo compagno!
-Teeghan attento!

Il dolore era atroce. Faceva male tutto, il fiato aveva lasciato i suoi polmoni, ma continuava imperterrito. Correva veloce, non doveva restare indietro. Doveva raggiungerlo prima che fosse troppo tardi. Le strade di Sharn erano illuminate di rosso, erano strette, deserte, eppure si sentivano le grida di persone tutte attorno. Tante. Le sue mani erano coperte di sangue, e anche l’ascia che aveva in mano. Ma doveva correre. Doveva prenderlo! Non poteva sfuggirgli!

Fu come svegliarsi da un incubo: prima un profondo sospiro affrettato, poi gli ansiti, e la paura che gli serrava il petto.
La prima cosa che vide fu Maragou chino su di lui: il compagno aveva gli occhi spalancati dal terrore, il suo volto era pallido e le sue pupille dilatate ma lo sguardo era assente.
-Dov’è l’ogre!? Dov’è Doran!? Dove siamo!?- esclamò, appena ebbe fiato nei polmoni.
-Al tempio di Boldrei. Sei al sicuro giovane- gli disse una voce sconosciuta. Voltandosi verso di essa Teeghan riuscì a malapena a scorgere una figura in lunghi abiti. La sua vista era ancora annebbiata.
-Al tempio… Cosa…? Perché? Maragou cosa è successo!?
L’altro cominciò a riscuotersi, scostandosi il sudore dalla fronte. Quando incontro il suo sguardo l’inquietudine dei suoi occhi cominciò a sbiadire, come si fosse svegliato da un incubo, e piano piano la paura che li animava si dissolse, sostituita da sollievo.
-Oh, sei vivo.
-Vivo? Che… cosa…?- rimase a guardarlo per diversi minuti, incredulo.
-Okay- gli disse Maragou, dopo aver fatto un lungo respiro -Okay, è andata così: quell’ogre ti ha ucciso…
-Cosa!?
-Ti ha colpito talmente forte che non so come il tuo corpo non sia esploso in decine di pezzi.
-Morto!?
-Sì. Quando ho abbattuto il mostro ti ho raggiunto e ho visto il tuo corpo martoriato. Avevi tutte le ossa spappolate, grondavi sangue da tutte le parti e avevi gli occhi penzolavano dalla orbite!
-Basta, basta- lo interruppe Teeghan, sentendo la testa girargli. Doveva essere piuttosto palese perché il sacerdote gli si avvicinò e gli offrì una tisana ristoratrice.
-Il tuo amico è arrivato con te sanguinante tra le braccia, arrossato dalla corsa e dal pianto. Ha implorato perché ti salvassi la vita e ha intercesso con Boldrei stessa perché ti resuscitasse. A quanto pare, le sue preghiere hanno attirato la magnanimità della dea- gli spiegò poi il sant’uomo, dando modo a Maragou di riprendere fiato. Ora che aveva mandato giù qualche sorso Teeghan cominciava a riprendersi, almeno quello che serviva per ricollegare le informazioni nella sua testa.
-Hai corso dal ristorante fino a qui per riportarmi in vita?- domandò.
-Sì… sì l’ho fatto- rispose Maragou. Calò ancora il silenzio tra loro. Maragou probabilmente si aspettava qualcosa, una reazione, ma a Teeghan mancavano le parole per descrivere come si sentiva. Alla fine, con un grande sforzo, cambiò argomento: -E Doran?
-È scappato. E adesso è quasi l’alba. Mehira ci spennerà come polli quando ci vedrà- rispose Maragou, sospirando. Teeghan restituì la tazza, e con qualche difficoltà si mise in piedi.
-In tal caso, amico- disse, offrendo la mano a Maragou per aiutarlo ad alzarsi -Tanto vale levarcela di torno in fretta.
L’amico esitò prima di accettare l’offerta.
-Non mi avevi mai chiamato amico prima- osservò, con uno strano sguardo.
-Le cose cambiano- replicò Teeghan. Poi l’abbraccio. Di colpo. Gli venne spontaneo. Forse non era bravo con le parole ma c’erano altri modi per far sapere come si sentiva.
-Ora andiamo, se facciamo aspettare ancora Mehira quella ci ammazza, e non mi va di ripetere l’esperienza.


  
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