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Autore: Severa Crouch    06/11/2021    5 recensioni
"Storia partecipante al contest Platonic relationship indetto da LadyPalma sul forum Writing games"
È difficile essere Regulus Arcturus Black, sembra che le aspettative della propria famiglia non bastino mai che ci sia sempre una parte di sé da calpestare e immolare sull’altare del buon nome dei Black.
Dalla storia:
“Volevi parlarmi, Regulus?”
Regulus sospira, allontana dalla fronte il ciuffo che continua a cadergli davanti agli occhi e annuisce. “Sì, Edward, sono contento che anche tu sia presente,” non sa bene da dove cominciare, si dice che, forse, richiamare un accordo strappato in precedenza possa essere una buona soluzione. “Ecco, quando ero piccolo avevo espresso un desiderio a mio padre. Credo che i tempi siano maturi, prima che la mamma prenda strane iniziative.”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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"Storia partecipante al contest Platonic relationship indetto da LadyPalma sul forum Writing games"

 
Fiori d'acacia

- Regulus Black / Alexandra Turner -
 


I.

Mimosa

(pudore)

 

Grimmauld Place, 18 aprile 1979

 

Lo studio di Orion Black è pieno del denso fumo della pipa, Regulus sente l’aria mancargli mentre attende, seduto su un divano di cuoio, che suo padre termini una lettera. Cerca di distrarsi alzando lo sguardo verso la libreria in noce, piena di volumi dai dorsi in pelle intarsiata. Prima della sua partenza per Hogwarts, lui e Alexandra si sono arrampicati alla ricerca di un modo per convincere il Cappello Parlante a Smistarlo in Serpeverde. 

Fuori è una bella giornata di primavera e il profumo della mimosa del giardino arriva attraverso la finestra socchiusa, i suoi fiori si intravedono ondeggiare tra le tende dello studio. 

Regulus sospira, o meglio, boccheggia e il cuore batte furiosamente nel petto. Cerca di dominare i suoi stati d’animo stringendo i lembi di velluto nero della sua giacca. L’argomento da affrontare non è facile, ma l’alternativa è lasciare che siano gli altri a decidere per lui. 

Si sorprende quando la porta dello studio si apre ed Edward Turner, il suo padrino, entra con la sua aria gentile, il completo in tweed, gli occhiali di corno e i capelli castani, proprio come quelli di Alexandra. Sente una stretta allo stomaco, vorrebbe fare marcia indietro, ma non può attendere oltre, non può tergiversare. Tra qualche mese prenderà i M.A.G.O. e dovrà entrare nel mondo degli adulti a tutti gli effetti. Soprattutto da quando Sirius ha riversato su di lui ogni dovere familiare fuggendo via.

Suo padre solleva lo sguardo verso l’amico prima di voltarsi e affidare una lettera a un gufo. Orion si alza dalla poltrona di cuoio con la sua solita flemma, supera la scrivania in noce e siede sulla poltroncina di fronte a lui, accanto a Edward. 

“Volevi parlarmi, Regulus?”

Regulus sospira, allontana dalla fronte il ciuffo che continua a cadergli davanti agli occhi e annuisce. “Sì, Edward, sono contento che anche tu sia presente,” non sa bene da dove cominciare, si dice che, forse, richiamare un accordo strappato in precedenza possa essere una buona soluzione. “Ecco, quando ero piccolo avevo espresso un desiderio a mio padre. Credo che i tempi siano maturi, prima che la mamma prenda strane iniziative.”

I due uomini si scambiano uno sguardo perplesso, suo padre aggrotta la fronte e si passa una mano sul mento. “Di cosa parli, Regulus?”

“Di Alexandra, papà. So che dovrei trovare una fidanzata, ma in tutti questi anni, lei si è dimostrata l’unica con cui potrei costruire qualcosa. Io…” Regulus esita, non è abituato a mettere in mostra i propri sentimenti, suo padre gli ha sempre detto che è da deboli, ma è l’unico modo che adesso ha per convincerlo a rispettare l’accordo che aveva ottenuto da bambino. Ha fatto il bravo in quegli anni, non si è tirato indietro nemmeno quando Sirius è fuggito, ha soddisfatto tutte le aspettative che la famiglia nutriva su di lui. Si è lasciato persino guidare da Bellatrix senza dire una sola parola.

In quegli anni, ha assistito allo sbocciare di Alexandra, ha visto la trasformazione di quella bambina dagli occhi grandi in una fanciulla dall’aspetto gentile e i modi impeccabili che, però, nascondono un animo gentile, curioso, affine al suo.

“Io le sono molto affezionato,” continua a perorare la sua causa. Si volta verso Edward e sente le guance in fiamme mentre confessa: “E lei è bellissima e impeccabile come piace alla mamma, è Purosangue, ed è di casa. Non riesco a immaginare nessuna più adatta di lei.”

Orion ed Edward si scambiano uno sguardo. Il suo padrino si passa una mano sul volto perfettamente rasato, copre la bocca come se non sapesse come affrontare l’argomento. Eppure, Edward è un Guaritore e sa come dare le brutte notizie in modo gentile, Regulus lo sa bene e ha paura quando gli occhi marroni dell’uomo si allargano e gli sorride gentile: “Sono, anzi, siamo veramente felici che tu sia così affezionato ad Alexandra ed è encomiabile che tu abbia notato tutte le sue qualità. Dimostri di essere un ragazzo sveglio.” 

Orion si sporge verso di lui, puntella i gomiti sulle ginocchia in una posizione scomposta che irriterebbe la mamma, ma quello è l’ufficio di papà e lei non può mettere bocca. 

“Tu non hai idea di quanto io ed Edward saremmo felici di una simile unione, Regulus. Alexandra è la mia figlioccia, così come tu sei il figlioccio di Edward e sì, lei è di casa ed è diventata una ragazza molto graziosa ed è un’eccellente studentessa e sarà una perfetta padrona di casa se continua a stare dietro Walburga con tanta devozione, ma purtroppo non può essere la tua fidanzata.”

La chiusura della frase è come uno schiaffo in faccia per Regulus: “P-perché?” balbetta come non gli capitava da quando Sirius è andato via di casa.

“Perché sei l’erede dei Black,” gli spiega Edward. “Il tuo fidanzamento deve dimostrare la presa di posizione della famiglia. Da quando sei rimasto il solo figlio, i tuoi genitori devono dare un messaggio chiaro al mondo. Non è un matrimonio, è un accordo politico.”

“Ma io… ho seguito Bellatrix, come diceva la mamma!” protesta, “e sono innamorato di Alexandra,” aggiunge con le parole che gli muoiono in gola mentre l’espressione dei due uomini non cambia.

Edward sospira: “Mi dispiace, figliolo, ma ho ricevuto una proposta da Bartemius Crouch per Alexandra ed è molto interessante. Sai, se Orion conclude con i Rosier e io con Crouch, comunque andrà la guerra, cadremo in piedi.”

Regulus boccheggia, si sente tradito, pugnalato alle spalle da Barty che si è mosso in anticipo senza lasciar trapelare nulla delle sue intenzioni. Barty sapeva del suo debole per Alexandra, era stato lui a invitarlo a non perdere tempo. Barty è uno stronzo

“Cosa dice Alexandra?” domanda, ma è una domanda sciocca, perché Barty è il suo compagno di studi da quando aveva sei anni e sarà felice di non finire con uno sconosciuto.

“Ancora non lo sa e ti sarei grato se mantenessi il riserbo,” gli dice Edward. 

Regulus annuisce. Si alza in piedi ed è stordito da quelle parole, l’aria chiusa di quella stanza lo soffoca ancora di più. Lascia suo padre intento a versare del Firewhisky nei bicchieri di cristallo, nonostante siano solo le quattro del pomeriggio. Edward ha già cambiato argomento, come se la questione fosse chiusa.

“È tutto?” gli domanda Orion per avere conferma che non ci sia altro. Regulus annuisce, esce a prendere aria e si deve appoggiare contro la parete del corridoio per riprendere fiato mentre il mondo si muove vorticosamente intorno a lui. 

Lo hanno ingannato. Hanno abusato della sua buona fede. Suo fratello lo ha abbandonato, sua madre lo ha spinto tra le braccia di un venditore di fumo, suo padre lo ha ingannato facendogli credere che in quel mondo c’era una speranza di felicità. Avrebbe sopportato qualsiasi peso, persino quegli orribili incontri dei Mangiamorte, se solo avesse potuto coltivare un angolo di felicità. Chiedeva di poter tornare a casa e trovare la ragazza che amava, nient’altro.

L’avvicinarsi di un rumore di passi lo riporta al presente in cui solleva lo sguardo e vede la figura di Alexandra uscire dal salone, è voltata verso la porta, sicuramente si rivolge a Walburga quando esclama: “Vado a vedere se Kreacher è pronto per servire il tè”. 

Indossa una delle sue lunghe vesti da strega, verde scuro, di velluto proprio come la sua. Le loro madri sono migliori amiche e persino il loro guardaroba è cresciuto in simbiosi. Come sempre, ha i lunghi capelli castani raccolti in uno chignon basso, perché le mamme sostengono che sia il modo appropriato in cui una fanciulla debba portare i capelli. Una volta Regulus le ha disfatto l’acconciatura ed è rimasto sorpreso nel vedere le lunghe onde castane che cadevano libere lungo le spalle.

Alexandra impallidisce nel vederlo attaccato alla parete, gli corre in soccorso: “Regulus, stai bene?”

Regulus annuisce, osserva la bocca che vorrebbe baciare, ma le parole di Edward gli risuonano in testa. Barty lo ha pugnalato alle spalle, senza alcun rimorso. L’abbraccia, si aggrappa a lei, lascia che lei lo sostenga e quando i loro sguardi si incrociano, i loro visi sono vicini. 

Alexandra si solleva sulle punte e gli dà un bacio sulla guancia, lo prende per mano e gli dice: “Vieni con me, andiamo da Kreacher a chiedere se è pronto il tè, magari prendi qualcosa, mi sa che hai un calo di zuccheri.” 

Regulus si lascia guidare, il cuore martella nel petto e pensa che dovrebbe essere sempre così, che loro due dovrebbero stare insieme, perché lei ha il potere di placare i suoi incubi e farlo respirare.

“Signorina Turner,” esclama Kreacher sorpreso di vederla in cucina. Gli occhi dell’elfo domestico si allargano quando vede anche lui comparire: “Padron Regulus!”

Alexandra gli si avvicina, si abbassa all’altezza degli occhi di Kreacher e domanda: “La padrona mi manda a chiedere se è tutto pronto per il tè. Ci saranno ospiti tra poco.”

Kreacher annuisce: “Sì, signorina, è tutto pronto. Kreacher ha preparato tutto proprio come la padrona ha ordinato. Lady Rosier sarà sorpresa.”

“Lady Rosier?” domanda Regulus. Un dubbio l’assale.

“Sì, padroncino. Lady Rosier, l’amica della padrona e di lady Turner, viene per discutere di questioni importanti con vostra madre.” 

Regulus si sente mancare le forze nuovamente, scivola sulla panca di legno della cucina. Alexandra lo sorregge e chiede a Kreacher: “Presto, Kreacher, un po’ di acqua e zucchero. Non sta bene, credo che sia un calo di zuccheri.”

L’elfo domestico schiocca le dita e porge il bicchiere, Alexandra aiuta Regulus a bere. C’è un istante in cui il tempo sembra fermarsi: è tra le braccia di Alexandra, i loro sguardi si incrociano e giurerebbe che anche lei lo ricambi. Ancora una volta, ha l’istinto di baciarla, ma lei allontana il viso, arrossisce e lo aiuta a ricomporsi.

“Devi tornare presentabile, ci saranno ospiti, altrimenti chi la sentirà tua mamma,” dice poi con un sorriso mentre gli sistema la veste da mago e gli fissa una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Quella carezza al margine del volto lo fa tremare e lei se ne accorge. Alexandra abbassa lo sguardo, si allontana intimidita; torna in salotto avvisando che è tutto pronto per il tè.




 

II.

Acacia bianca

(amore segreto)

 

Hogwarts, 26 aprile 1979

Alexandra è seduta sotto un albero di acacia nei giardini di Hogwarts. È una bella domenica di aprile e approfitta del sole per leggere all’aria aperta la rivista di Divinazione che ha acquistato al Ghirigoro prima di rientrare dalle vacanze di primavera.

Il rumore dei passi che sente alle sue spalle le strappa un sorriso. Regulus si siede alle sue spalle e le posa un bacio sulla guancia. “All0ra?” le domanda curioso, “Com’è andata?”

“È stato imbarazzante,” sospira Alexandra. Stringe la mano di Regulus tra le sue e sente l’amico appoggiare il mento sopra la sua spalla, le braccia di lui le cingono la vita. 

“Raccontami, non può essere stato tanto tremendo.”

“Oh, sì, Reg, non hai idea! Mia madre ha dato il peggio di sé,” commenta. “Non ha fatto altro che dire che sua figlia aveva accalappiato il figlio del futuro Ministro della Magia, ti rendi conto?” Scuote la testa per scacciare quei ricordi che la irritano profondamente. “Poi, ha strapazzato Tocky perché sterilizzasse casa. Non bastava pulire e mettere in ordine, no, bisognava che tutto fosse immacolato come i corridoi del San Mungo. In effetti, c’era odore di San Mungo.”

Regulus si lascia sfuggire una risatina e le posa un bacio sulla spalla. Ha sempre avuto il potere di sciogliere la tensione con piccoli gesti. 

“Infine, mi ha lavata, acconciata, truccata, vestita e mossa come se fossi una bambola e il tutto senza usare l’Imperius,” racconta. “Barty era nella stessa situazione. Ci hanno persino presi in giro, quando ci hanno visto parlare e hanno scoperto che parlavamo di compiti.” Alexandra alza lo sguardo verso Regulus e gli domanda: “Ma di cosa vuoi parlare con Barty? Di compiti o di Quidditch! Di certo non possiamo parlare di politica con suo padre a portata d’orecchio!”

“Beh, di solito, i fidanzati si fanno complimenti sull’aspetto, si propongono uscite insieme, momenti per stare soli,” le suggerisce Regulus parlandole piano, vicino l’orecchio. 

“Sì, d’accordo, ma non abbiamo bisogno di conoscerci, siamo in classe insieme da quando avevamo sei anni! Ho passato più tempo con Barty che con mia mamma! Ora ci sposeremo e ci vedremo anche a letto e mentre siamo in bagno.” 

Regulus si lascia sfuggire una risatina mentre stringe la presa intorno alla sua vita: “Tu mi hai visto in bagno!”

“Per Salazar, non me lo ricordare!” ridacchia.

“Ma è stata la cacca più divertente della mia vita! È bello parlare mentre sei sul water.”

“Sei uno sporcaccione, Reg!” Alexandra si volta a fargli il solletico al fianco, il suo punto debole, lui si dimena ridendo, cerca di fermarla e di rispondere con altrettanto solletico. 

Ridere con Regulus è semplice, è come essere a casa e tornare bambini. Quando finisce con la schiena sull’erba e Regulus l’ha immobilizzata facendole il solletico, lei gli afferra le mani e lo blocca. Si guardano e Alexandra lo trova bellissimo. Le mani di Regulus sono ferme sul suo stomaco, immobilizzate dalla sua presa, lui si china su di lei e le sussurra nell’orecchio: “Lasciami andare, Turner, liberami o te ne pentirai.”

“No, non ti libero, sei mio prigioniero.”

Regulus ghigna: “Non sai contro chi ti sei messa.” Riesce ad allargare le mani e liberarsi dalla presa, le afferra i polsi e sorride beffardo: “La situazione si è ribaltata velocemente.” 

Alexandra sente il respiro fermarsi mentre è immobilizzata sotto Regulus, qualcosa si agita nel suo basso ventre. Si perde negli occhi grigi di Regulus, in quel sorriso obliquo che non ha ancora realizzato quanto sia inappropriato quello che stanno facendo. È sempre stato lento su quegli aspetti, o forse non se n’è mai curato. Alle spalle di lui - sopra di loro - i grappoli bianchi dei fiori d’acacia. 

Abbandona ogni resistenza, rimane a contemplare Regulus che, lentamente, le libera i polsi e l’aiuta a rialzarsi. “Scusami,” le sussurra, “è sempre come tornare bambini, solo che…”

“...siamo cresciuti,” continua lei. 

“Dicono che alle fanciulle si debbano regalare fiori,” dice Regulus che si solleva sulle punte per afferrare alcuni fiori di acacia che le porge.

“Sai che ogni fiore ha un significato?” domanda Alexandra.

“Sì, ma non ho idea di cosa significhi questo, non li conosco tutti. Ti sto offendendo?”

Alexandra scuote la testa mentre gioca con il rametto di fiori che Regulus le ha dato: “No, l’acacia è il simbolo dell’immortalità, della purezza. I fiori bianchi sono il simbolo di un amore segreto.” 

Si scambiano un sorriso e lei trema quando Regulus le sfila i fiori dalle mani. “Allora è proprio il fiore per te,” sussurra e la voce e le mani gli tremano mentre fissa i fiori nello chignon quasi sfatto di lei. Prima di allontanare le mani dalla sua testa, Regulus l’accarezza, le sfiora la bocca con le dita. Alexandra socchiude le labbra, bacia i polpastrelli, il palmo e sente la mano di lui tremare al contatto con la sua bocca. 

“Alex! Reg! Vi stavo cercando!” 

Alexandra allontana immediatamente la mano di Regulus dal suo volto, osserva come lui la infila in tasca, ed entrambi si voltano verso Barty.

“Ti cerca la Rosier,” annuncia Barty a Regulus, “si lamenta che il suo fidanzato scompare in continuazione.” 

Barty le cinge le spalle con un braccio e nota i fiori tra i suoi capelli: “Hai messo dei fiori, carini, ti stanno bene.” Il senso di colpa le stringe lo stomaco, ma la presa si smorza quando incontra il sorriso di Regulus.




 

III.

Foglie di acacia

(resurrezione)

 

Diagon Alley, 21 giugno 1979

Alexandra è stesa sul letto della sua camera. Sono due giorni che è tornata da Hogwarts, in tempo per i rituali di Litha, ma stremata dai G.U.F.O. Sorride nell’osservare l’acacia del suo giardino in fiore. Quei grappoli bianchi sono diventati il simbolo del suo legame con Regulus. 

Hanno continuato a scambiarseli in segreto, consapevoli dei limiti invalicabili che ha il loro rapporto: non possono rischiare uno scandalo che coinvolga le loro famiglie. 

Un gufo bruno entra dalla finestra, mentre lei non si è ancora decisa ad alzarsi per la colazione. Lascia sul letto un foglio di pergamena sigillato con lo stemma dei Black. 

Alexandra osserva sorpresa la scritta “Alexandra Turner, camera da letto di Villa Turner, primo piano, Diagon Alley, London.” Riconosce la grafia sottile e spigolosa di Regulus e si affretta ad aprire la busta, ma dentro trova solo un ramoscello di fiori d’acacia essiccati con un biglietto: “Mi dispiace.” 

Le mani le tremano mentre legge quelle parole. Scende al piano di sotto pallida, stretta nella vestaglia con la sua mente che immagina un milione di scenari che possano dare un senso a quel biglietto. La voce concitata di sua madre che parla con Walburga via camino le fa temere che Regulus, pur di sottrarsi al matrimonio con Eloise, abbia rivelato il loro legame. 

È solo quando fa capolino nel salone che suo padre le va incontro e l’abbraccia, la stringe forte a sé mentre le comunica che Regulus è morto in circostanze che non riescono a chiarire, che non trovano nemmeno il corpo, ma che l’arazzo di famiglia ha fatto comparire la data di morte. Fuori dalla finestra, il vento agita l’acacia del giardino come se volesse sradicarla e Alexandra scoppia a piangere tra le braccia del papà.




[2.902 parole su contacaratteri.it]




 


Note:
Ho scritto questa storia cinque volte e ho così tanto materiale da parte da poter scrivere una mini-long su Regulus Black e le sue disavventure in amore (non è detto che non lo farei). 

Il contest chiedeva di descrivere un amore platonico che, per diverse ragioni, non si concretizza, ma che emerge e i due personaggi si ricambiano, sanno di amarsi e purtroppo non possono coronare il loro sogno. Per me era inevitabile non pensare a Regulus e Alex e mi spiace aver dovuto dare a Barty il ruolo di antagonista. Il riferimento al linguaggio e al simbolismo dei fiori è nato come elemento caratterizzante Alexandra, che conosce il linguaggio sia perché studia Divinazione sia perché è un elemento importante nelle lezioni di etichetta che Walburga le impartisce. Infatti, le piante e i fiori delle sezioni della storia tornano, ma è solo Alexandra che ne rivela il significato a Regulus, lui - che pure ha preso lezioni di etichetta - non conosce o ricorda il significato di tutti i fiori e quindi si preoccupa solo di non aver offeso Alexandra.

Avrei voluto ampliare meglio il rapporto tra Alex e Regulus, ma alla fine il limite di 3.000 parole mi ha imposto di focalizzarmi solo sull’amore platonico tra loro due. 

Grazie a chi ha letto fin qui!

Alla prossima,

Sev

 

 

   
 
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