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Autore: EleWar    07/11/2021    8 recensioni
Si fa presto a dire "E' una maledizione!" ma stavolta credo proprio che qualcosa di strano sia successo veramente. Quali altri guai pioveranno sui nostri eroi? E come se ne tireranno fuori? Ennesima avventura per gli sweepers più belli e innamorati di sempre.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ed eccoci alle prese con il capitolo numero 2. Grazie per le belle recensioni che mi avete lasciato al capitolo precedente, speriamo che vi piaccia anche questo ^_^
Eleonora




Cap. 2 - Aria di cambiamenti
 
  
Non molto tempo dopo, mentre ancora Kaori stava armeggiando in cucina, sentì Ryo annunciarsi così:
 
“Uuuhhh, che odore delizioso! Immagino già che avrai cucinato qualcosa di squisito!”
 
La socia si voltò di scatto, sorpresa da quelle parole che, mai e poi mai, si sarebbe sognata di udire da quell’ingrato del suo collega; ma se il complimento l’aveva sconvolta, vederlo abbigliato in quel modo le fece sbattere più volte le palpebre, incredula.
Ryo infatti vestiva un completo scuro, giacca e pantaloni, con tanto di cravatta e camicia allacciata fino in cima sul colletto rigido.
Ma non solo: sotto braccio teneva due grossi rotoli di carta, che avevano tutta l’aria di essere i poster di donne nude che erano attaccati nella sua stanza da tempo immemorabile.
Kaori riuscì finalmente ad emettere un solo ed unico “Mah!?” e poi più niente.
E mentre il partner, così abbigliato e con disinvoltura, si sedeva al tavolo della cucina con i rotoli accanto, le disse, quasi distrattamente:
 
“Se non dovessimo uscire stamattina, farei una bella raccolta delle mie vecchie letture e le butterei nella spazzatura”
 
A quel punto Kaori riuscì ad articolare:
 
“Ryo… Ryo, ma che stai dicendo?”
 
“Perché?” chiese lui serenamente.
 
“I tuoi poster, i tuoi giornalacci…”
 
“Esattamente, i miei giornalacci” l’interruppe lui “Dici bene, socia. Sono sconvenienti, come il tuo abbigliamento, ricordi? A proposito, non ti avevo forse consigliato di cambiarti?” le chiese.
 
“Ma-ma.. tu non sei Ryo!” esclamò Kaori “Sei per caso Silver Fox?” e già gli si avvicinava con aria minacciosa.
 
Ma lui, con un gesto infastidito, la bloccò:
 
“Non essere sciocca! Come puoi pensare una cosa del genere? Quel criminale da strapazzo non è degno di allacciarmi nemmeno le scarpe. Ha fatto il suo tempo, ormai”. Poi, iniziando a mangiare: “Piuttosto, in camera mia ti ho lasciato degli abiti più consoni: indossa quelli e poi andiamo… al lavoro”
 
Kaori era rimasta ritta al centro della stanza, con occhi e bocca spalancati, incapace di capire cosa fosse successo a Ryo per ridurlo in quello stato.
Possibile che fosse tutto un suo scherzo?
Infatti, infine sbottò:
 
“Senti, Ryo, se è uno scherzo ti avverto che mi sto innervosendo! È ora di farla finita!”
 
“Non capisco a cosa ti riferisci” rispose lui, pulendosi con grazia un angolo della bocca: sembrava… sembrava… una persona a modo, educato!
No, non poteva essere Ryo!
La ragazza si diresse ugualmente al piano di sopra, ma a metà delle scale si bloccò udendo il suo socio dire:
 
“Ah, un’altra cosa. Direi che sarebbe auspicabile che tornassi a dormire nell’appartamento di sotto: vivere così a stretto contatto, senza la propria privacy, non va bene per due colleghi di lavoro come noi due, non trovi?”
 
“Grrrrrr” ringhiò la socia, con un misto di rabbia e dolore insieme.
 
Ricordava molto bene i primi tempi quando era venuta a stare lì con Ryo, e all’inizio veramente abitava nel piano di sotto, in un grande appartamento tutto per sé; ma poi, per praticità e logistica, avevano deciso che lei condividesse l’alloggio con Ryo, così non solo lui sarebbe stato in grado di difenderla meglio, ma quando c’erano le clienti, lei avrebbe potuto dormire nella stessa stanza con loro e prendersene cura.
Lei e Ryo avrebbero vegliato sulle clienti e avrebbero svolto il proprio lavoro nel miglior modo possibile.
Nel caso di Kaori, poi, così sarebbe riuscita ad impedire a Ryo di provarci con le clienti in questione, a preservarle dai suoi assalti notturni e diurni, e a tenerlo a bada con qualche trappola qua e là, qualche trabocchetto e gli immancabili martelloni.
E comunque anche lui, alla fine, era contento di questa loro sistemazione, perché piano piano si erano avvicinati sempre più, e quello strano ménage che si era venuto a creare, aveva il sapore di una vera famiglia.
Innegabilmente, e in un modo tutto loro, si volevano bene, c’erano sempre uno per l’altra, avevano unito le rispettive solitudini e, nel ricordo dell’amore di e per Hideyuki, avevano costruito la loro relazione, che non era solo lavorativa.
 
Sentendo Ryo pronunciare quelle parole, Kaori si sentì morire dentro.
Perché con la scusa della sconvenienza, della promiscuità e della privacy, tutti quei paroloni che gli riempivano la bocca, di fatto la stava rispedendo di sotto e lontano da lui.
Allora non la voleva più intorno?
Tutto quello che avevano costruito in quegli anni, non valeva più niente?
E la giovane non poteva nemmeno protestare più di tanto, perché ciò che diceva Ryo, alla fin fine, erano tutte cose vere: la loro relazione, il loro rapporto in riferimento alla morale, a certa morale, era veramente ambiguo.
Se era innegabile che fossero due colleghi di lavoro, e nient’altro, perché vivere insieme?
Soprattutto quando almeno uno dei due girava nudo per casa, condividevano il bagno e tutto il resto, quando lui non poteva portarsi dietro le donne perché c’era lei, nemmeno fosse stata la sua ragazza, la sua fidanzata… nemmeno fossero una vera coppia.
Però erano lì, sempre, come amici, come fratelli…
Come… cosa?
E, malgrado tutto, a Kaori ciò bastava; o meglio: se lo faceva bastare perché amava quell’idiota, ed era l’unico modo per stare accanto lui, e non solo letteralmente parlando, ma anche avendo un peso nella sua vita di tutti i giorni, perché insieme condividevano tutto, veramente tutto… tranne… tranne quello.
Era così doloroso anche solo pensarlo, che la sweeper decise che avrebbe rimandato la questione; avviandosi verso la camera del socio, però, borbottò:
 
“Ringrazia che dobbiamo veramente andare al lavoro e rischiamo di fare tardi, altrimenti… Questa faccenda non finisce qui!”
 
 
 
 
***
 


Quando, non molto tempo dopo, fecero entrambi ingresso nel Cat’s Eye, furono accolti da uno scoppio di risate, tonanti e roboanti.
Falcon si torceva la pancia dal ridere e tutto il locale vibrava sotto i potenti rimbombi.
Miki, con la mano sulla bocca, cercava di trattenersi dal ridere, ma era veramente difficile non farlo, di fronte alla coppia dei suoi amici; vedeva, però, l’aria affranta e scornata della sua migliore amica e, insomma, non voleva offenderla.
 
“Ma-ma… come vi siete conciati!” riuscì a dire Umibozu fra le risate.
 
“Smettila di ridere, vecchio polipo” gli rispose stizzito Ryo.
 
“Sembrate i Men in Black!” e giù a ridere.
 
Effettivamente i City Hunter vestivano entrambi un completo scuro, con tanto di camicia bianca, cravatta e occhiali neri: erano praticamente identici, perché quello che indossava Kaori era stato di Ryo un tempo, quando era più magro e più snello.
In tutto e per tutto un abito da uomo!
 
La ragazza si sedette al solito sgabello e crollò la testa sulle braccia conserte, ripiegate sul bancone; era avvilita, e la rossa zazzera risaltava sul nero delle maniche.
 
Mentre ancora Umibozu sghignazzava e Ryo cercava di tenerlo a bada come meglio poteva, Miki si avvicinò all’amica e le chiese sussurrando:
 
“Ma che sta succedendo?”
 
Kaori, più parlando fra sé che rispondendo alla barista, bofonchiò:
 
“…è pure misto lana…”
 
E la prima cosa che Miki pensò fu che fuori erano almeno 30° gradi, e che quello effettivamente non era un vestito estivo.
 
Quando i soliti bisticci fra i due uomini si chetarono in qualche modo, e anche Ryo prese posto accanto alla socia, che nel frattempo si era ripresa e spegneva l’arsura con un frappé alla fragola, Miki osò chiedere:
 
“Ehi, ragazzi, ma cos’è questa storia? Perché siete vestiti… così?”
 
“Per lavoro, no?” rispose Ryo soddisfatto che, dopo essersi tolto gli occhiali da sole e averli riposti con cura nel taschino della giacca, non era ancora saltato addosso alla bella ex-mercenaria.
 
“Sì, è convinto che per andare a lavorare dobbiamo indossare un abbigliamento più consono, soprattutto io che, udite udite, vesto troppo femminile per i suoi gusti!” spiegò Kaori, aggiustandosi gli occhiali sulla testa, e dando una bella succhiata alla sua cannuccia, facendo gorgogliare il suo milkshake.
 
A quelle parole Falcon, che ridacchiava ancora sotto i baffi, si azzittì improvvisamente, ma sua moglie proruppe con un:
 
“Cosaaaa??” che lo fece sussultare.
 
Che Saeba pretendesse che Kaori vestisse in maniera comoda tanto da non essere intralciata nei movimenti durante le azioni, ci stava, e che lei avesse trovato il modo di unire l’utile al dilettevole, era un fatto; nonostante lui la schernisse, lo stesso, dicendole che era un mezzo uomo, un travestito, anche in riferimento al suo abbigliamento, ma che adesso fosse pure arrivato non solo a pretendere che vestisse veramente come un uomo, ma che considerasse i suoi vecchi abiti addirittura troppo femminili, era davvero un’assurdità!
 
E mentre nell’aria vibrava ancora l’eco dello scoppio di incredulità della signora Ijuin, fece la sua entrata nel locale Mick, e non appena riconobbe Ryo, si fiondò al bancone sperando di trovarci anche Kaori, ma il suo amico sedeva accanto ad un ragazzo paludato in un completo scuro, tra l’altro molto simile a quello di Ryo, e si scoraggiò.
Iniziò, allora, a guardarsi febbrilmente intorno, alla ricerca dell’unica donna che gli faceva battere forte il cuore, fino a quando la sua attenzione non fu catturata da Miki che, con un braccio alzato sopra la testa del ragazzo vestito come per un funerale, indicandolo gli disse:
 
“Qui!”
 
L’americano, quindi, si avvicinò furtivamente allo sconosciuto, che, da parte sua, non si era ancora voltato a guardarlo – e anzi, con la testa incassata nelle spalle, sembrava profondamente afflitto – fino a quando, aggirandolo, Mick non riconobbe in lui l’inconfondibile profilo, delicato e muliebre, della bella Kaori.
Preso alla sprovvista, sussultò e quasi fece un balzo all’indietro, balbettando una serie di “mah mah mah” sconnessi.
E quando infine la sweeper posò il suo sguardo sconsolato su di lui, il biondo fu assalito da un misto di perplessità, emozione, curiosità, e anche se non capiva il motivo per cui Kaori stesse in quel momento incarnando la parodia di un uomo, lui la trovò comunque tremendamente sexy e bellissima.
Il buongustaio che era in lui aveva già stabilito che ci voleva ben altro che un vecchio completo da cerimonia per imbruttire quella meravigliosa ragazza, la quale sarebbe stata ugualmente affascinante perfino con un sacco di iuta addosso.
Velocemente però, registrò anche che la bella in questione aveva un’aria abbattuta e scorata, e subito si rabbuiò: c’era solo una persona che poteva ridurla in quello stato, e quel qualcuno era…
 
“Ryo! Si può sapere stavolta cosa le hai fatto?” lo apostrofò Mick.
 
“Buon giorno anche a te, caro e vecchio yankee!” gli rispose lo sweeper nipponico.
 
“Non fare la scena con me!” rincarò la dose l’americano, con sguardo leggermente truce “Cos’è questa pagliacciata… perché Kaori è vestita… è vestita… come te?”
 
“Be’, mi pare normale. Siamo due sweeper professionisti che devono darsi un certo contegno. Siamo una coppia, un duo, non lo sai? Siamo due colleghi di lavoro, e credo che se ci vestiamo alla stessa maniera, non ci sarà occasione per… per… distrazioni di sorta, ecco. Ne converrai con me che prima Kaori era troppo… troppo provocante, come andava in giro…”
 
“Cosaaaa?” esclamò Mick un’ottava sopra, sfiorando la tonalità di un soprano di coloratura.
 
“L’ho già detto io…!” borbottò Miki “mi rubi le battute?” ma ovvio, Mick non rispose.
 
Quindi l’americano, rivolgendosi all’amica, le chiese:
 
“Kaori, ma che sta succedendo? Perché Ryo si comporta così, cosa gli è successo? È tutto uno scherzo, questo, o deve smaltire una sbornia?”
 
La ragazza fece un mezzo giro sullo sgabello, fino a trovarsi faccia a faccia con lo sweeper d’oltreoceano:
 
“Ma che ne so, cosa gli è preso! Stamattina si è svegliato più strano del solito! Mi ha detto che non devo entrare in camera sua senza bussare col rischio di trovarlo nudo, che i miei vestiti di prima erano troppo femminili per i suoi gusti, sì ha detto proprio così!” e Mick, al di sopra della spalla dell’amica, guardò Ryo che, a braccia conserte, con fare bonario, seguiva senza scomporsi le spiegazioni della socia, come un maestro ascolta soddisfatto la lezione imparata dal suo miglior allievo.
Kaori riprese:
 
“…che d’ora in poi devo vestire più sobriamente e che devo… ritornare a dormire di sotto!”
 
A quel punto si alzò un coro di “Ohhhh” fra lo stupito e il costernato.
Ognuno di loro sapeva benissimo cosa avesse significato per i due andare a vivere insieme, cioè sotto lo stesso tetto e nello stesso appartamento.
La loro storia d’amore, lunga e complicata, era fatta di grandi passi avanti e altrettante battute d’arresto, ma se anche non si erano mai dichiarati l’uno all’altra, come fanno le persone normali, almeno il fatto che convivessero, condividendo gli stessi spazi, faceva di loro una specie di coppia, un nucleo familiare. Rispedire Kaori di sotto, era come rinnegare tutto questo.
Azzerare tutto.
Comprensibilissimo che Kaori fosse ridotta uno straccio: quell’idiota stavolta l’aveva fatta grossa!
 
D’improvviso nel locale l’atmosfera si fece cupa: tutte le aure, tranne quella di Ryo e Kaori, diventarono minacciose, e tutte vertevano su un’unica ignara persona che, totalmente in buona fede, percepiva il cambiamento non sapendosene spiegare il perché.
Gli amici solidali erano sempre pronti a schierarsi dalla parte di Kaori nei litigi con il socio, ed ora più che mai erano decisi a fargliela pagare.
 
Incredibilmente fu Kaori a fermarli, a spegnere gli animi che si stavano surriscaldando, perché preso Mick da una parte gli disse:
 
“Senti, e lo so che non mi sarei mai sognata di arrivare a dirti una cosa del genere, ma… perché non lo porti in giro per locali, fra le sue donnine allegre? Magari gli passa questa sua… questa sua… non so come spiegarla. Questa sua strana repulsione per le donne! Figurati che non ha fatto nemmeno il gesto di gettarsi su Miki!”
 
Mick trasalì.
 
“Sì, tutta questa storia che IO sono indecente e troppo provocante… ha detto che mi ha trovato sempre sexy e che ha sempre mentito su questo fatto”.
 
“Be’, che mentiva era chiaro” l’interruppe l’amico.
 
“Come?” chiese stupita la ragazza.
 
“Non farci caso, vai avanti” disse Mick.
 
“Insomma, stamattina ha tolto dalla sua stanza perfino i poster con le donne nude, e dice di voler buttare nell’immondizia tutti i suoi adorati giornalacci!!!”
 
E dopo una breve pausa ad effetto:
 
“Ti rendi conto? Io che col mio abbigliamento lo irretisco, che lo provoco, tanto che è meglio vestirsi così, e comportarsi solo ed esclusivamente come due colleghi di lavoro e nulla più… Insomma non ci capisco più niente! E, stranezza delle stranezze, mi ha anche fatto i complimenti per la colazione! Capisci??” finì in tono esasperato.
 
Mick, pensieroso, si portò la mano al mento ben rasato:
 
“Uuumm… direi che la storia è davvero surreale, anormale. Ma del resto se c’è di mezzo Ryo, non c’è niente di normale”.
 
“Ehi, tu!” si sentì esclamare Saeba alle spalle di Kaori, all’indirizzo del bel biondo: “Se hai finito di confessarti con la mia socia, direi che io e lei potremmo anche andarcene, giusto?”
 
“Sì, sì, un attimo, arrivo!” rispose leggermente scocciata la ragazza al suo collega di lavoro; poi, riducendo la voce ad un sussurro: “Ti prego Mick, fai qualcosa, trova una soluzione, perché un Ryo così è davvero odioso” quindi, posandogli una mano sul braccio: “Portalo a donne!” gli disse in tono cospiratorio e implorante insieme.
 
Mick fu enormemente colpito dalla sua richiesta accorata: se Kaori era arrivata a tanto, voleva dire che la situazione era molto più grave di quello che pensava.
D’un tratto però prese il sopravvento il lato maniaco dello yankee e, con una strana luce negli occhi, si fiondò su Ryo, e spingendolo a forza per le spalle gli disse:
 
“Su su, andiamo amico mio, ho un posticino nuovo in cui portarti” e gli si stava già formando un filo di bava all’angolo della bocca.
 
Kaori si portò una mano alla fronte e scosse il capo, mentre il suo socio protestava debolmente, trascinato a forza fuori dal locale.
Quando i due non furono più in vista tirò un sospiro di sollievo, e allentandosi il nodo della cravatta mormorò:
 
“Speriamo bene…”
 
Miki allora le chiese:
 
“Ed ora che farai?”
 
“Intanto mi tolgo questa!” le rispose sfilandosi la pesante giacca di misto lana; e prendendola con due dita per il colletto e buttandosela sulla spalla destra, con disinvoltura stabilì: “Farò un salto alla stazione a vedere se ci sono richieste di aiuto, quindi tornerò a casa a fare le solite pulizie e a godermi una beata solitudine. Ryo è diventato così pesante!”
 
Salutando con la mano, se ne uscì dal Cat’s Eye apparentemente più sollevata.
 
Miki, rimasta sola con suo marito, sospirò forte e disse:
 
“Quei due ne hanno sempre una. Ma come faranno?”
 
Umibozu grugnì in risposta, al che Miki gli si avvicinò e, abbracciandolo e stringendolo forte, con sguardo innamorato gli sussurrò:
 
“Per fortuna che io ho te, amore!”
 
E Falcon prese fuoco come un falò sulla spiaggia d’estate.
 
   
 
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