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Autore: ineffable    08/11/2021    1 recensioni
"E tu cosa ci fai nel mio appartamento?"
"Voglio che lo lasci in pace, voglio che ti allontani da lui per sempre."
"Non dimenticarmi. Anche se per te non sono mai stato niente non voglio dimentichi quello che abbiamo passato insieme."
Oh angelo non potrei mai essere così folle da volerti dimenticare.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I personaggi non mi appartengono, spero tanto vi piaccia, buona lettura.





Il demone che non aveva smesso di pregare





Fuori tuonava, il rumore dei tuoni rimbombava nell'appartamento, i lampi che squarciavano il cielo illuminavano di blu le pareti scure dell'appartamento, non era un temporale normale e Crowley lo sapeva o meglio lo sospettava.
Se ne stava stravaccato sul divano al buio, con ancora gli occhiali da sole addosso, non che gli servissero ma nemmeno gli davano così fastidio da doverseli togliere, si sentiva mortalmente annoiato e un pizzicore alla pancia non gli stava dando tregua.
Più grattava e più quel prurito cresceva come se provenisse dall'interno.
<< Avrò preso qualche malattia dagli umani, le pulci forse, ma no quelle si prendono dai cani o forse anche dalle anatre >> disse più a se stesso che ad altri, in effetti non c'era nessuno con lui, a parte le piante ovviamente ma Crowley aveva il dubbio che a loro non sarebbe importato un granché dei suoi problemi.
Proprio mentre rifletteva su questo una forte luce azzurro chiaro illuminò l'ambiente, Crowley ridacchiò fissando il cielo, o meglio il soffitto.
<< Con questo ti sei superata. >>
Purtroppo gli ci volle un attimo per capire che non era stato Dio a fare quel folgore e nemmeno un lampo, si alzò di scatto dal divano fissando la figura che stava dritta davanti a lui, si tolse persino gli occhiali per accertarsi di non star avendo allucinazioni, come se ce ne fosse bisogno poi, sapeva benissimo di non poter essersi sbagliato.
<< E tu che accidenti ci fai nel mio appartamento!? >> domandò sbigottito e alquanto irritato.
La figura con uno schiocco di dita accese le luci dell'appartamento, un sorriso gli illuminò il volto quadrato.
<< Meglio così non trovi? >> domandò serafico.
<< Come osi tu accendere le mie luci! >> sbraitò indignato Crowley e con uno schiocco di dita le spense nuovamente.
Un nuovo schiocco di dita e le luci si riaccesero provocando l'ira del serpente dell'Eden, le piante malgrado si trovassero nell'altra stanza presero a tremare ben sapendo che dopo il loro padrone si sarebbe sfogato su di loro.
<< Piantala! >> urlò Crowley ma prima che potesse di nuovo schioccare le dita si ritrovò paralizzato.
<< Ora basta sciocco demone mi hai stancato >> la figura si avvicinò a Crowley prendendogli il viso tra le mani.
<< Non toccarmi >> digrignò tra i denti il povero demone.
<< Che cosa vuoi Gabriele? >> provò di nuovo a dire Crowley, il suo tentativo era di sembrare minaccioso ma conciato com'era l'intento fallì nello stesso istante in cui ci aveva provato.
<< Si tratta di Azraphel. >>
A queste parole tutto il corpo del demone si rilassò immediatamente, le pupille serpentine svettarono incontrando quelle del suo interlocutore.
<< Ora farai il bravo e mi ascolterai? >> domandò in tono fintamente gentile l'arcangelo Gabriele.
Crowley annuì solamente ma quando Gabriele schioccò le dita per liberarlo lui gli si fiondò contro prendendolo per il colletto della giacca.
<< Che cosa gli hai fatto bastardo parla!? >>
L'arcangelo non si scompose nemmeno, sapeva dell'indole infuocata dell'ex angelo, questo suo lato del carattere non era cambiato dopo la caduta anzi si era accentuato.
<< Calmati demone non è successo niente al tuo prezioso angelo, ora se vuoi essere così gen... oh no non è nella tua indole >> sogghignò malvagio per poi continuare il suo discorso.
<< Se vuoi lasciarmi ti dirò tutto. >>
Crowley ringhiò ma lasciò la presa senza mancare di gentilezza ovviamente.
<< Parla! >> sputò fuori il rosso.
<< Tu gli vuoi bene vero? >> cominciò così Gabriele girando attorno al demone.
Di più, lo amava, avrebbe voluto rispondere Crowley ma si trattennne.
<< E non vuoi che lui cada giusto mio caro? >>
A quelle parole Crowley alzò un sopracciglio, incrociò le braccia al petto squadrando la figura che si muoveva lentamente intorno a lui, non voleva mostrare di avere paura ma in realtà ne aveva, la caduta era stata un trauma per lui e in alcun modo desiderava che l'angelo facesse la stessa sua fine.
<< Che cosa vuoi Gabriele arriva al punto >> sputò fuori il demone, non ne poteva già più di quella situazione.
L'arcangelo in un istante gli fu di fronte a pochi centimetri dal viso, il suo sguardo era serio, terribilmente serio e anche molto minaccioso.
<< Voglio che lo lasci in pace, voglio che ti allontani da lui per sempre. >>
Crowley rise.
<< E sei venuto fin qui per dirmi questo? Sappi una cosa arcangelo dei miei stivali lui non appartiene più a voi. >>
Ma Crowley non ottenne la reazione sperata. Sul volto di Gabriele si dipinse un ghigno che al demone non piacque proprio.
<< Hai ragione non appartiene più al cielo >> disse l'arcangelo abbassando lo sguardo per poi rialzarlo sul viso confuso di Crowley.
<< Lui è mio >> sancì e nel suo tono non c'era traccia alcuna di presa in giro o ilarità, parlava sul serio e Crowley se avesse potuto sbiancare lo avrebbe fatto all'istante.
<< Ma che? Per l'amor di qualcuno ti ha dato di volta il cervello!? Non credevo che anche gli esseri occulti potessero impazzire. >>
Eterei. Lo coresse la voce del suo angelo che ancora teneva nel cuore, ma ben presto venne sostituita da quella di un essere tutt'altro che angelico e amichevole. Gabriele spazientito intanto aveva alzato gli occhi al cielo e sbuffato.
<< Per l'amor di Dio noi >> indicò se stesso e il cielo per poi continuare la frase.
<< Siamo esseri eterei, non te lo ha insegnato il tuo angelo? >> domandò falsamente sconvolto, come se gli importasse qualcosa di come quel insulso demone li definiva.
<< Non nominarlo! >> sbraitò Crowley sulla difensiva facendo scattare le ire di Gabriele già poco incline alla pazienza.
<< Senti essere dimenticato da Dio per quanto mi riguarda puoi tornartene nella tua feccia, sparire su qualche altro pianeta o meglio ancora discorporarti ma devi stare alla larga dal mio angelo. >>
<< Lui non appartiene a nessuno se non a se stesso! >> urlò Crowley con tutta la voce che aveva in corpo, ferito nell'animo che pensava di non avere e nell'orgoglio che di tanto intanto fingeva di dimostrare.
<< Allora ti dico una cosa ottuso che non sei altro, se tu non la smetti di ronzargli intorno io giuro che prima mi occuperò di far cadere lui davanti ai tuoi occhi, poi ucciderò te davanti ai suoi. O forse ucciderò lui davanti ai tuoi e ti costringerò a vivere i tuoi giorni con la consapevolezza di aver ucciso il tuo amato angelo! >>
La voce di Gabriele tuonò nel cuore di Crowley scuotendo il suo intero corpo, deglutì a fatica il groppo che gli si era formato in gola.
<< Tu non... n-non puoi farlo, Lei ti punirebbe, finiresti per cadere >> la voce del demone era appena un sussurro, era così flebile perché racchiudeva una speranza di salvezza, ma non voleva risuonasse troppo forte per paura di perderla.
<< Mio caro sai quanti angeli disobbedienti sono già stati puniti? E non intendo con la caduta >> sogghignò l'arcangelo.
<< E non dimenticare ciò che stavamo per fare ad Azraphel con il fuoco infernale >> abbassò la voce di un tono, come per beffarsi di lui.
<< No, no, non si fanno queste cose in paradiso >> continuò con quell'espressione di finta colpevolezza.
<< Ora ti domando, siamo stati puniti per questo? Ti sembra che io sia caduto!? >>
Il demone deglutì nuovamente, ora davvero quella piccola luce di speranza cominciò a vacillare, si sentiva spezzato, il cuore martellava furioso nel petto e fece uno sforzo enorme per impedire ai suoi occhi di riempirsi di lacrime.
<< Rispondi! >> urlò l'arcangelo.
<< No >> soffiò Crowley.
<< No cosa? >> domandò incrociando le braccia Gabriele, Crowley strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, lo odiava.
<< Non sei... caduto >> abbassò il viso sconfitto il vecchio serpente.
<< Esatto, bravo! >>
<< Ma Lei non... voglio dire perché vi lascerebbe fare questo? >> chiese Crowley più a se stesso che a colui che era lì, il suo tono di voce sarebbe stato impossibile da udire per un umano ma non per un angelo.
L'arcangelo si avvicinò al demone cingendogli le spalle con un braccio, Crowley avrebbe voluto spostarsi ma la stanchezza che sentiva era troppa persino per respirare, fortuna che non ne aveva bisogno.
<< Oh mio povero piccolo serpentello, Dio agisce per vie misteriose, anche lui ha ucciso delle persone ricordi? >> domandò Gabriele con un tono che poteva sembrare comprensivo, in realtà era quello che veniva usato quando si aveva a che fare con uno sciocco.
<< I bambini... >> mormorò con consapevolezza il demone.
<< Vedo che ci sei arrivato >> si complimentò sorridendo Gabriele.
<< Perché? >> chiese solo Crowley senza nemmeno guardarlo in faccia.
<< Perché cosa? >> domandò spazientito l'arcangelo.
<< Perché stai facendo questo? >>
<< Voi demoni con le vostre domande! >> sbuffò Gabriele irritato.
<< Ad ogni modo sarò lieto di risponderti. Vedi ho sempre considerato Azraphel un sempliciotto, un mollaccione, ancor di più da quando si è tasferito sulla terra. >>
A Crowley raggelò il sangue nelle vene, sentire parlare in questo modo del suo angelo, per di più da qualcuno che avrebbe dovuto proteggerlo, gli fece venire la nausa, le sue orecchie fischiavano dolorosamente, desiderava che tutto finisse presto, si ritrovò a pregare, supplicare Dio di ucciderlo in quello stesso istante pur di non sentire più quelle cose orribili. Venne riportato alla realtà dalla voce atona di Gabriele.
<< Comunque ammetto che nonostante i suoi difetti mi ha sempre suscitato un certo interesse, ancor di più quando è scampato al fuoco infernale. Ah! Avresti dovuto vederlo, che meraviglia, un angelo tra le fiamme che non brucia. Da quel momento ho capito che doveva essere mio. Un potenziale così non può certo essere sprecato su un insulso pianeta come la terra, ma Azraphel ha bisogno di una guida, qualcuno di forte al suo fianco >> sancì soddisfatto l'arcangelo.
<< E quel qualcuno saresti tu? >> sputò disgustato Crowley.
<< Chi sennò? >> rispose l'uomo vestito di grigio.
<< Cosa... cosa vuoi che faccia? >> pose quella domanda con fatica, mentre la pronunciava si sentiva annodare le viscere, come se il grosso serpente che era stato stesse prendendo vita attorcigliandosi all'interno del suo corpo.
<< Beh vedi un po' tu, lo conosci sai quello che può ferirlo. Voglio che gli spezzi il cuore demone Crowley, distruggilo, annientalo, trova un modo per far morire il vecchio Azraphael, ci penserò io a crearne uno nuovo, ad aggiustarne i cocci >> disse come se gli stesse facendo un favore.
<< Come puoi pensare che basterà questo per farti amare da lui!? >>
Gabriele sorrise a quella domanda, si avvicinò di un passo al demone e lo guardò con aria ammiccante.
<< Sai bene quanto posso essere persuasivo, persino tu non hai resistito al mio fascino quando eri un angelo. Ricordi vero, che momenti estasianti che abbiamo passato >> sembrava quasi sognante mentre pronunciava quelle parole, ma proprio questo stava mandando in bestia Crowley.
<< Basta >> disse fermo.
<< Ci tenevi così tanto a farmi vedere le nuove stelle che creavi...- >>
<< Piantala ho detto! >> questa volta urlò il rosso, non sopportava davvero più nessuna di quelle parole. Gabriele lo guardò sorpreso poi lo spinse contro il muro.
<< Che c'è ex angelo ti da fastidio ricordare quanto era bello dimorare in paradiso? Oppure è il tuo amore e la completa devozione verso di me che non vuoi ricordare? >>
Crowley cercò di liberarsi ma la presa dell'arcangelo era più forte.
<< Io non ti ho mai...- >> tentò di dire con voce rotta il demone.
<< Che cosa? Amato? >> terminò la frase Gabriele.
Crowley lo guardava con gli occhi lucidi, pieni di rabbia, panico e frustrazione.
<< Sai che non è vero. Quando eravamo entrambi angeli, la terra non esisteva ancora, noi due eravamo il più puro modello di amore, poi però tu hai preferito bighellonare con i tuoi amichetti del piano di sotto e ciao ciao a Gabriele. >>
Si leggeva amarezza nelle sue parole, come se quella ferita che aveva subito tanti anni prima non si fosse mai rimarginata del tutto.
<< Allora prenditela con me! Lascia in pace Azraphel lui non c'entra! >>
<< Oh Crowley, Crowley, Crowley sei sempre stato così ingenuo. Tu non mi interessi più, non così almeno >> lo guardò disgustato.
<< Bruciacchiato e senz'anima, chi mai ti vorrebbe? Da te voglio solo quello che ti ho chiesto e non ti azzardare a informare il tuo angioletto di tutto questo, se non vuoi che venga a sapere che te la spassavi con il suo superiore. Oltre a tutto il resto ovviamente. >>
<< Bastardo! >> lo spinse via il demone, aveva così voglia di strangolarlo, tanto era già caduto cosa sarebbe potuto succedere ancora si chiese. Poi pensò al suo angelo, le forze vennero meno e mentre guardava Gabriele scomparire in un fascio di luce fece uno scatto in avanti come a voler avventarsi su di lui, ma oramai era troppo tardi. Cadde in ginocchio. Non poteva fare questo ad Azraphel.
Quella stessa notte rumori simili a tuoni squarciavano l'aria, erano gli oggetti dell'appartamento di Crowley che finivano in frantumi, distrutti dal loro stesso propietario, che una volta terminato si accasciò distrutto sul pavimento.
Ansimava, il petto magro si alzava e abbassava seguendo il respiro agitato, cosa poteva fare, non aveva un piano, forse avrebbe potuto dire la verità all'angelo oppure sarebbero potuti fuggire insieme su Alpha Centauri, certo avrebbe dovuto trovare una scusa plausibile.
<< Piantala con queste idee stupide! >> urlò a se stesso.
" Hai qualche idea migliore? "
La voce dell'angelo lo colpì al cuore, il ricordo di quel giorno si fece intenso tanto che Crowley credette di non riuscire più a respirare. Rise. Era una risata amara, di chi ha avuto consapevolezza di qualcosa che fino a quel momento aveva ignorato.
In quei giorni pensavano di essere nei guai, in pericolo, credevano di avere per le mani una situazione enorme, più grande di loro, ed era così, almeno fino ad oggi. Questa cosa che era appena successa era molto più grave dell Armageddon, più pericolosa e come se non bastasse in questo caso il demone si ritrovava da solo a doverla affrontare.
<< Nessuna idea angelo, mi dispiace. >>
Chiuse gli occhi, una lacrima lenta e leggera gli sfiorò lo zigomo fino ad infrangersi sul pavimento, mai come fino a quel momento si era sentito così inutile, in qualche modo era sempre riuscito a proteggere Azraphel ma questa volta aveva già perso in partenza, come avrebbe potuto fare, che cosa?
Lui che aveva osato sfidare Dio ora si sentiva impotente verso un arcangelo, ma in questo caso c'era in ballo qualcosa di più prezioso, la vita del suo amato angelo, non poteva permettere di vederlo morire e ancora di più non avrebbe mai permesso che cadesse. Era certo che l'angelo non avrebbe retto a una caduta, la vita da demone non faceva per lui e poi Azraphel non era fatto per l'inferno, il paradiso era il suo posto e lì avrebbe dovuto restare per il resto della sua esistenza.
Sapeva che Gabriele era capace di mettere in atto le sue minacce passandola liscia, ne aveva avuto conferma più volte e questa certo non sarebbe stata diversa.
Crowley prese un coccio di vetro caduto lì vicino, lo strinse così forte con la mano fino a creare un profondo taglio, il sangue cadeva e il demone gemeva a denti stretti, voleva dimenticare il dolore che aveva nel petto, sostituirlo con un altro meno forte, ma nemmeno quella ferita, così profonda riusciva a scacciare quella pesantezza che sentiva nel cuore.
La mattina successiva Crowley non perse tempo, sapeva in cuor suo che più avrebbe esitato più sarebbe stato difficile parlare al suo angelo, non si era proprio preparato un discorso, lo avrebbe ferito e basta, era bravo in quello no? Ferire le persone. Era pur sempre un demone. Una volta arrivato alla libreria parcheggiò malamente l'auto, scese sbattendo lo sportello e con passo spedito entrò nella libreria di Azraphel.
Una volta dentro venne avvolto da quell'odore familiare, quell'odore che le sue narici avevano imparato ad amare, carta, fogli vecchi e nuovi, antichità, legno, tutto profumava di buono, tutto aveva l'odore di Azraphael.
D'un tratto perse il coraggio, era lì in piedi, immobile, avrebbe potuto fare marcia indietro e andarsene, trovare quel dannato modo che proprio non riusciva a venirgli in mente ma una voce gli fece capitombolare il cuore.
<< Crowley ma che sorpresa! >> esclamò l'angelo con voce acuta e un sorriso ampio ad illuminargli il volto.
<< Cosa ti porta da queste parti? Oh ma che maleducato accomodati, vuoi qualcosa da bere? >> mentre l'angelo domandava, il demone se ne stava in silenzio, come se la sua voce non gli arrivasse veramente alle orecchie, posò lo sguardo coperto dalle lenti scure su di lui e si sentì morire.
<< Angelo dobbiamo parlare, fa andare via queste persone >> disse soltanto Crowley senza perdersi in inutili convenevoli, Azraphel arricciò le sopracciglia indignato e scosse la testa.
<< Ma caro non posso mica cacciare fuori la gente >> disse piano.
<< Sono potenziali clienti >> annuì poco convinto, la sua preoccupazione era risultare maleducato e non che i clienti non comprassero nulla, anzi quello era molto meglio. Infatti Crowley fece una smorfia infastidita.
<< Sssai anche tu che non compreranno niente angelo! >> con uno schicco di dita le persone svanirono suscitando una reazione sconvolta dell'angelo biondo.
<< Crowley che modi! Dovi li hai mandati? >> chiese preoccupato.
<< Tranquillo nessuno di loro si è fatto male, ora possiamo parlare!? >> domandò stizzito agitando le braccia.
<< S-si cert...- >> stava per rispondere Azraphel quando vide la mano fasciata di Crowley, d'istinto gliela prese delicatamente fra le sue e guardò preoccupato il demone.
<< Che hai fatto? >> la sua voce era dolce, troppo perché Crowley potesse sopportarla, mugugnò qualcosa di incomprensibile tanto da lasciare confuso l'angelo.
<< Non è niente angelo, ho solo avuto un piccolo incidente >> rispose e in effetti non era del tutto una bugia.
<< Perché non ti sei guarito, vuoi che lo faccia io? >>
Il demone tolse la mano con uno scatto come se si fosse bruciato.
<< No! Ti ho detto che non è niente e non sono nemmeno affari tuoi! >> sbraitò Crowley, non voleva rispondere così, sapeva di averlo ferito, glielo leggeva nello sguardo ma era andato lì per quello, da qualche parte doveva pur iniziare.
<< Come vuoi ma non arrabbiarti! >> lo rimproverò l'angelo. I due si accomodarono nella piccola saletta con due poltrone, Azraphel guardava Crowley con un misto di preoccupazione e nervosismo, si chiedeva che cosa fosse successo al suo demone per renderlo così nervoso, anche se lui beh era sempre stato poco incline alla tenerezza ma così gli sembrava esagerato. E poi sentiva un pizzicore alla pancia, in verità era dal giorno prima che lo sentiva, come se stesse per accadere qualcosa, forse era proprio per quello che Crowley era lì, magari aveva scoperto qualcosa e voleva informarlo.
<< Ti ascolto mio caro >> esordì l'angelo annuendo con il viso, in modo da far sapere al suo interlocutore che aveva tutta la sua attenzione.
<< Senti angelo, non ci girerò troppo intorno ok? >>
<< O-ok >> rispose solo Azraphel, ora era davvero molto preoccupato.
<< Noi due non possiamo più essere amici, dobbiamo smetterla di vederci, di frequentarci e di fare tutto quello che generalmente facevamo insieme. Da ora in avanti devi fingere che io non sia mai esistito chiaro? >>
<< M-ma perché, è successo qualcosa? Forse le nostre ex fazioni sono tornate e...- >>
Crowley balzo in piedi spaventando l'angelo che se ne stava seduto, sconvolto ad ascoltare le parole che il suo migliore amico gli stava sputando addosso.
<< No! no! Loro non c'entrano niente, sono io che non voglio più vederti, la nostra collaborazione è finita già da un pezzo, continuare questo, qualunque cosa sia non ha più senso. >>
Se l'angelo avesse potuto vedere gli occhi del demone in quel momento si sarebbe reso conto di quante menzogne stava dicendo, del dolore che provava e di quanto si sentiva insensibile e senza cuore, erano tutte scritte lì quelle emozioni, in un paio d'occhi gialli, lucidi e pieni di rammarico.
Azraphel si alzò dalla poltrona, non poteva credere a ciò che stava dicendo, era sempre stato Crowley a ronzargli intorno, lo aveva addirittura salvato due volte andando contro ai suoi stessi principi da demone, anche il loro patto era stato una sua idea, quindi come poteva credere a tutto ciò che ora sentiva uscire da quella bocca serpentina.
<< Oh Crowley sei sconvolto, non so cosa sia successo ma l'affronteremo insieme, ci siamo sempre aiutati in seimila anni, questa volta non sarà diverso. >>
Sorrise comprensivo l'angelo e a Crowley si spezzò l'ultimo briciolo di cuore rimastogli che ancora batteva.
<< Angelo possibile che non capisci? >> chiese il demone con disperazione nella voce. Perché non ci arrivava? Perché doveva rendergli la cosa così difficile? Perché doveva costringerlo a fargli più male di quanto doveva.
<< Mio caro io non ti capisco sai, dici che dovrei capire ma cosa, cos'è che stai cercando di dirmi? >>
La voce di Azraphel fece male a Crowley, i suoi occhi gli fecero male, tutto il suo essere stava soffrendo davanti a quell'angelo ottuso. Poteva sempre andare da Gabriele, dirgli che Azraphel non aveva capito niente e in qualche modo forse l'avrebbe passata liscia. Magari Gabriele avrebbe considerato l'angelo troppo stupido per stare al suo fianco. Scosse la testa. Gabriele si prendeva sempre ciò che desiderava, ad ogni costo.
<< Smettila di chiamarmi caro per prima cosa! E per l'amor di qualcuno angelo non capisci che sei stato solo usato!? >>
Sperò che queste parole lo convincessero.
<< Usato da chi? >>
A questa domanda il demone quasi non saltò in aria per la rabbia, digrignò i denti, con due lunghe falcate si avvicinò all'angelo e lo afferrò per le spalle.
<< Io! Io angelo ottuso, sono stato io ad usarti. Mi servivi solo per fermare l'Armageddon, sei stato una pedina nel mio piano fin dall'inizio dei tempi. Volevo rimanere sulla terra angelo, ma non con te, la tua compagnia non era prevista una volta portato a termine il piano. >>
<< Ciò che dici non ha senso, hai detto che il tuo piano è iniziato ancor prima di finire su questo pianeta ma come avresti potuto sapere se ti sarebbe piaciuto o meno?  >> alzò un sopracciglio con sospetto l'angelo.
<< Tutto era meglio dell'inferno! Qualsiasi fottutissima cosa! >>
Azraphel chiuse un momento gli occhi.
<< Non usare quel linguaggio >> lo rimproverò pacato.
<< Io uso tutte le fottute parolacce che voglio capito angelo!? Anzi Azraphel. Non ti fa suonare un campanello il fatto che sei stato attratto da me fin da subito? Avresti dovuto provare disgusto e invece no, hai parlato con me, hai riso con me, mi hai persino rivelato che avevi dato via la tua preziosa spada infuocata. Quale angelo farebbe questo se non uno messo sotto influsso demoniaco? >>
<< Stai mentendo >> disse l'angelo, la sua voce stava incominciando a rompersi.
<< Hai ragione in parte, io sono un demone, mentire è il mio lavoro, lo dicesti anche tu, ma non adesso. Questa è la verità, io non ti ho mai...- >>
Deglutì. Le parole gli morirono in gola, ora sì che lo avrebbe ferito e non ci sarebbe più stata possibilità di ritorno.
<< Non ti ho mai considerato un amico an... Azraphel, ma non potevo certo fermare la fine del mondo da solo e quale aiuto migliore di un ingenuo angelo inviato proprio nel mio stesso posto. >>
<< Non sono mai stato b... buono >> sputò quella parola con disgusto, anche se era più rivolto verso se stesso.
<< Ne gentile, men che meno altruista. Volevo solo avere un pianeta decente in cui vivere e liberarmi dei miei superiori. Era il piano perfetto e tu ci sei cascato in pieno. Hai creduto davvero che noi due potessimo essere amici? >>
Azraphel lo guardava con dolore, gli occhi lucidi, le labbra gli tremavano.
<< Sì >> soffiò fuori e alle orecchie del demone quel suono sembrava un lamento, un rantolo di chi è stato spezzato nel profondo.
Gli rivolse uno sguardo dolce seppur coperto dagli occhiali, il primo di quella mattinata.
<< Oh Azraphel i demoni non cambiano. Nemmeno se frequentano per anni un angelo possono cambiare, non c'è perdono per noi e nemmeno possibilità di diventare migliori. La nostra anima è bruciata dal momento che siamo caduti e niente, nemmeno l'amore di un essere etereo può cambiare le cose. >>
<< La tua no >> buttò fuori con voce rotta Azraphel, aveva di nuovo chiuso gli occhi e una lacrima gli stava rigando la guancia.
<< Che cosa? >> chiese il demone che davvero non aveva capito.
L'angelo si leccò appena le labbra, la lingua colpita dal sapore salato della lacrima che si era posata sopra ad esse, aprì gli occhi e guardò Crowley in un modo in cui solo un angelo - o un demone particolare - potrebbe guardare qualcuno.
<< La tua anima Crowley non si è mai bruciata quando sei caduto. Forse le tue ali sono nere ma dentro risplendi di luce, io la sento, l'ho sempre sentita. L'hai detto tu stesso, non volevi cadere ed è per questo che sei diverso dagli altri demoni. Dio ti ha perdonato e ha voluto fartelo sapere lasciando la tua essenza intatta, solo che tu eri troppo accecato dal dolore e dal senso di colpa per capirlo. Ti ha protetto durante la caduta. >>
Azraphel parlava mentre le lacrime continuavano a scendergli sul volto, la sua voce era un sussurro appena udibile, non sapeva perché Crowley gli stesse dicendo quelle cose orribili ma in qualunque modo fosse finita quella situazione, Crowley non poteva andarsene senza sapere ciò che l'angelo aveva sempre saputo.
Il demone però non sembrava felice di quella rivelazione, difatti lo spinse lontano come se fosse il suo più grande nemico e non l'essere che aveva sempre amato.
<< Tu non sssai niente sciocco angelo! Se Dio davvero ci teneva così tanto a me avrebbe potuto evitare di farmi cadere! Sarebbe bastato un richiamo no!? A voi lassù piacciono tanto. E invece no, puniamo l'angelo peccatore e buttiamolo di sotto! E tu ora te ne esci con queste stronzate! >>
Ed eccola qui la ferita che usciva spedita dal cuore di Crowley passando dalle sue labbra, il demone si era sempre sentito abbandonato, non amato e rifiutato da Dio e da tutti, solo quando aveva conosciuto Azraphael una vocina aveva cominciato a farsi strada dentro di lui. Non si sentiva più un reietto, quando stava con il suo angelo si sentiva ancora parte di qualcosa, si sentiva qualcuno, non un essere celeste ma nemmeno un demone.
Era come se Azraphel lo avesse trasformato in un uomo nuovo, si sentiva apprezzato, voluto e desiderato.
<< Sei libero di non credermi >> sussurò l'angelo.
<< E tu invece faresti meglio a farlo. Io non voglio più vederti chiaro!? >>
Si tolse gli occhiali in un moto di rabbia e li lanciò verso l'angelo, senza colpirlo naturalmente, ma dietro quel gesto c'era una verità ben più profonda, gli aveva consegnato una parte di sé. In cuor suo sperava che Azraphel li avrebbe conservati, come si fa con le cose preziose, i vecchi ricordi che non vogliamo dimenticare, magari un giorno chissà li avrebbe ritrovati nel fondo di una scatola impolverata e lo avrebbe perdonato.
Si diede però presto dello sicocco, come poteva pensare una cosa simile, ai demoni non sono concessi desideri ne speranze e come poteva anche solo osare desiderare il suo perdono, dopo che lo aveva trattato in quel modo, come se fosse stato un angelo qualunque e non l'essere più meraviglioso che avesse avuto la fortuna di incotrare.
Crowley si odiava, non odiava nemmeno Gabriele o il paradiso ma solo se stesso, era lui che doveva proteggere il suo angelo, lui doveva trovare una soluzione anzi avrebbero potuto trovarla insieme se solo non fosse un inutile codardo, aveva troppa paura, temeva di perderlo per sempre o di vederlo infelice, e invece così, pensava, avrebbe potuto ricominciare a vivere e sorridere di nuovo.
<< Mai più. Non cercarmi, non chiamarmi per quanto mi riguarda tu sei morto, meglio ancora ti sei discorporato ora se vuoi scusarmi ho di meglio da fare che stare qui a perdere tempo con uno come te. >>
Quelle parole furono per l'angelo ciò che il paletto di legno rappresenta per i vampiri, una condanna a morte, lo colpirono, anzi colpirono il suo cuore, affondarono così in profondità da lasciargli una voragine sanguinante e pulsante, il loro primo vero litigio non era niente se paragonato a questo.
Non capiva perché Crowley lo stesse ferendo a quel modo, sembrava ci provasse gusto, poteva limitarsi a dire che non voleva più vederlo, a dirgli che lo aveva solo usato ma perché tutte quelle offese gratuite?
Osservò il demone voltargli le spalle, muovere i primi passi verso l'uscita, quello che non poteva vedere era l'espressione di Crowley deformata dal dolore, gli occhi inondati dalle lacrime che non riusciva più a trettenere e il cuore, oh se lo avvesse visto, pieno di buchi, sanguinante, pronto a collassare su se stesso.
Pregò che l'angelo lo lasciasse andare senza aggiungere nulla, sciocco, ingenuo demone come sempre, non poteva certo sperare che le sue preghiere venissero esaudite, non lo facevano prima quando anche lui era un angelo, figuriamoci adesso che era uno sporco demone. Infatti Azraphel preso da un moto di coraggio e testardaggine lo aveva inseguito e ora stava stringendo il suo braccio.
<< Crowley ti prego fermati, non può essere come dici e anche se così fosse a me non importa. Tu non sei il mostro che hai descritto poco fa e non mi riferisco alle bugie, posso anche accettare che tu mi abbia mentito ma non crederò mai che tu sia cattivo. Come non credo nemmeno alle cose che hai detto di me, Crowley guardami. >>
Il demone non fece cenno di reazione alle parole dell'angelo, si sentì solo morire dentro, nulla di che, una bazzeccola ma non fu quello a dargli il colpo di grazia.
<< Ti prego Crowley... >> lo supplicò Azraphel con la voce rotta dalle lacrime che aveva appena pianto e da quelle che ancora non erano riuscite a squarciare il suo petto, erano incastrate, in bilico tra un soffio di speranza e un baratro senza fondo.
Non lasciarmi gli stava dicendo. Che ne sarà di me ora? Che ne sarà di noi?
Tutte queste domande nascevano e morivano nella mente troppo confusa e turbata dell'angelo. Domande a cui non era riuscito a dare voce. Lo stava solo pregando di rimanere, gli sarebbe bastato per il momento, potevano starsene chiusi nella libreria in silenzio, anche per secoli interi, e Azraphel lo avrebbe aspettato. Avrebbe atteso con lui il momento in cui avesse avuto voglia di parlare e spiegargli che accidenti gli era preso, la sola condizione era che rimanesse lì con lui.
<< Lasciami andare angelo è meglio per tutti >> gracchiò Crowley non seppe nemmeno lui con quale forza.
<< Ma non per me! >> urlò forse per la prima volta in vita sua l'angelo sconvolto e disperato, strinse di più il braccio del demone che stava continuando a ferirlo.
Prese un respiro profondo il demone dai capelli rossi, si voltò verso Azraphel con il cuore che gli pesava nel petto, l'unica cosa che non fece era staccarsi dalla presa del biondo principato, nonostante tutto continuava ad essere la sua ancora di salvataggio e questa volta lo avrebbe aiutato a sbarazzarsi di lui.
<< Azraphel se non mi lasci andare ti cancellerò la memoria, non ti ricorderai più di me, ne della nostra amicizia. E' questo che vuoi? >>
<< Non lo faresti mai >> tuonò l'angelo con la determinazione di un condannato a morte, sapeva che il suo demone non avrebbe ceduto, ma nonostante ciò voleva continuare a provarci anche a costo di rimetterci per sempre il cuore o l'anima.
Alla fine con il capo chino riuscì solo a fargli un'ultima, dolorosa richiesta.
<< Promettimi almeno una cosa...- >>
Crowley rise, non era una risata di gioia ma una quasi isterica, perché doveva proprio amare un angelo così profondamente testardo?
<< Non ti arrendi mai eh? Anche se non sono tenuto a farlo però penso almeno di dovertelo, basta che poi mi lasci in pace. >>
Azraphel annuì e guardandolo negli occhi gli chiese una sola cosa.
<< Non dimenticarmi. Anche se per te non sono mai stato niente non voglio dimentichi quello che abbiamo passato insieme. >>
Oh angelo non potrei mai essere così folle da volerti dimenticare, pensò tra sé Crowley.
<< Puoi fare quasto per me? >>
Il demone sospirò e fece finta di sbuffare, doveva pur fingere che gli costasse.
<< E va bene, ora sei contento, posso andarmene? >>
L'angelo fece scivolare via la mano dal cappotto di Crowley.
<< Grazie >> gli disse l'angelo ignaro di quanto male stesse facendo al demone.
<< Come ti pare >> gracchiò. Scosse la chioma rossa e si avviò verso l'uscita senza voltarsi verso l'uscita, una volta salito in macchina sfrecciò in direzione del nulla, voleva solo allontanarsi al più presto da quel posto.
Attento al pedone!
<< Sta zitto angelo! >>
L'Azraphel nella sua testa continuava a saltar fuori nei momenti meno opportuni e senza dargli un briciolo di vero aiuto, si sentiva così tremendamente frustrato e triste, era già arrivato nei pressi dei boschi, ai lati della strada vedeva solo alberi che sfrecciavano incuranti del tormento che stava passando. Con un brusca frenata arrestò l'auto lasciando segni ben visibili sul terreno, strinse forte il volante con entrambe le mani, la ferita che si era procurato la sera prima pulsava infastidita, lui la ignorò, che si aprisse pure, non avrebbe mai fatto male tanto quanto il suo cuore in quel momento.
<< Cazzo! Cazzo perché!? >>
Continuava a ripetere queste parole a denti stretti, quasi come se potessero salvarlo, tenerlo a galla impedendogli di scivolare in un profondo vortice nero, non voleva piangere ne sentirsi debole o fragile ma aveva trattenuto quel malessere troppo a lungo, nessuna creatura avrebbe potuto reggere così tanto dolore senza impazzire. Fu una lacrima solitaria che lo spezzò definitivamente, la vide cadere schiantandosi sulla sua gamba, un singhiozzo scosse il suo petto e il demone Crowley pianse tutte le lacrime che non aveva pianto in più di seimila anni.




...


Intanto nella libreria Azraphel stava cercando di dare un senso a tutto quello che era appena successo, ancora in piedi in mezzo agli alti scaffali, guardava la porta come se si aspettasse che Crowley potesse far ritorno dicendogli che lo aveva bellamente preso per il naso. Oh magari fosse stato davvero così, certo si sarebbe arrabbiato considerandolo uno scherzo di pessimo gusto, però poi lo avrebbe perdonato, ci avrebbero riso su e la serata sarebbe finita con loro due intorno ad un tavolo, al Ritz.
Sorrise amaramente riscuotendosi da quei pensieri fin troppo colmi di speranza, si diede mentalmente dello sciocco, aveva ragione Crowley, era un angelo fin troppo ingenuo.
Quando finalmente riprese possesso dei suoi sensi motori si diresse nella saletta, aveva intenzione di bere e probabilmente nient' altro, una volta dentro il suo sguardo venne catturato dagli occhiali che, solo poco tempo prima, il demone aveva lanciato sul pavimento, li raccolse, chiuse le asticelle e se li portò al petto sospirando.
Si sedette sul divano con ancora quell'oggetto tra le mani, la cosa assurda era che non era affatto arrabbiato con Crowley, forse perché gli angeli non provano rabbia o almeno non dovrebbero, o semplicemente perché si trattava di Crowley, era sempre stato così in effetti, orbitavano l'uno nel campo magnetico dell' altro, ciò che accadeva ad uno inevitabilmente finiva per coinvolgere anche l'altro ed il motivo Azraphel non era ancora riuscito a capirlo.
Non aveva creduto a nessuna parola di quelle pronunciate dal demone, ma questo non cambiava il fatto principale, ovvero che Crowley non voleva più avere a che fare con lui. Era questo che faceva male ad Azraphel.
Avrebbe sopportato ben più volentieri - se fosse stata vera- quella balla colossale che gli aveva rifilato per giustificare l'uscita dalla sua vita, con quella avrebbe potuto farci i conti con il tempo, lo avrebbe potuto perdonare se non altro, ma per qualche motivo Crowley non voleva più vederlo e su questo non aveva alcun potere, nessuna risorsa.
Fece miracolare una bottiglia di vino, che ben presto si trasformò in due, poi tre e così via, bevve fino a quando il bruciore allo stomaco era diventato insopportabile da gestire fino a che stremato non si addormentò sul divano, con ancora le guance bagnate dalle lacrime che non avevano smesso per un istante di scendere.
Il mattino giunse indisturbato e un raggio di sole particolarmente inopportuno costrinse l'angelo ad aprire gli occhi, si sentiva vuoto, con una sensazione di bruciore allo stomaco che saliva fin alla gola, colpa del vino pensò, anche se in cuor suo sapeva benissimo che così non era. Tra le mani stringeva ancora gli occhiali di Crowley, osservandoli si rese conto che la loro stessa presenza era sbagliata, come sbagliato era il suo sguardo che si posava su di essi, per questo prese la decisione di metterli via per sempre, o forse il motivo era che il semplice atto di osservare quell' oggetto gli procurava un dolore al cuore inimmaginabile.
Se li rigirò più volte tra le dita poi si diresse in camera sua, sopra la libreria, fece comparire una custodia nera chiusa da un paio di piccole ali bianche, e un serpente rosso e nero dagli occhi gialli che girava intorno ad essa fungendo da decorazione, dentro era ricoperta di soffice velluto bordeux, vi mise dentro gli occhiali, la chiuse e la posò dentro il cassetto del comodino, con un semplice miracolo si assicurò che nessuno, angelo, demone o umano potesse mai metterci le mani sopra.
Quel giorno e i successivi l'angelo Azraphel non aprì la libreria e a dire il vero oltre ad essa sembrava essersi chiuso anche lui.
Al demone Crowley, invece era bastato uno schiocco di dita per rendere casa sua fortezza inespugnabile, le uniche cose che avevano il permesso di entrare o meglio miracolarsi al suo interno erano bottiglie di vino e canzoni dei Queen.
Fu dopo una settimana che Azraphel cominciò a concedersi brevi passeggiate nel parco, senza mai soffermarsi troppo in quella che era diventata a tutti gli effetti la loro panchina, non che non ci avesse mai provato ad avvicinarsi ma tutte le volte che lo faceva un fastidioso tuffo al cuore lo coglieva di sorpresa facendogli pizzicare gli occhi.
Non passava giorno senza che si chiedesse dove fosse Crowley, cosa stesse facendo in quel momento e nei giorni particolarmente tristi e bui, il suo pensiero volava oltre il muro di finta indifferenza che si era costruito negli anni, facendogli tamburellare nel petto una domanda assai insistente "se fossi stato sincero con lui sin da subito, se non lo avessi allontanato a causa delle mie paure, come sarebbero le cose ore? Forse sarebbero state diverse."
Nella mente dell'angelo si formavano sempre un sacco di risposte e più cercava di metterle in fila più lo confondevano, così, stanco di quel torturarsi decise di agire prendendo in mano la cornetta e componendo senza pensarci il numero che aveva tatuato sul cuore.
Il telefono di Crowley squillava, squillava e squillava a vuoto, il demone era a pochi passi da lui, seduto a terra con la schiena appoggiata al divano, chiunque fosse si sarebbe stancato presto, partì la segreteria, il demone a dire il vero non si aspettava alcun messaggio ma un suono, una voce gli graffiò le orecchie e il cuore.
<< Crowley... sono, sono io Azraphel, p-probabilmente lo sai già, a volte sono proprio uno sciocco...- >> rise nervoso.
Poteva immaginarselo Crowley, il suo angelo mentre stringeva piano la cornetta colto dall'imbarazzo, le guance rosate, gli occhi che si chiudevano per dar spazio a quella breve risata utile solo a dargli di nuovo la forza di parlare. Avrebbe voluto chiudere la chiamata, ma non voleva fare ulteriormente male all'angelo e soprattutto aveva bisogno di sentire quella voce, deglutì e chiuse gli occhi, il viso di Azraphel gli comparve senza alcuno sforzo mentre l'angelo continuava a parlare.
<< I-io ti ho chiamato per... beh non sono stato molto espansivo con te e c'è solo una cosa che...- >> balbettò confondendosi con le sue stesse parole, mormorando frasi sconnesse quasi senza senso, il demone lo ascoltava, non gli importava che avessero senso o meno...
<< Mi manchi >> soffiò Azraphel con la voce rotta da chissà quale emozione mal trattenuta, il primo vero slancio emotivo che aveva nei suoi confronti e invece di farlo sentire meglio lo aveva annientato, un sucessivo lamento seguito da un singhiozzo da parte dell'angelo poi più nulla, la segreteria emise il suo bip e a Crowley sembrò che fosse stato il suo cuore ad emettere quel suono seguito dal silenzio, un elettrocardiogramma piatto, questo sentiva dentro di sé.
Con una smorfia il demone si tirò su di scatto, raggiunse il telefono e alzò la cornetta.
<< Angelo! >> chiamò con disperazione nella voce ma era troppo tardi e lo sapeva.
<< Azraphel? >> pianse il suo nome.
<< Mi dispiace angelo mi dispiace. Mi hai sentito? >>
Il demone Crowley abbassò la testa sconfitto, con la cornetta ancora in mano si accasciò sulla scrivania, un grido di rabbia esplose dai suoi polmoni e con uno scatto d'ira fece cadere a terra tutto quello che si trovava sulla scrivania, non molto a dire il vero, solo il telefono che per miracolo non si ruppe del tutto e due cofanetti.
Da quel giorno Crowley non ha smesso di ascoltare dalla sua segreteria "rotta" quel messaggio lasciato dal suo angelo, il telefono era rimasto a terra così come i due cofanetti, il demone aveva perso la voglia di fare qualsasi cosa tranne ascoltare e riascoltare la voce del suo migliore amico, della persona che si era ritrovato ad amare e perdere senza che nulla di tutto questo fosse passato sotto il suo reale controllo.





Fine prima parte.


   
 
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