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Autore: lulette    09/11/2021    5 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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4930 parole







Capitolo VIII



 


 
FARSI MALE











"Oh ... Artù ... Percival?? ... Sul serio? ... PERCIVAL!?"

"Sssh! Non urlare Merlino!"

"Ma ... No! ... Non può averlo fatto ... lui!? Avrei detto ... Gwaine, piuttosto!"

Si guardarono a vicenda, l'uno sconcertato e l'altro incuriosito dalla reazione del primo. Artù scosse la testa e Merlino fece altrettanto poi scoppiarono a ridere come pazzi.
Merlino continuò a ridere e senza quasi riprendere fiato, riuscì a dire:

"Percival! Ci credo che eravate dolorante!" e tornarono a ridere ancora più forte: il servitore quasi cadde dalla seggiola e Artù si asciugava gli occhi che lacrimavano copiosamente.

Dopo essersi calmati un po' il re affermò sorridendo:

"Non credo che Percival abbia poi questo membro così enorme, come sembri voler affermare."

"Artù, ma li avete mai visti i cavalieri nudi?"

"Sì, ovvio. Perché? Tu no?"

"S - sì: quando si lavano dopo gli addestramenti o le missioni." rispose Merlino piuttosto a disagio.

"E Percival ti sembrava così abnorme, rispetto agli altri?"

"Beh ... tutti i cavalieri sono particolarmente dotati, non lo avete notato, sire?"

"Io non guardo i membri dei cavalieri! Al contrario di te!"

"Io non guardo i membri di nessuno ... suvvia, Artù, si notavano anche non volendo!"

"Niente di che Merlino. A me sembravano normali!"

"Perché voi avete come termine di paragone voi stesso, ma anche voi non scherzate. E lo sapete!"

"Sarà come dici, ma non ci ho mai fatto granché caso!"

'Che razza di bugiardo!' fece la vocina interna di Merlino, il quale per una volta si trovò d'accordo con lei.

"Quindi, Artù, Percival non vi sembra così ... gigantesco, perché va considerato in base alla sua altezza e alla sua stazza. Essendo ben proporzionato non dà forse l'idea di essere ... così dotato, ma mi viene certamente da pensare che non siete stato molto fortunato con il primo uomo che vi abbia avuto ... o forse sì ... non chiedetelo a me!"

E gli scappò un'altra risata, anche se Merlino fece un blando tentativo per trattenersi, per non infierire ulteriormente sul re, ma non ci riuscì e si lasciò andare ridendo di gusto.

"Nemmeno a me!" disse Artù imbronciato. "Io so solo che dopo faceva un male cane! E tu? ... come sei messo? Sembri l'unico di cui nessuno sappia niente ..."

"Noi poveri siamo più ... pudichi!" disse Merlino con le guance in fiamme.

"Andiamo Merlino, possiamo parlare del pene di chiunque, tranne che del tuo? Forse a inizio serata, quando volevi mostrarmi le tue grazie, non avrei dovuto fermarti. Avrei potuto scoprire qualcosa di interessante."

Merlino cominciò a osservarsi i piedi con attenzione, fingendo indifferenza. Non sapeva se essere più arrabbiato con Artù o con se stesso.

"Quando fate così ... Io non vi avrei mostrato un bel niente, Artù!"

"No? Giusto un bel sedere, con la scusa dei muscoli. L'avrei trovato comunque intrigante."

Il servo strinse gli occhi dal nervoso. Un "Oooh!" scandalizzato, venne fuori come un soffio dalle sue labbra. Scosse la testa più volte. Viso, collo e orecchie avevano assunto un intenso color cremisi. Poi si fece coraggio e lo guardò da sotto in su:

"Fate pure lo spavaldo Artù, ma entrambi sappiamo che l'unico a disagio in quel momento, eravate voi. Per questo mi avete fermato: perché voi eravate in malizia e io no. Di certo non mi sarei proposto a voi così ingenuamente, se avessi avuto sentore delle vostre intenzioni: non mi sarei mai messo in pericolo così!"

Merlino aveva parlato più per rabbia che per altro, per ribattere a quell' insopportabile Artù, che ogni tanto veniva fuori e sembrava parlasse più per dare aria alla bocca che per dire cose sensate. Ma Artù questo non lo sapeva e rimase sbattezzato, sinceramente incredulo e disse con amarezza:
"Accidenti, Merlino! Guai a pestarti la coda! Non capisci nemmeno quando uno scherza? Ma ... dico ... in pericolo? A causa mia? Pensi che avrei potuto farti del male? Che ti sarei saltato addosso? Davvero pensi che avrei potuto usarti violenza?"

Artù si sentiva ferito. Non riusciva a capacitarsi della durissima accusa del suo servo. Ebbe un leggero mancamento e dovette risedersi sul letto. Merlino non si accorse di nulla.

"No, ma penso che mi abbiate fermato, per non trovarvi in una condizione che forse avrebbe potuto ... tentarvi e che per questo avrebbe potuto diventare rischiosa ... per me ... per voi!"

"Non sono d'accordo. Io non sono così. Non lo sono mai stato. E anche se, per caso, fossi stato tentato, non ti avrei mai mancato di rispetto in alcun modo!"

"Ho un po' esagerato, sire, ma temo la colpa sia vostra. Ogni tanto tirate fuori delle battute e degli scherzi così insulsi e pesanti che non hanno più né da battute né da scherzi."

"A volte, questo é vero! E per farti stare ancora peggio ti dirò che solo tu mi ispiri questo genere di 'cattiverie'. Forse Morgana da ragazzina, ma tu la superi di gran lunga. A volte, io VOGLIO scandalizzarti, voglio scuoterti, farti arrabbiare e ammattire, se possibile!"

"Allora ci riuscite meravigliosamente bene. Siete bravissimo in questo, Artù. Ma si può sapere perché?" chiese Merlino sgomento.

"Non lo so ... forse perché a tua volta riesci a fare lo stesso ... con me ... anche senza accorgertene ..."

Artù sembrava in difficoltà e Merlino cercò di lasciar perdere quell'argomento che risultava un po' ostico per entrambi. Si alzò in piedi per prendere un po' d'uva e si risedette pensieroso.

"Con Percival come andò a finire?" disse schioccando tra i denti un grosso acino.

Il sovrano si schiarì la voce un paio di volte.

"Per farlo sentire un po' meglio gli dissi che, a parte il posteriore, mi sentivo bene e che, anche se quasi incosciente, ciò che era successo non lo avevo vissuto come un trauma e che ero piuttosto tranquillo riguardo all'intera faccenda. Ma gli dissi anche che se avesse detto a qualcuno questo nostro segreto, lo avrei ucciso malamente. E così si é tranquillizzato, ha fatto un mezzo sorriso e se n'è andato."

"Comunque se una persona non é cosciente" affermò Merlino con aria seria "e un'altra persona si approfitta di lei, può essere davvero considerato un atto di violenza carnale, Artù! Io stimo Percival e gli sono affezionato, ma se davvero ha fatto quel che ha fatto, non dovrebbe passarla liscia."

Il re fece di no con la testa e sospirò: "Merlino, sei una piaga! ... Prima ti ho detto di aver avuto un paio di ricordi molto vaghi. La notte seguente al fatto, mi svegliai all'improvviso con una visione più chiara. Ricordai un'ombra grande sopra di me e sentii ... la mia voce ... dire: - Vai più veloce!-"

Artù abbassò gli occhi per la vergogna, mentre Merlino sembrava ancora incerto. "Potrebbe non bastare, maestà! Potrebbe non essere sufficiente a scagionare Percival."

Artù sbuffò sonoramente: "C'è l'altro breve ricordo, che riuscii a focalizzare in modo nitido, sempre la stessa notte. Io, che salto in braccio a Percival, come se fossi un bambino, cingendogli la vita con le gambe e baciandolo sulla bocca. Ti basta questo?"

"Potrebbe bastare, ma non ne sono sicuro" disse il servo con un lieve tremore nella voce, che si estese in breve a tutto il corpo e dovuto a un nuovo attacco di gelosia, scatenato dai ricordi di Artù. II re un po' se ne accorse e pensò che il suo servo fosse davvero strano. 'Non fa una piega se gli confesso la cosa più imbarazzante che abbia mai detto a qualcuno e si stravolge per un semplice bacio.'

Poi si riscosse e quasi strillò:

"E va bene, Merlino! Sei proprio una peste! Possibile che tu non abbia ancora capito? O fai finta?" chiese Artù sempre più stizzito, quindi abbassò la voce soffiando "Il seme! Il seme sulle mie cosce era di Percival, ma quello sul mio addome, era mio!"

Il servo tacque per un momento, sbatté gli occhi un paio di volte e sospirò con evidente imbarazzo, poi replicò:

"Artù! Stasera siete riuscito a mettermi a tacere non so quante volte!"

"Il che é tutto dire, Merlino! Penso che adesso, tu possa veramente affermare di conoscere vita, morte e miracoli del tuo re."

"Sono davvero inorridito!" disse il servo aggrottando le sopracciglia con un'espressione di disgusto sul volto, ovviamente finta.

Artù prese dal suo letto alcuni cuscini e glieli tirò addosso con una certa forza. Entrambi si misero a ridere e Artù si sdraiò sul letto. 

Merlino tornando serio, disse: "Credo proprio che Percival abbia un problema. Forse non ne é del tutto consapevole oppure non vuole ammetterlo o ancora non riesce ad accettarlo, ma é lampante che a lui piacciano gli uomini. E dovrebbe farsene una ragione."

"Anch'io penso qualcosa del genere. Che sia 'bivalente', come me?"

"Possibile, ma deve avere una propensione molto forte per gli uomini, se quando beve arriva a comportarsi così! Gli avete mai parlato dei ricordi che vi tornarono in mente la notte seguente?"

"No, non mi sembrava il caso di tornarci su, anche perché lui si ricordava molto meglio di me: credo abbia visto anche il mio comportamento e che sappia come sono andate davvero le cose."

"Dite che pur sapendo che voi eravate ... consenziente, quella notte, lui si sia accollato tutta la responsabilità dell'accaduto?"

"Sì, più o meno."

"Questo gli fa onore, anche se non ne sono del tutto sicuro, dato l'argomento."

"Sai, Merlino, che da quella volta non beve più? Qualche tempo dopo parlai con Leon e gli chiesi di tenerlo d'occhio, dicendogli soltanto che quella famosa sera, aveva dato di matto e che ero preoccupato per Percival. É da un anno che non tocca né vino, né birra!"

"É successo 'solamente' un anno fa?"

"Sì, circa un anno fa."

"Oh, ma io c'ero già e avrei dovuto proteggervi!" disse il servo desolato.

"Quando mai ci hai accompagnato di notte nelle taverne? Tu preferisci andarci da solo."

"Non é così ... ma non credevo che foste in pericolo assieme ai vostri cavalieri, altrimenti sarei di certo venuto, ogni volta."

Artù si mise a sedere sul bordo del letto, avvicinandosi alla sua sedia.

"E se ci fossi stato tu al posto di Percival?"

"Vi avrei riportato a casa, sano e salvo!"

"E se mi fossi gettato in braccio a te?"

"Probabilmente sarei morto, schiacciato dal vostro peso" ridacchiò Merlino.

Ma Artù non rise e si avvicinò ulteriormente: "E se ti avessi baciato?"

"Io ... naturalmente ... mi sarei tirato indietro e se voi non me l'aveste permesso, vi avrei tirato una botta in testa, ma non mi sarebbe nemmeno passato per la mente di farvi quello che vi ha fatto lui."

Il re si sentì quasi offeso dalle parole del servo. Lui si era quasi esposto con quelle domande e aveva ricevuto delle risposte asciutte e indisponenti. Merlino, il perfettino, il buono, il devoto. E neppure il vino sembrava smuoverlo più di tanto. Per un attimo provò un senso di nostalgia per quel Merlino vanitoso e impudente che si era spogliato a suo beneficio e che lui, stolto, aveva voluto fermare. Artù si gettò con un tonfo sul letto tornando a sdraiarsi.

'Bene, Merlino.' pensò inquieto Artù 'Hai voluto rimettere a posto il tuo re! E io farò come vuoi. Basta con tutti questi doppi sensi: e quanti baci asciutti, quanti baci bagnati e come ce l'ho io, come ce l'hai tu, e come l'ho fatto io e come l'hai fatto tu, chi é più bravo a farlo, chi ha più muscoli, chi ha più peli ... forse é meglio abbandonare tutto.'

C'era stato anche qualcos'altro però. Artù lo sapeva. C'era stato anche molto altro! C'erano stati dei sentimenti profondi messi a nudo, una chiara sintonia, molta complicità, vero affetto e l'abbraccio più intenso della sua vita. Avrebbe voluto riviverlo, ancora e ancora. 

"Scusate, maestà, ma non mi avete ancora detto come mai non ho saputo niente dello 'Jus prìncipis' in tutti questi anni.

'Eccolo qui. Mentre io mi tormento per niente, lui arriva bel bello con la sua domandina pronta.'  Artù si tirò su fino a poggiare la schiena sulla testata del letto e incrociò le braccia, con il volto severo e senza mai guardarlo in faccia.

"Perché alla fine si ritorse contro mio padre e il consiglio reale. Leon prendeva il posto di comandante delle guardie, quando io mancavo e mi riferì che c'erano stati molti disordini, nell'ultimo periodo, legati allo 'Jus' che andavano a peggiorare con il passare del tempo.  Nei primi mesi a creare il caos era quasi sempre un futuro sposo di una delle ragazze. Ma a questi se ne unirono altri: i fratelli, le madri, le famiglie delle ragazze, tranne i padri ovviamente, che avevano dato il loro consenso. Poi si aggiunsero altri parenti, i vicini, i conoscenti, le famiglie che avevano rifiutato lo 'Jus' ma anche molte che non erano state interpellate. All'inizio l'odio era tutto nei miei confronti, ma pian piano la verità venne fuori, anche grazie alle ragazze che dicevano in giro che il principe era buono e generoso; così anch'io fui visto come una specie di vittima di mio padre e del consiglio. Per questo, quando andai da mio padre per tirarmi indietro, mi rispose subito che per lui andava bene, cosa che reputai alquanto strana. Mi fece subito partire per una missione lontana da Camelot, che durò circa sei mesi. Nel frattempo si occupò di far dimenticare questa storia al popolo, organizzando eventi, feste sontuose e tornei, dove tutti erano invitati. Fece tanti regali alle persone giuste e investì un'enormità di ricchezze, perché tutto fosse messo a tacere nel più breve tempo possibile. Fece bonificare molte delle terre di Camelot, fece edificare un nuovo tempio e due fontane colossali. Fece rifare strade e ponti e tutti gli abitanti parteciparono ai lavori pubblici, guadagnando più soldi di quanti la maggior parte, ne avesse mai avuti. Così facendo, rientrò nelle grazie della maggioranza della popolazione e dopo alcuni mesi la questione fu dimenticata o per lo meno accantonata."

"In pratica, un'impresa fallace, quella di vostro padre. Prima volerlo fare sapere a tutti, poi, volerlo nascondere a tutti i costi."

"Il più grande fallimento di mio padre e mio!"

Il re aveva parlato in modo estremamente freddo e Merlino si chiese cosa non andasse. Non lo aveva guardato neanche una volta, durante il suo lungo discorso. Eppure sentirlo parlare di sé in quel modo, l'aveva reso triste. Ci pensò su un attimo e salì sul letto del re, mettendosi in ginocchio per poi sedersi sui talloni. Ora riusciva a vederlo bene e provò a fare un sorriso.

Artù sussultò, quando Merlino balzò sul letto e si accomodò vicino ai suoi piedi. Merlino mai era salito sul suo letto prima d'ora, tanto meno quando c'era lui sdraiato sopra. Ah no, forse un'altra volta era successo: quando dava la caccia ai maledetti tarli e un giorno gli era persino caduto addosso, svegliandolo di soprassalto. Artù non poté fare a meno di sorridere al ricordo e quando guardò il suo servo, questi gli stava concedendo uno dei suoi più luminosi sorrisi. Il fatto di saperlo vicino, sul suo letto, con quel sorriso tutto per lui, gli fece accelerare sia il respiro che il battito cardiaco e quando Merlino parlò, Artù si era già scordato i suoi propositi di vendetta fredda. E staccò la schiena dalla testiera del letto, sedendosi a gambe incrociate, di fronte al suo servo.


"Perché sceglieste solo serve e popolane come vostre amanti? Quando lo 'Jus' finì, non conosceste nessuna ragazza nobile di nascita?"

"Solo anni più tardi, Merlino e sono quelle che hai conosciuto anche tu. Sofia all'inizio mi piaceva molto, ma usò la magia per irretirmi e per farsi sposare."

'No, lei voleva uccidervi, ma scelsi di non dirvelo, dopo che lei e suo padre perirono per mano mia' pensò Merlino che aveva ancora i brividi al pensiero che quella volta al fiume, non aveva perduto Artù per un soffio.

"Helena era una gran brava ragazza, ma non riuscii a sposarla, perché non eravamo innamorati."

"Ricordo, sire! Foste molto coraggioso."
 
"Il merito fu anche tuo e del tuo libro" disse Artù scoccandogli un'intensa occhiata.

Merlino sorrise, lusingato.

"E Vivian, Merlino? Ci innamorammo pazzamente, ricordi?"

"Perfettamente, maestà. Ero nella camera con voi e forse sareste arrivati a copulare con me presente, se non fosse arrivato il padre di Vivian con tutto il corteo" disse il servo maliziosamente.

"E invece era solamente un altro 'abbaglio' magico! Per fortuna. Vivian era insopportabile."

"Non era simpatica a nessuno, tranne a suo padre!"

Merlino rimase in silenzio per parecchio tempo, a disagio per il posto che aveva scelto poc'anzi, poi azzardò:

"Non é Percival, l'uomo che ...  vi ha rubato il cuore, vero!?"

Artù sbuffò divertito: "No, Merlino. Sarà pure un bel ragazzone, ma non gli ho donato il mio cuore. Dimmi ... non eri tu che fino a poco fa pensavi che io fossi innamorato di una donna?"

"Guardate che siete stato voi a lasciarmelo credere. Solo che non conoscevo ancora questo lato così spregiudicato di voi, sire."

"Senti un po' da quale pulpito ..."

"Quindi il vostro ... amore segreto é un uomo?"

"Temo di sì!"

"Non avrete donato il vostro cuore a Percival, ma qualcos'altro ... sì, però" non poté fare a meno di aggiungere Merlino ghignando.

Vedendo lo sguardo tagliente del sovrano su di sé, aggiunse: "Stavo scherzando, ma ..." e ingollò un altro acino "... ancora non mi avete detto se in un rapporto amoroso con un uomo, preferite la parte dell'uomo o quella della donna" continuò masticando serenamente.

Artù si spostò più indietro, portò le ginocchia al petto, abbracciandosi le gambe, e si chiuse a riccio. Queste parole di Merlino lo avevano colpito in profondità e gli rispose con una rabbia a stento trattenuta:

"Dei! Sei più vecchio di Gaius, come mentalità! Ti vergogni di dire le cose come stanno e non ti rendi conto di risultare invece ancora più offensivo. Dopo quello che ci siamo confidati a vicenda, puoi chiedermi tranquillamente quello che vuoi, senza girarci tanto intorno. Bastava che mi chiedessi: - Artù, preferite prenderlo o darlo?-"continuò il re con un sorriso ferino, con la precisa intenzione di colpire l'altro per rivalsa.


Merlino distolse lo sguardo dal re, infastidito. Si sentiva molto a disagio per il tono e le parole usate dal re. Artù aveva voluto ferirlo appositamente, ne era certo.

"Io sarò anche più vecchio di Gaius, maestà, ma questo discorso indegno non é da voi e sinceramente non credo di meritarlo."

Merlino scese dal letto e si mise a sedere di nuovo nella seggiola, tanto era chiaro che Artù non lo volesse lì.

Il servo si rese conto che nell'ultima ora il re era più nervoso e che bastava un niente per fargli saltare i nervi. Non gli piaceva come si stavano mettendo le cose tra loro.

Quell'altalena di emozioni: passare dalle risate più sguaiate ai momenti di tensione e astio più crudi. Le reazioni del re e, ohibò, anche le sue, stavano diventando sempre più esagerate e cominciava a preoccuparsi. Sarebbe andato a dormire e avrebbe lasciato in pace Artù. Ma non ci credeva nemmeno lui.

Artù rimase in silenzio per parecchio tempo poi, con un tono più calmo, ammise: "Sì, lo so ... volevo solo farti capire che bisogna stare molto attenti con le parole, perché possono ferire. Io ho usato parole volgari e ti ho offeso. Tu hai usato le parole sbagliate e hai offeso me ..."

Forse Merlino cominciava a capire dove poteva aver sbagliato e Artù riprese: 

"So bene che ci sono uomini che si sentono donne e altri che amano comportarsi come se lo fossero. E mi va bene, non c'è nessun problema. Ma sentirti dire che mi piacerebbe 'fare la donna' all'interno di un rapporto, svilisce me, svilisce te, che hai dimostrato scarsa sensibilità e svilisce le donne. Le donne non sono sempre sottomesse sai? Anche una donna può avere la capacità di dominare un uomo, sia nel talamo, che fuori. Inoltre io non mi sento donna: mi sono sempre sentito uomo, anche tra le braccia di un altro uomo, non importa in quale ruolo dell'uno rispetto all'altro. Speravo che tu, meglio di tutti gli altri, potessi capirlo."

"A... Avete ragione Artù! Ho parlato senza riflettere. Ho usate frasi 'fatte' che normalmente detesto. Dovrò prestare più attenzione in futuro. E non volevo dirlo in questo modo..."

"E in che modo avresti voluto dirlo?"

"Volevo ... sapere se avete preferito la ... modalità usata con il figlio dello stalliere o l'altra con Percival. In pratica vi chiedevo se in amore vi ... piace di più essere dominante o dominato. Ma é chiaro che non eravate cosciente e non potete sapere se ... avete gradito o meno il fatto di essere sottomesso." 'Mamma mia che fatica!'

"La tua morbosa curiosità non ti dà pace Merlino. Ti ho già detto che con gli uomini non sono così esperto, ma credo ... mi sia piaciuto anche essere sottomesso. Almeno da quel che ho potuto capire. Certo fa male" e Artù gli concesse un piccolo sorriso.

"Ma fa male così tutte le volte?" chiese il servo preoccupato.

"Come faccio a saperlo? Gwaine non ti ha detto nulla?"

"Come faccio a chiedergli una cosa del genere?"

"Meglio di no. Chissà cosa capirebbe!"

Merlino tacque. Artù non sapeva quanto si fosse avvicinato alla verità su Gwaine.

"E per te Merlino? So che non ci sei ancora passato, ma che idea hai del rapporto che vorresti avere con un uomo? Cosa pensi preferiresti o al contrario cosa ti spaventerebbe? Perché io ho idea che tu sia spaventato da qualcosa, ma ancora non ho capito da cosa."

"Non ho idea di cosa preferirei. Penso che in ogni caso in un rapporto fisico ci sia una parte bella e una parte meno bella, ma non é detto, forse dipende dalla persona. Probabilmente la prima impressione é che sembra più facile e piacevole l'idea di dominare, anche se questa idea comprende una grossa responsabilità verso il proprio amante, verso il suo dolore e verso il suo piacere. Viceversa essere dominato può essere associato a dolore e umiliazione se considerato da un certo punto di vista, ma potrebbe anche significare affidarsi a un uomo di cui ti fidi ciecamente, al sentirsi desiderato, amato e completo."

Il valletto portò gli occhi su un re davvero allibito.

"Merlino, non credevo tu fossi una persona così ... assolutamente romantica. Voglio dire ... stai parlando di rapporti carnali tra uomini e sembra che tu stia recitando delicate poesie d'amore."

"Io ... amo la poesia!" disse Merlino con uno strano sorriso, al quale Artù rispose con un altro uguale al suo.

"E quindi, come preferiresti amare?"

"Credevo fosse chiaro. Ricordate la versatilità? Vorrei essere pronto a tutto per il mio uomo e vorrei che anche lui lo fosse per amor mio. E vale per tutto, non solo nel talamo. Ma forse non per tutti può essere così scontato come lo é per me. Sarei in grado di andargli incontro, di rivedere le mie convinzioni per lui. L'importante é cercare di comprendersi, cercare di rendersi felici a vicenda. Il resto é secondario. E per quanto riguarda le cose che mi spaventano, ci sono, eccome, però riguardano più che altro i sentimenti. Temo di deluderlo, che possa stancarsi di me, che trovi un altro più attraente e meno complicato di me. Ho paura di non amarlo come merita, ho paura che mi abbandoni, dopo avermi amato e di non riuscire a sopportarlo. E ovviamente tutte queste paure ne hanno generata una più grande: la paura di amare e di lasciarsi andare. Credo purtroppo di essere in buona compagnia. Ma non mi riferisco a voi, maestà."

Artù non era più in grado di contarle, le fitte di gelosia che gli avevano artigliato il ventre durante quella lunga sera. Ne aveva avute di nuove durante il discorso del servitore.
Quell'uomo! L'uomo fortunato che aveva l'amore di Merlino. Eppure a suo dire si trattava di un amore impossibile. Come avrebbe potuto, quest'uomo stolto, rifiutare un uomo come Merlino? Non aveva gli occhi? Non vedeva la sua bellezza? Era forse cieco per non vedere il candore di quella pelle perfetta? Non era in grado di notare 'su quel pallore due occhi grandi così e delle labbra fresche e rosse che vi mangiavano'?* Come poteva non ammirare il suo lungo collo d'avorio, le dita lunghe e sottili, i movimenti aggraziati eppure virili del suo servo? Come poteva non apprezzare il suo corpo flessibile e sottile con tutti quei piccoli muscoli tonici che lo costellavano? Non si sentiva attratto dal corpo di Merlino quasi fosse un magnete per il suo? Non sentiva la sua voce e la sua risata dare gioia al suo cuore? Non capiva la sua vivace intelligenza, il suo irresistibile senso dell'umorismo? Non percepiva la sua incomparabile dolcezza, il suo cuore puro, il suo profumo ineffabile..."

"Maestà?" lo chiamò Merlino. Il re aprì gli occhi. Non si era neanche accorto di averli chiusi. Si chiese cosa mai stesse facendo, il perché di quei pensieri così intensi e normalmente così distanti dal suo essere. Ma Artù lo sapeva, lo sapeva già da tanto di essere caduto nella tela del suo affascinante servitore. Non era come aveva pensato fino a poco tempo prima una questione di pura attrazione fisica. Il re voleva il suo bene, voleva salvarlo dal mondo là fuori, voleva di più per lui, voleva che Merlino fosse felice. Ad ogni costo. Tornò col pensiero alla prima volta che lo vide. Merlino non aveva peli sulla lingua. Questa sua caratteristica l'aveva infiammato d'ira, lo aveva fatto sentire un semplice essere umano, l'aveva ammaliato e soggiogato, aveva fatto sì che Merlino entrasse sempre di più nella sua mente e senza nemmeno accorgersene nel suo cuore.

Artù si sdraiò sul letto, completamente sfinito.

I giorni nella foresta, la sortita a Caerleon, le minacce di Annis, l'insistenza di Agravaine, la rottura con Gwen, la scioccante storia di Merlino con Will, raccontare al valletto tutta la sua storia dallo 'Jus prìncipis' fino a Percival: era spossato! Senza contare il vino che si era bevuto!

E tutto il parlare con Merlino di sentimenti e di sesso poi ancora di sentimenti e di sesso, lo aveva minato nella mente e frustrato nel corpo. Ed ora la scoperta dell'acqua calda: lui era innamorato di Merlino, disperatamente innamorato! Non andava per niente bene. Sentiva che si sarebbe fatto male.

Disse fra sé che forse era il caso di seppellire ogni cosa nel sonno. 'Basta. Non ragiono più lucidamente ... eppure vorrei dirgli ancora tante cose...'

"Merlino" chiamò infatti Artù ad alta voce mettendosi a sedere sul letto con le gambe incrociate e rivolto verso di lui.

"Maestà, vi siete ripreso? Ho visto che eravate sommerso nei pensieri oppure eravate ormai prossimo al sonno?"

"L'uno e l'altro. Spiegami ancora una cosa ... Quanto ti pesa la tua verginità? E per una volta passami il termine" 

"COME?"

"Non é una domanda generica ma esclusivamente personale. Ti infastidisce essere ancora vergine alla tua 'veneranda' età?"

"Artù, io sono giovane, molto giovane! Non mi dà nessun fastidio essere vergine. Non me ne vergogno e non me ne vanto. Però ... non mi dispiacerebbe ..."

"Cosa?" domandò il re curioso.

"Avere una storia d'amore e quindi ... fare l'amore. Credo sia normale. Non credo di dovermi sentire a disagio per questo."

"Merlino, se l'uomo che ami non vuole o non può ricambiarti, che cosa pensi di fare? Non vuoi dare la possibilità a un altro uomo di conoscerti e amarti, oltre che farsi conoscere ed eventualmente amare da te?" Artù soffriva. Voleva essere lui quest'uomo nuovo. Voleva questa opportunità. Se ne sentiva quasi in diritto. Ma la risposta del servo lo congelò.

"No, sire. Non sarà mai possibile. Io lo amerò sempre e se non potremo stare insieme, soffocherò i miei sentimenti e gli rimarrò accanto."

"Soffocare i tuoi sentimenti? Questo ti rende eroico, Merlino. Ma i tuoi desideri? E la tua giovinezza buttata alle ortiche?" sputò con più rabbia di quel che avrebbe voluto. "Io non sono d'accordo. É una scelta tua, lo so ma ... non puoi sprecare la tua dolcezza, la tua capacità di amare e la tua bellezza. Sì, Merlino, hai capito bene! LA - TUA - BELLEZZA! Tu meriti un amore che possa ricambiarti. Hai tanto da dare e ... da ricevere. E avresti a disposizione chi vuoi Merlino. Tutti ... e intendo dire proprio ... TUTTI!"



Silenzio.


Merlino si alzò. D'istinto cercò i suoi vestiti che si mise in braccio alla rinfusa e uscì dalla porta, richiudendosela alle spalle, senza dire neanche una parola ad Artù e cominciò a correre scalzo, per l'ampio corridoio, rischiando di scivolare più volte. Grosse lacrime gli inondarono il volto. 'No, io non sto piangendo. É solo che le lacrime mi scendono senza che io possa impedirlo.'**







* Citazione da "La lupa", novella di Giovanni Verga.
** Frase di M.Antonietta, dall'anime "Lady Oscar"



Ciao care, 

dedico questo capitolo a LadyKant. La battuta "Percival? Ci credo che eravate dolorante" é sua. L'ho trovata comicissima e le ho chiesto di poterla usare. E da lì si é aperto un mondo! Grazie!!!

Ringrazio Itsnotbroken per le incantevoli recensioni che mi ha inviato e che leggo come fossero oracoli.

Grazie infinite a Idalberta per i mille complimenti che mi fa ogni volta. 

Questo capitolo é forse di passaggio. Dovevo sistemare tante piccole questioni, prima di passare alla parte finale. Penso sia il capitolo più angst tra tutti. La tensione sale. Chi scoppierà per primo?
Ho dato grande spazio ai pensieri di Artù, perché negli altri capitoli più spesso apparivano quelli di Merlino. Ho calcato la mano con Artù e mi rendo conto che qui non é molto IC, ma se ne rende conto pure lui.😂 Volevo che anche Artù facesse parlare il suo cuore e non solo e sempre Merlino.

Un abbraccio grande 

Lulette
   
 
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