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Autore: Najara    10/11/2021    7 recensioni
La serie è finita, un'ultima cosa rimane però da scrivere, perché non tutto si è compiuto come doveva compiersi.
Quindi, per l'ultima volta: una storia SuperCorp.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per l’ultima volta…
 
“Per tutti questi anni hai difeso e protetto l’umanità con un costume e un “nom de guerre”. Per tutti questi anni la tua identità, Supergirl, è rimasta segreta. Perché, oggi, sei qua con noi, senza costume, senza segreti? Cos’è cambiato?”
Kara non si scompose alla domanda, sapeva che Cat avrebbe aperto così la loro intervista.
“In questi ultimi mesi abbiamo affrontato uno dei peggiori nemici di sempre, ma ad essere messi alla prova non sono stati i miei poteri, la mia forza o la mia velocità, ad essere messi alla prova sono stati i miei valori, la mia morale, la mia… umanità.” Kara non abbassò la testa, ma guardò dritto nella telecamera. “E ho commesso degli errori, errori che non ho pagato da sola, ma che avete pagato tutti. Errori che potevano costare alla Terra ogni cosa.” Sul suo volto vi era tutta la gravità delle sue parole, ma Kara sorrise. “Affrontando questa terribile prova, però, ho scoperto che non avete bisogno di essere salvati, non avete bisogno di un super con il mantello che scenda su di voi per aiutarvi. Voi siete capaci di grandi cose: speranza, umanità, amore, verità, coraggio, la capacità di sognare. Siete voi a possedere i totem, ognuno di voi, dentro di sé! Voi siete capaci di tracciare e scrivere il vostro destino.” Sorrise ancora, da lei riverberava l’essenza stessa del suo più grande potere: la capacità di credere, con tutta sé stessa, nell’umanità.
“Questo non risponde alla domanda.” Affermò con sorprendente dolcezza Cat.
“Voglio far parte di questo magnifico mondo con ogni parte di me.” Affermò allora Kara. “Voglio essere completa, non la perfetta Supergirl, inarrivabile e distante a modo suo, non la maldestra Kara Danvers, mai presente quando dovrebbe, mai completamente concentrata su quello che deve fare. Voglio essere, finalmente, me stessa.”
Cat Grant sorrise.
“Come dovremmo chiamarti, allora?”
“Kara Zor-El.” Pronunciò Kara e il sorriso sulle sue labbra apparve luminoso.
“Dicci, dunque, Kara Zor-El, hai davvero appeso il mantello? Non avremo più Supergirl a salvarci da un incidente in auto o dal supervillain della settimana?”
“No, certo che no, sarò sempre pronta a…”
 
La voce si fece distante mentre Lena si alzava allontanandosi dalla televisione che tutti stavano guardando, prese la giacca e uscì dall’appartamento di Kara. Lentamente salì le scale e uscì sul terrazzo. L’aria non era particolarmente fredda, ma lei si avvolse meglio nel cappotto mentre si appoggiava alla ringhiera e osservava il cielo stellato.
“Lena?” La voce di Kara era morbida dietro di lei, non una sorpresa, aveva sentito i suoi passi avvicinarsi.
“Hai già iniziato a cambiare i documenti? Non varranno più quelli che possiedi.” Le disse, sorridendo.
“Lena…” Mormorò Kara, senza lasciarsi distrarre. “C’è qualcosa che non va?”
“No…” Il suo tono diceva un’altra cosa e se ne rese conto, così come Kara che si appoggiò accanto a lei, aspettando pazientemente. “Oggi è un giorno importante per te… Kara Zor-El.” Sorrise nel pronunciare il nome, ma vi era un’ombra nel suo sguardo che non sfuggì a Kara.
“Non c’è nulla che tu non possa dirmi, non importa il giorno.”
Lena sospirò, poi infilò la mano in tasca e ne estrasse una busta che tese a Kara.
Mentre leggeva lo sguardo di Kara prima si fece confuso, poi corrucciato, infine la donna piegò il documento e lo restituì a Lena.
“Lillian ha nominato te sua erede?”
“Erede della sua quota della Luthor Corporation, erede delle sue fondazioni, delle sue case, erede di tutte le sue attività, quelle alla luce del sole e quelle losche.” Precisò Lena con sarcasmo. Poi si voltò verso Kara. “Con quest’ultima mossa mi lega, ancora una volta, al nome Luthor, alla famiglia. Immagino volesse legarmi a Lex, neanche lei poteva predire che si sarebbe auto-lanciato nella Zona Fantasma.”
Kara annuì piano, capiva cosa la donna volesse dire, conosceva la strada che aveva fatto, proprio grazie a quella strada era riuscita a indicarle quella che ora era la sua nuova realtà: priva di compromessi e di segreti, più complessa, forse più difficile, ma libera.
“Cosa vuoi fare?” Chiese allora.
“Non lo so.” Ammise Lena.
“Puoi essere quello che vuoi.” Le disse allora Kara. “Vuoi buttare tutta quella montagna di soldi nel Sole? Posso aiutarti! Lo sai che posso!” Rise. “Vuoi tornare ad essere la CEO della Luthor Corporation, ritrasformarla in L-Corp, puoi fare anche questo e lo sai che non mi dispiacerebbe vederti di nuovo in quei completi…” Kara arrossì appena. “E… e se vuoi darli tutti in beneficienza sono sicura di poterti aiutare a trovare le migliori fondazioni possibili. Magari potresti aprire una borsa di studio a tuo nome o… o…” Lena la stava guardando sorridendo.
“Potrei creare un’agenzia spaziale.” La aiutò.
“Sì!” Concordò Kara. “Puoi fare quello che vuoi, non vederlo come un peso, come una catena che si stringe di nuovo al tuo collo. Non sei più la stessa donna.”
“No…” Concordò Lena, le sembrava già di essere più leggera.
“Sei una strega ora.” Continuò Kara e i suoi occhi brillarono di divertimento, aveva colto in Lena la rinnovata serenità.
“Sono una strega.” Ammise divertita Lena. “E sai cos’ho trovato nel libro di mia madre? Un interessante incantesimo sul volare…” Kara spalancò la bocca in un’espressione esageratamente sorpresa.
“Volare è il mio marchio di fabbrica! E a te non piace neanche!”
“Dici?” Chiese Lena, un sorriso sul volto.
Kara inclinò la testa mentre si appoggiava di più sul balcone.
“Sarei felice di volare con te.” Affermò allora e di nuovo l’umore era cambiato tra loro due, improvvisamente vi era una nuova tensione. Lena piegò il capo, cercando di cogliere qualcosa nello sguardo di Kara, qualcosa che sperava di scorgere da tanto tempo ormai.
“Scherzavo, sai? Non ho intenzione di volare. Non credo ne sarei capace, comunque…” Affermò tornando a ruotare lo sguardo e a fissare il cielo.
“É un peccato, Lena Luthor, perché puoi avere tutto ciò che desideri.” Lena non ruotò la testa, ma sentiva lo sguardo di Kara su di sé. Il suo cuore batteva veloce, quando la mano di Kara scivolò nella sua.
“Lena?” Chiamò allora la ragazza e lei si voltò. Gli occhi di Kara erano limpidi, le sue guance soffuse di rosso, la sua mano era asciutta e calda in quella di Lena. Sicura.
“Sì?” Le chiese lei.
“Questa è la fine, lo sai?”
“La fine?” Chiese lei, confusa. Kara sorrise.
“La fine, sì. Oggi qualcosa si conclude, anzi, credo si sia concluso poca fa, con la messa in onda della mia intervista.” Per una volta Lena non aveva idea di cosa Kara stesse parlando. “Ma vi è una cosa che è rimasta incompleta, una cosa che avrei voluto e, probabilmente, dovuto, fare molti mesi fa, anni persino!” Sorrise, malgrado nella sua voce fosse evidente l’emozione.
“Di cosa stai parlando, Kara?”
“Di noi.” Disse con semplicità. “Sto parlando di noi. L’era di Supergirl si chiude oggi, ma nella vita di Kara Zor-El è rimasto un unico segreto: tu.” Kara sollevò le loro mani congiunte e depose un delicato bacio sulle nocche di Lena. “Lena Luthor vorresti iniziare questo nuovo capitolo, pieno di possibilità, con me?” Chiese solennemente.
“Kara, dovrai essere più esplicita di così.” Affermò allora la donna e Kara scoppiò a ridere.
“Sono innamorata di te.” Pronunciò allora la kryptoniana e, in tutti quegli anni a far la supereroina, mai si era sentita così piena di coraggio e speranza, mai si era sentita così vera, così umana. Mai si era sentita così piena d’amore. Era un sogno, era il suo destino.
Il sorriso illuminò il viso di Lena.
“Bene.” Mormorò Lena. “Bene, quel finale non era perfetto, ora lo è.” Si piegò in avanti e baciò le labbra di Kara inarcate in un sorriso che non riusciva a contenere.
E questo, per loro, era solo l’inizio.
 
 
Note: Per l’ultima volta ho scritto delle SuperCorp.
La serie è finita e, consapevole da tempo che non avremmo avuto il canon (a questo punto crederci era ingannare sé stessi), non posso lamentarmi di come si sia chiusa la storia. Questo non significa, però, che non si possa aggiungere un’ultima piccola scena e così, ignorando impegni ben più importanti, ho deciso di scriverla.
Niente di eclatante, ho solo voluto aggiungere due o tre minuti di episodio, quei due o tre minuti che tanto avremmo voluto vedere.
Spero vi sia piaciuta.
  
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