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Autore: ClostridiumDiff2020    11/11/2021    0 recensioni
Una chiave come lascito dal defunto padre, misteriosamente scomparso.
La ricerca della verità sul suo passato e sull'origine delle cicatrici del suo volto che lo hanno segnato sin da piccolo.
Il viaggio di Nathaniel per svelare i segreti di un famoso ladro, che fu noto come il Re delle Ombre.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
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3. Dolce dolore.


 
Nathaniel aveva ricordi frammentari di quella ultima sera. Si trovava nel suo letto quando aveva sentito la voce di sua madre. Ricordava di aver sceso le scale, quelle stesse scale che stava percorrendo in quel momento. Ma i suoi ricordi si fermavano bruscamente e più si sforzava di rammentare più la sua testa sembrava volersi spaccare in due, come se una bomba esplodesse della sua mente, dilaniandola dolorosamente. Ogni volta che si avvicinava all’incidente che lo aveva quasi portato in fin di vita, ogni cosa si tingeva di purpureo sangue.
Nathaniel si ritrovò in ginocchio sul pianerottolo, di fronte a un anneritissimo pendolo.
 
Edith lo seguiva con cautela, vedeva la sofferenza incisa nel volto dell’amico, ma era consapevole che la cosa migliore che potesse fare era stare al suo fianco.
Quando gli poggiò la mano sulla spalla l’altro sussultò.
“C’è un foro in questo pendolo… è… Una serratura…”
 
Edith si chinò accanto all’amico, una serratura. Non fece a tempo a dar voce ai suoi dubbi che Nathaniel inserì la chiave nella serratura e la girò facendo scattare una serratura.
Sentivano gli ingranaggi muoversi dietro la parete e con un flebile scatto una porta si rivelò davanti a loro. Nathaniel avanzò ma dopo pochi passi sentì una folata di vento solleticargli il volto e la porta si chiuse alle sue spalle.
Sentì la voce dell’amica chiamarlo. “Cerco un’altra entrata Nat…”
Lui annuì era solo, poteva solo andare avanti.
 

 
La torcia di Nathaniel illuminava malamente il passaggio davanti a loro, Edith poteva vedere macchinari ricolmi di polvere, tavoli ricoperti di fogli sbruciacchiati.
 
Nathaniel si guardava attorno incredulo, l’aria aveva un odore viziato, di polvere e cenere.
L’esplosione, l’incendio, tutto sembrava essere partito da lì. Ogni parte del suo camino che illuminava gli scaturiva forte reazioni. Si guardava attorno con aria smarrita, mentre gli spettri del suo passato incombevano su di lui.
Non ricordava di essere mai davvero stato in quel posto eppure molte immagini affollavano la sua mente.  
Aveva duplici ricordi. Poteva vedere sua madre nel mezzo della stanza, singhiozzando davanti al corpo senza vita di suo padre. Ma non poteva essere vero, non aveva memoria di quel luogo.
Nathaniel indietreggiò andando a sbattere contro un tavolo. Ci si appoggiò lasciando scorrere lo sguardo sugli oggetti che la sua torcia illuminava. Planimetrie, grimaldelli… gli strumenti di un ladro. “Che posto è questo?”
 
“Il rifugio di un ladro” fu la risposta che gli giunse prima che la stanza venisse illuminata dalla luce di grande lampadario incrinato, la stanza appariva più ampia di quello che Nathaniel aveva immaginato. Un ragazzo li osservava dalla soglia da cui erano passati poco prima. Occhi dorati, capelli castani e un sorriso sornione incorniciato da due fossette.
“Io ti conosco…” sussurrò Nathaniel. L’altro rise “Venivo spesso qua, non pensavo potessi averlo scordato ma…” Il nuovo venuto si interruppe indicando il volto dell’altro. “Non posavo che ti fossi ridotto in quello stato, qualsiasi cosa ti abbia sfregiato deve aver lasciato altri segni…”
Nathaniel sentì la rabbia montare dentro di sé. “Chi sei?”
“Mi chiamo Jules, l’ultima volta che sono stato qua stavamo cercando questo posto… Ma avevo intuito che il piccolo sfregiato celasse il segreto…”
 
“Tu eri qua…”
Jules annuì. Ora che era vicino Nathaniel percepiva sensazioni che affioravano dal passato.
Dei mezzi sorrisi e un dolce sapore sfiorargli le labbra.
“Io e mio padre, dovevo imparare ma… Le cose non sono andate esattamente come avevamo previsto…”
La rabbia di Nathaniel eruppe. I suoi ricordi frammentati però non gli impedivano di comprendere. Suo padre, l’incendio, il sangue e le ferite sul suo volto.
Lo avevano ucciso, e forse avevano causato l’incidente che lo aveva segnato per la vita.
Non gli importava nemmeno perché, così si slanciò contro l’altro mandandolo a sbattere contro il muro.
Una fitta lo fece sussultare, Jules sorrise, un coltello gli lambiva il fianco, Nathaniel percepiva la lama incidergli la cute, il sangue gli scivolava lungo la gamba. Gli occhi dorati di Jules piantati nei suoi, pozzi di tenebra che sembravano voler assorbire ogni cosa. Il volto contratto stringeva il polso dell’altro con forza “Tuo padre… è un assassino…” ringhiò Nathaniel stringendogli il polso sopra la testa.
Jules gli sorrise mentre il respiro di Nathaniel, così vicino al suo gli solleticava le labbra. “Perché il tuo cos’era? Un ladro, un bugiardo, un traditore… Non esattamente un santo… E tua madre? Ti ha scaricato come una bambola rotta…”
La mano di Nathaniel lasciò il polso serrandosi sulla gola di Jules e la lama penetrò più a fondo. Nathaniel gemette stringendo la presa.
 
Era strano perché in quel momento di rabbia e dolore alla sua mente affiorava quella dolce sensazione al sapore di cioccolato e fragole.
Fu un secondo Jules si protese e premette le sue labbra su quelle di Nathaniel che dopo un iniziale sorpresa ricambiò con foga.
La lama gli scivolò dalle dita e Jules afferrò l’altro spingendolo sotto di sé senza che le loro labbra si separassero. Le sue mani febbrili cercavano di rimuovere ogni ostacolo, urtando contro le ferite dell’altro. Ogni gemito veniva prontamente divorato da un bacio.
Piacere e dolore si mescolavano lasciando Nathaniel stordito quando l’altro gli crollò addosso. “Dovrei bendare quel taglio…” sussurrò Jules all’orecchio dell’altro.
 
Jules si sollevò per delineare i segni sul volto di Nathaniel “Davvero non ti ricordi di me?”

 

   
 
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