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Autore: NightWatcher96    14/11/2021    0 recensioni
Iniziava così l'incontro tra Tobio e Shouyou, due ragazzi completamente diversi ma uniti dallo stesso profondo amore: i Pokemon. Tante avventure li attendevano, tanti nuovi Pokemon e forse anche qualcosa di più rispetto a una purissima amicizia.
Genere: Avventura, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

La domenica mi sveglio sempre con qualche storia in mente e dato che ho visto recentemente un po' alcune serie dei Pokemon ho pensato di fare un mezzo crossover con Haikyuu. Incredibile, continuavo a pensare a Tobio e Shouyou come Katsuki e Izuku. 
Detto ciò, enjoy!!



 
Tobio Kageyama era un ragazzo di appena quindici anni che aveva saputo farsi largo come miglior Allenatore di Pokemon della Regione di Unima. Era partito da quella di Kanto circa cinque anni prima e si era fidato solamente dei Pokemon acchiappati, senza mai legare con qualcuno di umano.

Non gli era mai passato per la mente di condividere il viaggio con un suo simile, riteneva che sarebbe stato decisamente meno motivato a raggiungere il suo obiettivo, diventare il più grande Allenatore di tutti i tempi e perché no, magari essere un Capo-palestra forte e temuto.

I suoi migliori amici, tutto sommato, erano un Greninja, un Pokemon che non amava restare nella Pokeball e che aveva condiviso emozioni speciali e un Piplup, più da Pokeball.

La sua attenzione venne catturata da un fruscio sospetto a una serie di cespugli selvatici alla sua sinistra. Tobio si fermò, facendo un cenno con la testa a Greninja che scagliò una potente Acqualame. 

Si levò un gemito ben distinto in quella sinfonia di rami e foglie tranciate perfettamente che caddero sparse sul terreno polveroso di quel bosco silenzioso. Tobio socchiuse gli occhi, in attesa: c'era qualcosa lì dietro ed era stato in parte colpito.

Una macchia gialla e un musetto corrucciato si decisero a sbucare, bloccando parte del passaggio che avrebbe portato a una cittadella con un Centro Pokemon. 

"Un Pikachu?" si domandò stupito Tobio. 

Non ne aveva mai catturato uno, tra l'altro aveva anche una Pokeball libera, forse poteva farlo suo quel topo elettrico selvatico. Però strano che ce ne fosse uno in una foresta di Teddiursa e Ursaring.

"Ti dispiace se ti catturo?" chiese Tobio con voce monocorde.

Quando gli puntò contro la Pokeball, il Pikachu si acquattò sulle zampette ringhiando. Le sue gote scarlatte iniziarono a manifestare scariche elettriche di avvertimento.

"Greninja, sai cosa devi fare".

Il pokemon rana annuì fissando il topo elettrico con sguardo determinato; seguitò qualche istante di immobilità, poi Pikachu scagliò un Tuono e scomparve tra la selva, lasciando a bocca asciutta Greninja e Tobio.

"Forza, inseguiamolo".

I due scavalcarono i bassi cespugli e corsero rapidi lungo il bosco tetro.


 
Pikachu saltò da un ramo a una roccia, zampettando silenzioso e veloce verso una piccola grotta semi-nascosta da alcune liane. Si guardò intorno circospetto, annusando, poi entrò cauto, tenendo ben stretta nella piccola bocca una mela di bell'aspetto.

Quando la sua coda lasciò che le liane tornassero in posizione iniziale si fece molto più buio ma per il Pokemon non fu un problema. Seguì la scia di un odore fermandosi accanto a una sacco a pelo dove riposava un giovane ragazzo dai capelli arancioni.

Pikachu fece cadere la mela accanto alla mano pallida e fredda dell'umano chiamandolo e agitando leggermente la coda.

"Pikachu…" si levò una debole risposta. "Charmander, per favore, un po' di luce…".

Accanto al sacco a pelo il Pokemon fuoco seduto annuì, accendendo un piccolo fuoco su della legna che non era del tutto stata precedentemente bruciata. La grotta si rischiarò leggermente in una nuance aranciata.

L'umano prese un respiro profondo, trascinandosi in una posizione seduta. Deglutì per riflesso prendendo a tossire con forza e con un sibilo proveniente dai polmoni che non lasciava presagire nulla di buono.

"Venite qui" sorrise ai due Pokemon che eseguirono per lasciarsi abbracciare dolcemente. "Grazie per la mela, Pikachu ma non voglio che tu ti allontani. Ci sono molti allenatori lì fuori che vorrebbero catturarti".

Pikachu annuì, mentre il suo allenatore prendeva la mela e iniziava a mordicchiarla. Gli bastò un morso prima di sorridere dolcemente: era davvero molto buona. L'avvicinò prima alla bocca di Pikachu poi a Charmander, lasciando che i due Pokemon la finissero.

Era davvero stanco, sapeva che le sue condizioni stavano peggiorando e sarebbe stata solo una questione di tempo prima che avrebbe lasciato da soli per sempre i suoi migliori amici, i suoi due e unici Pokemon

D'un tratto le liane si mossero un po': un freddo alito di vento fece traballare la fiamma sulla legna facendola indebolire. Pikachu e Charmander si pararono dinanzi al loro Allenatore umano, con lo sguardo più intimidatorio possibile.

Entrò un Piplup alquanto curioso, poi un ragazzo dai capelli corti e neri. Prima che le liane si richiudessero, si notò un Greninja rimanere in guardia fuori, con lo sguardo fisso al cielo.

Quando Pikachu lo vide iniziò a sprizzare elettricità dalle sue gote. 

"Allora eri qui che ti nascondevi, Pikachu" mormorò il ragazzo. 

Tirò fuori una Pokeball pronto per catturarlo quando notò Charmander e un futon dove c'era un'altra persona che lo fissava. Rimase leggermente freddato, mentre metteva insieme i pezzi che probabilmente quel Pikachu non era affatto selvatico.

"Lascia stare i miei Pokemon…!" seguitò un'accusa molto stanca.

Tobio sospirò, rinfoderando la Pokeball nel taschino della sua cintura, avvicinandosi cauto all'altro essere umano. Si accovacciò, facendo segno a Piplup di rimanergli vicino. 

Tobio aveva degli occhi molto profondi, una bellissima sfumatura azzurrata e cobalto che sembrava essere la volta celeste delle notti più serene. Era alto, snello, per nulla muscoloso ma equilibrato. Indossava una t-shirt nera monocolore con su una felpa perennemente slacciata di un colorito bluastro oltremare, con delle righe bianche fluorescenti. 

Portava un jeans scuro, lungo, che nascondeva perfettamente le sue caviglie ben avvolte in un paio di calzini bianchi e delle scarpe di marca nere con un gradiente aranciato. 

Piplup alzò una pinna con fare amichevole ai due Pokemon che, scambiatosi uno sguardo perplesso salutarono. 

"Non catturarli…" ripeté il ragazzo dagli occhi onice e i capelli aranciati impossibili da pettinare.

"Sono i tuoi Pokemon?".

"Sì e sono i miei migliori amici".

Tobio si mise seduto con un'espressione indefinita sul volto dalle ombre marcate di quella fiamma sempre più debole.

Charmander prese atto di ravvivarla nuovamente e squittì felice quando il suo Allenatore gli fece una carezza sulla testolina.

"Come ti chiami?" domandò Tobio.

"Sono… Shouyou… Hinata Shouyou…" rispose l'altro, tossendo un po'. "E tu?".

"Tobio Kageyama della Regione di Kanto".

"Io sono di Sinnoh" rivelò Shouyou, tossendo con maggior fervore. 

Questa volta fu più forte; si incurvò in avanti, tenendo disperatamente la mano contro le labbra per somma paura dei suoi Pokemon che presero a squittire spaventati. Shouyou non frenò le lacrime lungo le gote pallidissime o i brividi correre su tutto il debole e piccolo corpo.

Pikachu si rivolse a Tobio, agitando le piccole mani in un gesto di aiuto: Shouyou stava peggiorando a vista d'occhio. 

"Che cosa è successo?" domandò Tobio, offrendo una timida carezza alla testa di Pikachu.

"S-sono stato morso da un Venipede…" ammise l'altro, sentendosi improvvisamente stanco. "T-tre giorni f-fa…".

Tobio si alzò di scatto allarmato: afferrò il suo Pokedex iniziando a ricercare il più vicino Centro Pokemon. 

"Dobbiamo fare in fretta: dista circa un chilometro e mezzo" esclamò dopo qualche attimo. "Pikachu, Charmander, ho bisogno che vi fidiate di me. Il vostro amico è molto malato e se non interveniamo non ce la farà a passare la notte, probabilmente!".

Pikachu e Charmander annuirono, aiutando a raccogliere le piccole cose di Shouyou nello zaino giallo accanto al futon, come una bottiglia d'acqua, il Pokedex rosso e una scatola vuota di biscotti alle mandorle. 

Pikachu indicò una coperta dallo zaino.

"Grazie, Pikachu. Ci servirà!" rispose l'altro con un cenno di un sorriso. 

Portò dolcemente Shouyou che ardeva come un fiammifero sulle sue spalle, tenendolo più o meno fermo con la coperta che lego in vita, prese lo zaino giallo per la maniglia, il suo di colore nero nell'altra e corse fuori dalla grotta, seguito dai tre piccoli Pokemon e Greninja.

Il cielo non era dei migliori ma lui era sempre stato piuttosto bravo nella corsa; pensò che sarebbero potuti arrivare prima delle otto della sera.

Controllò il suo orologio: erano le cinque e mezza pomeridiane. 

"Andiamo!" mormorò…


 
Pioveva a dirotto al Centro Pokemon. 

Il cielo era diventato sempre più scuro verso le sette e trenta del pomeriggio, facendo diventare il sentiero per la città senza nome e il Centro Pokemon lunga e tortuosa. Però non si era dato per vinto e grazie a quei piccoli e determinati Pokemon era arrivato a destinazione.

Ora si sentiva vuoto: tutta quell'adrenalina provata era scomparsa. 

Perché si era messo ad aiutare un perfetto sconosciuto? Avrebbe potuto benissimo approfittare della situazione, prendendo quel Pikachu e quel Charmander che ora dormivano sfiniti con Piplup accanto a lui, seduti su una panca di colore bianco con la coperta di Shouyou addosso. 

Il fatto è che non se lo spiegava. Aveva visto quegli occhi ardenti di determinazione e il suo corpo si era mosso da solo.
O forse in quella grotta aveva respirato qualche fumo tossico e si era rincitrullito. Però parte di lui, di Tobio Kageyama, si sentiva raggiante per aver fatto una buona azione. 

Sospirò, strofinandosi le mani calde contro il viso. Quel ragazzo, Shouyou, non riusciva a toglierselo dalla mente.

"Tobio-kun?".

Alzò subito la testa come se fosse stato investito da una secchiate di acqua gelida: l'infermiera Joy con Chansey gli sorrideva dolcemente, con la stessa grazia e la calma contraddistinte da sempre nel suo onorevole lavoro. 

"Siamo intervenuti in tempo; il veleno di Venipede era riuscito a infettargli molto bene la gamba e tra non molto il suo cuore si sarebbe fermato" spiegò la donna, quasi in un sussurro morbido, con gli occhi fissi sui Pokemon di Shouyou. "Ma ce l'abbiamo fatta. Per ora riposa. Tempo due giorni e sarà come nuovo".

"Potrebbe dare un'occhiata anche ai miei Pokemon?" domandò Tobio, mal celando un sorriso quasi felice, soddisfatto che avesse salvato quell'Allenatore dagli strambi capelli ma occhi bellissimi.

"Sicuro" rispose l'altra. 

"Forza, Piplup. Svegliati" chiamò dolcemente Tobio, accarezzandolo sulla testa. Fece uscire dalle sue Pokeball Vulpix, Lapras e Torterra, dando un cenno a Greninja accanto a lui, con le braccia conserte. "Riposatevi e rifocillatevi".

"Il tuo amico ha solo Pikachu e Charmander?" domandò l'infermiera, mentre Chansey iniziava a farsi seguire dagli altri suoi simili in una piccola stanza poco distante.

Tobio guardò Pikachu che si era svegliato e comprese che sarebbe stato un sì. Annuì: Joy lo lasciò in pace.

Amico. 

Così aveva chiamato Shouyou.


 
Qualche giorno più tardi, Shouyou era già fuori al Centro Pokemon con una fasciatura intorno al ginocchio sinistro e l'aspetto decisamente più roseo. Si era svegliato alle prime luci dell'alba e quando aveva trovato Pikachu e Charmander appisolati sul suo letto era stato incapace di contenere la sua esuberante felicità.

Ora non smetteva di ridere e guardare il cielo azzurro, mentre i suoi Pokemon giocavano felici sull'erba insieme a Piplup, che ricopriva il retro del Centro Pokemon.

Tobio, senza neanche saperlo, era rimasto a guardarlo incantato dietro alla porta scorrevole del Centro, incapace di staccare gli occhi ampi da quella piccola ed instancabile figura. 

Shouyou se ne accorse, mentre si voltava per prendere in braccio i suoi due Pokemon: gli sorrise, ringraziandolo con un cenno del capo. Per Tobio fu come un lieve colpo al cuore che lo fece arrossire vistosamente.

"Grazie per il tuo aiuto, Kageyama-kun" iniziò, avvicinandosi piano. "Se non fosse stato per te, i miei Pokemon non avrebbero più avuto un amico".

Tobio colse quel lieve dispiacere e quegli occhi rivolti al nulla pieni di disperazione. La fasciatura spiccava sotto i suoi larghi pantaloncini neri; ora che lo osservava bene, Shouyou era proprio un fuscello, un tappo alto sì e no un metro e sessanta, a differenza del suo metro e ottanta. 

Indossava una maglietta aranciata, con su una felpa nera con dei motivi elettrici, erano delle saette con un gradiente dal giallo al nero intenso. 

Le sue scarpe rosse erano piuttosto buffe ma molto consumate; in qualche modo Tobio rifletté che anche per Shouyou l'avventura non era iniziata da poco tempo.

"Non ho amici ma non penso che sarebbe stato bello ignorare un umano che soffre" ammise Tobio, con lo sguardo puntato altrove.

Shouyou lo fissò intensamente, ponderando attentamente la prossima risposta.

"Ti fa strano che non abbia amici?" formulò il corvino con un mezzo sorriso.

"No, mi sorprende che tu ti definisca un Pokemon!" ridacchiò l'altro. 

Capita l'antifona, Tobio arrossì talmente tanto che per poco le sue orecchie non emisero fumo.

"E' che mi trovo bene con i Pokemon, molto più che con gli esseri umani!" spiegò, con un fil di voce. "E poi non mi sento un Pokemon, boge".

Shouyou ridacchiò ancora, abbassandosi sulle ginocchia per offrire una carezza a Pikachu e Charmander. I suoi occhi brillavano così intensamente da assumere delle bellissime nuance oro e aranciate, prese dal colore della pelle dei piccoli Pokemon. 

Tobio non riuscì a guardare altro, rapito da quel volto fanciullo che aveva acquistato colore sulle gote incorniciate dalle morbide ciocche aranciate. Inconsciamente trasse un profondo respiro.

"Diventiamo amici!".

Il corvino giurò di non aver capito bene; quando i loro sguardi si incrociarono tutto si fermò, il tempo, le risate e le movenze dei Pokemon, perfino il fruscio dei sempreverde.

Durò solo un secondo, prima che Shouyou si rimettesse in piedi con un brillante sorriso. Gli porse una mano, guardandolo con fare luminoso.

Tobio non aveva mai visto un'espressione tanto bella e le sue guance avvampare con una simile velocità. Si voltò rapidamente, cercando di calmarsi. Shouyou inclinò il capo, guardando Pikachu e Charmander con un'espressione indefinita.

"Vuoi essere amico… mio?" chiese balbettando un po'.

"Sì, certo! Te l'ho chiesto prima io, però!" sorrise il più basso, piroettandogli intorno per trovare quegli occhi che l'avevano colpito per il colore bello e profondo. 

"Non era una domanda, boge!" scattò il moretto, con un broncio. "Intendevo dire che non mi sembra il caso di essere amici!".

"E perché?".

Dio, roba da matti! Tobio ebbe seriamente voglia di schiaffarsi una manata in faccia.

"Perché il mio viaggio continua e avere qualcuno tra i piedi mi rallenterebbe solo!".

"Guarda che anche io ho un viaggio da continuare, possiamo farlo insieme! E poi ho altri Pokemon che mi aspettano, vero Pikachu e Charmander?" esclamò Shouyou, guardando poi i suoi Pokemon che presero ad esultare.

Perfino Piplup ne era entusiasta. E anche Greninja che gli annuì, alle sue spalle.

Tobio sospirò; forse se l'era cercata da solo e ora doveva pagarne le conseguenze. Eppure, stranamente, sentiva che fare il viaggio con quel brioso quindicenne alto poco più di Greninja lo incuriosiva. Gli faceva pensare che insieme quel viaggio sarebbe stato meno lungo e noioso.

Si concesse un sorrisetto.

"Siamo amici, allora?" riformulò Shouyou con la mano alzata e pronta per essere stretta.

"Siamo amici" accettò l'altro, stringendola.

 
Iniziava così l'incontro tra Tobio e Shouyou, due ragazzi completamente diversi ma uniti dallo stesso profondo amore: i Pokemon. Tante avventure li attendevano, tanti nuovi Pokemon e forse anche qualcosa di più rispetto a una purissima amicizia…

 
The End
  
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