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Autore: Angel TR    15/11/2021    1 recensioni
Io non so l'amore è guerra o pace
Litfiba - Regina di Cuori
Raccolta disomogenea di drabble, flashfic, one-shot e roba varia che riguardano Lili e Asuka. Partecipa alle seguenti Challenge:
"Drabble, drabble e ancora Drabble" indetta da Harriet Strimmell su efp
"Just stop for a minute and smile" indetta da Sou_Shine su EFP
"Things you said" indetta da Juriaka sul forum di Efp
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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9. "Che carino! Quanti anni avevi in questa foto?"
13. "Ma che musica ascolti?"


"Da me alle undici di stasera! Sono sola in casa" era il vergognoso messaggio che campeggiava sul suo telefono come una lettera scarlatta, con tanto di smiley con l'occhiolino.
È incredibile quanto la Bionda perda neuroni come perde bigliettoni da cento, rifletté Asuka, valutando la possibilità che, esagerando nella loro frequentazione, anche le sue cellule neuronali iniziavano a lanciarsi dal cervello per imitare quelli di Lili.
Solo quella poteva essere la spiegazione papabile per la quale alle ore undici di sera il dito indice di Asuka si ritrovò a bussare il campanellino della villa Rochefort. La voce di Lili trillò dal citofono: «Prego, mademoiselle». Asuka roteò gli occhi. Insomma, cos'era quella voce da femme fatale in erba? Eppure, non poté evitare che un angolo delle sue labbra si piegasse.
Quando spalancò il portone, il suo sorriso si tramutò in una smorfia sconvolta. Tipico di Lili! L'Oca si pensa che questo sia un appuntamento hot!
L'ingresso della villa Rochefort era illuminato da candeline aromatizzate che gettavano una morbida luce sugli ambienti circostanti e una musica vagamente malinconica riempiva l'aria in un dolce sottofondo. Dalla sala principale, proveniva la voce argentina di Lili che intonava: «Je suis malade, complètement malade, je verse mon sang dans ton corps».
Ora, Asuka non comprendeva una parola di francese ma era sicura che quella canzone non volesse dire nulla di buono e che fosse solo il preludio del malandato piano di seduzione di Lili. Fece il suo ingresso con le mani nelle tasche del cappotto di lana – quello buono, sì, per non sfigurare vicino a Lili. «Ma che musica ascolti, Bionda Pazza?» esordì, beffeggiandola. Però, poi, i suoi occhi caddero sulla figura slanciata della ragazza e la voglia di scherzare le passò via completamente. OK, ha ufficialmente battuto la testa.
Il corpo snello di Lili era sapientemente offerto in un gioco di vedo-non-vedo: sottili lacci attraversavano i suoi fianchi, la sua vita sottile, pizzi e seta scivolavano sulle sue spalle in una raffinata e seducente vestaglia da notte e i suoi piedi scalzi seguivano i passi di un valzer che sentiva solo lei e che si interruppe non appena le sue orecchie udirono quella frase amorale. Con un risucchio d'aria terribile, ululò: «Come osi? Questa è Dalida!» Nemmeno appartenesse allo chiccoso circolo dei poeti maledetti, giunse le mani e trasse un sospiro sconfortato, gli occhioni azzurri scintillanti fissi su qualcosa che solo pochi eletti potevano vedere. «In fondo, una profana come te cosa potrà mai capire degli oscuri desideri e delle tragedie della vita di una diva?»
Uno sbuffo scivolò dalle labbra piene di Asuka: la Bionda ora si credeva la figlia di Baudelaire. «No, per carità, ci mancherebbe altro. Posso sapere invece cosa ci fa una diva poetessa che canta lamenti francesi alle undici di sera con un filo nel sedere?» la canzonò, piazzandosi le mani sui fianchi.
Avanzando nel salone, lo sguardo le cadde sulle svariate foto che riempivano le mensole: c'era Lili in tutte le fasi della sua vita, in ogni momento della giornata. Ne indicò una dove indossava un vestito da principessa e intimava, con un gesto della mano, a chiunque la stesse osservando di inchinarsi – così despota già da bambina. «Che carina vestita da piccola dittatrice! Quanti anni avevi in quella foto?» chiese, ridacchiando.
In realtà, cercava di distogliere l'attenzione dal pornografico spettacolo che Lili le stava offrendo volteggiando su se stessa e piegandosi più del necessario per apparecchiare un tavolino dal quale provenivano profumi bizzarri. Cioccolato sicuro. La Bionda sta cercando di drogarmi con il cibo afrodisiaco?
«Ne avevo la metà di adesso» cinguettò Lili, mentre si indaffarava per versare un qualche vino aromatico europeo nei calici. «Sono sempre stata una principessa!» affermò, sognante. «Sei proprio sfacciatamente fortunata, camionista» concluse, come un'avvocatessa che ha terminato la sua arringa con successo.
Asuka scosse la testa. «Sei sempre stata una tiranna, volevi dire!» sbottò, girando la testa per scoccare un'occhiataccia. Peccato che non andò a buon fine: negli occhi azzurri di Lili brillava una luce birichina che affogò il tentativo di ramanzina di Asuka.
Appollaiata sulla tavola, Lili sfoggiava la sua mise succinta in tutto il suo splendore; le sue gambe snelle, appena accavallate, formavano un'elegante linea. I lunghi capelli biondi scivolarono lungo la schiena quando la inarcò, mettendo in bella mostra le svelte curve del suo corpo.
È andata, santi kami. «Oca, no, tu non sei Sharon Stone in "9 settimane e mezzo"» tentò di scherzare Asuka, ma la voce le uscì roca e si spezzò in più punti.
Sulle labbra di Lili aleggiò un ghigno di vittoria: sapeva di aver già vinto. «No, infatti: sono anche meglio» affermò e, inclinando il capo come una star dei film, iniziò a divaricare le gambe nude fino a rivelare il suo punto più sensibile. Poi, in un'imitazione della foto che dominava la mensola, – che parve quasi blasfema –, le intimò con un gesto della mano di inchinarsi ai suoi piedi.
Asuka roteò gli occhi e si accasciò teatralmente sul lucidissimo parquet proprio nel momento in cui la profonda voce di Dalida intonò: «Et je suis comme un oiseau mort quand toi tu dors».


N/D: non credo sia proprio necessario ma alzo il rating ad arancione... better safe than sorry

  
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