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Autore: VigilanzaCostante    16/11/2021    9 recensioni
Ho detto a Sirius “Siamo tutti rami dello stesso albero”, ma non l’ho pensato nemmeno per un secondo.
Io sono rimasto attaccato a quell’arazzo, appiccicato e incalcinato. Lui, invece, se n’è semplicemente andato.
Ribellarsi è da coraggiosi Grifondoro, ma è facile amare a denti scoperti se non si ha paura di deludere nessuno.

|3 flash| Regulus ace | accenni Wolfstar | Partecipa all’ “Ace contest” indetto da Mari Lace sul forum di EFP | Partecipa alla challenge “Questione di voci e di stile” indetta da RosmaryW sul forum “Writing games – Ferisce più la penna”.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il (non) coraggio di restare


(I)
 
Ho detto a Sirius “Siamo tutti rami dello stesso albero”, ma non l’ho pensato nemmeno per un secondo.
Io sono rimasto attaccato a quell’arazzo, appiccicato e incalcinato. Lui, invece, se n’è semplicemente andato.
Ribellarsi è da coraggiosi Grifondoro, ma è facile amare a denti scoperti se non si ha paura di deludere nessuno.
Perché mentre lui, ridacchiando, mi ha detto che gli piacciono gli uomini, io non sapevo nemmeno di poter scegliere. Perché mentre lui, sfrontato, teneva per mano Remus Lupin a Hogsmeade, io pensavo che difficilmente la mia mano sarebbe stata intrecciata a quella di qualcun altro.
Perché anche ora, al settimo anno, mi sento freddo e distante, stoccafisso nelle mani del mio destino, selettivo nel scegliere e selettivo nel farsi scegliere. Perché non ho mai pensato di avere degli amici, figuriamoci un amore, invece mio fratello con un colpo di fortuna è riuscito a ottenere entrambi. Restano a me i mocassini lucidi, gli abiti da cerimonia, il viso pulito e i capelli ordinatamente tagliati sopra le spalle. Restano a me gli appuntamenti disastrosi, le mani umide di donne che tentano di valicare la mia corazza – ma io non le voglio, non le ho mai volute. Non voglio essere toccato, non voglio essere capito, non voglio essere desiderato.



 
«Black, furbacchione, sei uscito con la Goyle!».
«Vi ho visti ai Tre Manici di Scopa, ma dicci, è degna del suo sangue puro o a letto non ci sa fare?».
«Guarda, guarda, il piccoletto come arriva alla meta prima di tutti noi».


Mi acquatto al muro per non farmi vedere, sorrido a metà, sbilenco. Per permettere a loro di credere che sì, ne sono capace. Molleggio verso il mio dormitorio, mi assento dalla vita. Cerco di lavare via tutto quello che non ho mai bramato.

Preferisco quella carta da parati, logora, sulla parete di Grimmauld Place. Preferisco la fede cieca, abnegante, totale, nei confronti di un Signore che non mi chiederà mai di essere un ragazzino normale. Non sono un ragazzino normale. Non ne ho la volontà, ma nemmeno la scelta.
Sono devoto al Mio Signore. Non è amore. Non è attrazione. È rispetto.
E Sirius, questo, l’ha mai conosciuto?


 
♠♠♠

(II)

Ti ha detto “Siamo tutti rami dello stesso albero”, e ora vorresti che fosse vero, solo un albero diverso, non ammantato d’odio, ma di valori solidi. Un albero nato dal seme della giustizia, che si annida dentro di te da ben prima che Regulus decidesse di diventare Mangiamorte.
Di te non ha quasi più notizie, se non quelle che percepisce dagli altri. Sei nell’occhio del ciclope, dicono. Sei nelle prime linee della resistenza, dicono. Tu rendi facile ogni ribellione, ogni atto reazionario, ogni sfrontata, arrogante, meschina frase che faceva tremare le mura di casa vostra.
Non facevi domande, non ti ponevi il dubbio che quello che vostra madre e vostro padre dicevano fosse vero. Non ci credevi, non ci ha mai creduto, ma com’è possibile? Forse è stato tutto il tempo che hai passato con vostro zio Alphard.
Tu sei sempre stato così certo, di tutto. Di non appartenere a Serpeverde, di essere fedele a James Potter, di provare attrazione sessuale nei confronti degli uomini.
Un giorno l’hai detto così, senza neanche premeditarlo. Eri disteso nel letto della camera di Regulus, a pancia in su, eri andato a disturbarlo mentre stava ripassando Storia della magia. Era quasi il primo settembre.


 
«Sai, i miei amici ti piacerebbero se ci provassi».
«Non mi piace nessuno».
«Come sei cinico! A me, di certo, i tuoi amici non piacciono».
«Non ho nemmeno amici, ho Kreacher».
«Ecco, lui non mi piace».
«Dovresti provare a trattarlo un po’ meglio, sei irrispettoso».
«E tu noioso. Ma dimmi, non ti piace nessuna ragazza?».
«No».
«E nemmeno un ragazzo?».
«No!».
«Beh, cos’è quella faccia sconcertata? A me piace un ragazzo…».
 
Avevi attirato tutta la sua attenzione, ma non te n’eri accorto. Tu eri bravo a comportarti come se gli sguardi degli altri non ti sfiorassero, lui era bravo a fingere indifferenza.
Ai suoi occhi eri irriverente e senza paura anche nello scegliere chi amare. Non si sceglie – è questo quello che avresti voluto dire. Che non c’è niente di audace in te, è solo quello che sei e non l’hai deciso.
Non hai potuto scegliere, ma nemmeno lui. Privo di desiderio, come se davanti a un banchetto pieno di prelibatezze non sentisse nemmeno lo stimolo della fame.¹ Tu, invece, sei sempre stato affamato (di amore, di contatto, di vita). L’avresti mai capito? Se te l’avesse detto, lo avresti compreso?
Il mondo ti vede incapace di rispetto, ma Regulus è tuo fratello, e vorrebbe bussare alla tua porta per farsi insegnare un po’ di coraggio.

(E se lo facesse, probabilmente gli apriresti).




 
♠♠♠

(III)


 
«Siamo tutti rami dello stesso albero».
«Non è vero, non appartengo a questa merda di posto».
«È casa tua».
«Per le mutande di Merlino, no! James, è James casa mia. E Remus. E Peter».
«E io?».
«Pensavo di sì. Ma forse no».
«Perché? Perché non sono come te?».
«Non voglio tu sia come me, voglio tu non sia come loro».


 
Sirius se n’era andato via di casa una mattina di luglio, certo di non tornare più. Regulus era rimasto a guardarlo prendere il volo, incapace di fermarlo. Avrebbero potuto fare di più? Entrambi, probabilmente.
 
«Sono solo i nostri genitori».
«Patteggiano per il lato oscuro».
«Non hanno mai ucciso nessuno, e come fai a essere così convinto che i loro ideali siano così sbagliati?».
«Lo so e basta».
«Certo, lo sai e basta. Tipico».
«Sei troppo piccolo, non puoi capire».
«Non ci provi nemmeno a farmi capire».

Regulus avrebbe voluto dirgli di restare, di aiutarlo a capire allora, dacché era troppo piccolo per farlo. Aveva solo sedici anni, Sirius, e si sentiva già grande. Ne aveva solo quattordici, Regulus, e si sentiva già sprecato.

 
«Non posso restare qui, non lo capisci? Soffoco».
«E io?».
«Te la caverai, sei stato sempre più bravo di me in questo».
Non è vero – lo pensò ma non lo disse.

Regulus era rimasto solo, senza nessuno a cui confidare i propri tormenti, senza nessuno in grado di indirizzarlo, e con niente in mano aveva deciso di affidarsi a coloro che non l’avevano abbandonato: sua madre, suo padre, i loro ideali.
Sirius era rimasto senza una famiglia, senza un tetto da chiamare casa, e con tutti i suoi sentimenti stipati nella valigia aveva deciso di affidarsi a coloro che l’avrebbero sempre trattenuto: James, Remus, Peter.



 
«Siamo tutti rami dello stesso albero».
Ma brucia la carta da parati sopra al nome di Sirius Black.


 
 
 
 
 
 
 

 
NDA:
Questa storia partecipa all’ “Ace contest” indetto da Mari Lace sul forum di EFP. Quindi sì, spero l’abbiate capito dalla lettura del testo, Regulus qua è asessuale.
Prompt: “Siamo tutti rami dello stesso albero”, tratto da Avatar. Ho cercato di ricalcare il prompt facendo riferimento all’arazzo dei Black a Grimmauld Place.
Partecipa anche alla challenge “Questione di voci e di stile” indetta da RosmaryW sul forum “Writing games – Ferisce più la penna”.
Infatti, per soddisfare le richieste della challenge, ho strutturato in questo modo la storia:
Prima flash: prima persona, incentrata su personaggio A (Regulus, in questo caso)
Seconda flash: seconda persona, incentrata su personaggio B (Sirius, in questo caso)
Terza flash: terza persona, incentrata sul rapporto tra A e B.

Ringrazio Legar per avermi sfidata a scrivere di due fratelli della Old o della New generation. 

Il titolo, invece, è una lieve “denuncia” a Sirius, cioè quella di essere coraggioso, sì, ma non a tal punto da restare per suo fratello.

¹ Ho mezzo citato un episodio di Sex Education in cui si tratta del tema dell’asessualità.
   
 
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