“Dove vai oggi?”
Chiede Kei con tono monocorde - la sua massima espressione di curiosità - mentre in piedi sorseggia il solito caffè amaro allungato con uno schizzo di latte.
Soffia flebilmente sulla nuvoletta di fumo soffermandosi un solo istante, rapito dall’immagine dipinta a mano sul mug - un brutto gatto nero quasi del tutto scolorito, inquadrato di spalle mentre miagola alla luna - uno dei tanti improbabili regali del suo pazzo fidanzato, acquistato in un mercatino di Sapporo durante una trasferta.
Al suo ritorno, aveva scartato quel souvenir senza troppe cerimonie - inconsciamente irritato dalla lunga assenza del suo amato - redarguendolo pedissequamente su quanto il soggetto fosse ridicolo, che non era il caso di riempirlo di cose inutili, e che ormai era un uomo adulto e non una ragazzina liceale e da tale voleva essere trattato.
Kuroo lo osserva di sottecchi con aria vagamente compiaciuta: da quella tazza il suo algido biondo non se n’era più separato.
Il tiepido sole primaverile passa attraverso le candide tendine in mussola della cucina che svolazzano danzando, accarezzate dal vento fievole.
Tsukishima socchiude per un attimo le palpebre sensibili alla luce mattutina, leccandosi ripetutamente le labbra gonfie e dannatamente dolenti.
Sul collo sono ancora vividi i segni della passione, deliberatamente occultati da un ascot di seta a stampa cachemire color cammello.
Sospira copiosamente, pensando di aver perso il conto di tutte le volte in cui gli aveva raccomandato di andarci piano, che non ama dare nell’occhio, a maggior ragione ora che è stato promosso vice direttore del museo di Sendai.
Nel suo profondo sa che chiedere a Tetsuro di contenersi mentre fa l’amore sarebbe come tentare di fermare un vulcano in piena eruzione. Kuroo è fatto così: un equilibrato connubio di premura, arguzia ed impetuosità, e non soltanto in camera da letto.
Non è forse questo che ama di lui?
“Vado a Tokyo. All’accademia Itachiyama c’è un libero di talento che devo assolutamente vedere in azione.”
Gli risponde l’aitante moro mentre ruba un sorso di moka dalla bocca del suo compagno, inebriandosi del suo intenso aroma.
Tsukishima sobbalza esterrefatto fingendosi infastidito: non ammetterebbe mai - neppure di fronte al Demonio in persona - che Tetsuro, dopo tutti questi anni di convivenza, abbia ancora il potere di sorprenderlo.
“Ma perché ti metti in ghingheri se poi finisci puntualmente per scendere in campo a giocare con loro? - lo deride sprezzante - Ogni volta ti riduci in un ammasso di sudore! Le tue camicie sono così zuppe che si possono strizzare."
Kuroo gli si avvicina pericolosamente; afferra il bavero del suo completo gessato, scuro e ben sagomato sui fianchi, e fa una giravolta - degna di un pavone in calore - per farsi ammirare in tutto il suo splendore.
“Lo sai che ci tengo a mantenere una certa immagine!”
Esclama in modo volutamente impertinente, pregustando, divertito, la frecciata al vetriolo che non tarderà ad arrivare.
Kei lo squadra perplesso sollevando appena un sopracciglio; gli adagia delicatamente le mani sulle spalle per poi delineare il suo collo possente che profuma di spezie e di lavanda.
Le sapienti dita stringono amorevolmente il nodo della sua cravatta scarlatta fino a quasi strozzarlo, mentre bofonchia qualcosa del tipo:
“Per fare innamorare dei ragazzini in pieno subbuglio ormonale, suppongo!”
Kuroo tossisce vistosamente e, con uno scatto felino, riesce a divincolarsi dalla morsa letale.
Il moro passa subito al contrattacco: con due dita gli solleva lentamente il mento; adesso le loro labbra sono ad un millimetro di distanza.
“Con te ha funzionato, caro il mio Kei!"
Il suo sorriso è beffardo ed ammaliante al tempo stesso.
“Tet-suro!"
È tutto ciò che in quel momento Tsukishima riesce a sillabare, cadendo inesorabilmente preda tra le grinfie del suo gattaccio.
“Si, mio dolce raggio di luna?”
“Fottiti!"
Il volto del prestante reclutatore si illumina sghignazzando sotto i baffi.
“E’ sempre bello sentire quanto mi ami! A proposito, tu invece con questo camice bianco?”
“Oggi viene in visita una scolaresca e devo essere formale per l'occasione.”
Lo sguardo di Tetsuro scruta con attenzione il tesserino di riconoscimento appuntato sul taschino.
“Vedo, vedo … Dottor Tsukishima Kei … mi piace proprio come suona. Te l’ho già detto che in divisa sei sexy da paura?”
“Non ti fare venire in testa strane idee, Kuroo-san o, meglio, d’ora in poi coach Kuroo! E’ tardi, devo andare. Ci vediamo stasera!”
“Non vedo l’ora! Ah, un’ultima cosa! Quando torno, fatti trovare con il camice addosso! Con solo quello, intendo!"
“Sei sempre il solito idiota, Tetsu!"
“Buona giornata anche a te, amore mio!”
Chiede Kei con tono monocorde - la sua massima espressione di curiosità - mentre in piedi sorseggia il solito caffè amaro allungato con uno schizzo di latte.
Soffia flebilmente sulla nuvoletta di fumo soffermandosi un solo istante, rapito dall’immagine dipinta a mano sul mug - un brutto gatto nero quasi del tutto scolorito, inquadrato di spalle mentre miagola alla luna - uno dei tanti improbabili regali del suo pazzo fidanzato, acquistato in un mercatino di Sapporo durante una trasferta.
Al suo ritorno, aveva scartato quel souvenir senza troppe cerimonie - inconsciamente irritato dalla lunga assenza del suo amato - redarguendolo pedissequamente su quanto il soggetto fosse ridicolo, che non era il caso di riempirlo di cose inutili, e che ormai era un uomo adulto e non una ragazzina liceale e da tale voleva essere trattato.
Kuroo lo osserva di sottecchi con aria vagamente compiaciuta: da quella tazza il suo algido biondo non se n’era più separato.
Il tiepido sole primaverile passa attraverso le candide tendine in mussola della cucina che svolazzano danzando, accarezzate dal vento fievole.
Tsukishima socchiude per un attimo le palpebre sensibili alla luce mattutina, leccandosi ripetutamente le labbra gonfie e dannatamente dolenti.
Sul collo sono ancora vividi i segni della passione, deliberatamente occultati da un ascot di seta a stampa cachemire color cammello.
Sospira copiosamente, pensando di aver perso il conto di tutte le volte in cui gli aveva raccomandato di andarci piano, che non ama dare nell’occhio, a maggior ragione ora che è stato promosso vice direttore del museo di Sendai.
Nel suo profondo sa che chiedere a Tetsuro di contenersi mentre fa l’amore sarebbe come tentare di fermare un vulcano in piena eruzione. Kuroo è fatto così: un equilibrato connubio di premura, arguzia ed impetuosità, e non soltanto in camera da letto.
Non è forse questo che ama di lui?
“Vado a Tokyo. All’accademia Itachiyama c’è un libero di talento che devo assolutamente vedere in azione.”
Gli risponde l’aitante moro mentre ruba un sorso di moka dalla bocca del suo compagno, inebriandosi del suo intenso aroma.
Tsukishima sobbalza esterrefatto fingendosi infastidito: non ammetterebbe mai - neppure di fronte al Demonio in persona - che Tetsuro, dopo tutti questi anni di convivenza, abbia ancora il potere di sorprenderlo.
“Ma perché ti metti in ghingheri se poi finisci puntualmente per scendere in campo a giocare con loro? - lo deride sprezzante - Ogni volta ti riduci in un ammasso di sudore! Le tue camicie sono così zuppe che si possono strizzare."
Kuroo gli si avvicina pericolosamente; afferra il bavero del suo completo gessato, scuro e ben sagomato sui fianchi, e fa una giravolta - degna di un pavone in calore - per farsi ammirare in tutto il suo splendore.
“Lo sai che ci tengo a mantenere una certa immagine!”
Esclama in modo volutamente impertinente, pregustando, divertito, la frecciata al vetriolo che non tarderà ad arrivare.
Kei lo squadra perplesso sollevando appena un sopracciglio; gli adagia delicatamente le mani sulle spalle per poi delineare il suo collo possente che profuma di spezie e di lavanda.
Le sapienti dita stringono amorevolmente il nodo della sua cravatta scarlatta fino a quasi strozzarlo, mentre bofonchia qualcosa del tipo:
“Per fare innamorare dei ragazzini in pieno subbuglio ormonale, suppongo!”
Kuroo tossisce vistosamente e, con uno scatto felino, riesce a divincolarsi dalla morsa letale.
Il moro passa subito al contrattacco: con due dita gli solleva lentamente il mento; adesso le loro labbra sono ad un millimetro di distanza.
“Con te ha funzionato, caro il mio Kei!"
Il suo sorriso è beffardo ed ammaliante al tempo stesso.
“Tet-suro!"
È tutto ciò che in quel momento Tsukishima riesce a sillabare, cadendo inesorabilmente preda tra le grinfie del suo gattaccio.
“Si, mio dolce raggio di luna?”
“Fottiti!"
Il volto del prestante reclutatore si illumina sghignazzando sotto i baffi.
“E’ sempre bello sentire quanto mi ami! A proposito, tu invece con questo camice bianco?”
“Oggi viene in visita una scolaresca e devo essere formale per l'occasione.”
Lo sguardo di Tetsuro scruta con attenzione il tesserino di riconoscimento appuntato sul taschino.
“Vedo, vedo … Dottor Tsukishima Kei … mi piace proprio come suona. Te l’ho già detto che in divisa sei sexy da paura?”
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“Non vedo l’ora! Ah, un’ultima cosa! Quando torno, fatti trovare con il camice addosso! Con solo quello, intendo!"
“Sei sempre il solito idiota, Tetsu!"
“Buona giornata anche a te, amore mio!”
ANGOLO DELL'AUTRICE
VI INVITO A SEGUIRE CHIHIRO15_17 SU ISTAGRAM, UNA GRANDE ARTISTA CHE HA MAGISTRALMENTE ILLUSTRATO QUESTA FAN FICTION.
GRAZIE LISA, ONORATISSIMA DI ESSER STATA DI ISPIRAZIONE!
ECCOVI IL LINK DELLA SUA MERAVIGLIOSA OPERA:
https://www.instagram.com/p/CWx_UBeAVv8/?utm_medium=copy_link
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