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Autore: _aivy_demi_    17/11/2021    7 recensioni
Questa challenge hurt/comfort è stata indetta dal gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction:
KINKY BUT NOT REALLY.
Situazioni dubbie o imbarazzanti nel contesto H/C.
_
I personaggi si muovono nel periodo di Kingdom.
Ateez/Stray Kids. Wooyoung x Felix x San
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: San, Sorpresa, Wooyoung
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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#Kinkybutnotreally challenge del gruppo H/C
Hurt/Comfort Italia – Fanart and Fanfiction – GRUPPO NUOVO
Prompt di Blyth:
MICROFONO
ABRASIONE
POMATA

Situazioni dubbie e imbarazzanti in contesto H/C




L’allenamento intensivo degli ultimi giorni aveva spinto San a superare i propri limiti, arrivando a terminare il lavoro sempre più tardi tanto da raggiungere le docce degli spogliatoi completamente senza forze. Il ragazzo scaraventò in un angolo i vestiti madidi di sudore, si sarebbe impegnato a raccoglierli più avanti. L’importante era buttarsi sotto il getto dell’acqua bollente e levare via l’odore del parquet, della fatica e delle lezioni intensive dai capelli scuri e dalla pelle pallida, approfittando poi di una buona dose di pomata antinfiammatoria sulle spalle e al braccio destro, particolarmente stimolato negli ultimi giorni. Si recò rapido in camera, ciabattando furtivo con le solette di gomma umida dopo aver buttato in lavanderia i panni sporchi: lo sploch che accompagnava i suoi passi rimbombava in quello che pareva un corridoio completamente vuoto. Gioì di quella consapevolezza, non aveva granché voglia di incontrare qualcuno, ammise a se stesso sospirando. Dondolò sui talloni fermandosi nel momento in cui avvertì un passo disinvolto venire in sua direzione, e da dietro l’angolo destro sbucò il ciuffo biondo di Wooyoung, giusto accanto alla porta della stanza a letto; si bloccò, i buoni propositi di non farsi beccare andarono a farsi benedire così come il bisogno di poter riposare entro breve. Tentò di deviare il percorso ma scivolò con le solette sulle piastrelle e rovinò a terra imprecando in modo altamente colorito. Il collega si inginocchiò accanto a lui reprimendo a malapena una risata spontanea, aiutandolo ad alzarsi facendo trazione proprio sul braccio dolorante dell’amico: una seconda sequela di parole poco carine aveva accompagnato il gesto, San strinse i denti massaggiandosi i muscoli che bruciavano sotto alla pelle fresca di doccia, sentendosi tratto verso l’alto da chi lo stava trascinando all’interno della stanza senza troppa difficoltà.
«Possibile che non possa lasciarti solo per più di mezz’ora che rischi di ammazzarti? Sul serio? Dai, piazzati qui e fai silenzio.» Wooyoung non era nuovo a quel genere di trattamenti: capitava spesso a tutti loro di esagerare in allenamento e aver bisogno di un piccolo aiuto in gel per sopportare le sollecitazioni elevate alla muscolatura. Raccolse con disinvoltura il tubetto posto sulla scrivania a destra dell’entrata e invitò San a sedersi sul letto, gli si piazzò dietro allargando le ginocchia e accogliendolo tra le cosce avvolte in comodi pantaloni di tuta chiara, così da aver maggiore spazio di mobilità: spruzzò poi una dose abbondante di crema direttamente sulla spalla e sul braccio dell’altro, cominciando a massaggiare con vigore e finta noncuranza.
«Ahia…!» sibilò San tra i denti stretti, mordendo l’interno della guancia destra cercando di trattenere un altro gemito contrariato. «Lo fai apposta, vero?»
«Quanto mi conosci?» Continuava Wooyoung, accarezzando ora più docilmente il deltoide seguendone la linea fino al collo; insistette profondamente, la nervatura sembrava lottare contro il suo massaggio. Un più alto sibilo fuoriuscì dalle labbra strette dell’altro, stava tentando in ogni modo di non farsi sentire, non voleva certo fare la figura di chi non faceva altro che lamentarsi… anche se, di fatto, ci stava riuscendo benissimo.
«Oh, brucia tanto? Poverino.» Il tono canzonatorio lasciò il posto a due sopracciglia aggrottate sotto alla frangia bionda che ricadeva ormai disordinata sul volto improvvisamente serio. «E questo cos’è?» Wooyoung sfiorò la pelle del collo di San, giusto poco dietro l’orecchio, dove la zona era arrossata: dei graffi da sfregamento arrossati si mostravano su tutta la superficie.
Il moro si ritirò come scottato, il bruciore s’era fatto ancora più fastidioso ora che il braccio pulsava meno: tentò di rialzarsi dalle grinfie sadiche dell’amico che sorrideva meno, ma venne trascinato nuovamente sul morbido copriletto arancione.
«Non provarci nemmeno a scappare.» Wooyoung lo afferrò per un polso tenendolo fermo, mentre allungandosi nuovamente sulla scrivania non lontana dal letto rovistò a tentoni sulla superficie, spostandosi poi sui cassetti sottostanti alla ricerca di un disinfettante di cui era sicuro conoscere l’ubicazione – azione complessa, visto il divincolarsi dell’altro. Un sussulto di trionfo lo animò nello stringere tra le dita la boccetta. Più difficile fu recuperare qualcosa per accompagnarne l’utilizzo, e optò per un fazzoletto raccattato sempre sul mobile.
«No, no sta’ fermo, non provarci, ho detto. Cosa è successo?»
San bofonchiò qualcosa osservando il tappeto peloso di un giallo particolarmente brillante in cui aveva immerso i piedi, contandone ogni singolo filo per distrarsi: «dai la colpa a quel cazzo di microfono, durante le prove cantate della coreografia mi ha fatto ammattire.»
«E metterci un cerotto? Avvolgerci del nastro, fermarlo in qualche modo con un pezzo di scotch… Cristo, San, devo insegnarti io le cose? E pensare che sono anni che lo facciamo. Dove avevi la testa? Guarda qui, è tutto rosso… brucerà un po’, sappilo.»
«Certo che lo s…! Porca troia, ma stai scherzando? Tira via tira via tira via, brucia!»
«Stai fermo, cosa pensi di fare? Guarda che se ti agiti ti fa peggio, non ho ancora fin-» Wooyoung sentì mancare l’aria ai polmoni dopo uno scontro diretto con il gomito di San ben assestato sullo stomaco. «Ma si può sapere cosa fai?» Lo strattonò verso di sé schiacciandogli il volto sulla coscia, il naso a pochi centimetri dai lacci dei pantaloni.
«Qui, fermo.»
San non protestò e gemette ancora per il contatto con il liquido disinfettante, strizzando gli occhi e maledicendo la risolutezza del collega; gliel’avrebbe fatta pagare, certo, e con gli interessi.
«E non comportarti come un bambino, chi vuoi che ti veda, scusa?»
La porta della camera si spalancò e la zazzera bionda di Felix fece irruzione nella stanza: il ragazzo trasportava trafelato una cassetta del primo soccorso, mugugnando qualcosa come “sai, ho sentito che ti lamentavi del dolore durante gli allenamenti, quindi ho pensato ti sarebbe stato utile questo…” ma stoppò la frase nel sentir mugolare San con il volto schiacciato contro l’inguine di Wooyoung dalla stessa mano di quest’ultimo.
Il kit cadde a terra aprendosi e mostrandone il contenuto: una selezione articolata di bende, disinfettanti, cerotti, aghi e pinzette e un laccio emostatico ancora sigillato si rovesciò fino a raggiungere il tappeto colorato, così come era cascata la sensazione di utilità che aveva accompagnato i passi incerti e imbarazzati di Felix. Il ragazzo coprì con i palmi delle mani il volto che aveva assunto le più svariate tonalità dal carminio al porpora, indietreggiò colpendo lo stipite della porta e svanì nel corridoio, camminando ancora a ritroso.
San alzò la testa di scatto, sentendo un colpo terribile alla cervicale: aveva intuito cosa era accaduto dal tonfo della cassetta e dalle risate di Wooyoung. Avrebbe dovuto pensare a come scusarsi per la scena dubbia, ma aveva come l’impressione che all’amico lì presente non fosse certo dispiaciuta la cosa.

 

   
 
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